Gli svarioni delle matricole – Facoltà di Lettere di Ca' Foscari, 30 gennaio scorso, 830 matricole affrontano l'esame d'accesso. I bocciati sono il 44%. Il motivo? La sezione di ortografia dei test era zeppa di errori di grammatica e sintassi: confusione tra "dà" e "da", doppie, accenti, apostrofi messi a caso. E anche la coniugazione dei verbi ha dato problemi (con il sempre meno noto "tempo delle congetture", il congiuntivo) così come il riconoscimento degli elementi della frase. Ciliegine sulla torta: un'uomo (sic) oppure il passato remoto del verbo cuocere; il risultato è stato la fantasia al potere: io cucinai… Il crollo arriva con "ad hoc" che diventa "d.o.c". Per non parlare del settore in cui le carenze sono più marcate: la comprensione testuale. Studenti che ignorano il significato di «maliardo», o che restano interdetti di fronte a una «questione di lana caprina». E così la strada è tutta in discesa (verso il baratro, s'intende) e magari ci si ritrova con la laurea in tasca e senza saper scrivere un curriculum o capire un testo.
Quando il futuro ci rimette le penne – Se è vero che la
scuola media inferiore e superiore non sviluppa più le competenze di riflessione sulla lingua, l'Università si vede costretta a correre ai ripari. E davanti al desolante panorama, fatto di sostantivi storpiati e sintassi sballata, qualche Ateneo propone di accollarsi il lavoro di alfabetizzazione. Per contrastare gli strafalcioni, il "primo soccorso linguistico" prevede anche corsi di recupero della lingua italiana di 25 ore, somministrati prima dell'avvio dell'anno accademico. Ma se è chiaro che in 25 ore non si può imparare quello che in 13 anni di scuola si è ignorato, desta maggior preoccupazione il fatto che una fetta considerevole di fondi venga dirottata per tamponare una situazione al limite dell'analfabetismo a danno dei pur magri sussidi per borse di studio a favore di studenti meritevoli, dottorati, assegni di ricerca. Come se tutto ciò non bastasse, è ormai noto che, nel primo anno, un quinto delle matricole abbandona gli studi, tant'è che la percentuale di laureati da noi è tra le più basse dei paesi Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Da brivido anche la percentuale dei fuori corso: 40,7%. Sorge spontanea la domanda: che cosa viene studiato in cinque anni, dagli allievi della scuola media? L'Università si sta forse trasformando da luogo d'eccellenza a ricovero del "recupero dell'ultima ora"?
Zippato – E allora spuntano come funghi pre-corsi di inglese, matematica, ma anche storia dell'arte, scienze biologiche e via di questo passo (a Milano, Torino, Firenze, Roma e Venezia ci sono esperienze di corsi già consolidate). A Varese, del resto è già attivo da tre anni un corso di 20 ore di "Scrittura di base – Analisi e costruzione di testi" sottoposto alle matricole della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università dell'Insubria. Gli studenti vengono accompagnati in un percorso alla scoperta delle funzioni delle parole, delle regole, della logica sottesa ad ogni forma di comunicazione. Chi volesse iscriversi ha tempo ancora fino al 2 settembre 2009. L'iscrizione deve essere effettuata utilizzando l'apposita procedura on line (www.uninsubria.it/web/precorsi). Altro corso pre-universitario è quello sul "Metodo di Studio", della durata di 10 ore, per facilitare l'inserimento universitario favorendo l'acquisizione di un metodo di studio idoneo.
L'unione fa la forza – Tutto questo all'indomani della firma del Protocollo di Intesa tra MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell'Arte). Un documento praticamente ignorato da qualsiasi organo di stampa o mezzo di comunicazione. Il protocollo, considerato che "la crescita culturale dei giovani rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo di ciascun individuo nonché l'elemento fondamentale per l'accesso alla società e al mondo del lavoro", evidenzia come sia necessario attivare ogni opportuna forma di collaborazione con gli Istituti e le Associazioni professionali impegnate nella formazione dei docenti e nella ricerca educativa, al fine di operare una riflessione comune sui contenuti disciplinari e sulle metodologie di insegnamento, e di ottimizzare gli standard qualitativi degli interventi formativi. Il Protocollo, in buona sostanza, vede impegnati i due fronti del MIUR e delle sezioni provinciali ANISA nello scambio di iniziative, materiali ed esperienze didattiche e formative. L'unione fa la forza o "io, speriamo che me la cavo"?