Ingresso ghiacciaiaIngresso ghiacciaia

E' ancora avvolta nel mistero l'origine della costruzione ritrovata nei boschi di Velate dall'Associazione Amici del Campo dei Fiori. Il reperto architettonico sembra potersi datare 1600, ma dubbia è la sua vocazione. Tutto fa escludere si tratti di un edificio di tipo religioso, le ipotesi lasciano spazio invece a un'interessante testimonianza di cultura locale. Capire l'uso e la storia di questa struttura dall'atmosfera magica potrebbe forse far luce su abitudini e usanze dei nostri avi.

Insieme all'Associazione Amici del Campo dei Fiori e alle Guardie Ecologiche Volontarie di Varese abbiamo seguito il sentiero che si inoltra nella montagna e ci siamo incamminati alla scoperta dell'antica costruzione. Il percorso parte dal centro di Velate, l'antico borgo dominato dalla torre tardoromana oggi di proprietà del FAI. Camminando ai piedi del Sacro Monte, abbiamo raggiunto presto il corso del Vellone. Qui, abbiamo costeggiato il torrente che conduce al monumento naturale delle Marmitte dei Giganti. Arrivati dove il bosco si fa più fitto, sulla nostra destra si scorge all'improvviso la piccola costruzione in pietra.

L'impatto è a prima vista emozionante. La costruzione cerca di mimetizzarsi tra gli alberi, ma la piccola "cupola" la slancia verso l'alto conferendole un fascino senza tempo. Dentro, l'edificio è a pianta rotonda e le stalattiti di ghiaccio la rendono ancora più inaccessibile. L'ampio ingresso è sovrastato da un arco centrale a pietre squadrate ed è arricchito da mensole ai lati. Il soffitto è a volta con camino a cielo aperto e bocca di caricamento laterale.

Eugenio MalnatiEugenio Malnati

A che cosa servivano queste uscite? Che cosa si caricava da qui? Il dubbio è amletico secondo l'architetto Giorgio Marchi delle Guardie Ecologiche Volontarie: potrebbe trattarsi di bocche di caricamento per il ghiaccio e la neve, e quindi la costruzione si potrebbe considerare una ghiacciaia, oppure potrebbe trattarsi di ingressi per le pietre che trasformerebbero così l'edificio in un'antica fornace. Sicuro della sua originaria destinazione è invece l'architetto Angelo Del Corso, presidente dell'Associazione Amici del Campo dei Fiori e autore di un progetto di riqualificazione ambientale che ha come oggetto proprio l'antico edificio. "Si tratta di un deposito utilizzato fino all'inizio del secolo scorso per vettovaglie e altro. – sottolinea lo studioso- Un'antica ghiacciaia, dove gli abitanti del luogo conservavano gli alimenti introducendo dall'alto ghiaccio e neve." A giustificare l'ipotesi, secondo l'architetto, sarebbe lo scolo per le acque di scioglimento posto sul pavimento.

Su un punto l'accordo è sacro: Gev e Amici del Campo dei Fiori vorrebbero restaurare e valorizzare il reperto architettonico, realizzando un circuito che colleghi il manufatto al Monte san Francesco, alla partenza della funicolare del Sacro Monte e alle Marmitte dei Giganti. Per questo si cercano fondi e menti illuminate.