Ogni anno lo stesso affascinante copione – possibile grazie all’attenta organizzazione del
comitato promotore dei Monelli della Motta capitanati da Giuseppe Redaelli con la
collaborazione del Gruppo alpini di Varese – si ripete: la catasta di legna preparata il giorno
prima dai Monelli al centro di Piazza della Motta, il bancone gastronomico di fianco alla
chiesa, le bancarelle lungo la Via Carrobbio, la benedizione del Prevosto e l’accensione del falò
da parte del Sindaco e di altre autorità cittadine, i ‘bigliettini’ colmi di speranze e buoni
propositi, la tradizionale benedizione degli animali sul sagrato della chiesa il giorno
successivo.
La tradizionale festa di Sant’Antonio Abate rappresenta per la città di Varese un
importante bagaglio culturale, un rito tramandato di generazione in generazione, un
vero e proprio tesoro che rientra a pieno nella definizione di Patrimonio Culturale
Immateriale (Convenzione del 2003 art. 2).
Sant’Antonio, cui si attribuiscono poteri taumaturgici, è descritto dall’agiografia (la letteratura relativa ai santi) come un combattente contro i demoni e le malattie. Il suo dies natalis coincide per la Chiesa Cattolica con il giorno della sua morte, il 17 gennaio 356.
Invocato a protezione della peste, di morbi contagiosi e dell’omonimo fuoco, è sempre raffigurato con un maiale al suo fianco. La storia narra che a seguito del trasporto delle sue reliquie nella chiesa di Saint-Antoine de Viennois l’incessante pellegrinaggio di malati bisognosi di cure costrinse gli Antoniani a erigere, nei pressi della chiesa, un vero e proprio ospedale e ad utilizzare i maiali come fonte di sostentamento. Da qui la nomina di Sant’Antonio Abate quale protettore degli animali domestici.
La chiesa dedicata a Sant’Antonio a Varese, edificata sull’antica piazza del mercato del bestiame (oggi Piazza della Motta), su ciò che rimaneva di un antico oratorio, risale al XVI secolo.
In netto contrasto con la sobria facciata esterna, l’interno conserva una ricca decorazione ad
affresco di mano di Giovanni Battista Ronchelli e Giuseppe Baroffio datata 1756. Un’accoppiata vincente quella dei due artisti, il Ronchelli pittore e il Baroffio quadraturista, molto attiva in questi anni nella Provincia di Varese.
Basti pensare alla decorazione a soggetto mitologico dell’ex Casa Alemagna, una serie di affreschi strappati dal restauratore Lotti sul finire degli anni ’60 del secolo scorso e oggi conservati al Castello di Masnago; al vasto ciclo di Villa Bossi Tettoni Castellani Benizzi e Villa Bossi Zampolli, entrambe ad Azzate; a quello di Villa della Porta Bozzolo a Casalzuigno, alla chiesa parrocchiale di Castello Cabiaglio…
I due si ispirarono, per la decorazione della volta, oggetto di un recente restauro (2008), allo schema iconografico tradizionale della cupola aperta verso il cielo, con un tripudio di colori e un apparato architettonico dipinto di tutto rispetto.
Collocata nell’abside della chiesa, la statua lignea del Santo risulta essere coeva al pregevole coro, opera dell’intagliatore Marco Antonio Bernasconi (1604). Nelle nicchie laterali fanno capolino, invece, i quattro santi anacoreti in terracotta (1613-1623) attribuiti alla mano di Francesco Selva.
Festa di Sant’Antonio
Domenica 14 gennaio ore 16.00 concerto del vocal ensemble “The Blossomed Voice” –
Chiesa di Sant’Antonio Abate
Martedì 16 gennaio: 10.30 celebrazione eucaristica e benedizione delle candele, alle
18.00 celebrazione eucaristica, mentre alle 21.00 accensione del Falò di Sant’Antonio –
Chiesa di Sant’Antonio Abate Mercoledì 17 gennaio – Festa patronale della comunità pastorale.
Alle 12.00 : benedizione degli animali e dei pani e lancio dei palloncini
Giulia Lotti