Arte Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/ L'arte della provincia di Varese. Mon, 15 Jul 2024 10:23:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Arte Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/ 32 32 Piero Gauli, un artista da non dimenticare https://www.artevarese.com/piero-gauli-un-artista-da-non-dimenticare/ https://www.artevarese.com/piero-gauli-un-artista-da-non-dimenticare/#respond Fri, 12 Jul 2024 06:00:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74884 Dizzasco (Como) – Sono una ventina le opere selezionate e raccolte nella mostra che Spazio Intelvi 11 dedica a Piero Gauli (Milano, 6 giugno 1916 – Milano, 4 gennaio 2012), tra gli esponenti del gruppo Corrente. Della vasta produzione dell’artista nelle più svariate tecniche (olii, acrilici, disegni su china, acquerelli, ceramiche) e soggetti il curatore, […]

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Dizzasco (Como) – Sono una ventina le opere selezionate e raccolte nella mostra che Spazio Intelvi 11 dedica a Piero Gauli (Milano, 6 giugno 1916 – Milano, 4 gennaio 2012), tra gli esponenti del gruppo Corrente.

Della vasta produzione dell’artista nelle più svariate tecniche (olii, acrilici, disegni su china, acquerelli, ceramiche) e soggetti il curatore, Paolo Avanzi si è concentrato sui lavori che vanno dagli anni ’50 fino alle soglie del terzo millennio.

Si tratta di alcuni dei temi prediletti dall’artista come i fiori, le maschere i paesaggi della valle Intelvi (dove ha vissuto per lunghi anni) e della Sicilia.  Gauli, fu l’ultimo esponente del gruppo Corrente a spegnersi, nel 2012.

“Dopo la sua morte –  scrive il curatore – è mancata una fondazione che curasse e tutelasse la sua produzione con mostre, convegni. La sua produzione pare sia andata dispersa, se non svenduta. Ne è dimostrazione il fatto che diverse sue opere sono disponibili in aste e su ebay a prezzi davvero bassi. Il che non sminuisce comunque il valore storico di questo artista che è riuscito a lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.

Non ho avuto la fortuna di incontrare Piero Gauli. A Dizzasco sono arrivato l’anno dopo la sua morte. Quello che so di lui l’ho appreso leggendo le sue pubblicazioni e ammirando le sue opere.

Non è mia intenzione aggiungermi alla folta schiera di critici che con dovizia di particolari e acume storico hanno fornito un suo approfondito profilo. Vorrei piuttosto parlare dell’impatto emotivo suscitato dalle sue opere, di quello che mi suggeriscono… E il tratto che mi sembra maggiormente emergere è quello della generosità. Un tratto che si evince dalle sue pennellate rapide e sapienti che riescono a dare del soggetto (ritratto o paesaggio) una immagine nitida, forte, che non tralascia nessun particolare, che coglie ogni sfumatura, andando anche oltre il dato oggettivo.

Il secondo aspetto che colgo della sua pittura – prosegue Paolo Avanzi –  è quello dell’energia, intesa come forza creativa. Questa volontà o voluttà di riportare sulla tela la realtà rielaborandola mentalmente e trasfigurandola, solo come un grande genio espressionista può fare, cogliendone le spirito, l’anima vitale grazie al proprio istinto. E si può dire che non ci sia tematica su cui Gauli non si sia misurato nella sua lunga vita, dalla sua dura esperienza nei campi di concentramento, ai raduni degli alpini, alle feste di paese e ai soggiorni in valle.

In questa personale sono esposti i lavori di Gauli che vanno dagli anni ’50 fino alle soglie del terzo millennio… un saggio della sua imponente produzione. Ciò nella speranza di contribuire a riportare l’attenzione su questo nostro grande artista che meriterebbe di essere rivalutato”.

