La radice e la scure – Yervant der Mossighian è armeno, uno dei più antichi popoli della terra, tra i primi a essere cristianizzati, con una lingua e una scrittura incomparabili. Non ama parlare di quello che è successo agli Armeni e alla sua famiglia nel 1915, ad opera dei Turchi.
Il "castigo" – Incredulo, può raccontare di essere sopravvissuto alla deportazione ma – sono parole sue – "…ogni giorno è un castigo, per chi ha perso i propri cari in quel modo".
10 agosto 1912 – Da un documento rinvenuto di recente, Vanadur (nome d'arte, tratto da una divinità armena), ha ricostruito di essere nato il 10 agosto del 1912. Proprio oggi il valente pittore, che con Aldo Alberti di Busto Arsizio è il più longevo della nostra provincia, compie 95 anelli. E' tutto vero. E' un testimone prezioso, arguto, sagace, che in materia di pittura la sa lunga e profonda.
Quando ha capito di essere un pittore?
"Dopo 70 anni e più di lavoro. Quasi una pratica naturale. Ho cominciato spontaneamente. Avrei voluto iscrivermi all'Accademia d'arte di Venezia, ma non ho potuto. Sin da giovane sono andato in giro a dipingere dal vero, così per tutta la vita ho continuato e continuo ancora oggi."
Quali maestri ha avuto?
"I musei e le gallerie d'arte. Ciò che gli altri artisti producevano, con l'intento di applicarmi e migliorarmi sempre."
Che valore ha il disegno?
"E' la base della pittura, così come anche della scultura o dell'architettura. Il disegno è il maestro dell'arte. Chi non sa disegnare, non sa dipingere."
E il colore?
"Il colore è un'invenzione arbitraria. Un quadro, se ben costruito, non avrebbe bisogno del colore. E' una specie di abbellimento, serve come attrattiva. La prima cosa che si vede, di un quadro, sono i colori. Se sono belli, armoniosi, il quadro ci guadagna."
Che importanza ha il soggetto?
"E' relativo. Un incidente. Qualsiasi soggetto, se realizzato a regola d'arte, può dare vita a un quadro compiuto."
Lei ha dipinto parecchi autoritratti? Perchè?
"Aiuta molto il pittore nella realizzazione della figure, che è un esercizio pittorico molto importante, la base stessa della rappresentazione. Inoltre si ha, con poca fatica, un soggetto a portata di mano e di specchio; infine, il fatto di documentare il proprio aspetto attraverso il tempo, ha la sua importanza."
Si può realizzare un quadro di fantasia?
"E' possibile dipingere senza il soggetto sott'occhio, ma è molto rischioso. Il vero è la base e la fantasia, se non è adeguata al vero, si smarrisce."
La sua pittura è "astratta"?
"Non è astratta…o meglio, tutta la pittura è astratta, perchè realizzata con la propria immaginazione."
Quanto è importante la cultura, per un pittore?
"E' molto importante. Aiuta nelle idee e nella realizzazione, anche se si può dipingere lo stesso, ma manca qualcosa."
Come giudica la situazione dell'arte a Varese?
"Si conosce ben poco. Siamo – pare – in centinaia, ma sembriamo ombre che lavorano: si realizzano opere, ma non si espongono."
Quanto pesa, per un pittore, rimanere nell'ombra?
"Questo è un argomento capitale. Un pittore che lavora e che pensa di fare bene, se non trova corrispondenza, è una cosa molto dolorosa. Le autorità dovrebbero riflettere sul dolore di un pittore che lavora, realizza e resta ai più sconosciuto."
La letteratura, che parte ha nella pittura?
"Non dovrebbe averne nessuna. La pittura è sufficiente a se stessa, è sufficientemente poetica e non ha bisogno di altra poesia. Un Tiziano lo guardi, lo ammiri, è tanto bello che ti toglie il fiato, senza sapere perchè. Anche il soggetto, scompare. Interviene in un secondo momento, ma non aggiunge nulla. Guardi Picasso! C'è solo rappresentazione, di forme sempre nuove e interessanti. La letteratura non c'entra nulla."
