Celebrare le ricorrenze è un'arte difficile: presuppone infatti una buona dose di intelligenza e di amore alla storia. E' quindi con una certa gratitudine che ci si accosta alla mostra collettiva al Centro Espositivo mons. Macchi di Varese dedicata, a undici anni dalla scomparsa, al maestro Floriano Bodini, (1933-2005), personalità di spicco del panorama artistico contemporaneo, in cui la passione creativa si è sempre accompagnata a un generoso e sentito insegnamento.
L'esposizione, nata dall'idea di Renato Galbusera, professore di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, allievo, collaboratore e amico di Bodini, e coordinata da da Carlo Capponi, Daniele Pilla, Caroline Vezzani e Mario Zeni, propone una selezione di opere realizzate da amici, colleghi e allievi del maestro, in gran parte provenienti dalla collezione personale dell'artista o da quella da lui donata al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio: un sentito omaggio alla carriera dello scultore attraverso le testimonianze artistiche di chi ne ha condiviso lo svolgersi, pur con la consapevolezza dell'impossibilità di rappresentare esaustivamente le relazioni di una vita.
Maestri e compagni di via come Peter Ackermann, Battista Antonioli, Kengiro Azuma, Paolo Borghi, Carlo Cattaneo, Luciano Lattanzi, Enrico Manfrini, Vitaliano Marchini, Virgilio Mascioni, Fabrizio Merisi, Pepi Merisio, Francesco Messina, Kyoji Nagatani, Augusto Perez, Joachim Schmettau, Alberto Sughi, Valeriano Trubbiani, Aldo Turchiaro, Giuliano Vangi, Renzo Vespignani e Carlo Zauli.
I pittori del Realismo Esistenziale con cui Bodini ha condiviso gli anni dell'intensa ricerca giovanile: Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Giuseppe Guerreschi, Gianfranco Ferroni, Bepi Romagnoni e Tino Vaglieri. Gli allievi, di vari periodi, e i colleghi di Brera e dell'area milanese: Augusto Bernardi, Giancarlo Borgia, Wanda Broggi, Gabriele Di Maulo, Renato Galbusera, Maria Jannelli, Antonio Franzetti, Guido Lodigiani, Franco Marabelli, Dino Mariani, Massimo Piazza, Isa Pizzoni, Stefano Reduzzi e Rosario Ruggiero. Gli allievi e i colleghi del lungo periodo di insegnamento all'Accademia di Belle Arti di Carrara e al Politecnico di Architettura di Darmstadt (Germania): Ariel Auslender, Massimo Bartolini, Stefan Helfrich, Giancarlo Lepore, Piero Marchetti, Fritz Seelinger.
Un pensiero particolare va a Piero Leddi, grande artista e presenza costante nella vita di Bodini e della famiglia, che ci ha appena lasciati.
Se l'essenza dell'arte risiede nella fatica della forma, nell'incessante figurazione di un possibile attraverso le peculiarità del mezzo espressivo, in Floriano Bodini troviamo un sommo continuatore di tale pratica che, con lo sguardo rivolto alla tradizione, cammina con maestria sul sentiero impervio e sfrangiato della contemporaneità. A partire dal confronto con la materia (legno, bronzo, marmo) sa farsi interprete delle tensioni e delle contraddizioni del presente in divenire senza mai cedere ad approdi facilmente risolutivi.
Profondamente significativa è la scelta della sede. Il centro espositivo dedicato a mons. Macchi, con il quale Floriano Bodini ha intrattenuto un intenso rapporto professionale e personale e che ha accompagnato la realizzazione di innumerevoli opere sacre di altissimo livello. Basti ricordare, ad esempio, il Ritratto di un Papa del 1968, conservato ai Musei Vaticani, il Monumento a Paolo VI del 1986, sito proprio al Sacro Monte di Varese, il Paolo VI del Duomo di Milano del 1989 e la Porta Santa di San Giovanni in Laterano del 2000.
Lo spazio espositivo conserva infatti, testimonianza concreta di questo intenso rapporto, un gran numero di quelle opere che Macchi ha ricevuto in dono da Bodini e ha poi lasciato in eredità alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese.
Dal 2 luglio al 4 settembre 2016, al Centro Espositivo mons. Macchi di Varese (via Santuario 15).