Bruxelles – Si snoda tra sfera intima e analisi storico-sociale la personale che il Museo Ebraico del Belgio dedica a Arié Mandelbaum (Bruxelles 1939) con opere permanenti dello stesso Museo e altre provenienti dal Museo di Ixelles, dalla Banca Nazionale del Belgio, dalla Fondazione Vallonia-Bruxelles e da alcune collezioni private.
Figlio d’arte Mandelbaum sin da giovane, ha seguito gli insegnamenti del padre all’Accademia di Belle Arti di Uccle. A tale conferma sono presenti in mostra alcune opere atte delineare le due differenti personalità ed inoltre fa testo la mostra rivolta alla figura paterna “Stepahne Mandelbaum” realizzata a Parigi con la collaborazione del Centre Pompidou nel 2019.
Strutturata per capitoli tematici la mostra in corso vede Arié Mandelbaum confrontarsi, in prima istanza, con la propria intimità familiare. A tale quiete succede la presa di coscienza politica dettata dai moti del ’68 e dalla guerra in Vietnam.
Dopodiché Mandelbum ritorna al privato lavorando sull’autoritratto e sul corpo quale spazio di percorrenza segnica e cromatica.
Gli echi del mondo esterno riprendono nuova espressività attraverso una pittura in cui denuncia le torture subite da Abu Ghraibe e l’assassinio di Lumumba.
Ma è la costante della memoria dedicata alla Shoah a definire lo spessore di una tensione personale che ha caratterizzato l’infanzia dell’artista quale diretto rimando al trauma patito durante la seconda guerra mondiale.
Arié Mandelbaum – Bruxelles – Museo Ebraico del Belgio, Rue des Minimes 21. Fino al 5 marzo 2023. Orario: martedì – domenica 10-17.
Mauro Bianchini