Design Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/design-arte/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 01 Nov 2024 09:21:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Design Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/design-arte/ 32 32 Materia e forma https://www.artevarese.com/materia-e-forma/ https://www.artevarese.com/materia-e-forma/#respond Fri, 01 Nov 2024 09:21:09 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75802 Milano – Da sempre i metalli hanno esercitato un’influenza significativa sul genere umano. Nella storia, nel corso delle sue epoche, i metalli hanno contrassegnato di volta in volta lo sviluppo e l’evoluzione della vita dell’uomo. E’ partendo da questo elemento chimico che conduce l’elettricità, dotato di lucentezza, malleabile e duttile, capace di riflettere con efficacia […]

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Milano – Da sempre i metalli hanno esercitato un’influenza significativa sul genere umano. Nella storia, nel corso delle sue epoche, i metalli hanno contrassegnato di volta in volta lo sviluppo e l’evoluzione della vita dell’uomo.

E’ partendo da questo elemento chimico che conduce l’elettricità, dotato di lucentezza, malleabile e duttile, capace di riflettere con efficacia una porzione molto significativa della luce che lo colpisce, che Delvis Unlimited presenta dal 12 novembre alla galleria di Via Fatebenefratelli l’installazione Metallica.

Opera che sviluppa nuove forme di dialogo e simbiosi con e tra diversi talenti: Derek Castiglioni, Duccio Maria Gambi, Stefano Del Vecchio, Matteo Cibic. Un ulteriore step nella storia del brand italiano che si arricchisce del talento artistico del duo Goldschmied&Chiari, restando fedele al suo spirito di evoluzione perpetua, al suo impegno nella divulgazione dell’arte e del design.

Con la direzione creativa di  Matteo Cibic, lo sguardo dei designer si è focalizzato sulla materia, il metallo che compone il paesaggio costruito dall’uomo e nel quale l’uomo si ritrova nella sua quotidianità. Partendo dall’essenza naturale del materiale stesso, sono  passati poi all’individuazione delle tecniche di arte e disegno, artigianali o industriali.

Ogni oggetto di Metallica è un simbolo, è l’energia di un racconto che conferisce identità alle forme delle cose.

Cinque sono le interpretazioni con cui Metallica si esprime. Ciascuna riflette l’altra.  Un dialogo costante fra gli oggetti, l’ambiente e le persone che lo vivono. Questa caratteristica è un codice estetico comune nei pezzi di Metallica, una narrativa che ritroviamo nella sua essenza più pura, negli specchi ES, delle Artiste Goldschmied & Chiari.

Matteo Cibic racconta: “Il metallo diventa il mezzo attraverso cui si svelano nuovi orizzonti di design. E’ capace di condurre alla scoperta di espressioni di arte in cui l’unicità replicata in una serie limitata diventa un codice per manifestare l’esclusività di pensare ad una zona di comfort estetico assoluta” e prosegue: “Metallica rappresenta una sfida professionale, non solo personale. Un’evoluzione del pensare il design combinato all’arte. Quando sono stato chiamato da Stefano del Vecchio, Ceo di Delvis, e dal suo team per una nuova installazione nella galleria di Milano ho pensato che tornare alle origini dei lavori di Delvis Unmilited fosse un tributo necessario per raccontare la storia di un brand così innovativo. Il metallo è stato sin dal debutto introdotto nelle collezioni Delvis Unlimited, come se fosse un termoconduttore dell’animo di questo territorio estetico atipico presidiato da design e arte. Ecco che coinvolgere le prime opere di Stefano del Vecchio, imprenditore dietro il quale Delvis sviluppa la sua attività, creando un dialogo con designer innovativi e osservati dal panorama internazionale come Derek Castiglione e Duccio Maria Gambi mi sembrava una giusta  evoluzione di questo progetto, che si arricchisce del talento artistico del duo Goldschmied&Chiari, capace di interpretare l’arte in una visione più tratteggiata sul design”.

La mostra, nella sede della galleria in via  sarà visitabile sino al 15 marzo. Orari al pubblico: 10-14/15-19 da martedì a sabato.

 

 

 

 

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Progetto My Miamina, ecco i premiati https://www.artevarese.com/progetto-my-miamina-ecco-i-premiati/ https://www.artevarese.com/progetto-my-miamina-ecco-i-premiati/#respond Fri, 25 Oct 2024 09:06:13 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75896 Gallarate – Annunciati gli studenti premiati nell’ambito del progetto creativo di textile design My Miamina, promosso da Saporiti Italia e MA*GA di Gallarate (VA) in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, che ha coinvolto 50 studenti dell’accademia milanese nella rielaborazione del tessuto dell’iconica seduta Miamina. (©Stefano-Anzini) Tre i vincitori: Nurys Mini (indirizzo Decorazione) […]

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Gallarate – Annunciati gli studenti premiati nell’ambito del progetto creativo di textile design My Miamina, promosso da Saporiti Italia e MA*GA di Gallarate (VA) in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, che ha coinvolto 50 studenti dell’accademia milanese nella rielaborazione del tessuto dell’iconica seduta Miamina. (©Stefano-Anzini)

Tre i vincitori: Nurys Mini (indirizzo Decorazione) con il progetto Tracce, Ying Lin (indirizzo Pittura) con Accolto e Valentina Achilli (indirizzo Pittura) con Mio blu (da Erotica, 1981).
Due le menzioni speciali assegnate ai progetti L‘uccello che mangiò il cielo della studentessa Daria Mikhailova (indirizzo Pittura) e F.T. II di Alice Zeni (indirizzo Pittura).

Ai primi tre classificati Saporiti Italia assegna una borsa di studio di €1.000, mentre il MA*GA dona un anno di membership AMICI del MA*GA Young. Gli elaborati vincitori sono stati utilizzati per realizzare tre esemplari unici delle sedute. Tutte le 50 riedizioni del tessuto della Miamina ideate dagli studenti dell’Accademia di Brera sono presentate al Museo MA*GA
di Gallarate sino al 27 ottobre in occasione delle mostre in corso Arte e design. Design è arte e HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate, di cui Saporiti Italia è Main Partner.

