Vi presento la prima delle tre puntate dedicate a un viaggio sull’isola di Cuba compiuto tra il dicembre del 2011 e il gennaio del 2012. Cuba è essenzialmente una terra di contrasti, la gioia delle feste di piazza onnipresenti in ogni villaggio con orchestra, balli e luci stride spesso con la povertà dovuta ad un embargo che sembra non avere mai fine. Molti prodotti che da noi sono scontati, come ad esempio i fazzoletti di carta, sull’isola dei colori sono merce rara e preziosa.
Le tappe del mio viaggio a cuba di 12 giorni: La Habana, Plaza de la Revolución, Museo del Rum, LAM (Centro di Arte Contemporanea), Bodeguita del Medio, Casa de la Musica Cubana, Soroa Giardino Botanico (Orquideario), Pinar del Rio, Montagne del Rosario, Valle di Vinales, Mogotes (formazioni Rocciose), escursione in barca all’interno della Grotta degli Indios, Finca San Vicente – passeggiata a cavallo nelle piantagioni di tabacco, Cayo Levissa (mangrovie), Spiaggia delle Stelle Marine, Penisola Zapata (osservazione dei coccodrilli), Baia dei Porci (Museo della Rivoluzione), Playa Giron, Caleta Buena, Rinefuegos, Trinidad, Plaza Mayor, Museo Romanitco, Iglesia de Santa Ana, Convento di S. Francisco, Plaza de les Tres Cruces, Playa Ancon, Valle de los Ingenios, Visita zuccherificio, Santa Clara, Remedios, Spiaggia delle streghe, Ritorno a La Habana visita alla Casa di Hemingway.
Ecco tre frasi per me eloquenti sul clima che si respira a Cuba:
«Preparami un eufemismo, fratello!»
«Un che?» Chiese il barista.
«Un Cuba Libre».
[Luis Sepúlveda, parlando di Fidel Castro]
“Fino a quando il colore della pelle non sarà considerato come il colore degli occhi noi continueremo a lottare.” [Ernesto Che Guevara]
«Perché proprio Cuba?»
«Perché è un paese molto interessante in questo momento», così rispondevo agli amici che mi rinfacciavano di essere un nostalgico della rivoluzione o di essere irrimediabilmente attratto dall’immagine sdolcinata di quel paese. «Perché Fidel Castro si è dimesso e questo segna un cambiamento in uno degli ultimi avamposti del socialismo, una spina nel fianco del Nord America.» Inoltre, il nome ha sempre avuto per me un suono accattivante: sapeva di avventura, nostalgia di paesi lontani, gioco d’azzardo, declino. Ma questo preferivo tenerlo per me. [Reinhard Kleist, Habana. Un viaggio a Cuba, traduzione di Anna Zuliani, Black Velvet, 2011]
Vi propongo infine un brano estratto dal mio racconto ¡Tierra y Libertad!, appartenente alla raccolta Strade Stralunate del 2015.
“L’Avana è una signora d’altri tempi, calda, spudorata, ammiccante e voluttuosa nella sua elegante decadenza. La città ci accoglie quasi senza accorgersi di noi, con la sua fiera dignità vissuta già, stretta tra un insensato embargo che forse sta per terminare e il sogno di un benessere un po’ plasticoso da villaggio turistico che arriverà domani. E continua a cantare decantando se stessa, forse compiacendosi del suo stato di privilegiato isolamento… Sembra di essere saliti su di una beffarda macchina del tempo che ti fa vedere solo alcune cose.”
Hasta siempre!
Ivo Stelluti,
Il Viaggiator Curioso