Nel 431 papa Celestino I introdusse il cristianesimo in Irlanda, attraverso l'azione missionaria di uomini come san Patrizio. Tale azione portò alla creazione di veri centri di promozioni delle arti quali furono i monasteri.
Anche se trascorse più di un secolo prima che il cristianesimo iniziasse ad avere sull'arte un influsso di un certo peso, in questi luoghi si sviluppò la miniatura, la lavorazione dei metalli e quella della pietra, per altro già ampiamente sfruttata dalla cultura precedente.
Le prime costruzioni monastiche furono caratterizzate dall'uso del legno, per poi tradursi, lungo il secolo VIII, in edifici in pietra decisamente più resistenti. I siti occupavano aree poco estese dotate normalmente di recinzioni. All'interno si trovavano modesti edifici e alte torri cilindriche dette cloigtech, letteralmente casa per le campane. Tra gli insediamenti monastici di maggior rilievo si ricordano quelli di Monasterboice, Glendalough e Clonmacnoise.
Il primo fu fondato nel 521 da Boezio, il secondo alla metà del VI secolo da san Kevin mentre Clonmacnoise fu fondata per opera del monaco Ciaràn nel 545. Questo centro monastico sorto in prossimità del fiume Shannon si trovava nella via di collegamento tra il nord e il sud del paese e quindi in una posizione estremamente favorevole per il passaggio dei pellegrini e delle merci. Non sorprende quindi che durante l'Alto Medioevo divenne uno dei luoghi più importanti per la produzione artistica. Esso infatti ospitava un considerevole scriptorium, ossia un luogo dove si scriveva.
La miniatura presente nei manoscritti irlandesi vide la
rinascita dell'ornamento celtico che assieme a quello teutonico-zoomorfo creò un nuovo vocabolario di forme e principi decorativi nati nell'ambito della lavorazione dei metalli e quindi sviluppati ora su un nuovo supporto.
Anche se il committente in questo caso era la Chiesa, l'artista insulare non cambiò il suo canone estetico che gli suggerì di utilizzare tutto lo spazio disponibile della base. L'ornamento creato divenne quindi un frontespizio decorativo senza sottintesi simbolici.
Questa libertà compositiva distante sia dalla miniatura classica che da quella tardo antica, divenne un elemento artistico distintivo di questo paese. Tale libertà nacque dal fatto che l'Irlanda non ebbe alcuna contaminazione legata al mondo romano. L'evangelizzazione avvenne, come detto, attraverso i monaci, dove il messaggio scritto lo si imparò senza la preliminare conoscenza del mondo classico. Questa assenza di legami con le forme del mondo antico rese i cristiani irlandesi liberi di modificare le regole ornamentali, mantenendo intatto solo il testo. In questo modo si distinsero due diverse interpretazioni iconografiche legate ai testi sacri. Quella mediterranea, legata all'imitazione della natura ove le figure non entrano nel testo ma sono da esso separate e quella celtico irlandese legata invece all'ornamento astratto inserito forzatamente nelle scritture.
Alla metà del VIII secolo fu realizzato il più noto codice
altomedievale, a lungo conservato presso la chiesa di San Colombano, ossia il Codice Kells. Si tratta di un libro con i Quattro Vangeli canonici. Si pensi che per la sua realizzazione occorsero le pelli di circa 180 vitelli che servirono per creare i 340 fogli dell'opera (Otto Pӓcht, La miniatura medievale). Nel codice le tavole dei Canoni sono collocate entro architetture tradotte in forme semplici e riempite da decorazione di chiara matrice celtica.
All'interno dell'opera troviamo delle miniature a pagina intera, riservate agli evangelisti, spesso affiancate dalle pagine a tappeto, ossia senza testo nè figure ma a decorazione assoluta che mettono in luce la precisione e l'accuratezza di questi artisti.
Un altro elemento artistico che ritroviamo in prossimità dei monasteri sono le croci. Sembra che inizialmente il loro ruolo fosse quello di contrassegnare i terreni e più in generale di fornire protezione agli edifici accanto ai quali sorgevano.
Per la loro realizzazione servivano dei grandi monoliti e certamente una abilità non comune nella loro lavorazione. Le fasi del lavoro erano essenzialmente tre. La prima prevedeva il taglio della pietra, (spesso si trattava di pietra arenaria) un lavoro che richiedeva
uomini dalla corporatura forte. La seconda consisteva nell'esecuzione dei dettagli, realizzati per abbassamento del piano di fondo. L'ultima fase riguardava la messa in posa della scultura. La croce era normalmente a forma latina, anche se non mancano i casi di croci a pianta greca. In entrambi i casi si nota la terminazione patente alle estremità, talora raccordati da un anello. Sovente la croce è sormontata da un elemento a forma di parallelepipedo di piccole dimensioni, mentre alla base della stessa vi era un fusto monolitico a tronco di piramide.
I motivi decorativi attingono sia da modelli astratti spesso presi dall'iconografia della scultura metallica, che da soggetti cristiani tratti dalle sacre scritture. In entrambi i casi c'è da sottolineare la particolare attenzione per la minuzia dell'ornato che dona un senso mistico assolutamente consono al paesaggio che le ospita.
Le sacre scritture trasportate dai primi monaci giunti sull'isola, misero in moto un movimento artistico fondato sulla "fusione" culturale. La negazione dell'antico, non conosciuto, in favore di una rinascenza spirituale e artistica iniziò a consolidarsi. Il messaggio religioso era rimasto lo stesso ma le novità introdotte dai miniatori e scultori irlandesi crearono le basi per uno stile proprio. Fu in quel momento che il centro Europa iniziò a guardare con ammirazione questa nuova generazione di cristiani. A questo proposito si pensi al monastero benedettino di San Gallo, ubicato nel cantone svizzero omonimo, che fu fondato nel 614 dall'irlandese Gallo, discepolo di san Colombano e che divenne uno dei principali centri monastici lungo il periodo carolingio.
Sergio Pesce
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