I progetti premiati sono stati selezionati dalla commissione nominata dagli enti promotori che ha valutato le rielaborazioni più interessanti del tessuto della seduta, elemento formale e strutturale chiave della Miamina, tenendo conto dell’originalità, della qualità tecnica e
poetica, del grado di innovazione e ricerca di nuove soluzioni progettuali legate all’identità della seduta. L’obiettivo del progetto creativo My Miamina è quello di valorizzare la qualità progettuale che contraddistingue la produzione italiana legata al mondo dell’arte e del design attraverso la relazione tra arte, design ed educazione, rispettivamente rappresentati dai tre soggetti coinvolti.
Gli studenti sono stati accompagnati in un percorso formativo con momenti propedeutici, visita alle collezioni del Museo MA*GA e all’archivio Saporiti Italia per arrivare a ideare una loro personale reinterpretazione del tessuto della seduta, fondamentale elemento formale e strutturale della Miamina. Presentata per la prima volta nel 1983 nello showroom Saporiti Italia di Miami, città dalla quale prende il nome, la seduta Miamina ha ricevuto la menzione d’onore al Premio Compasso d’Oro nel 1985. La prima edizione viene realizzata con una serie di tessuti, creati appositamente da Ottavio e Rosita Missoni,amplificando il rapporto fra arte, architettura e design attraverso l’uso del colore. Negli anni, il tessuto della seduta è stato disegnato e rielaborato da Guido Pasquali, Gegia Bronzini e molti altri ancora.
Più di recente, nell’ottobre 2023, la Miamina è stata protagonista della mostra “Art Colors Design” all’ADI Design Museum di Milano sia nelle versioni storiche, sia in una edizione speciale di 20 pezzi unici “Twenty Cities” dedicati alle “città Saporiti” con originali teli e ricami creati dall’artista tessile FoscaMilano. In occasione della Milano Design Week 2024, è stata presentata a Palazzo Lombardia – all’interno della straordinaria struttura piramidale che sarà inviata a fine anno da EV-K2-CNR in Nepal al Campo base per le ascensioni al monte Everest e al K2 – nelle versioni rielaborate dagli studenti del Dubai Institute of Design and Innovation e di POLI.design Milano – risultati del progetto “Saporiti Design Experience” – accanto alla Miamina EV-K2-CNR disegnata nel 1990 da Bob Noorda.

“L’arte ha avuto sempre un importante ruolo di stimolo e di ispirazione per la Saporiti Italia. – afferma Raffaele Saporiti, presidente e amministratore delegato di Saporiti Italia S.p.A. – Dall’inizio degli anni 2000 l’arte è diventata un vero e proprio obiettivo di progettazione per la Saporiti Italia, con la creazione del progetto “Inside Art” che ha l’obiettivo di creare oggetti concepiti in funzione degli spazi dell’arte. Inside Art ha portato a ideare e costruire oggetti per spazi quali il museo MA*GA, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Museo del ‘900, OGR Torino, Biennale di Venezia, MAN Nuoro, Shanghai Art ed altri ancora”. “Inside Art – conclude Saporiti – ha dunque per noi un importante valore “tecnico”, ma ha un ancor più importante valore “culturale e sociale”, perché ci permette di comunicare le nostre attività di design
sostenendo al tempo stesso i luoghi dell’arte e della cultura. Siamo veramente grati al Museo MA*GA e all’Accademia di Belle Arti di Brera per questa collaborazione che, attraverso il coinvolgimento degli studenti, rappresenta per noi un’occasione straordinaria per confrontare nuovamente i processi e i metodi del design con le prospettive innovative e visionarie dell’arte”.

“Il progetto My Miamina si inserisce in una fruttuosa collaborazione pluriennale tra MA*GA e Saporiti Italia, due eccellenze del territorio lombardo, a dimostrazione di quanto sia fondamentale, oggi, promuovere le relazioni tra arte e impresa all’insegna dei valori di innovazione, sostenibilità e inclusività” – commenta Emma Zanella, direttrice del MA*GA -. “Questa partnership virtuosa si arricchisce oggi con l’intervento dell’Accademia di Brera, che rappresenta per noi l‘alleato migliore per valorizzare la qualità progettuale che contraddistingue la ricerca e produzione italiana legata al mondo dell’arte e del design.”

“Siamo entusiasti della collaborazione con Museo MA*GA e Saporiti Italia che hanno scelto l’Accademia per realizzare un progetto educativo e creativo che mostra non solo l’ottima sinergia fra pubblico e privato ma diventa laboratorio formativo di ricerca, contemporaneità e interdisciplinarità per gli studenti”, ha detto Dany Vescovi, docente e responsabile del progetto per l’Accademia di Brera.

I progetti premiati

Tracce di Nurys Mini (indirizzo Decorazione) è stato realizzato utilizzando la tecnica della cianotipia su stoffa, un antico metodo di stampa fotografica caratterizzata dal tipico colore blu di Prussia. Diversi tessuti sono stati utilizzati come negativi per creare un gioco di sovrapposizioni, tracce e trasparenze. Queste immagini sono state rese visibili tramite l’esposizione della stoffa sensibilizzata ad una fonte di luce ultravioletta. Su queste forme morbide è stato poi creato un contrasto attraverso un ricamo di colore rosso.

Accolto di Ying Lin (indirizzo Pittura) nasce da una riflessione sulla sedia come oggetto comune e quotidiano, pensato per offrire momenti di riposo oppure di condivisione. La seduta è caratterizzata da elementi circolari che rimandano alla convivialità, ai bambini seduti in cerchio o al tavolo circolare orientale, intorno al quale ci si riunisce per mangiare. Al progetto sono infatti associate delle piccole ciotole in ceramica.

Mio blu (da Erotica, 1981) di  Valentina Achilli (indirizzo Pittura) ricama sul tessuto della seduta le parole della poesia “Mio blu” di Ghiannis Ritsos, che racconta la relazione tra due
amanti che si sentono compresi e contenuti l’uno dall’altro. Il progetto si ispira infatti ai concetti di cura e accoglienza. La Miamina si trasforma così in un “bagno di parole”, termine con cui lo psichiatra francese Didier Anzieu indica una componente importante dello sviluppo infantile, cioè quel fenomeno per il quale il suono della voce della madre, insieme alla manipolazione e alla componente tattile, creano una sorta di “involucro” che permette al bambino di sentirsi contenuto, e di maturare piano piano la consapevolezza di avere un “limite” corporeo; di percepire la distinzione tra ciò che “io sono” e tutto ciò che è “altro da me”.

