"La lettura approfondita della storia ci permette di meglio comprendere la contemporaneità".
Ecco il debutto della nostra conversazione con Bruno Belli, giornalista, storico e musicologo.
"Il periodo cosiddetto dell'Austria Felix – commenta Belli – è rivestito da una sorta di "patina dorata", di superficie che interessa una borghesia senza dubbio agiata. Sempre tenendo presente come punti cardine la data di nascita e di morte di Gustav Klimt (1862 – 1918), balza all'occhio un dato che fa riflettere sulla "fucina" del tardo Ottocento, dove la società si espresse talora in modo contradditorio: la "Belle – epoque", infatti, rappresenta soltanto l'aspetto il più appariscente che la "buona società" volle fare apparire quale elemento caratteristico della vita quotidiana dell'epoca. Il substrato sociale ed urbano, tuttavia, vedeva problemi e disuguaglianze presenti anche nel mondo oggi: grandi discrepanze tra le classi sociali, lontananze incolmabili tra il popolo e una determinata elite. In quest'epoca è proprio la musica a fungere da paradigma di aspirazioni culturali, di evasione, oltre che da collante sociale e culturale. Il teatro dell'Opera, in questo senso, garantisce lo spettacolo più popolare e condiviso".
"Non bisogna dimenticare che il Novecento è profondamente debitore della cultura dell'Ottocento – prosegue Belli – Non esistono, a mio avviso, cesure nette o nascite improvvise di fenomeni culturali o movimenti che non abbiano agganci o riferimenti con il XIX e XVIII secolo".
E a questo punto, le considerazioni si fanno più ampie e ficcanti: "Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937), politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano, indicò nel melodramma lo spettacolo e la manifestazione culturale in grado di unire e mettere d'accordo tutte le classi sociali. A livello europeo, credo che questa teoria possa essere tranquillamente applicata al valzer. Danza popolare per definizione, in ¾, il valzer nasce in ambito austro-tedesco e viene "esportato a corte", sdoganato in molti paesi d'Europa. Ma fu il Congresso di Vienna, nel 1815, con le feste di corredo ed i numerosi balli, che aprì la strada del successo internazionale al valzer. È evidente che, in questo caso, atto artistico e atto socio-politico coincidono. Tramite un aspetto prettamente leggero e d'intrattenimento, si esportavano modelli culturali complessi e una forma mentis di corte".
"Nessun artista è avulso dal proprio contesto storico; anzi lo stesso svolgersi temporale si ripercuote nella produzione dell'autore – conclude Belli – Ecco perché ritengo indispensabile fornire un ampio quadro storico, una sorta di piano cartesiano dove l'arte – in tutte le sue manifestazioni e senza steccati preconcetti – interagisca con altri fattori e componenti sociali come la politica, la storia dell'architettura, l'economia, lo studio di certi fenomeni antropologici".
Clara Castaldo
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DI SEGUITO RIPORTIAMO I LINK AI PRIMI CONTRIBUTI PUBBLICATI SU ARTEVARESE:
ART. 1 LA MITTELEUROPA DI KLIMT
ART. 2 L'EUROPA DEI CONTRASTI
ART. 3 ARTE E DANZA DELLA MITTELEUROPA
ART. 4 TRA RESTAURAZIONE E SPIRITO D'AVANGUARDIA