Milano si prepara a rendere omaggio a un suo grande concittadino: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio con una mostra a Palazzo Reale che si aprirà proprio il 29 settembre 2017, giorno della nascita del grande artista, e durerà fino al 28 gennaio 2018.
La Mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale, Mondo Mostre Skira con la collaborazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la partnership del Gruppo Bracco. La curatrice è Rossella Vodret, coadiuvata da un comitato scientifico di alto livello.
E' prevista l'esposizione di 18 capolavori di Caravaggio (forse 21, se si sbloccherà il prestito di tre opere conservate a Roma) provenienti dai più importanti Musei del Mondo, tra i quali il Metropolitan di New York, la National Gallery di Londra, il Wadsworth Atheneum of Art di Hartford, il Detroit Institute. Opere che per la prima volta in assoluto saranno affiancate da immagini radiografiche per permettere ai visitatori di scoprire, attraverso un uso rivoluzionario degli apparati elettronici il percorso dell'artista dalla sua ideazione alla vera e propria realizzazione finale.
L'operazione condotta dal Gruppo Bracco consentirà al pubblico, attraverso apparati multimediali, di condividere le diverse fasi della ricerca, confrontando in sequenza gli interventi dell'artista, le stratificazioni di colore, comprese le famose incisioni fatte con la punta di pennello, che partendo dal suo originario pensiero creativo, conducono, attraverso il susseguirsi delle fasi di lavorazione, al prodotto finale.
Ma non si tratta solo di ricerche tecnico scientifiche. Parallelamente, sono state eseguite nuove ricerche documentali che hanno soprattutto cercato di chiarire la datazione di alcune opere giovanili, e avere maggiori informazioni circa i periodi della vita del Merisi che restano ancora in ombra. Ad esempio, il periodo che va dal 1588 al 1596, otto anni, di cui rimane solo un atto notarile datato 1592, sottoscritto a Milano.
Entrare dentro Caravaggio può essere affascinante. Ma si tratta di un'operazione dissacrante? Bisognerebbe lasciare in pace l'artista, non rivelare i suoi trucchi? Forse, ma con Caravaggio non c'è pericolo di banalizzare la sua opera. Al contrario, più si va a fondo nella ricerca più si scoprono nuove doti inventive di un artista che spesso non è stato compreso in modo autentico.
Qualcuno ricorderà che alla sua epoca gli si rinfacciava di "non sapere né di piani né di prospettive" e di lavorare senza alcun disegno preparatorio, creando le scene per sovrapposizione, dipingendo prima le figure sul fondo poi quelle più ravvicinate fino ai primi piani. Oggi, le ricerche tecnologiche ci confermano che Caravaggio lavorava anche su disegni, almeno nella preparazione delle opere giovanili.
Certamente ricorreva a dei trucchi, spinto dalla necessità, per poi adottarli come soluzione stilistica, quando si rendeva conto del loro effetto. Come quando iniziò a dipingere la Cappella Contarelli dopo aver sottoscritto un contratto che lo obbligava a concludere i lavori entro un anno. Il tempo era molto limitato ma accettò egualmente perché era ben pagato e trovò la soluzione più geniale: sfondo nero su cui aggiungere con parsimonia le varie parti in luce, con toni chiari e mezze ombre. In pratica, evitava di realizzare corpi interi ma solo le parti visibili di essi.
E anche sui suoi ripensamenti non c'è molto da stupirsi. Ad esempio, è emerso che nel San Giovannino aveva intenzione di inserire un agnello, simbolo significativo dell'opera, che però non lo soddisfaceva. Dall'esame radiografico, ci si rende conto che tentò di dipingerlo più volte in punti diversi del quadro ma alla fine si arrese. E San Giovannino, che doveva guardare verso l'agnello, ha gli occhi "persi" nel vuoto…
Tutte le analisi scientifiche svolte potranno naturalmente essere viste e apprezzate anche dal pubblico che accanto all'originale potrà vedere la sua radiografia. Questo voyeurismo tecnico si giustifica, come dicevamo sopra, dal grande desiderio di arrivare all'origine del suo processo creativo. Pia illusione, per fortuna, perché il genio sfugge a ogni tentativo di smascherarlo, essendo sempre un passo oltre, in una zona dove il comune mortale deve fermarsi solo per ammirare e stupirsi.