Le due menzioni speciali

Il primo progetto,  L’uccello che mangiò il cielodella studentessa Daria Mikhailova (indirizzo Pittura)  è pensato per funzionare in maniera bidimensionale e tridimensionale. Sul lato posteriore della sedia è stato dipinto un uccello, mentre sul lato anteriore un cielo. Quando la sedia è chiusa, i quattro angoli posteriori di colore porpora si uniscono nel comporre il becco di un uccello: nel movimento di chiusura, quindi, la sedia si trasforma in un uccello che inghiotte il cielo, per simboleggiare la forza distruttiva della natura umana.

Il secondo,  F.T. II di Alice Zeni (indirizzo Pittura) utilizza la tecnica dell’olio su tela per realizzare un’immagine non definita, che propone una visione diversa, più lenta e riflessiva. Il lavoro della studentessa attinge da una ricerca fotografica alterata, rielaborata in un secondo tempo anche in fase pittorica e il progetto, quindi, è il risultato di una manipolazione doppia (in fase fotografica prima e in quella pittorica dopo).

 

 

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Il design protagonista al MA*GA https://www.artevarese.com/il-design-protagonista-al-maga/ https://www.artevarese.com/il-design-protagonista-al-maga/#respond Sat, 12 Oct 2024 14:00:07 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75788 Gallarate – Per cinque mesi, il design italiano sarà l’assoluto protagonista al MA*GA. Da domani, 13 ottobre, al 2 marzo 2025, due percorsi espositivi, ma complementari raccontano la storia gloriosa e il futuro prossimo di un linguaggio che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere l’Italia nel mondo: ARTE E DESIGN. DESIGN È ARTE e HYPERDESIGN. […]

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Gallarate – Per cinque mesi, il design italiano sarà l’assoluto protagonista al MA*GA. Da domani, 13 ottobre, al 2 marzo 2025, due percorsi espositivi, ma complementari raccontano la storia gloriosa e il futuro prossimo di un linguaggio che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere l’Italia nel mondo: ARTE E DESIGN. DESIGN È ARTE e HYPERDESIGN.

Arte e design. Design è arte, da un progetto di Philippe Daverio, a cura di Emma Zanella, Vittoria Broggini e Alessandro Castiglioni, è la grande mostra dedicata alla storia del Design italiano: un’avventura di instancabile innovazione e sperimentazione, in costante dialogo con le arti visive. Il design viene analizzato nella sua forma di fenomeno complesso e, come definito da Daverio stesso, “ambiguo”, perché risponde contemporaneamente a una serie di questioni culturali, economiche, sociologiche ma anche autoriali ed estetiche, che si sovrappongono e intrecciano in modo unico. L’allestimento è suddiviso in cinque sezioni, quasi si trattasse di cinque capitoli di uno stesso libro, arricchito da una premessa e da una postfazione. E’ introdotta da un omaggio al saggio di Philippe Daverio “Il Design nato a Milano: storia di ragazzi di buona famiglia”, da cui hanno preso le mosse le scelte estetiche di questa mostra, con una serie di poltrone di Gio Ponti, Luigi Caccia Dominioni, Marco Zanuso, affiancata dal ritratto della famiglia Ponti dipinto da Massimo Campigli. L’esposizione si completa e idealmente si chiude con gli anni novanta, lasciando a HYPERDESIGN, l’analisi di ciò che accade nel XXI secolo. Un’ultima riflessione, una sorta di postfazione lega le due mostre. Si tratta di Under Attack, un’opera interattiva di Ennio Bertrand, artista pioniere dell’arte digitale in Italia, in cui il pubblico può intervenire e sviluppare le proprie riflessioni sul tema dell’attacco alle Twin Towers di New York dell’11 settembre 2001.

HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate,

curata da Chiara Alessi, è riservata invece ai progetti e ai processi del design dopo gli anni zero intorno ad alcuni dei temi cruciali del nostro presente: sostenibilità e ambiente, sicurezza e lavoro, inclusività e relazione. Tra i designer italiani della nuova generazione, c’è Odo Fioravanti, di cui vengono esposte delle sedute in polistirolo riciclato oppure ottenute da scarti di lavorazione. Un’altra significativa novità con cui fa i conti il design nel nuovo millennio riguarda i materiali della progettazione. Esemplare a tal proposito, è l’esperienza di Formafantasma, che ha trovato possibilità tecniche ed estetiche inaspettate offerte dai polimeri naturali estratti da piante, come nella serie Botanica, o da derivati animali, o ancora sul legno e i suoi scarti, sul materiale lavico e sui polimeri biodegradabili nella produzione di arredi. La mostra dà poi conto di progetti in cui il design incontra discipline come l’antropologia, la psicologia, o si trova ad analizzare il contesto dove determinate soluzioni possono trovare una realizzazione, interloquendo direttamente con l’utenza. Ad esempio, la Maidan Tent, la “piazza” coperta destinata ai migranti del campo profughi di Ritsona (Grecia) crea uno spazio comune polifunzionale in cui è possibile non solo avere un rifugio d’emergenza ma condividere e socializzare attività ed esperienze, organizzare eventi culturali, forum di discussione e molte altre attività nell’ottica di superare alcuni traumi da isolamento.

L’intero spazio espositivo che accoglie le due mostre è trasformato dall’intervento di Parasite2.0, agenzia di progettazione attenta allo sviluppo delle dinamiche socioculturali, che per il MA*GA ha studiato uno spazio attivo, parlante, che supera la dimensione domestica e si propone come una serie di ambienti sotto forma di cantiere in perpetuo divenire.

Ad accompagnare le due esposizioni, un ricco public program con conferenze ed incontri con i nomi più autorevoli del panorama del design attuale. Le tappe fondamentali della rassegna storica ideata da Daverio saranno approfondite in cinque incontri domenicali a cura di Emma Zanella, Alessandro Castiglioni, Vittoria Broggini e Lorena Giuranna e Francesca Chiara; in collaborazione con l’Ordine Architetti di Varese, il programma Dialoghi di Design ben noto al pubblico del MA*GA propone cinque appuntamenti serali del giovedì dedicati a storiche aziende e studi che hanno fatto la storia del design in Italia e nel mondo.

