Quest'estate non cambiare – Anche l'Afi si dedica agli ultimi preparativi prime della partenza. Meta? I Rencontres de la Photographie ad Arles, grande festival internazionale della fotografia, che apre nella settimana dall'8 al 12 luglio la sua quarantesima edizione. Non proprio una vacanza per Argentiero e compagni, che saranno presenti con quattro mostre e una rivista da presentare, ma indubbiamente un'esperienza indimenticabile e un'importante opportunità per proporsi a livello anche europeo. Quest'anno nuova sede per la delegazione italiana, in una zona ancora più centrale.
Nuova sede per l'Afi – Prestigiosa location destinata all'Archivio Fotografico Italiano sarà, il Rond point des Arènes, nella storica Maison des Rencontres, situata di fronte all'arena. Uno dei punti di passaggio più frequentati della cittadina in festa e di cui i nostri fotografi si dicono più che orgogliosi e soddisfatti. Ad assicurare il prestigio dell'unica rappresentanza italiana del festival, saranno, inoltre, le quattro mostre che verranno allestite: Elio Ciol, Duccio Nacci e i fondatori dell'Afi Claudio Argentiero e Umberto Armiraglio.
Il Bianco e Nero di Ciol – Elio Ciol e i suoi paesaggi che lo hanno reso uno dei più grandi maestri della fotografia italiana. Nato nel 1929 a Casarsa della Delizia dove tuttora risiede e lavora, apprende questo mestiere sin da ragazzo. I primi premi arrivano negli anni cinquanta. Nel 1962 partecipa come fotografo di scena al film Gli Ultimi di padre David Maria Turoldo e Vito Pandolfi e nel 1969 esce il suo primo fotolibro "Assisi", pubblicato in cinque lingue. Altri suoi lavori sono Italian Black and White (1985) con testi di Giovanni Charamonte e Alistair Crawford e Venezia (1995), che riceverà a Londra il premio internazionale Kraszna-Krausz per uno dei migliori fotolibri. Nel 2000 Roberto Mutti cura il catalogo a lui dedicato L'enchantement de la vision. Riceve premi prestigiosi a livello internazionale, e sue fotografie sono presenti nei più importanti Musei e gallerie del mondo. A distinguere il suo lavoro è il forte carattere di italianità che le sue immagini sprigionano e il dischiudersi di un mondo poetico, rigorosamente in bianco e nero, di intenso lirismo.
Toscana dell'anima – Questo il titolo della mostra di Duccio Nacci che scalza l'immaginario da cartolina, per rivelare la vera anima di questa terra: un paesaggio in tre dimensioni dove il cielo, sempre "sporcato" e turbato da nuvole e nebbia, allunga la sua ombra sulla terra, dove la presenza fisica dell'uomo è quasi del tutto assente, eppure è colta, intuita, nelle rughe del terreno, in ogni solco di strada, nella ruvidezza della terra. Duccio Nacci nasce nel 1967 a San Gimignano dove tutt'ora risiede e lavora. Dal 1997 è fotografo professionista specializzandosi nella fotografia di paesaggio, architettura e arte. Collabora con editori italiani e internazionali, pubblicando servizi sia su riviste che volumi fotografici. Nell'aprile del 2000 inaugura il suo Atelier Fotografico in piazza del Duomo a San Gimignano e nel 2008 pubblica il libro "Toscana dell'Anima", di grande successo.
I lavori dei "nostri" – Non potevano poi mancare le immagini dei due fondatori dell'Archivio Fotografico Italiano. Umberto Armiraglio presenta un omaggio alla stessa Arles con la mostra "Arles s'expose": una personale visione della città e del suo festival resa attraverso immagini che tentano di comunicare il bombardamento visivo cui la mente è sottoposta e il movimento frenetico di chi vuole vedere tutto. Il risultato: immagini volutamente mosse che riproducono l'atmosfera febbrile e l'adrenalina del festival. Più romantico il lavoro "Mistral" di Claudio Argentiero: il soffio del vento tra gli alberi, ne scompiglia le chiome e li fa danzare magicamente. Le foto realizzate ad infrarosso in bianco e nero colgono questo movimento fluido e attraente, lasciando emergere il lato incantato della natura. L'uomo torna invece ad essere protagonista nella mostra "Holga vision – liberi paesaggi umani". Una serie di scatti sulla spiaggia di Riccione che colgono aspetti curiosi della gente. Il tutto realizzato con una semplice macchina di plastica, la famosa Holga, che produce inaspettate infiltrazioni di luce di un fascino imprevisto.
Che traguardi – L'Afi approda così al suo quinto anno di partecipazione alla rinomata rassegna e questa volta giunge arricchita di un nuovo e ambizioso traguardo: due numeri della rivista "la Clessidra" che continua a ricevere apprezzamenti soprattutto all'interno del settore. La Clessidra è infatti al momento l'unico esempio in Italia di rivista di cultura fotografica, storica e contemporanea, da collezione. Di fatto l'unico archivio italiano presente ai Rencontres, L'Afi si merita davvero il plauso per l'eccellenza con cui si contraddistingue, sul territorio e perfino all'estero.