La mostra è visitabile sino al 21 luglio. Orari: 16-19 o su appuntamento (+39) 3401066977; spaziointelvi11@yahoo.com

 

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ArteVagando, puntata dell’11 luglio 2024 https://www.artevarese.com/artevagando-puntata-dell11-luglio-2024/ https://www.artevarese.com/artevagando-puntata-dell11-luglio-2024/#respond Thu, 11 Jul 2024 19:00:49 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74909 Ad Arles è tornato Les Rencontres de la Photographie il festival che riunisce in Provenza autori, curatori e appassionati di fotografia, espone Argentiero con “Anima Rurale”

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Le tre età di Klimt a Perugia https://www.artevarese.com/le-tre-eta-di-klimt-a-perugia/ https://www.artevarese.com/le-tre-eta-di-klimt-a-perugia/#respond Thu, 11 Jul 2024 16:00:33 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74886 Perugia – La mostra dedicata al capolavoro di Gustav Klimt, Le tre età (1905), concesso in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha dato inizio al nuovo ciclo espositivo Un capolavoro a Perugia, in corso alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Durante l’estate il pubblico avrà la possibilità di ammirare e conoscere un’opera […]

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Perugia – La mostra dedicata al capolavoro di Gustav Klimt, Le tre età (1905), concesso in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha dato inizio al nuovo ciclo espositivo Un capolavoro a Perugia, in corso alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

Durante l’estate il pubblico avrà la possibilità di ammirare e conoscere un’opera di particolare importanza di un celebre artista, al quale è affiancata una selezione di lavori di altri autori suoi contemporanei, allo scopo di illustrare l’epoca della creazione, il contesto storico culturale e i temi affrontati. A introdurre Klimt è Galileo Chini, di cui sono esposti alcuni disegni, dipinti e ceramiche ispirate allo stile del maestro viennese. Ci si potrà immergere nel mondo di Klimt grazie a una sala virtuale dove sono illustrati i maggiori dipinti dell’artista e descritto nei minimi particolari Le tre età, prima di poterlo osservare dal vero.

L’allestimento della mostra rimanda al gusto della Secessione viennese di cui Gustav Klimt fu uno dei fondatori. L’opera del Maestro si cala in un “ambiente analogo” per atmosfera e suggestioni a quello della Biennale di Venezia del 1910, in cui veniva esposto proprio il capolavoro e dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 che consacrò anche in Italia la fama imperitura di Klimt.  “Le tre età della donna” (olio su  tela), venne  acquisito dallo Stato italiano nel 1911.

Il  dipinto rappresenta le tre fasi della vita di una donna, raffigurate nude. Una giovane tiene tra le braccia una bambina, entrambe rappresentate frontalmente e un’anziana, dipinta di profilo, con sfondi diversi. La bambina e la giovane donna, entrambe con gli occhi chiusi, si abbracciano teneramente, come una madre fa con sua figlia. L’anziana, con il viso parzialmente nascosto dalla  chioma di capelli grigi che le scende sul seno, si copre il volto con una mano. Il suo corpo mostra i segni dell’età e della passata maternità. La vicinanza dell’anziana alle altre due figure suggerisce un desiderio di presenza fisica e affettiva, ma la sua posizione sembra anche voler lasciare spazio alle più giovani, che hanno ancora tutta una vita da vivere appieno, mentre lei si avvia verso il declino.

Klimt affronta questo tema da un punto di vista laico, facendone un omaggio alla complessità del corpo femminile, che cambia aspetto nel corso degli anni, ma soprattutto accompagna un diverso atteggiamento nei confronti della vita. Le tre donne di questo capolavoro diventano anche la metafora di una civiltà, che all’inizio del Novecento sta lasciando dietro di sé una visione classica del mondo per immergersi nelle inquietudini del XX secolo, sollecitate dai nuovi studi psicoanalitici e dai rapporti politici sempre più esacerbati. In questa visione problematica della storia, Klimt esordisce con uno stile elegante, complesso ed estremamente innovativo, che riscuoterà un successo clamoroso, ancora oggi condiviso dal grande pubblico.

Un capolavoro a Perugia Klimt, Le tre età sarà visitabile sino al 15 settembre. Orari: lunedì 12-19.30; martedì-domenica 8.30-19.30.

