Parte dal cuore artistico della pianura padana Romano Oldrini, per dipingere ad Azzate il quadro poetico di Attilio Bertolucci, nato in provincia di Parma nel 1911 e morto a Roma nel 2001. Una vita lunga, scossa da una scrittura continua, fluviale, scandita da diversi momenti autoriali e influenzata dagli sconvolgimenti del Novecento. Due guerre, il passaggio tra dimensione agreste e boom industriale, amori, dolori e simbiosi con una realtà bucolica, che il poeta racconta con una passione capace di rendere leggendaria e metaforica la quotidianità bucolica:
“Chiaro cielo di settembre
illuminato e paziente
sugli alberi frondosi
sulle tegole rosse
fresca erba
su cui volano farfalle
come i pensieri d’amore
nei tuoi occhi
giorno che scorri
senza nostalgie
canoro giorno di settembre
che ti specchi nel mio calmo cuor.
Mattino d’autunno“.
«Sembrano i quadri di Morandi che hanno questo atteggiamento di sospensione tonale; non a caso Morandi è un bolognese. Si vede che in quegli anni la pianura padana aveva voglia, non di rumore, non di violenze ma, di mezzi toni, mezze tinte, sia in pittura che in poesia».
Bertolucci si stacca nettamente dall’ermetismo di Ungaretti e del primo Montale, sfoderando una poesia narrativa, interlocutoria, scevra da qualunque stucchevolezza. Perché persino la morte di una persona cara, nella sua drammaticità, non può e non deve rallentare il naturale incedere delle stagioni.
Matteo Inzaghi