Ironica fin dal titolo, "Non ci resta che bere", la mostra di Dietrich Bickler alla Corte dei Brut di Gavirate è una rapida e rinfrancante incursione in un Mondo popolato da volti stralunati, paesaggi sconfinati, anime inquiete, caricaturali, che non riescono a risultare sensuali perché intimamente tristi, tormentate, sole, o soggiogate.
Alla carrellata di personaggi felliniani, corpi sfatti, figure che sembrano uscite da un antico cabaret e facce degne della migliore vignetta evocativa, si alternano quadri deserti, campi spaziosi, cancelli desolati affacciati sul mare, case minuscole, geometrie apparentemente rassicuranti, ma in gravide di sesolazine.
Forse perché troppo semplici per poter accogliere quella stravagante e frastagliata umanità. E quindi ansiose di sfogare i piaceri più semplici. Quelli che portano Bickler e tutti noi ad amare la vita. Il calore degli affetti, il tintinnio di un calice, le risate in compagnia.