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L’Archivio, tra memoria e attualità https://www.artevarese.com/larchivio-tra-memoria-e-attualita/ https://www.artevarese.com/larchivio-tra-memoria-e-attualita/#respond Thu, 11 Jul 2024 09:00:49 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74560 Busto A. – Pensare a una rubrica per disquisire sul ruolo della fotografia nella società odierna, significa rapportarsi necessariamente con il passato, anche recente, in cui il passaggio dall’analogico al digitale ha segnato un passo storico così dinamico da scompaginare anche i più inclini ai cambiamenti repentini. Da oltre 150 anni la fotografia è uno […]

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Busto A. – Pensare a una rubrica per disquisire sul ruolo della fotografia nella società odierna, significa rapportarsi necessariamente con il passato, anche recente, in cui il passaggio dall’analogico al digitale ha segnato un passo storico così dinamico da scompaginare anche i più inclini ai cambiamenti repentini.

Da oltre 150 anni la fotografia è uno strumento riconosciuto e di grande valore nel fissare la memoria collettiva, legata ai vissuti e alla società che, nel divenire, trasforma usi e costumi.

La promozione del territorio, sia esso di piccole o grandi dimensioni, passa necessariamente attraverso la produzione di immagini, capaci rappresentare le peculiarità artistiche, ambientali, architettoniche e distintive dei luoghi.

Interrogarsi sui temi dell’educazione e dell’uso delle immagini, sull’importanza della tutela e del trattamento dei materiali storici, del rapporto tra immagini e storia, tra immagini e realtà, tra immagini e arte, tra immagini e condizione esistenziale, risulta quanto mai necessario, se si vuole conservare una memoria visiva dei luoghi e dell’habitat, anche umano.

Il ruolo svolto dall’Afi diviene importante, in quanto si inserisce in un filone sociale che favorisce il dialogo con i territori, con le persone e con gli studiosi, raccogliendo testimonianze che altrimenti andrebbero perse, anche piccole, ma di grande valore, se incluse in un contenitore più ampio e articolato.

Le ricerche di documentazione dei beni architettonici e ambientali, il racconto dell’uomo nel lavoro, nella vita collettiva o privata, da promuovere attraverso campagne fotografiche mirate, non solo innalzano il livello qualitativo della fotografia, ma si trasformano in una rappresentazione intellettuale, che tratteggia una linea di confine tra documento e interpretazione, tenendo conto del piano di governo del territorio, con cui tutte le amministrazioni devono misurarsi, che necessita di apporti iconografici funzionali che un archivio organizzato può fornire.

Questa rubrica intende suggerire delle riflessioni attraverso la fotografia, non scartando alcun tema, compreso il reportage giornalistico e la fotografia d’arte, così da offrire una panoramica ampia e articolata sul fondo dell’Afi, composto da autori provenienti da tutta Italia, e anche dall’estero.

Partiamo con delle fotografie analogiche, scattate tra l’inizio del ‘900 e l’inizio del 2000. A distanza di 100 anni i ritratti mantengono il fascino identitario dei soggetti, sia negli scatti da studio, dalla posa lunga e ricercata, che nella grazia pittorica delle foto dipinte a mano, o ancora nella documentazione della dipartita o nei progetti sui territori, di cui la gente diviene l’emblema.

La fotografia è l’unico «linguaggio» compreso in ogni parte del mondo e, superando tutte le nazioni e le culture, unisce la famiglia umana.  Ci permette di condividere speranze e disperazioni altrui, chiarifica condizioni politiche e sociali. Noi diventiamo testimoni oculari dell’umanità e della disumanità degli uomini.

