Prima il fluido e la linfa vitale, poi l'orrido flusso che rende i corpi esangui. Dalla necrofila Erodiade di Francesco Cairo fino ai Flagellanti di Pietr Van Laer che compiono un gesto di pubblica mortificazione, anche il sangue scarlatto entra di prepotenza nelle opere dipinte fino a formare un lago calmo e surreale nella Lotta di Giacobbe con l'angelo firmato da Paul Gauguin nel 1888. Venati di rosso sangue sono gli occhi smarriti e senza identità dell'Alienata con monomania dell'invidia (la celebre iena della Salpetrière) dipinta da Jean-Louis-Théodore Géricault negli anni venti dell'Ottocento, ma anche le piaghe sulle quali prestano assistenza gli Assisiati de L'assistenza francesca ai lebbrosi, in una sorta di foresteria o di stanza per la quarantena. Tutto questo viene sistematicamente ripreso di Hermann Nitsch nel suo linguaggio scandaloso tanto quanto naturale.
Ma certamente uno fra i più sconvolgenti dipinti che hanno "osato" rappresentare le piaghe della sofferenza è la celebre Crocifissione di Matthias Grunewald di Colmar. Lì il Cristo crocefisso è appeso al legno e, nella sezione sottostante del polittico, deposto nel sepolcro e avvolto nel sudario. A proposito di questo tremento dipinto, Giovanni Testori scrisse: "Il corpo del Crocifisso non solo raggiunge… lo stato di fatalità e di destino agonico del suo essere, ma congloba e dilata quella necessità a un tipo di sofferenza che supera se stessa… riguarda con la stessa intensità il modo di ingigantirsi della propria morte dentro i mattatoi costruiti dall'umanità".