In extremis – Alla fine è arrivato anche il ritratto. A far capolino tra le opere di un artista tormentato come Gianfranco Ferroni, esposte nella antologica a Palazzo Reale, è arrivato quasi in extremis, il ritratto che Ernesto Ornati fece del pittore nel 1994, entrato di diritto in quella galleria di ritratti, in bronzo e in terracotta policroma, di personaggi illustri della cultura del XX secolo, che lo scultore vigevanese, ma residente da tempo a Saronno, va perfezionando. A partire dal primo ritratto, modellato davanti a Carlo Carrà e poi, in crescendo, facendo posare nello studio Testori, Pound, Tadini, Chiara, Sutherland, Alto, Morlotti e altri ancora.
La verità del ritratto – Un inserto che impreziosisce ulteriormente la mostra e che ripara in qualche modo ad un lapsus, ad una dimenticanza: "Forse arriva un po' tardi dato che la mostra chiuderà il 16 settembre – si è schernito Vittorio Sgarbi, curatore della mostra – ma c'era assoluto bisogno di arricchire le opere di un artista così turbato come Ferroni, facendo vedere al pubblico anche il suo volto, la sua espressione».
La dedica – Quello di Ornati puà essere considerato una sorta di ritratto ufficiale: "Lo stesso Ferroni – ricorda oggi lo scultore – lo riconosceva. Quando lo realizzai, mi ringraziò con uno meraviglioso disegno di quelle sue felici, ultime, stagioni creative con una dedica: «al mio amico Ornati, scultore di ritratti straordinari». Il lapsus biunivoco: Ornati non sapeva che la mostra, da Bergamo, sarebbe approdata a Milano Lo stesso curatore, tra le tante opere, non si è ricordato della scultura.
Un volto pieno di ricordi – Ne è nata tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, una serrata 'confabulazione' tra l'artista e i responsabili della mostra, per rimediare: seppur a poco più di una settimana dalla fine dell'omaggio a Palazzo Reale, il busto di Ornati è approdato a far mostra di sé. Ricco di tensioni, di palpiti e ricordi.
"Lo conoscevo da tanti anni", ricorda ancora Ornati. Un legame nato negli anni della Casa degli Artisti, al mitico 89 di Corso Garibaldi. Dirimpettai, di fatto. Ornati con più successo, Ferroni ancora alle prese con la visibilità della sua arte, alle prese con la sussitenza degli artisti, quando ancora il mondo non li ha riconosciuti tali.
Il ritratto racconta anche di questo. Di una stima e di un rispetto professionale inalterati nel tempo, del ricordo anche di quegli anni difficili.