Una questione di incontri – La materia frastagliata di Antonio Franzetti prova a trovare un punto di tangenza con la pittura di Marco Bergamaschi. La scultura, luogo in cui prende corpo la profezia si confronta con la tela bidimensionale dove si consuma e si ripete il gesto infinito del lavoro di linea, colore, ombre e luci. Per i due autori, così diversi e così distanti, la scelta di campo è tuttavia per una realtà marginale, talvolta sofferta, contorta, una pittura e una scultura che permettano "di riconoscere il rapporto diretto dell'artista con la vita, con le cose, con le difficoltà". La reppresentazione è sempre a tutto tondo, i fenomeni e le figure sono antiretoriche, decostruiti, eppure così veri. Come lo scultore, anche il pittore veste i panni della sua professione, il grembiale di un rito che permette la presa diretta sulle cose.
In alcuni stralci del testo critico di accompagnamento firmato da Claudio Rizzi si legge: "Percorsi paralleli, affinità e rimandi avvicinano le vicende di Marco Bergamaschi e Antonio Franzetti. Un cammino intenso, un lungo excursus non solo professionale ma esistenziale, poi l'approdo al molo che segnò la partenza. Compagni al Liceo Artistico di Brera, Franzetti e Bergamaschi condividono la prima maturità, sogni, colori e orizzonti aperti. Il corso degli anni diverge le prospettive, le esperienze assumono caratteri diversi, a ognuno un'altra strada. La corsa del tempo non ha mutato sentimenti e motivi. Ancora si riconoscono, in Franzetti e Bergamaschi, le linee di continuità che collegano epoche diverse eppure coerenti. Bergamaschi percorre il mondo femminile, ne inquadra la prospettiva di silenzio e una vaga alienazione ma ne esalta l'icasticità plasmando l'essere e affermandone la tempra di carattere. La figura ha raggiunto autonomia di campo e di proposizione alla lettura, si evidenzia nella focalizzazione e si accentua nella dinamica della
suggestione. La dote evocativa di Franzetti proviene certamente dalle forti radici civili e religiose ma si alimenta anche nell'etica del suo insegnante prediletto, Giovanni Paganin e nella sintesi di forze e volumi di Marino Marini, suo insegnante all'Accademia di Brera. Ne deriva un particolare connubio espressivo, legame tra fede e laicità, trascendenza e immanenza, che riconosce l'essenza divina ma ribadisce la natura umana. Il parallelo tra Bergamaschi e Franzetti consiste nel ritratto esistenziale, nella lettura psicologica dell'essere e dell'esistere, nella distanza tra la coscienza dell'uomo e la generalità della sopravvivenza. E ulteriori affinità risuonano nella tecnica che a prima vista risulta vibrante nell'immediatezza di gesto perentorio e invece, in una lettura più approfondita, coniuga estrema delicatezza di esecuzione, passaggi successivi a riprendere il corpo del lavoro, levigando e ammansendo la materia o attenuando le asperità di segno e colore".
Entrambi scavano nell'animo il soggetto: il pittore e lo scultore si trovano ogni giorno davanti alla tela bianca, alla materia informe da plasmare. Riempire quel vuoto, rispondere a quell'appello creativo, dare forma a quel grumo è la quotidiana affermazione di esistenza.
Percorsi paralleli – Mostra di Marco Bergamaschi e Antonio Franzetti
Maccagno, Sala degli Alberiblu (ex municipio)
Dal 19 matrzo al 30 aprile 2011
Orari: sabato, domenica e festivi, dalle 15.30 alle 18.00
Per info.: 0332-560005 – www.casadeicoloriedelleforme.it
Presentazione di Claudio Rizzi