Helmut Gernsheim, Creative Photography

Claudio Argentiero

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A Roma ammirando la Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri https://www.artevarese.com/a-roma-ammirando-la-basilica-santa-maria-degli-angeli-e-dei-martiri/ https://www.artevarese.com/a-roma-ammirando-la-basilica-santa-maria-degli-angeli-e-dei-martiri/#respond Wed, 10 Jul 2024 15:56:50 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74858 Roma – Affascinato dall’entusiasmo del sacerdote siciliano, Antonio Lo Luca, papa Pio IV dè Medici diede l’incarico di progettazione della basilica all’interno delle terme di Diocleziano, ora piazza della Repubblica (Roma), a Michelangelo che integrò la chiesa con la precedente costruzione senza alterarne la struttura. Il maestro già ultra ottantenne non terminò i lavori, al […]

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Roma – Affascinato dall’entusiasmo del sacerdote siciliano, Antonio Lo Luca, papa Pio IV dè Medici diede l’incarico di progettazione della basilica all’interno delle terme di Diocleziano, ora piazza della Repubblica (Roma), a Michelangelo che integrò la chiesa con la precedente costruzione senza alterarne la struttura. Il maestro già ultra ottantenne non terminò i lavori, al suo decesso fu Jacopo Lo Luca nipote di Antonio, anch’esso fervido devoto agli angeli, a portare a termine l’incarico.

All’esterno la facciata concava ricorda la forma di una diga, forse era questo il vero intento. All’interno la frescura vi prenderà per mano e il respiro a pieni polmoni sarà una conseguenza.  Il chiarore del sole si appoggia sulle vetrate che affrescate con miniature di piccole croci rilasciano luce tenue che vi porterà nella giusta dimensione per proseguire la visita.

Fermarsi per più minuti godendo della volta in vetro che sostiene all’esterno l’azzurro dei cieli sarà il primo benvenuto della basilica. I passi diventeranno leggeri sulle lastre di forme geometriche tra il grigio, il nero e il bianco dentro un mare di marmo nocciola.

Non esiste un percorso razionale, si vaga dal centro verso le punte estreme delle costruzione senza un ordine preciso, il giusto input che potrebbe farvi accedere a sensazioni particolari.

La forma a croce della grande basilica barocca ha l’abside dell’altare principale di fronte all’ingresso, forse sarà per questo che l’acqua sulle dita delle acquasantiere evapora in modo diverso.  All’interno si mantiene una realtà differente dal consueto scandire del tempo.

La sensazione di essere liberi grazie allo spazio ampio e alla disposizione delle panche di legno che non intralciano la visione della cattedrale, ricordando cornici di antichi quadri, alimenterà la vostra curiosità,.

La basilica appare come una grande piazza, la sensazione di essere in galleria Vittorio Emanuele a Milano e non all’interno di una basilica a Roma potrebbe essere prepotente. Il taglio preciso alle lastre del pavimento dato dalla grande asta metrica della meridiana con i suoi fregi in bronzo potrebbe essere poco armonica poiché rammenta una grande cicatrice.

Il foro d’entrata per i raggi solari è insolito perché per fare combaciare la luce alla piastra numerica si è dovuto tagliare parte del fregio dell’arcata laterale.

Le pitture enormi, alcune severe nei colori, altre con la prevalenza degli azzurri e dei rosso acquarello non incutono timori. La lapide di Armando Diaz è posta in verticale sulla parete laterale destra rispetto all’ingresso, due spade in bronzo sui fianchi gli rendono onore.

Spade e Croci.

I piccoli dettagli della basilica sono preziosi come ad esempio i cordoni bordeaux che scorrono sulle piantane in rame per dividere i fedeli dai turisti, ma è proprio tutto così perfetto?

Lo deciderete voi se andrete a visitare la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.

L’insieme è armonia sincera, eppure c’è un eppure, sulla destra prima dell’uscita la teca di cristallo che contiene la testa in marmo del Golia ucciso dal pastorello ha un piccolo difetto: il cartellino posto alla base sembra essere stato scritto da una mano poco sicura sopra un pezzo di cartoncino tagliato da forbici poco affilate. Un neo voluto?

