Non equipollente – Gentile Redazione di ArteVarese,
scrivo a proposito del concorso per conservatore del Museo del Castello di Masnago, del cui bando trovai notizia proprio sulla Vostra rivista on-line.
Circa un mese dopo avere inoltrato la richiesta di ammissione, ricevetti comunicazione dall'Area Risorse Umane del Comune di Varese della mia esclusione, "in quanto in possesso di diploma di laurea in Filosofia, non appartenente alla classe delle lauree specialistiche LS12 o LS95, non ad esse equiparato […] e non equipollente, ai sensi di legge, ai titoli accademici del vecchio ordinamento richiesti dal bando […]".
Infatti dispongo della laurea in Filosofia, vecchio ordinamento, mentre il bando richiedeva per il vecchio ordinamento la semplice laurea in Lettere come unico titolo di studio necessario. Per questo motivo, i selezionatori non hanno nemmeno preso in considerazione i titoli ulteriori da me presentati, di specializzazione e dottorato, entrambi in storia dell'arte, conseguiti col massimo profitto. E neppure l'attività di collaboratore scientifico per vari musei e mostre o di catalogatore per diverse Soprintendenze e per l'Arcidiocesi di Milano, o quella di guida culturale per conto del Comune di Varese. Idem per il lungo elenco di pubblicazioni che avevo allegato, dato che anch'esse non erano previste nel bando come elementi da valutare per l'ammissione dei candidati.
I galloni sul campo – Poco importa, quindi, se una parte significativa di queste pubblicazioni, e quindi del mio curriculum, abbia prodotto conoscenze non propriamente risibili sull'arte e il patrimonio artistico del territorio varesino tra Cinque e Settecento. Conoscenze che vanno dal ritrovamento di importanti pale d'altare scomparse da secoli dalle chiese cittadine e non, ma storicizzate da antiche fonti ben note, anche a stampa (ad esempio la pala, oggi a Lugano, di Antonio Mondino per la cappella Biumi della distrutta chiesa di S. Francesco a Varese, oppure quella di Federico Bianchi già sull'altare maggiore della chiesa di S. Rocco, sempre a Varese, identificata insieme all'amica Rossella Bernasconi, che per prima vide questo bellissimo dipinto in una dimora privata; e, ancora, la pala del Magatti per i Cappuccini di Tradate, rintracciata ad Appiano Gentile, oppure quella dei Santi Quattro Coronati di Filippo Abbiati, originariamente nella chiesa milanese di S. Carpoforo, finita non si sa come nel Palazzo del Cardinal Branda a Castiglione Olona), al riconoscimento degli autori di dipinti nelle chiese della provincia e dintorni (Giovanni Andrea de Magistris a Prospiano, Fermo Stella a Tradate, Tanzio da Varallo a Gerenzano, Francesco Maria Bianchi a Riva S. Vitale, Biagio Bellotti a Carnago, Lonate Ceppino e Mozzate, Carlo Maria Croci in S. Maria del Monte, e infine Antonio Mondino nella VI cappella del Sacro Monte, attribuzione quest'ultima poi confermata da una fonte seicentesca scoperta anni dopo da Silvano Colombo), ad altre acquisizioni di vario genere.
Sorpreso dalla sopresa – Chiudo qui una rassegna ben lontana dal potersi dire esaurita (manca, tra le altre cose, tutta la parte di carattere non locale, assai più corposa ed interessante), sicuro di aver molto annoiato il lettore, ma sperando almeno che non venga frainteso in banale autocelebrazione il senso vero di queste mie righe, scritte per sollevare una questione tutt'altro che personale.
Il punto è infatti la discutibile sensatezza di criteri di preselezione che hanno finito per spalancare le porte del concorso ad enormi masse di semplici laureati provenienti da qualsiasi parte, completamente privi di esperienze e di un retroterra di conoscenze del territorio, chiudendole invece a candidati con titoli e competenze di ben altro spessore.
Sorpreso della sorpresa sorta in seno all'Amministrazione Comunale di fronte a tale smisurata affluenza, mi chiedo: che cosa si aspettavano? E noi cosa ci aspettiamo? Magari, dopo un presunto Caravaggio in un museo archeologico, potremmo un domani ammirare qualche presunto reperto di epoca romana in mezzo ai quadri seicenteschi del Castello di Masnago. Mica male come local marketing mix project managing e city promotion mobility programming…, che ne pensa lo chief director? E lo chef?
Grazie dell'ospitalità e complimenti per la rivista.