Rovetta – “Umori di buona terra…” è una definizione felice di Roberto Longhi che ci è persa quanto mai adatta per intitolare questa mostra, voluta dai Comuni di Busto Arsizio e di Rovetta, per ricordare il cinquantesimo della scomparsa del pittore Arturo Tosi . Il maestro non tradì mai, durante la sua esistenza, l’attaccamento e il rapporto con la natura.
Anche lui, come già gli impressionisti, andava a riprenderla “en plein air”, ma mai i suoi dipinti traducono l’immediatezza della visione, ricercando invece una libertà ed un’audacia di prospettive, di strutture e di colori che fanno della sua pittura una voce isolata e personale, nuova pur nel richiamo della tradizione, rispetto alle altre proposte che si svolgevano in Italia negli stessi anni della lunga attività tosiana.
Questa rassegna è divisa in sezioni ed in ognuna di esse si sono volute riunire le opere che evidenziano il continuo processo di ricerca svolto da Tosi davanti alla sua “geografia”. Una geografia non vasta, limitata, dopo i giovanili fervori vigezzini, soprattutto alle pacate, eppur solenni prealpi della Bergamasca, dove stava il suo rifugio di Rovetta, e al lago d’Iseo, segnato dagli annosi ulivi, con l’assidua frequentazione del golfo del Tigullio, fra Zoagli, santa Margherita e la punta di Portofino.
Gli altri luoghi, al di fuori di Venezia, luogo di soggiorno in occasione della Biennali, sono solo episodi di una villeggiatura o di un viaggio non destinati ad essere ripetuti. Luoghi, comunque, tutti riconoscibili, eppure mai riproduzione illusionistica della realtà, bensì forme regolate da leggi proprie, di innegabile tensione espressiva.
Ad esse Tosi aggiungeva attraverso ricerche caparbie ed assidue che gli consentivano di superare gli esiti già conquistati tanto che, a differenza di molti artisti che diedero il meglio nella giovinezza, Tosi arrivò ai “capolavori” nella maturità, anche se si sbaglierebbe a considerare secondaria la produzione giovanile, fra Otto e Novecento.
Proprio per questo nel catalogo che accompagna questa mostra si è dato spazio agli scritti, puntuali e sostenuti, di Monica Vinari, Leonardo passatelli, Francesca Velardita e Paolo Rusconi, giovani studiosi di Tosi dopo Bernasconi, Scheiwiller, Argan, Valsecchi, Mascherpa e Claudia Gian Ferrari. I loro scritti tracciano un percorso imprescindibile per intendere, sempre seguendo Longhi, le già buone ragioni e la cautelata violenza di questo gran gentiluomo di campagna.