Qualcosa di bianco e nero come l’interessante mostra permanente che, attraverso grafici, disegni e fotografia narra la storia delle Terme di Diocleziano e della loro trasformazione michelangiolesca in chiesa.

Castrenze Calandra

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Nel mondo della fotografia e dei suoi protagonisti https://www.artevarese.com/nel-mondo-della-fotografia-e-dei-suoi-protagonisti/ https://www.artevarese.com/nel-mondo-della-fotografia-e-dei-suoi-protagonisti/#respond Tue, 09 Jul 2024 14:17:37 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74852 Busto A. – La fotografia è sempre più passione! Un hobby, un lavoro, un arricchimento personale, un modo di scoprire un talento che non si sapeva di possedere. Arte Varese ha voluto mettere a fuoco questo linguaggio artistico per conoscere, più da vicino la storia, la tecnica e i segreti che accompagnano l’ affascinante universo […]

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Busto A. – La fotografia è sempre più passione! Un hobby, un lavoro, un arricchimento personale, un modo di scoprire un talento che non si sapeva di possedere.

Arte Varese ha voluto mettere a fuoco questo linguaggio artistico per conoscere, più da vicino la storia, la tecnica e i segreti che accompagnano l’ affascinante universo di immagini.
Non solo. Nostro obiettivo è anche intervistare autori e far loro raccontare esperienze e il proprio vissuto.

Per questo, tra qualche giorno inizierà una rubrica dedicata alla fotografia a cura di Claudio Argentiero, autore e Presidente di AFI, Archivio Fotografico Italiano. Con lui “scatteremo” o meglio partiremo per un viaggio che ogni mese farà tappa sulla nostra rivista con notizie, approfondimenti e curiosità su questo magico mondo e i suoi protagonisti.

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“Milano anni ’60. Da Fontana a Manzoni, da Baj a Munari https://www.artevarese.com/milano-anni-60-da-fontana-a-manzoni-da-baj-a-munari/ https://www.artevarese.com/milano-anni-60-da-fontana-a-manzoni-da-baj-a-munari/#respond Tue, 09 Jul 2024 07:42:39 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74828 Lecco – E’ il racconto di un decennio straordinario l’esposizione in apertura dal 13 luglio a Palazzo delle Paure dal titolo “Milano anni ’60. Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Enrico Baj a Bruno Munari”.  La mostra, a cura di Simona Bartolena, si compone di sessantina di opere firmate, oltre ai già citati, da […]

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Lecco – E’ il racconto di un decennio straordinario l’esposizione in apertura dal 13 luglio a Palazzo delle Paure dal titolo “Milano anni ’60. Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Enrico Baj a Bruno Munari”. 

La mostra, a cura di Simona Bartolena, si compone di sessantina di opere firmate, oltre ai già citati, da Arturo Vermi, Ugo La Pietra, Gianni Colombo, Grazia Varisco e altri, artisti capaci di raccontare e approfondire i nuovi linguaggi artistici e le ricerche rivoluzionarie, sorte a Milano in questo momento storico, caratterizzato da un clima di grande fermento che porterà a un radicale cambiamento del pensiero creativo.

Esposti anche artisti meno noti al grande pubblico, – ha spiegato la curatrice – ma straordinari per le loro ricerche innovative, ricordando anche luoghi fondamentali fuori dal quartiere di Brera, come ad esempio l’eccezionale esperienza delle Botteghe di Sesto. A testimoniare questa realtà sarà esposto un libro già di proprietà dell’allora custode del palazzo di Sesto San Giovanni, con schizzi e disegni originali di tutti gli artisti dove lì avevano gli atelier: un oggetto emozionante, che ci porta nel vivo di un luogo che ha fatto storia. Inevitabilmente la mostra si chiude con un accenno al violento cambio di passo della fine del decennio. L’attentato di Piazza Fontana e tutto ciò che ne conseguì pesa come un macigno sulla città. Cambia il clima, cambia il modo di pensare all’arte, si sente la necessità di un nuovo impegno sociale e politico: siamo ormai negli anni Settanta

Già dal secondo dopoguerra Milano è teatro di una lunga serie di attività culturali: aprono nuove gallerie, si inaugurano mostre, si formano gruppi e movimenti, vengono pubblicati manifesti. Gli artisti reagiscono alle distruzioni belliche cercando strade sempre più sperimentali e linguaggi più idonei alla nuova condizione sociale e antropologica e tessendo una rete di relazioni e dialoghi che la rendono una delle capitali indiscusse dell’arte europea.

