Forse, se l’unico posto libero su un mezzo pubblico fosse stato quello a fianco di Bukowski, saremmo rimasti in piedi.
Così come per il solo sgabello non occupato al bancone di un bar.
Bisognerebbe riuscire ad essere gentili nel momento in cui si scorge negli altri sintomi di disagio poiché non ci è dato sapere quale guerra stiano combattendo dentro di loro.
Solitamente la circospezione cade nel momento in cui il soggetto di cui avevamo diffidato viene coronato da fama internazionale.
A tal punto incontrandolo i più si sarebbero imposti con la becera richiesta di un selfie.
Irriverente, ironico e autoironico, dissacrante nei confronti della morale buonista tanto al chilo, perdente non sempre per scelta esistenziale, infastidito dai luoghi comuni come dall’impostura dei buoni sentimenti, questo e molto altro si può trovare in “Bukowski. Pensieri e aforismi” (Stampalternativa, pp.28. Euro 1,03) con prefazione di Paolo Roversi.
Non stupisca l’esiguo numero di pagine, ce n’è per tutti.
Una vita di sbornie, sesso occasionale, scommesse all’ippodromo, dormitori pubblici alternati a fatiscenti camere d’albergo, insomma l’inferno quotidiano, molto inferno: “Ognuno di noi ha i suoi inferni, si sa. Ma io ero in testa, di tre lunghezze sugli inseguitori” scrive di sé.
La fuga dalla realtà sovente affidata all’ alcool: “Perché bevo? Perché non riesco ad affrontare la realtà quando sono sobrio”.
Poi a cadenze graduali il successo.
I suoi libri in testa alle classifiche di vendita tradotti in tutto il mondo e film sulla sua vita.
Del resto l’ascesa verso il paradiso inizia dall’inferno passando per il purgatorio.
Biglietto da visita per il lettore è lo scritto presente in copertina: “Seppellitemi vicino all’ippodromo così che possa sentire l’ebrezza della volata finale, con uno così, non c’è partita.
La parte dedicata alle donne oscilla tra sessualità istintiva e disperato desiderio di amare e essere amato, non disgiunto da ironica visione estetica “Accavallò le gambe e si tirò su la gonna. Si può andare in paradiso anche prima di morire”.
Bukowski trasse linfa da ogni minimo particolare presente attorno a sé.
Rapace e arguto alternava la cautela del bisturi ad un diretto in pieno viso: “Limitarsi a restare un ubriacone, è un peso più che sufficiente da portare in giro”.
Raggiunto il successo, alla fatica di vivere si sostituisce quella di scrivere: “E’ impossibile scrivere in pace se quello che si scrive vale qualcosa”, ma anche il suo irrefrenabile fascino: “Scrivere è come rotolare giù da una montagna. E’ liberatorio. È piacevole, è un volo e si viene pagati per fare quello che si vuol fare”.
Probabilmente dove è adesso pur bevendo duro al bancone di un bar sarà immune da sbornie e all’ippodromo scommetterà sulle corse degli angeli.
PROMEMORIA: i libri si acquistano in libreria.
“Bukowski Pensieri e Aforismi” – Stampalternativa, pp. 28, Euro 1.03
Mauro Bianchini