Rosanna ReboniRosanna Reboni

Il cammino per iscritto – Pubblicato nel 2008, edito da Lieto Colle, "Elisir d'assenzio", più che un libro, appare come un quaderno, un diario personale, una testimonianza di come, talvolta, sia possibile trovare uno spiraglio di luce, una speranza, anche in momenti difficili, di profonda crisi. Rosanna Reboni, artista e insegnante di Oggiona Santo Stefano, ne è la prova: Rosanna ha trovato in un percorso di arte terapia, condotto dall'architetto Alberto Maria Luraghi, l'elisir, appunto, che le ha permesso di emergere dallo stato di crisi che l'aveva colpita. Attraverso poesie e immagini create da lei stessa, "Elisir d'assenzio" rivela il cammino difficile, ma terapeutico, che Rosanna Reboni ha intrapreso, esperienza che l'artista ci racconta in quest'intervista.

Come nasce il suo libro,"Elisir d'assenzio"?
"Il libro nasce da un percorso che ho fatto con l'architetto Alberto Maria Luraghi nel suo atelier di Busto Arsizio, in un periodo in cui mi trovavo in una situazione difficile, un momento, per me, buio: sapevo che l'architetto Luraghi faceva un tipo di percorso individuale, usando l'arte come terapia. Il libro nasce come risultato di questi incontri: al termine di ogni 'seduta', nonostante gli incontri durassero più di due ore e mezza, sentivo la necessità di scrivere; e così, in maniera del tutto autonoma, sono nate alcune poesie, che ho deciso poi di pubblicare senza apportare nessuna correzione. Sentivo la necessità di dar voce alla parte poetica e verbale di quanto emergeva, visivamente, in atelier".

Come erano strutturati gli incontri?
"In ogni incontro si partiva da un momento iniziale di decondizionamento, in cui parlavo della mia situazione, del mio stato d'animo; seguiva una fase di rilassamento basata su una meditazione guidata dalla voce dell'architetto; quindi si procedeva con il vero e proprio atelier: davanti ad un foglio bianco e colori, mi veniva chiesto di visualizzare il tema che era emerso in quella circostanza; poteva essere una stanza, un volto…"

Immagini che compaiono anche nel libro?
"Esatto, diciamo che così come le poesie, anche le opere visive non erano premeditate. Per quanto riguarda la scelta dei colori poi, usavo molto il magenta; poi ho scoperto che il magenta rappresenta il colore della guarigione".
 
Quest'interpretazione è emersa successivamente?
"Sì. Una volta che l'opera era compiuta, seguiva un'ultima fase, in cui si cercava di analizzare, insieme, il prodotto finito e di capire che cosa poteva comunicare il mio lavoro visivo. Sono emersi degli elementi importanti perché nulla era razionale, ma tutto il lavoro era guidato dal mio stato d'animo".

La scelta di abbinare, all'interno del libro, le poesie da lei scritte alle immagini emerse durante gli incontri è stato un modo per rafforzare i sentimenti che provava

Elisir d'assenzioElisir d'assenzio

in quei momenti e per esprimere al meglio l'evoluzione del percorso?
"Certo. Il progetto del libro è nato proprio perché al termine del percorso io mandavo queste poesie ad Alberto via mail in modo da creare una sorta di feedback: io gli mandavo queste poesie, aggiungendo altro materiale al percorso che già stavo facendo e così, oltre alle tavole che avevo realizzato in atelier, Alberto poteva analizzare anche questa parte poetica. Al termine di questi incontri ci siamo resi conto che, oltre alle tavole che comunque risultavano gradevoli dal punto di vista estetico, sarebbe stato interessante pubblicare anche questo materiale scritto, perché, secondo noi, avrebbe potuto significare qualcosa anche per altre persone. Pensavamo che questa esperienza che avevamo vissuto non dovesse rimanere solo nostra, pensavamo che potesse essere ancora vibrante e avere delle parti indirizzate anche ad altri. E così è stato: quando ho avuto l'opportunità di presentare il libro, sono rimasta piacevolmente colpita perchè ho avuto, soprattutto da parte di alcune donne, un feedback, un ritorno; anche loro, leggendo le mie poesie, rivedevano le fasi che io avevo vissuto. Credo che il libro, oltre a rappresentare un momento di crisi, di dolore, possa esprimere anche una speranza: c'è sempre la possibilità di uscire da questi periodi di crisi, l'opportunità di vedere un raggio di luce".

Elisir d'assenzio

Lei consiglierebbe quest'esperienza di arte terapia anche ad altre persone?
"Sì, per me è stata un'esperienza molto valida, interessante, bellissima. Non conoscevo nulla come l'arteterapia".

È entrata in contatto con l'arteterapia tramite l'architetto Luraghi, o ne era a conoscenza già precedentemente?
"No, prima del suo incontro, consideravo l'arte come possibilità espressiva, certo, ma non curativa. Ho sempre usato la pittura per comunicare, ma sempre da sola. Grazie all'arteterapia potevo essere guidata, avere una persona che facesse emergere tutta una serie di nodi, tensioni, che avevo dentro".

Quando è avvenuto questo percorso?
"Il percorso è avvenuto sei anni e mezzo fa".

Un periodo in cui l'arterterapia non era ancora molto diffusa
"Sì. Infatti l'architetto Luraghi ha fatto un percorso molto approfondito, è stato anche molto tempo in Oriente, ha fatto molti studi sull'arteterapia e poi ha aperto il suo atelier a Busto Arsizio".

Che cosa rappresenta per lei questo libro?
"Credo che questo libro rappresenti il deposito di un'esperienza e che possa essere ancora vibrante e comunicante. Far emergere un aspetto così privato è stata una scelta coraggiosa, ma sono riuscita a farlo perché pensavo che potesse servire ad altri, nei momenti di crisi, che la vita spesso riserva. Personalmente, non ho paura della crisi, anzi la crisi a volte è un momento importante, l'importante è rendersene conto, lavorarci sopra e avere l'umiltà di chiedere aiuto".