Per le famiglie, il Museo propone una serie di laboratori alla scoperta degli aspetti più curiosi e divertenti del design: il 3 novembre alle 15 con il primo degli appuntamenti domenicali di Ludod’Arte, attività di visita e gioco in uno spazio appositamente allestito con una selezione di giochi d’autore e produzioni di design dedicati ai più piccoli. Tre domeniche sono invece dedicate ai laboratori Smonta e rimonta, dove alcuni degli oggetti in mostra verranno osservati e reinterpretati creativamente. Tutte le attività sono a partecipazione gratuita, sostenute nell’ambito del progetto “Esordi – leggere, riconoscere e accogliere le nuove domande d’aiuto”.

Con l’avvio delle due mostre prende corpo anche il Patto per le Arti, l’accordo strategico tra cultura e impresa nato all’inizio del 2024 in collaborazione con Confindustria Varese. Numerose le aziende che sostengono le mostre in qualità di Partner – Confindustria Varese, Lamberti S.p.A., SEA S.p.A., Yamamay, Camal Le vie del Cotone, Valore BF – Special partner –  A&A – Albè Associati Studio Legale, Banca Popolare di Sondrio – e Main partner – Missoni S.p.A, Ricola, Saporiti S.p.A .

Le esposizioni saranno visitabili sino al 2 marzo. Orari: da martedì a venerdì 10 – 18, sabato – domenica 11 – 19.

 

 

 

 

 

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“Origin of Simplicity. 20 Visions of Japanese Design” https://www.artevarese.com/origin-of-simplicity-20-visions-of-japanese-design/ https://www.artevarese.com/origin-of-simplicity-20-visions-of-japanese-design/#respond Wed, 05 Jun 2024 11:07:55 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74505 Milano – L’aurea della semplicità aleggia in “Origin of Simplicity. 20 Visions of Japanese Design”, mostra concepita dalla curatrice Rossella Menegazzo, esperta di storia dell’arte giapponese dell’Università degli Studi di Milano con progetto di allestimento e progetto grafico di Kenya Hara, come una foresta dove passeggiere meditando, in corso presso ADI Design Museum a Milano, […]

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Milano – L’aurea della semplicità aleggia in “Origin of Simplicity. 20 Visions of Japanese Design”, mostra concepita dalla curatrice Rossella Menegazzo, esperta di storia dell’arte giapponese dell’Università degli Studi di Milano con progetto di allestimento e progetto grafico di Kenya Hara, come una foresta dove passeggiere meditando, in corso presso ADI Design Museum a Milano, che nel 1954 istituì lo storico premio Compasso d’Oro.

Le oltre 150 opere in mostra, alcune delle quali mai presentate prima, danno vita a consonanze che spaziano dalle tradizionali sapienze artigianali sino ai tratti più innovativi del design giapponese, comunque unite da filosofie appartenenti al buddhismo Zen e al pensiero animista Shintoista.

In uno spazio temporale compreso tra i primi anni Sessanta del Novecento sino ai giorni nostri, si scorge come la componente manuale si sia uniformata alle nuove tendenze tecnologiche e ingegneristiche, pur mantenendo una predilezione per i materiali naturali quali legno, carta, metallo, ceramica e specifici componenti tessili.

Degli oltre cento designer presenti, i cui lavori risultano tutti degni di attenzione, nomineremo i delicati intrecci che compongono la lampada ideata da Mayuhana Goben dove la luce nel suo diffondersi emana multidirezionali trame luminose .

Posta a soffitto, la lumiera di Mendori, Iseen Miyake rimanda alle sinuose spirali delle conchiglie marine.

La poltrona “Rose chair” di Masanori Umeda composta da un susseguirsi di petali rosso porpora, lascia intendere la possibilità di una soave arrendevolezza.

Ad accogliere la preziosità di minuscoli monili è l’ovale cassettiera in legno di Shunij Kurimori capace di concentrare in sé tradizione manuale e innovativo design.

“Origin of Simplicity. 20 Visions of Japanese Design” – Milano – ADI Design Museum, Piazza Compasso d’Oro 1. Fino al 9 giugno. Orari: lunedì-domenica 10,30-20. Chiuso il venerdì.

Mauro Bianchini

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“L’Alfabeto Cosmogonico” di Nanda Vigo https://www.artevarese.com/lalfabeto-cosmogonico-di-nanda-vigo/ https://www.artevarese.com/lalfabeto-cosmogonico-di-nanda-vigo/#respond Fri, 14 Apr 2023 07:00:45 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69834 Ascona – E’ la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936-2020), quella ospitata al Museo Comunale d’Arte Moderna. La mostra dal titolo Alfabeto Cosmogonico a cura di Alberto Fiz analizza l’intero percorso creativo dell’artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua […]

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Ascona – E’ la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936-2020), quella ospitata al Museo Comunale d’Arte Moderna. La mostra dal titolo Alfabeto Cosmogonico a cura di Alberto Fiz analizza l’intero percorso creativo dell’artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua creatività.

Il percorso, suddiviso per aree tematiche, si apre con una sezione dedicata all’architettura e per la prima volta vengono riscostruiti, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Architettura di Mendrisio (hanno lavorato su disegni originali),  due progetti concepiti rispettivamente nel 1959 e nel 1965 come le Torri cimiteriali (in questo caso, il cimitero si sviluppa in altezza creando le “Twin Towers per i defunti”, come ha affermato Nanda Vigo) e il Monumento per i morti del Vajont, fondamentali per comprendere la sua ricerca successiva. Una serie di documenti video e fotografici illustrano alcuni dei suoi progetti più famosi come la Zero House (1959-1962), la prima delle sue architetture immersive o Scarabeo sotto la foglia (1965-1968) realizzata con Gio Ponti.

