Milano – Se pure acefala, la figura di Argo, quale leggendario guardiano mitologico, si impone nel maestoso affresco riapparso sotto uno strato di intonaco nel 1893 nella Sala del Tesoro del Castello Sforzesco a Milano, concepita come piccolo fortilizio per accogliere le ricchezze della famiglia ducale che simbolicamente avrebbe usufruito della custodia del mitico personaggio.
La leggenda del giovane pastore Argo, si incontra nella Metamorfosi di Ovidio.
Questi fu prescelto da Era, in quanto dotato di cento occhi sparsi per tutta la testa, quale guardiano della ninfa Io, tramutata in giovenca da Giove affinché Giunone non sospettasse del legame del Dio con la fanciulla.
Dispiaciuto della sorte toccata a Io, il re degli dei incaricò Mercurio di liberare la fanciulla.
Per illudere la sorveglianza di Argo, Mercurio si finse a sua volta pastore e si avvicinò a questi suonando una dolce melodia fino a far chiudere al giovane i cento occhi, dopodiché lo uccise.
Giunone dispiaciuta della sorte toccata al suo protetto prese gli occhi e li pose sulle piume di un pavone, suo animale sacro. Non a caso nell’affresco a fianco di Argo appaiono due pavoni.
A tutt’oggi si dibatte, ai fini dell’attribuzione dell’opera, sui nomi di Bramante e del suo allievo Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, in quanto l’audace struttura prospettica appare in linea con le ricerche di Bramante, anche se alcuni critici sostengono che il complesso si configuri come una collaborazione tra i due maestri.
Con coraggioso utilizzo del sistema prospettico, l’esecutore sfonda la parete creando l’idea di profondità spaziale, collocando il personaggio sulla soglia dell’affresco. Inoltre due maestosi piedistalli poggiano su imponenti mensole e tra esse campeggia un tondo con una figura seduta in trono.Mentre ai fianchi di Argo le eleganti presenze di due pavoni confermano l’impianto della leggenda mitologica.
L’affresco di Argo – Milano, Castello Sforzesco, Sala del Tesoro. Orario: da martedì a domenica 9-17,30.
Mauro Bianchini