La nomina – La notizia è di quelle destinate a creare dibattito: Mario Resca è stato indicato dal Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi come futuro direttore della nuova struttura che si occuperà della gestione e dello sviluppo dei musei e delle aree culturali statali aperte al pubblico. Una struttura che ancora non esiste sul piano giuridico, ma che nelle intenzioni dovrebbe occuparsi di valorizzare l'immagine e il potenziale dell'immenso patrimonio artistico nazionale; avendo facoltà, in particolare, di esprimere pareri sui programmi annuali e pluriennali di intervento proposti dai direttori regionali, sull'incremento delle raccolte, sull'autorizzazione al prestito di beni pertinenti alle raccolte di musei, pinacoteche, gallerie. In sostanza Resca sarà chiamato a gestire i circa 400 luoghi italiani della cultura (musei, gallerie, siti archeologici, ville storiche) appartenenti allo Stato. Il testo che sancisce l'ingresso in scena di questa nuova figura sarà discusso dal consiglio dei ministri il prossimo 28 novembre.
Dagli hamburger al Casinò – Quello di Mario Resca è un tipico profilo di manager. 63 anni, laureato in economia e commercio alla Bocconi, nel 1974 è stato nominato direttore della Biondi Finanziaria (gruppo Fiat) e dal 1976 al `91 è partner di Egon Zehnder. Nella rosa dei papabili a guidare la Rai già nel 2003, e più di recente ventilato alla guida di Alitalia, il suo ultimo incarico è stato quello di risanatore del Casinò di Campione di Italia. Ma dal 1995 al 2007 ha ricoperto il doppio incarico di presidente e amministratore delegato di McDonald`s Italia. Ed è proprio questa mansione che, all'indomani della sua nomina a super manager della cultura, ha dato adito a parecchie perplessità.
Quello che pochi mesi fa sembrava un ruolo disegnato su misura per Antonio Paolucci, già Ministro dei Beni Culturali, oggi 'al servizio' del Papa, presso i Musei Vaticani, viene affidato oggi ad un manager di lungo e provato corso nella gestione economica ma senza alcuna specifica competenza in un settore delicato e disincentivato come quello dei beni culturali. La reazione istintiva è diffusa: i tesori d'arte sono altro dai panini.
Il rilancio e i tagli – Le prime dichiarazioni di Resca offrono già le linee guida di quello che sarà il suo intendimento: "Il nostro patrimonio italiano è una miniera di petrolio a costo zero. Per questo dovrà attirare in Italia sempre più turismo culturale. Lavorando sull'immagine, facendo marketing. E facendo circolare le nostre opere nel mondo". Una prassi che non dovrebbe destare particolari apprensioni essendo già in voga, anche tra accese polemiche, ad esempio, l'utilizzo di alcuni capolavori della nostra storia artistica come volano d'immagine, sopratutto all'estero. Altra cosa è capire come intenda muoversi nell'ambito, ugualmente delicato, della gestione e della valorizzazione di strutture stanziali, i siti archeologici, ad esempio, specchio emblematico di un diffuso e reiterato disinteresse e di inciviltà. Il tutto alla luce del fatto che la Finanziaria prevede tagli al ministero dei Beni culturali di 236 milioni nel 2009, 251 milioni nel 2010 e 434 milioni nel 2011. Una autentica mattanza per il settore.
Il concorso mancato – Ma la critica in senso stretto viene dal metodo con cui Resca è stato indicato. La nomina ad personam, senza ricorrere al concorso o quanto meno alla selezione internazionale in un primo tempo ventilato dallo stesso Ministro Bondi e, di pari passo, il fatto che sia stato già scelto un candidato quando ancora manca la struttura, il progetto, le competenze, ancora non approvate dal Parlamento che faranno capo al super manager. Per intanto, Bondi assicura che nelle more di questa "Direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione" che ancora non c'è, Resca assumerà il ruolo di consigliere del Ministro, "così da avviare subito la sua attività per il rilancio del settore museale nazionale".