Il pubblico entra quindi in relazione con la sua indagine più famosa, quella della fine degli anni Cinquanta legata alla “cronotopia” che rappresenta la fusione del tempo (cronos) con lo spazio (topos) attraverso la luce. Per realizzare i Cronotopo, Nanda Vigo si serve di forme semplici: una struttura quadrangolare di metallo, entro cui inserisce lastre di vetri industriali che filtrano la luce. Quando questa attraversa i vetri, in maniera differente a seconda del momento della giornata (tempo) e dell’angolo con cui vengono colpiti (spazio), generano sensazioni di mutazioni, impressioni incerte di spazio e luminosità diversamente percepibili, capaci di trasportare il visitatore in un’altra dimensione. In mostra, s’incontrano cinque Cronotopo, oltre all’Ambiente Cronotopico del 1968 di oltre due metri e mezzo che consente di vivere un’esperienza immersiva: “La luce va e non ha dimensione e si può viaggiare lontano”, ha scritto a tal proposito Nanda Vigo che ha sempre concepito la sua ricerca in chiave ambientale.

 Uscendo dalla sala dedicata alla “cronotopia” si entra in uno spazio dove il dinamismo della luce passa attraverso i Deep Space, realizzati tra il 2010 e il 2015, opere radianti o direzionali in vetro specchiato con all’interno una luce blu che richiama una dimensione cosmogonica.

Non manca  una sezione dedicata ai Light Tree (1970-1985) che sviluppano un’innovativa idea di riflessione sullo spazio, dove natura e artificio trovano una nuova dinamica. I Light Tree hanno come riferimento la simbologia dell’albero e, come scrive Nanda Vigo: “radici nella terra, rami verso il cielo, figurazione logica, soprattutto se il ramo apporta la luce la cui propagazione nello spazio ci dà la formulazione matematica, l’unica non relativa”.

Salendo poi al secondo piano, il visitatore incontra la Parete Cronotopica di oltre quattro metri, realizzata per l’occasione, in grado di modificare radicalmente la percezione complessiva del museo. La Parete Cronotopica rimarrà in permanenza al Museo di Ascona arricchendo la sua collezione d’arte contemporanea.  L’opera è stata eseguita in base ai progetti di strutture modulabili di Nanda Vigo che rappresentano un aspetto fondamentale dei suoi interventi architettonici, come dimostra la presenza della Parete Cronotopica nella sua casa milanese e in quasi tutti i suoi lavori fino ai più recenti. E’ poi la volta di  Genesis Light, del 2006 e 2007, opere in cristallo nero e neon rosso che evocano, con infiniti rimandi, il cosmo e la sua simbologia.

In questa ampia disamina sul lavoro di Nanda Vigo la rassegna analizza in maniera approfondita il rapporto profondo che lega l’artista col mondo del design e in quest’occasione viene creato un vero e proprio spazio abitabile dove si ritrovano le sue creazioni più famose, tra cui il Mobile Cronotopo (1974) o la Golden Gate (1969), la sua lampada più celebre con la luce fluorescente che sembra scaturire direttamente dall’acciaio cromato. Tra gli altri oggetti iconici, la Due Più (1971) dove la seduta e gli schienali in pelo di Mongolia appaiono quasi sospesi dalla struttura in tubolare di acciaio o il lampadario Stars Fell on Alabama (2019) che strizza l’occhio alla musica jazz.

Uscendo dallo spazio dedicato al design, lo spettatore si trova di fronte ai Goral (nella filosofia buddista rappresenta la luce della creazione e nella religione ebraica il destino scelto da noi), due imponenti obelischi della contemporaneità realizzati nel 2015 che custodiscono al loro interno segnali luminosi che evocano universi immaginari.

Un percorso circolare, che si conclude con l’opera che ne dà il titolo Alfabeto Cosmogonico (anni ’80) con una serie di strutture trapezoidali di differenti dimensioni ricoperte di specchi. Le opere, in base alla loro disposizione, riflettono l’ambiente circostante che diventa parte integrante dell’installazione creando un linguaggio misterioso. Il meccanismo percettivo è reso esplicito dalla proiezione di Venerezia, Venezia è un’illusione cosmica del 1978, un raro film realizzato da Nanda Vigo che la vede protagonista di una performance, dove elementi specchianti interagiscono sia con l’architettura della città lagunare sia con il suo corpo utilizzando il medesimo linguaggio dell’Alfabeto Cosmogonico.

“L’opera di Nanda Vigo – afferma il curatore – rappresenta per lo spettatore l’occasione di un’esperienza immersiva e totalizzante resa esplicita dal progetto espositivo proposto ad Ascona che consente una serie d’interazioni con le opere. L’artista non crea dogmi ma attiva spazi di libertà dove va incontro a una dimensione impercettibile e imponderabile che sembra connettersi con talune problematiche della filosofia e della scienza”.

La mostra che proseguirà sino al 25 giugno è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) che contiene un’esauriente documentazione dell’allestimento al Museo con saggi di Ilaria Bignotti, Alberto Fiz, Fulvio Irace, Barbara Könches, Marco Meneguzzo e dell’Archivio Nanda Vigo. Orari al pubblico: martedì-sabato, 10–12;14–17;
domenica e festivi, 10.30 – 12.30; 14-16.

 

