E' sempre lui – Spenta l'eco di Vade retro, a Milano, e nel mondo dell'arte, striscia un'altra polemica, velenosetta anzichenò: protagonista sempre lui, l'assessore Vittorio Sgarbi, le sue scelte estetiche, curatoriali, le sue politiche culturali. Nel mirino, questa volta, la pantagruelica rassegna "Arte italiana. 1968-2007, pittura" inaugurata, dopo i consueti differimenti temporali che hanno costellato il suo anno di assessorato, all'inizio di luglio a Palazzo Reale.
Mostra o bestiario – Rassegna. Oppure bestiario. O ancora: una aberrazione, un horror, un Saloon del dilettantismo culturale. Questi in sintesi sono alcuni degli attributi che la mostra dedicata alla pittura nostrana degli ultimi quarant'anni si è guadagnata sulle pagine della rivista, da sempre antagonista alla linea culturale di Sgarbi, Flash Art, diretta Giancarlo Politi, antitetico difensore di una concezione dell'arte altra, totalmente altra, specie se arte contemporanea, rispetto al mondano critico ferrarese.
In risposta alla Biennale – Non è qui la sede per addentrarsi nei dualismi tra i due, caratteriali, probabilmente oltrechè culturali: basti leggere l'ultimo numero della rivista per avere solo una idea delle opposizioni in atto. La visita alla mostra e uno sguardo al catalogo sono abbastanza esaurienti per farsi una idea. Nata originariamente sotto l'egida dello stesso Sgarbi, di Alessandro Riva e di Maurizio Sciaccaluga, come una risposta tout cour alla Biennale Veneziana – l'arte italiana, anche attraverso lo sguardo dei fotografi negli ultimi decenni – il progetto è rimasto nel tempo orbo dei curatori ma anche dell'idea curatoriale originaria.
La guerra e i suoi 'caduti' – Riva è incappato nelle note vicende giudiziarie. Sciaccaluga è morto, di morte improvvisa a fine giugno, quando però il progetto si era già indirizzato alla sola idea di un campionario pittorico, intessuto – così almeno riportano alcune testimonianze – piuttosto dalle passioni di Sgarbi che da altri criteri. E' in sostanza una sorta di apoteosi, non si sa se finale o meno, della battaglia a favore della pratica pittorica letteralmente intesa, condotta da Sgarbi da tempo contro un'intero sistema denigratorio della pittura in quanto tale, della pittura italiana, di molta della pittura italiana in particolare: "Dovevo fargli notare – ha scritto Sgarbi in proposito, ricordando Sciaccaluga all'indomani della sua scomparsa – che al potere eravamo noi, e che a preoccuparsi dovevano essere gli altri che vedevano minacciati il loro ordine, i loro affari, i loro progetti".
Eclettismo – Di questa 'guerra santa' chi siano, o saranno i vincitori è duro dire: la mostra illude, di primo acchito, con un superbo Domenico Gnoli piantato davanti agli occhi dell'entrante. Ma poi il palato si guasta con un De Chirico, De Chirico?, quasi ottantenne. E viene subito da chiedersi il perchè della sua presenza in una manifestazione sugli ultimi decenni di pittura italiana. Di fianco, una tecnica mista, quasi un monocromo di Emilio Isgrò, una Muraglia cinese, 1972, di Guttuso, non imperdibile, accanto ad un Marx del '70 di Guerreschi, proveniente del Museo Bodini di Gemonio. Già da queste prime opere si capisce: l'eclettismo, e anche un discreto affastellamento – soprattutto nelle ultime sale – è il marchio di un percorso effettivamente ipertrofico; circa 230 alla fine, le opere, senza un vero e proprio, coerente nesso logico che aggalli tra opera in opera, di sala in sala. Una quadreria seicentesca, di vecchio sapore.
I maestri e la pletora – Lavori intensi, noti, naturalmente anche sconosciuti, così come gli autori, ce ne sono, eccome. Le meditazioni sulla pittura rinascimentale e barocca di Tommasi Ferroni, ad esempio, accanto ad intensi Music, Testori, Boetti, i Guccione, gli accostamenti felici tra il vuoto di Ferroni e il pieno urbano di Bartolini. L'assodata lucidità di Ventrone, la poesia di Luporini. Ma anche, effettivamente, opere non rappresentative: quella di Ossola su tutti, ma anche Schifano e una forse un'eccessiva pletora di giovani e meno giovani della cui presenza e del cui peso la mostra avrebbe potuto fare a meno.
Incompiutezza – "Alla fine del lavoro – scrive Sgarbi in catalogo – la sensazione è di incompletezza, che si sia stati troppo severi e che l'affresco non sia compiuto per insufficienza di informazioni". Quanto all'insufficienza di informazioni, il rilievo lo si potrebbe rivolgere ai curatori. Anche il catalogo è lo specchio della visita: uguale in tutte le sue parti. Casuale, nell'ordine dei lavori pubblicati, senza griglie temporali di riferimento, privo di schede biografiche, irrazionale, forse troppo 'sgarbiano'. Per essere una mostra prevista per aprile, poi successivamente rinviata, tempo per curarne i dettagli ce n'era in abbondanza.
Arte italiana. 1968-2007. Pittura
Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12
ORARIO: lunedì 14:30-19:30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9:30-19:30; giovedì 9:30-22:30
a cura di Vittorio Sgarbi
ingresso: intero € 9,00 ridotto € 7,00
informazioni: Artematica tel. 0422 410886 – www.artematica.tv – ufficiostampa@artematica.tv
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