Rispetto al decennio precedente, dove prevalevano codici espressionisti e informali, negli anni Sessanta gli autori abbandonano l’istinto e il gesto veemente, per assumere un atteggiamento nuovo, più calibrato. Molti di essi guardano ai tagli di Lucio Fontana che tratta la tela non più come superficie ma come materia; altri restano fedeli alla pittura, cercando di rinnovarne l’idea.

Il percorso espositivo si apre con il grande “padre” Lucio Fontana, elemento propulsore e catalizzatore di questa stagione, riferimento imprescindibile per questa generazione, nonché fondatore dello Spazialismo, movimento al quale aderiscono artisti quali Gianni Dova, Roberto Crippa, Cesare Peverelli; parallelamente, Milano dà i natali al Movimento nucleare, creato da Enrico Baj e Sergio Dangelo.

Nel settembre 1959 esce il primo numero della rivista Azimuth, la cui storia non si può scindere da quella dei suoi due fondatori, Enrico Castellani e Piero Manzoni. Più che una pubblicazione, Azimuth è un “ritrovo intellettuale”, un’esperienza radicale dall’apertura internazionale, un luogo di confronto, di dibattito, di scoperta, dalle cui pagine si assiste al superamento della pittura in senso tradizionale, alla nascita di nuovi linguaggi, alla possibilità di contaminazione con altre realtà.

La mostra di Lecco poi documenta le sperimentazioni del Gruppo T, formato da personalità quali Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco, la cui ricerca si concentra sul rapporto tra tempo e spazio e l’idea di movimento nell’opera d’arte e che ha come padre putativo Bruno Munari che con le sue Macchine inutili e con i suoi Negativo-positivo, esposti a Palazzo delle Paure,  aveva già introdotto importanti elementi di riflessione sia sul tema del dinamismo sia su quello della percezione.

Nel panorama di questo generale rifiuto della pittura intesa nel senso tradizionale del termine, si distingue un sodalizio di artisti, nato ufficialmente nel 1962, definito come il Gruppo del Cenobio, dal nome dell’omonima galleria d’arte milanese, che vede tra i suoi protagonisti Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi; questi artisti, pur sposando la volontà di un superamento dell’atto pittorico classico, propongono una riflessione diversa, che salva la pittura ma attribuendole un valore espressivo-scritturale.

Una parentesi è inoltre dedicata alla realtà delle Botteghe di Sesto, a Sesto San Giovanni, dove avevano sede numerosi studi d’artista, diventate in breve tempo delle importanti fucine di sperimentazione e che annovera artisti noti a livello internazionale, quali Enrico Castellani, Arturo Vermi, Turi Simeti, Antonio Scaccabarozzi, Agostino Bonalumi, ma anche autori di cui si è attualmente persa la memoria ma che hanno contribuito all’evoluzione della scena artistica milanese del tempo. In mostra si può ammirare un libro con opere autografe e originali, realizzato per il custode dello stabile dagli artisti residenti nell’area delle Botteghe, da Castellani a Vermi, da Simeti a Scaccabarozzi.

La rassegna, che proseguirà sino al 24 novembre, è accompagnata da un catalogo. Orari al pubblico: martedì 10-14; da mercoledì a domenica 10-18.