Note biografiche

Nanda Vigo con-Lucio-Fontana alla Galleria Vinciana, 1964-ph.-Fabrizio-Garghetti

Nanda Vigo (Milano, 1936–2020) dimostra interesse per l’arte fin da giovanissima quando ha occasione di trascorrere del tempo in compagnia di Filippo de Pisis, amico di famiglia, e di osservare le architetture di Giuseppe Terragni. Dopo essersi laureata all’École polytechnique fédérale di Losanna decide di partire per l’America dove inizia un importante stage a San Francisco. Nel 1959 Vigo apre il proprio atelier a Milano. Dal 1959 frequenta lo studio di Lucio Fontana e si avvicina poi agli artisti che avevano fondato la galleria Azimut a Milano, Piero Manzoni e Enrico Castellani. In quel periodo tra viaggi e mostre in tutta Europa, Vigo conosce gli artisti e i luoghi del movimento ZERO in Germania, Olanda e Francia. Nella sua attività Vigo sviluppa un percorso interdisciplinare tra arte, design e architettura con molteplici progetti. Nel 1959 inizia la progettazione della ZERO House a Milano, terminata nel 1962. Tra il 1964 e il 1966 partecipa ad almeno tredici mostre ZERO e nel 1965 cura la leggendaria mostra ZERO avantgarde nello studio di Lucio Fontana a Milano. Tra il 1965 e il 1968 collabora e crea con Gio Ponti la casa Lo scarabeo sotto la foglia a Malo in provincia di Vicenza. Negli anni Sessanta inoltre lavora e realizza i Cronotopi, dal greco cronos (tempo) e topos (luogo). Nel 1971 viene premiata con il New York Award for Industrial Design per il suo sviluppo delle lampade (lampada Golden Gate) e nello stesso anno realizza uno dei suoi progetti più spettacolari per la Casa Museo Remo Brindisi a Lido di Spina nei pressi di Ferrara. Nel 1976 vince il 1° Premio St. Gobain per il design del vetro. Negli anni Settanta crea la serie di opere dal titolo Trigger of the Space, mentre nel 1980 realizza Alfabeto Cosmogonico. Degli anni Duemila fanno invece parte opere come Genesis, Deep Space e Galactica Sky. Scompare il 16 maggio 2020 a Milano e il 9 settembre le viene assegnato il premio XXVI Compasso d’Oro alla Carriera.

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Passato e futuro dei musei. https://www.artevarese.com/passato-e-futuro-dei-musei/ https://www.artevarese.com/passato-e-futuro-dei-musei/#respond Sat, 05 Nov 2022 08:22:38 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67923 Gallarate – Prosegue, con il quarto appuntamento la rassegna Dialoghi di Design, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese in collaborazione con la Fondazione Pio Manzù al Museo Maga. L’incontro, in programma giovedì 11 novembre alle 17.30 in sala Missoni, prevede l’intervento di Gloria Barcellini ed Elisa Storace, rispettivamente co-curatore del Museo Alessi di Crusinallo e […]

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Gallarate – Prosegue, con il quarto appuntamento la rassegna Dialoghi di Design, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese in collaborazione con la Fondazione Pio Manzù al Museo Maga.

L’incontro, in programma giovedì 11 novembre alle 17.30 in sala Missoni, prevede l’intervento di Gloria Barcellini ed Elisa Storace, rispettivamente co-curatore del Museo Alessi di Crusinallo e curatrice del Museo Kartell di Binasco, moderate da moderate da Giorgio Caporaso.

Il punto di partenza da cui le relatrici inizieranno le proprie riflessioni riguarderà il passato e il futuro dei musei, tra conservazione e valorizzazione di grandi patrimoni culturali legati al design.

Concluderà la serata Eugenio Guglielmi, storico di architettura, arte e design. Per partecipare all’incontro (gratuito) è necessario confermare la propria presenza scrivendo al seguente indirizzo email: formazione@ordinearchitettivarese.it

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“100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia” https://www.artevarese.com/1001-alberto-rosselli-per-saporiti-italia/ https://www.artevarese.com/1001-alberto-rosselli-per-saporiti-italia/#respond Tue, 11 Oct 2022 17:50:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67684 Milano – Venato da un “souffle” di ironia il +1 conferisce l’idea di valore aggiunto alla mostra “100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia”, dedicata alla figura di Alberto Rosselli, a cura di Federica Sala con progetto di allestimento di Mart Guixé. Doveroso omaggio a uno dei fondatori del Compasso d’Oro e della rivista Stile Industria. […]

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Milano – Venato da un “souffle” di ironia il +1 conferisce l’idea di valore aggiunto alla mostra “100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia”, dedicata alla figura di Alberto Rosselli, a cura di Federica Sala con progetto di allestimento di Mart Guixé.

Doveroso omaggio a uno dei fondatori del Compasso d’Oro e della rivista Stile Industria.
La retrospettiva monografica in corso All’ADI Design Museum di Milano, percorre il lavoro creativo di uno tra i Maestri del design italiano e internazionale ed è tesa a sottolineare il rapporto tra Alberto Rosselli (Palermo 1921-Milano 1976) e Saporiti Italia, azienda fondata nel 1948 da Sergio Saporiti con sede a Besnate in provincia di Varese e che inoltre è stata la prima azienda del settore mobile a dare vita ad una collaborazione, nel 1972, con una firma della moda quale Missoni.

Pietra miliare tra gli oggetti creati da Rosselli per Saporiti Italia risulta essere la poltroncina Jumbo, proposta in mostra attraverso 100 esemplari riprodotti in differenti cromie da dieci importanti studi di architetti internazionali, mentre il ruolo di superstar viene assunto dal centesimo pezzo della chaise longue Moby Dick, apparsa in alcuni film e serie TV degli anni ’70.

Il percorso espositivo si apre con i quindici metri del divano modulare Dune, usufruibile dai visitatori al fine di assistere alle proiezioni sul lavoro di Rosselli per Saporiti.
A testimoniare l’impegno di Alberto Rosselli per l’editoria di settore concorre l’intera collezione di Stile Industria visibile all’interno di una lunga teca.

Il proseguo della mostra vede la presenza di una selezione di oggetti come le poltrone Play e P110, il divano Confidential, la libreria P80 accompagnati da una serie di disegni originali, immagini e filmati d’epoca tra cui 007 The Spy Who Loved Me e la serie Tv Space 1999.

Altro tratto fondamentale di 100+1, è la presentazione del modulo abitativo Casa Mobile realizzato nel 1972 per la mostra curata da Emilio Ambasz al MOMA di New York e in altri prestigiosi musei in tutto nel mondo.

A compendio dell’evento concorre il catalogo Quodlibet, curato da Paolo Rosselli con Elisa Di Nofa e Francesco Paleari, quale fondamentale testimonianza del genio creativo di Alberto Rosselli.

