"Varese è una città che mi piace moltissimo, un posto stupendo, un territorio ricco, mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe portare avanti un progetto culturale come sto facendo a Legnano".
Le opere incise di Goya; lo stupore della vita di Andrè Kertèsz; l'opera grafica di Kate Kollwitz, i cinquant'anni di incisione di una signora dell'incisione come Federica Galli, il diario esistenziale di Gianfranco Ferroni. Detti così senza corsivi, virgolette, maiuscole. Senza retorica. Alla spicciolata, sono i progetti tutti realizzati da Flavio Arensi in pochi anni a Legnano. Dapprima in Palazzo Leone da Perego, poi nel recente disegno Sale, spazi d'arte Legnano, che ha ridisegnato la geografia espositiva della città. C'è stato un momento in cui tutto questo poteva essere accostato anche alla città giardino. Arensi, per inciso, è stato il curatore dell'antologica dedicata a Innocente Salvini, lo scorso anno al Castello di Masnago
Arensi, gira voce di un suo interessamento alla direzione dei Civici Musei d'arte Moderna e Contemporanea di Varese. Come stanno le cose?
"Ho sentito anch'io queste voci. Un giornalista di Varese mi chiamò un giorno per chiedermi che progetti avessi e che gli sarebbe piaciuto avessi preso in mano io il Castello. In realtà, ho avuto un incontro con il sindaco Fontana che mi ha chiesto di presentargli un progetto espositivo a lunga scadenza. Ma poi, purtroppo, al momento, non si è concluso nulla".
Un progetto di che tipo?
"Variegato. Incisioni di Giacometti intanto, una mostra dedicata a Longoni, presente in pinacoteca, una mostra monografica di Gianni Berengo Gardin. Un primo passo di un programma pluriennale, basato sulla necessità di far convivere diversi linguaggi, le esigenze del territorio, la rivalutazione della pinacoteca e i grandi nomi internazionali. Al sindaco è piaciuto, ma so che ci sono tanti altre proposte che sono giunte sulla sua scrivania" .
Cos'è che ha bloccato il progetto fondamentalmente?
"Credo il solito problema economico. Recentemente sono stato ricontattato dal sindaco. Mi è stato chiesto di organizzare una mostra per l'estate, a basso costo, di grafica. Non è possibile in così poco tempo mettere insieme un progetto che avevo in mente e ho declinato l'opportunità".
Cosa pensa di Masnago?
"Mi pare che abbia una programmazione senza molta logica. Dopo che è andata via Anna Bernardini si è vissuto un po' alla giornata. Trovo invece che abbia una buona collezione. Sul contemporaneo Gualdoni e Ortelli hanno fatto un buon lavoro. E' una collezione radicata sul territorio. Ecco perchè mi era venuta l'idea di dedicare una mostra a Longoni, autore collezionato da queste parti e da lui prendere lo spunto per far emergere come da quel tipo di pittura e da quelle zone in cui lui era vissuto altri protagonisti della pittura lombarda attuale hanno preso le mosse, penso ad Ulivieri, per dire, che a sua volta è nella collezione. Ma mi stupisce come quel posto non porti pubblico, richiami così poco".
A proposito di questo. In merito alla mostra di Salvini, sono piovute molte critiche. Per la lunghezza eccessiva della mostra e per il numero totale di visitatori, non superiore ai 4000. Pochi.
"Anch'io sono rimasto sorpreso. Ci aspettavamo sinceramente numeri diversi. Occorre anche dire tuttavia che sono venuti a mancare alcuni stanziamenti regionali che erano stati destinati alla promozione sui treni, in città e nei dintorni. Ciò non toglie che la mostra abbia avuto un'ottima rassegna stampa. Poi ci sono stati problemi in ambito locale, sia a Varese sia ad Arcumeggia. Questo forse ha raffreddato gli animi".
Critiche anche verso i costi. In molti hanno sostenuto che la stessa mostra "fatta in casa" sarebbe costata molto meno.
Ecco, mi sembra un po' il difetto della mentalità varesina. E nel caso specifico, quello che ha fatto chiudere Salvini in una specie di tomba. Come se fosse cosa loro. Come se un critico da fuori non potesse occuparsene. Io ho conosciuto Salvini grazie a Bodini e nelle collezioni milanesi e, grazie alla mostra, il suo nome è circolato in Francia e Germania. Non riesco a capire questa chiusura".
Legnano in questo momento è vivace. Merito dei suoi contatti personali in Italia e all'estero, immagino. Con altri centri della provincia come sono i rapporti?
"Vorrei che Legnano davvero dialogasse di più con Busto e Gallarate, anche ipoteticamente per far concorrenza a Milano. Detto di Varese, devo dire che Gallarate è quasi inavvicinabile. Con Busto si erano aperti dei canali quando c'era alla direzione Marina Pizziolo, adesso sono tutti da ricostruire. Ma la volontà di sedermi al tavolo con tutti c'è".
Un ultima cosa. Lei viene da una sorta di militanza politica. Scriveva su Il sole delle Alpi, ricordo suoi articoli ispirati, a proposito dell'arte padana. Quanto è distante adesso da quei discorsi?
"Oggi sono distantissimo dalla Lega. Viaggio per il mondo, ho amici stranieri di tutti i tipi, una fidanzata rumena e certo guardo a quegli aspetti di un tempo con molto distacco. Però non rinnego che quando per un certo tempo divenni parte dell'ufficio stampa di Umberto Bossi mi si aprì improvvisamente un mondo. Ho scoperto un mondo meraviglioso che era il mio, qui vicino, e che era giusto tutelarlo, conoscerlo, valorizzarlo. Oggi cerco la bellezza dovunque e la trovo. E quanto all'arte, sono un testoriano, il massimo cantore dell'arte lombarda".