 

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Lodi, XV edizione del Festival della Fotografia Etica https://www.artevarese.com/lodi-xv-edizione-del-festival-della-fotografia-etica/ https://www.artevarese.com/lodi-xv-edizione-del-festival-della-fotografia-etica/#respond Thu, 04 Jul 2024 07:00:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74776 Lodi – Tra gli 843 fotografi provenienti da 75 paesi e 5 continenti diversi, per un totale di oltre un migliaio di progetti inviati, sono 7 i fotografi che si sono aggiudicati la vittoria, o la menzione speciale, nelle 5 categorie che costituiscono il Premio World Report Award e Open Call per le ONG. I […]

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Lodi – Tra gli 843 fotografi provenienti da 75 paesi e 5 continenti diversi, per un totale di oltre un migliaio di progetti inviati, sono 7 i fotografi che si sono aggiudicati la vittoria, o la menzione speciale, nelle 5 categorie che costituiscono il Premio World Report Award e Open Call per le ONG. I lavori saranno esposti nel corso della XV edizione del Festival della Fotografia Etica dal 28 settembre al 27 ottobre. Oltre 20 esposizioni da visitare in un mese speciale dedicato alla fotografia, tra cui quella del World Press Photo, unica tappa lombarda della mostra internazionale itinerante. Il grande concorso internazionale di fotogiornalismo e fotografia documentaria più famoso al mondo che si svolge da oltre 50 anni e indetto dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, torna a Lodi per il secondo anno. Quasi 150 immagini che raccontano storie incredibili. Si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais.

In occasione del Festival è stata attivata una campagna di crowdfunding online per la realizzazione di una pubblicazione che celebri questo importante traguardo. Una collezione che racconta il lavoro dei fotografi che, in ogni angolo del pianeta, amplificano la voce di coloro che spesso voce non hanno. Una pubblicazione che ci ricorderà il viaggio emozionante che ogni anno compiamo tra le sale espositive del Festival con le immagini che ci sono rimaste impresse e le parole che abbiamo ascoltato dalla viva voce dei fotografi.

La campagna si chiuderà il 7 luglio, ed è sottoscrivibile al seguente link https://www.ideaginger.it/progetti/scatti-di-etica-15-anni-di-immagini-iconiche-al-festival-della-fotografia-etica.html

Tornando al Premio, i vincitori sono stati selezionati dalla giuria internazionale composta Jeffrey Henson Scales, fotografo indipendente nonché pluripremiato redattore fotografico del New York Times, Sandra M. Stevenson, visual editor e curatrice del dipartimento di fotografia del Washington Post, Amber Bracken, fotoreporter professionista, Alberto Prina, Aldo Mendichi e Laura Covelli coordinatori della rassegna.

Ecco i premiati e le menzioni speciali:

Giles Clarke per il reportage Haiti in Turmoil, 1° classificato nella sezione Master Award. Il premio sarà di 6.000 euro.

Nel luglio 2021 il paese entra in una spirale di illegalità e brutale violenza tra bande, con migliaia di persone uccise e rapite, mentre per le strade imperversano furiosi scontri per il controllo del territorio. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel Paese si sono registrati circa 5000 omicidi nel 2023, più del doppio di quelli del 2022. A fine febbraio 2024, nel violento processo di richiesta di dimissioni del primo ministro Ariel Henry, Cherizier si è assunto la responsabilità dei mortali attacchi coordinati contro le prigioni, le stazioni di polizia e gli edifici governativi, che hanno causato la chiusura dell’aeroporto e furiose battaglie di strada contro la polizia nel centro della città.

Ingmar Björn Nolting per il reportage An Anthology of Changing Climate, menzione speciale nella sezione Master Award.

La Germania mira a diventare una nazione industriale a impatto climatico zero entro il 2045. Ciò colloca la Germania tra i pionieri internazionali nella lotta contro la crisi climatica. Tuttavia, mentre i gruppi di attivisti continuano ad allargare i confini della protesta climatica, l’espansione delle energie rinnovabili vacilla. Questo lavoro è un viaggio attraverso una Germania divisa sulle questioni climatiche, che mira ad affrontare le difficoltà per orientare le narrazioni sul tema e per provare a trovare soluzioni sostenibili alla crisi climatica in una società che rimane guidata dai consumi.