Tiziano, Picasso…, vorrei da lei un giudizio sintetico su altri grandi della pittura: cominciamo da Rembrandt…
"E' grande e unico per la sua umanità, per la vita che c'è dentro. Nei ritratti, insuperabile, quanto a penetrazione psicologica."
Caravaggio?
"Di nuovo unico, nel suo genere. E' un verista, che non ha guardato al Rinascimento, ma alla realtà, inaugurando un genere nuovo e moderno di pittura. Eccezionale, per la sua epoca."
Gli impressionisti?
"Hanno avuto il loro momento, hanno superato il tenebroso Ottocento, con l'aria e la luce. Hanno interpretato la vita moderna, di tutti i giorni. Indigesti e respinti agli inizi, poi si sono affermati sul bitume ottocentesco."
Paul Cézanne?
"Parte dall'Impressionismo, ma non si accontenta e vuole perfezionare la nuova visione con la sua ossessione per la forma. Mai contento, ma credo abbia raggiunto il suo scopo."
E Van Gogh, da lei ritenuto un "santo"?
"Un pittore coltissimo, un genio. I suoi disegni sono perfetti, stanno alla pari con quelli di Leonardo. Il suo modo espressivo di rappresentare il vero non fu capito subito, ma Van Gogh era conscio della sua grandezza, sapeva che in tanti lo avrebbero seguito. Lui, Cézanne e Gauguin sono i tre santi della pittura, per la dedizione assoluta che ci hanno messo, da veri apostoli."
Torniamo alla sua, di storia: com'è capitato a Varese?
"Mia moglie era residente a Varese. Qui ci siamo trasferiti, da Milano, 25 anni fa."
Varese, le piace?
"E' la Città Giardino, la Svizzera è vicina, ma intellettualmente è piuttosto povera. Provinciale."
Come valuta le mostre al Castello di Masnago?
"Non saprei. Nessuna mostra è stata degna di ricordo."
Quali occasioni offre Varese oggi a un pittore?
"Poche. Il Comune fa poco, un tempo vi erano cinque o sei gallerie, almeno, ma hanno chiuso perchè c'era scarsa preparazione."
Vanadur, perchè dipinge?
"Non c'è risposta. Perchè ho sempre dipinto. E' il mio piacere, sono nato per questo lavoro. Sinchè avrò possibilità intellettuali, andrò avanti, sperando in opere di buon livello."
Nel dipingere, conta più l'occhio o il pensiero?
"Ambedue. Ma essendo un lavoro intellettuale, stanca molto, come tutti i lavori intellettuali, anche se non è mai noioso."
Che ci fa un Armeno in Italia?
"Sono venuto in Italia per studiare. Avevo 14 anni, ci sono rimasto con gran piacere, nel paese più bello del mondo. Sono fortunato, ringrazio l'Italia."
E Venezia? Che rapporto ha con Venezia?
"E' la mia città del cuore. Ci sono stato in collegio, è una città d'arte, dove tornavo almeno una volta all'anno. Mi sarebbe piaciuto vivere e morire a Venezia!"
Ama tutta la pittura?
"Sia classica che moderna, purchè buona. Ho potuto visitare i grandi musei, sono soddisfatto."
Cosa sarebbe diventato, se si fosse dedicato totalmente alla pittura?
"Avrei fatto delle cose importanti. Le qualità ci sono, ma non mi sono potuto applicare completamente, ad esempio con dei modelli e un vero studio. Ho cercato, comunque, di migliorarmi sempre e di evitare la cattiva pittura."
Dove va, a 95 anni, Vanadur?
"Ogni quadro aggiungo qualcosa di nuovo, sempre: nei colori, nella composizione. Potessi compiere 200 anni, forse arriverei al capolavoro."