e Sandro Rolla
Non c'è ieri – Dalle immagini in bianco e nero di una Berlino di inizio Novecento, la città, il progresso, la velocità secondo Walter Ruttmann, la seconda tappa del viaggio tra cinema e architettura ha portato gli interessati alla scoperta di una città giovanissima, figlia del XX secolo dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità: Brasilia. A introdurre la serata, seconda nella sede degli architetti di Varese, accanto a Sandro Rolla promotore con Emanuele Brazzelli di questa rassegna, due giovani architetti bresciani: Juan Carlos Dell'Asta e Germano Rovetta. L'incontro è stato allietato dalle esibizioni musicali e canore di Daniela Savoldi. Il calore e l'energia dei ritmi brasiliani hanno coinvolto il pubblico e creato al giusta atmosfera per la visione del film documentario 'Brasilia Minha' di Erwan Massiot e Carolina Venturelli.
I mille giorni di Brasilia – La lettura di una città avviene attraverso il mezzo cinematografico differentemente a seconda della sensibilità e del punto di vista dell'osservatore. L'intento del film di Ruttmann era quello di descrivere una città moderna con i suoi caratteri specifici, le novità, la tecnologia che avanzava, la gente comune e la vita di ogni giorno. Qui, a qualche decennio di distanza la situazione risulta molto differente, gli autori del documentario si trovano a raccontare la storia di una vera e propria metropoli nata nel 1955: una città che ha la loro stessa età!
Sembra strano sentir raccontare la nascita e la crescita, prevista e non, della città, un luogo senza origini lontane, senza una storia millenaria alle spalle.
Nata dal nulla – La costruzione di Brasilia viene ordinata dal presidente Juscelino Kubitschek alla metà degli anni Cinquanta: era il 1956, passarono 41 mesi e il 21 aprile 1960 fu ufficialmente inaugurata. Fin dal XVIII secolo la capitale del Brasile era Rio De Janeiro, ma la volontà del presidente Kubitschek era quella di creare un agglomerato urbano lontano dalla costa e al centro del paese latino. Ecco che dopo la scelta della zona su cui erigere la nuova città, vengono coinvolti i grandi architetti e progettisti del tempo: il piano urbanistico venne realizzato da Lúcio Costa (1902-1998), Oscar Niemeyer Soares Filho (1907) fu l'architetto capo della gran parte degli edifici pubblici e Roberto Burle Marx (1909-1994) ebbe l'incarico di landscape designer. Tre grandi nomi che hanno sputo pianificare dal nulla la città pensata da Costa partendo dalla semplice forma della croce per trasformarsi in una sagoma di aeroplano. Nella zone centrale, la fusoliera doveva essere la zona ufficiale, occupata dai ministeri, dagli edifici governativi, dal Senato e dalla Camera dei deputati; mentre le aree laterali, le ali dell'aeroplano erano pensate come gli spazi residenziali, suddivisi a moduli chiamati (quadra) in cui i luoghi erano identificati secondo codici numerici. Un sistema perfetto, pensato sotto ogni punto di vista, nulla era lasciato al caso. Ma qualcosa non andò come previsto.
Speranze di una nuova vita – Il numero degli abitanti che avrebbero animato Brasili fin dall'inizio non coincidevano con i calcoli eseguiti dai progettisti; questo perchè gli operai che lavorarono alla costruzione degli edifici e dell'intero piano urbano terminati i lavori si fermarono a vivere nella nuova città. L'aeroplano pensato inizialmente oggi non è più riconoscibile perchè la crescita spropositata dettata dall'aumento della popolazione ha generato una serie di città satelliti intorno al nucleo originario. L'unico aspetto che contraddistingue il tracciato originario è la topografia del tessuto urbano, la meticolosità con cui gli spai, molto ampi, sono definiti, la semplicità e la linearità con cui sono pensate le strade e la viabilità.
I nuovi protagonisti – A Brasilia è stato volutamente superato il record di alberi piantati per numero di abitanti, il verde è una componente fondamentale della vita della popolazione. La città è stata pensata come un paradiso dove tutti avevano le stesse possibilità, gli spazi da abitare, le stesse comodità. Questo ideale è venuto meno con la crescita già citata della periferia in cui la popolazione vive una situazione di degrado notevole, in cui la gente si trova a convivere con quello che ancor oggi è il più grande cantiere esistente.
Utopia e realtà – Una cosa però manca a questa realtà: il fattore tempo. Questo uno degli aspetti trattati nell'introduzione al film dall'architetto Juan Carlos Dell'Asta Questo, come Germano Rovetta è inseriti nel panorama internazionale; i due hanno studiato al Politecnico di Milano dove oggi insegnano e da qualche anno sono soci sotto il nome '3M03 architetti associati' a Brescia. Lo stesso Dell'Asta ha sottolineato alcuni elementi in comune tra Brasilia e la sua terra natale, Città del Messico: "Entrambe nascono da un punto, la croce, diventato poi per Brasilia il luogo in cui inserire l'aeroplano – spiega il giovane architetto – in entrambi i
casi si un'entità cosmovisionaria. Per Brasilia questa si lega ad leggenda che risale al 1883: il sacerdote italiano Giovanni Bosco ebbe un sogno profetico, in cui descrisse una città futuristica, un luogo magnifico, che corrispondeva più o meno all'ubicazione di Brasilia". Un altra mancanza dovuta alla recente nascita della città, ma anche alla sua crescita a dismisura è la mancanza di identità vissuta dai suoi abitanti. La volontà degli architetti che l'hanno creata è stata proprio questa, di dare una certa personalità al luogo, ai suoi edifici, alle sue strade e piazze che permettesse alla popolazione di riconoscersi.
"Fare architettura è creare bellezza" – Questo uno dei pensieri cardini dell'architetto Oscar Niemeyer. Con questo concetto si legge la sua produzione da un punto di vista privilegiato: "per lui la bellezza è una funzione, una necessità del costruire architettura" precisa Carlos. Osservando il profilo delle costruzioni di Brasilia, dei suoi palazzi, dei suoi ponti, delle sue abitazioni sembra di essere nella città del futuro, in una dimensione diversa dalla nostra. Voleva essere la città ideale, è la città nata dal pensiero del XXI secolo, con pregi e difetti. Strano per noi abituati a convivere con edifici storici, palazzi e chiese testimoni di una storia millenaria di guerre e dominazioni, di culture e civiltà che hanno creato le nostre tradizioni, che rappresentano la nostra storia. Oggi chi vive a Brasilia conosce perfettamente l'intera sua costruzione, l'innalzamento della cattedrale, la costruzione del ponte intitolato al Presidente.
Prossimo appuntamento giovedì 10 giugno con 'Giancarlo De Carlo: una lezione di urbanistica'. Introduzione di Monica Mazzolani e Antonio Troisi.
'Cinema & Architettura'
Ordine Architetti Varese
Via Gradisca, 4
Varese
Ingresso libero
www.ordinearchitettivarese.it