“100+1/ Alberto Rosselli per Saporiti Italia” – Milano – ADI Design Museum, Piazza Compasso d’Oro 1. Fino al 30 ottobre 2022. Orario: martedì-domenica 10,30-20. Ingresso libero

Mauro Bianchini

 

 

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Dieci Donne Designer https://www.artevarese.com/dieci-donne-designer/ https://www.artevarese.com/dieci-donne-designer/#respond Sun, 09 Oct 2022 06:46:34 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67616 Busto A. – Vasi, lampade, poltrone: una vera festa per gli occhi! Per chi ancora non l’avesse visitata il consiglio è quello di non perdere l’occasione di dare una sbirciatina alla mostra “Dieci Donne Designer”, allestita negli spazi di Villa Calcaterra, di via Magenta, sede dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni. L’esposizione, dopo aver attraversato l’Italia nelle […]

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Busto A. – Vasi, lampade, poltrone: una vera festa per gli occhi! Per chi ancora non l’avesse visitata il consiglio è quello di non perdere l’occasione di dare una sbirciatina alla mostra “Dieci Donne Designer”, allestita negli spazi di Villa Calcaterra, di via Magenta, sede dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni.

L’esposizione, dopo aver attraversato l’Italia nelle diverse dimore storiche di alcune città italiane come Ragusa, Potenza, Varenna e Rimini è giunta a Busto, ultima tappa, dove rimarrà sino al 16 ottobre.

Un progetto che nasce dalla volontà di portare il design contemporaneo all’interno di luoghi dove far comunicare il mondo del passato con quello di oggi. Ogni sede infatti è stata scelta tra dimore storiche nelle quali è stato creato un particolare allestimento, curato da Sara Ricciardi, capace di  modificarsi a favore dei differenti contesti con configurazioni e connessioni tra gli ambienti e i pezzi di design contemporaneo.

Le “opere” in mostra sono firmate da: Eleonora Castagnetta Botta, Agustina Bottoni, Virginia Cei, Natalia Criado, Astrid Luglio, Stella Orlandino, Caterina Licitra Ponti, Margherita Sala, Marta Sansoni e Ilenia Viscardi, ognuna con percorsi formativi ed esperienze diverse. A sostegno del progetto sono intervenute aziende di design di fama internazionale e piccole realtà emergenti.

L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Pio Manzù di Bergamo in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Varese. La mostra, a cura di Federica Sala, è aperta al pubblico da lunedì a venerdì dalle 10 alle 18.30; sabato e domenica dalle 16.30 alle 19.

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Mosaica: la borsa di Fabrizio Plessi creata per Dior https://www.artevarese.com/mosaica-la-borsa-di-fabrizio-plessi-creata-per-dior/ https://www.artevarese.com/mosaica-la-borsa-di-fabrizio-plessi-creata-per-dior/#respond Thu, 08 Sep 2022 06:00:16 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67206 Venezia – Se procedendo nel Sestiere di Dorsoduro sulle Fondamenta delle Zattere ci si sofferma, in un giorno di sole, al culmine di un ponticello ad osservare il baluginio che anima i moti di quell’angolo di mare, si potrà comprendere come tali bagliori siano simili a sospiri. L’osservatore paziente ne rimarrà rapito cedendo cuore e […]

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Venezia – Se procedendo nel Sestiere di Dorsoduro sulle Fondamenta delle Zattere ci si sofferma, in un giorno di sole, al culmine di un ponticello ad osservare il baluginio che anima i moti di quell’angolo di mare, si potrà comprendere come tali bagliori siano simili a sospiri.

L’osservatore paziente ne rimarrà rapito cedendo cuore e mente a quell’ipnotico incanto.
Ben più profonde vibrazioni muovono l’anima di un artista, il suo sguardo ruberà di quei bagliori l’essenza profonda conferendo loro dimensione e forma sino a concentrare in ognuno di essi pulsante luminosità.

Tassello dopo tassello, in modulata successione, Fabrizio Plessi accosta le valenze simboliche dell’oro e del mosaico alle proprietà estetiche e pratiche di Moasaica, borsa creata per Dior.

Da sempre Fabrizio Plessi ha conferito alle sue opere il cadenzato succedersi del tempo, un suo tempo da lui creato e idealizzato, unico e inimitabile mosso dal mistero dell’inafferrabilità.

Ora Mosaica riunendo in sé tali magie, assume altresì valenza tattile e praticità d’uso e nella perfezione della forma aneliti di maestosa e soave eleganza ancor più avvalorati se il portamento di colei che l’avrà al braccio, sarà in grado di liberarli con la cadenza del passo o di un gesto sinuoso.

Fabrizio Plessi “Mosaica” creata per Dior.

Mauro Bianchini

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Vito Noto: il senso delle idee https://www.artevarese.com/vito-noto-il-senso-delle-idee/ https://www.artevarese.com/vito-noto-il-senso-delle-idee/#respond Wed, 01 Jun 2022 08:00:34 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65891 Chiasso – Duecento pezzi fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari raccontano il designer Vito Noto. La mostra, intitolata “Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee” è ospitata al m.a.x. museo e rappresenta la prima antologica dedicata all’artista svizzero, ma siciliano di nascita (Ragusa, 1955). […]

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Chiasso – Duecento pezzi fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari raccontano il designer Vito Noto. La mostra, intitolata “Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee” è ospitata al m.a.x. museo e rappresenta la prima antologica dedicata all’artista svizzero, ma siciliano di nascita (Ragusa, 1955).

Il percorso della rassegna, curata da Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini, si apre con due importanti progetti, paradigmi della sua idea di design: la macchina tessile Stäubli di Sargans, una incorsatrice automatica universale, simbolo del grande impegno verso il disegno industriale, e nove modelli di orologi da parete, testimonianza di un particolare approccio al design di oggetti e di prodotti di largo consumo per l’ambiente domestico.

La mostra prosegue con una serie di opere che documentano il suo periodo formativo al Politecnico di Milano degli anni settanta, che rivelano il suo metodo di lavoro, le tecniche di rappresentazione, il processo di elaborazione del percorso progettuale fino alla realizzazione del prodotto, quindi con la sezione che raggruppa oggetti e prodotti per l’ambiente domestico, come un prototipo di divano, il progetto di una lampada, di caffettiere, di diversi oggetti in vetro (brocche, bicchieri, caraffe), e un’ampia e approfondita ricerca per la loro realizzazione a partire dalla forma del cono come archetipo progettuale e un lavoro work-in-progress sulla forma del tempo con orologi a parete, da tavolo, da polso e un campione degli infiniti studi di quadranti.

Il percorso continua con alcuni esempi di prodotti per il mondo dell’ufficio: da registratori di presenze ad affrancatrici postali, portaoggetti a box e astucci per l’archiviazione, contenitori per raccolta differenziata, armadi di stoccaggio verticale e un’ampia campionatura di temperamatite, con forme tradizionali e innovative oltre a numerosi progetti per macchinari utensili per l’industria tessile, idraulica ed elettrica.

Una sezione della mostra è riservata alla grafica di francobolli celebrativi (come quelli per il Centenario del Salone internazionale dell’automobile di Ginevra (1905-2005), l’Esposizione filatelica universale Helvetia 2022, la serie ProPatria – Itinerari Storici), i lavori di corporate image, il disegno di marchi e logotipi, la manualistica per retail di prodotto.
L’esposizione si conclude con un’ampia selezione di lavori e progetti dedicati al mondo della ricerca sanitaria e medicale.

In occasione della personale, Noro ha donato al m.a.x. museo la sua biblioteca d’artista e il suo archivio costituito da più di un migliaio di dossier di progettazione e presentazione di elaborati grafici, al cui interno di trovano schizzi, bozzetti, documentazione varia, rilievi fotografici di campioni, modelli in poliuretano e prototipi vari, materiali che permettono di ricostruire il percorso creativo del designer ticinese.

Accompagna la rassegna, che proseguirà sino l’11 settembre, un catalogo (ed. Skira) contenente saggi di Alessandro Bruni, Medardo Chiapponi, Cinzia Ferrara, Nicoletta Ossanna Cavadini, Mario Piazza e Viviana Trapani. Orari al pubblico: martedì − domenica 10− 12 / 14 − 18.

Note biografiche
Vito Noto nasce nel 1955 a Ragusa. All’età di tre anni con i genitori emigra in Svizzera, nell’Emmental, vicino a Lucerna. Nel 1969, dopo un breve ritorno in Sicilia, la famiglia rientra in Svizzera, scegliendo come luogo di residenza il Canton Ticino.

Nel 1974, dopo aver incontrato Max Huber che a Milano insegnava visual design e che gli fornisce preziosi suggerimenti, intraprende gli studi in industrial design alla Scuola Politecnica, dove si laurea nel 1976. Fra i rinomati designer italiani suoi insegnanti figurano Alberto Rosselli, Isao Hosoe, Narciso Silvestrini, Bruno Munari, Max Huber, Achille Castiglioni, Bob Noorda, Gillo Dorfles. Trascorso un breve periodo ad Amburgo come collaboratore responsabile di grafica identitaria promozionale e di product design presso lo studio Value Design, si trasferisce a Parigi per iniziare l’attività nel 1979 per Endt-Fulton Partner, per cui sviluppa prodotti per aziende quali HPF, Thomson CSF, CGA, Schlumberger, Centre George Pompidou.
Nel 1982 si trasferisce con la moglie a Cadro (oggi frazione di Lugano) e qui fonda il proprio studio di progettazione industriale.
Per l’industria meccanica Albe disegna la macchina utensile “RM16”, ottenendo poi riconoscimenti all’IF Die Gute Industrie Form ad Hannover nel 1985.
Nel 1984 partecipa alla costituzione grafica della nuova immagine coordinata Bticino, e nello stesso anno WMF lo incarica, insieme ad altri designer, di sviluppare il concetto di tavola imbandita per l’avvento del nuovo millennio, il cui risultato porta alla progettazione del “Cono” centrotavola.
A partire da metà degli anni ‘80 comincia la collaborazione con Hamilton per cui disegna prodotti negli ambiti di laboratorio ed ospedaliero fino al 2008. Nel 1986 inizia a disegnare postazioni di lavoro per Lista: l’armadio di stoccaggio verticale “Listamat” viene premiato all’IF Industrie Forum Design Hannover nel 1990.
Alla fine degli anni ‘80 e agli inizi degli anni ‘90 lavora (a macchinari e corporate identity) per TEM Hamilton Medical, Socos, Primavera, Benninger, Ortho Diagnostic – Johnson&Johnson e Tecan Medical, Schindler, L.G.L., Ariete, Lista Kunststofftechnick, Hildebrand. Nel contempo inizia a interessarsi a nuovi linguaggi: si dedica alla produzione di orologi da parete, fondando il marchio ®Perditempo, per il quale sviluppa concetti di lettura alternativi caratterizzati da orologi con lancette che scorrono al contrario, quadranti che indicano le 24 ore oppure dotati di una lancetta unica. In questi anni vari progetti vengono selezionati per il Premio Compasso d’oro.
Nel 1995  viene insignito del Design Preis Schweiz con il progetto “F.A.M.E.”, microlaboratorio disegnato per Hamilton, premiato per le qualità estetiche e la funzionalità tecnica della macchina.
Il 2000 si caratterizza soprattutto per il lavoro svolto con il produttore svizzero Pierre Junod, realizzando una serie di orologi da polso con il design di lettura a 24 ore degli orologi da parete “Giorno/Notte” e a 12 ore. Nel 2005 inizia la sua produzione di design di francobolli per La Posta Svizzera e il Liechtenstein. L’anno successivo viene annoverato nella rosa dei 25 designer svizzeri pubblicati nel volume DESIGNsuisse, curato da SRG SSR idée suisse con la collaborazione di Hochparterre, selezione di soli tre studi ticinesi con Bruno Monguzzi e The Red Box di Alberto Bianda e Paolo Jannuzzi. Fra il 2007 e il 2009, in collaborazione con La Posta Svizzera, Pro Patria e la fondazione ViaStoria dell’Università di Berna, realizza per ogni anno le tre serie dedicate agli itinerari culturali svizzeri (tra cui il percorso storico europeo della via Valtellina). Nel 2011, i 6 valori postali per il Principato del Liechtenstein dal titolo “Energie alternative” ottengono la menzione tra i migliori 10 francobolli al mondo.
Al 2017 risale la serie di monete commemorative dei passi alpini svizzeri Klausen (2018), Furka (2019) e Sustenpass (2020) per la Zecca svizzera SwissMint, nonché il premio Golden A’Design Awards ricevuto per l’orologio da polso “Giorno/Notte” da ventiquattr’ore di Perditempo e il caminetto a bioetanolo “Piro”.

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