Kasia Strek per il reportage The Price of Choice, 1° classificato nella sezione Spotlight Award. Il premio sarà di 3.000 euro. Ogni giorno, nel mondo, sono circa 130 le donne che muoiono a causa di un aborto non sicuro. Ogni anno, altri 7 milioni di donne soffrono di invalidità temporanee o permanenti. Secondo l’OMS, l’aborto non sicuro, unica causa di mortalità materna completamente prevenibile, provoca il 13% dei decessi a livello globale. Il dibattito politicizzato riguarda il valore e il ruolo delle donne. È una delle principali fonti di stigma sociale e una questione di potere: chi ha il diritto di decidere quando si parla di fertilità femminile? Le conseguenze dell’aborto non sicuro non hanno un impatto solo sulle donne, ma sulle loro famiglie, comunità e società. Come afferma l’OMS, la mancanza di accesso all’aborto sicuro costa ai sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo 553 milioni di dollari all’anno che devono essere destinati alle cure post-aborto.

Francesco Comello per il reportage Oshevensk, ai confini del tempo, 1° classificato nella sezione Short Story Award. Il premio sarà di 2.000 euro. Il villaggio di Oshevensk, situato nel distretto di Kargopol nella regione di Arkhangelsk, si estende lungo la riva del fiume Churiega, a circa 900 km da Mosca. Composto da cinque insediamenti, un tempo Oshevensk contava più di una dozzina di villaggi, ma nel corso del tempo molti sono stati abbandonati a causa del costante flusso migratorio verso le città. Attualmente, il villaggio ospita circa un centinaio di abitanti. Questo progetto cerca di dar voce a una comunità resiliente che si aggrappa alle proprie radici in un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla frenesia. È un invito a non dimenticare le piccole comunità rurali, custodi di un patrimonio culturale e di una biodiversità inestimabili, fondamentali per costruire un futuro più sostenibile ed inclusivo.

Laetitia Vançon per il reportage The Other Battlefields, menzione speciale nella sezione Short Story Award.Questo lavoro approfondisce le conseguenze durature che la guerra produce sui giovani, offrendo uno sguardo sulla realtà di cosa significhi essere ragazzi in Ucraina, a quasi due anni dall’inizio del conflitto. All’interno di questa narrazione visiva, ci sono le vite andate in frantumi e i sogni svaniti, che si mescolano con la speranza che cerca di farsi largo per non essere subissata dall’oscurità circostante. Ogni immagine funge da frammento, una storia individuale che si intreccia con quelle che compongono un mosaico più ampio, per riflettere le diverse realtà e aspirazioni che emergono da questa nazione ferita.

Camilla Richetti con Dancing Spirits, 1° classificato nella sezione Student Award. Il premio sarà di 1.500 euro. Il nome Dancing Spirits si ispira alle credenze animistiche del popolo Bayaka nella Repubblica Democratica del Congo, che vede la foresta animarsi di spiriti che si rivelano attraverso danze notturne e corse con ritmici colpi di tamburo. Il governo ha suddiviso le terre concedendole in parte ai parchi nazionali e in parte alle aziende che si occupano della lavorazione del legno, mettendo a rischio i mezzi di sussistenza della popolazione locale. Gruppi indigeni come i Bayaka, che fanno affidamento sulla foresta per il loro tradizionale stile di vita di cacciatori-raccoglitori, si trovano ad affrontare l’emarginazione poiché i loro territori sono impattati dalle attività industriali. La narrazione si svolge come un puzzle intricato, una sfida di convivenza, una ricerca per trovare l’armonia tra l’umanità e il mondo naturale, un enigma che chiede una soluzione che garantisca prosperità senza infliggere danni.

Patryk Jaracz con l’immagine Rivne Region, 1° classificato nella sezione Single Shot Award. Il premio sarà di 1.000 euro. Bambine giocano nei campi in Ucraina mentre una di loro impara ad andare in bicicletta. Sullo sfondo, le conseguenze di un attacco notturno di droni russi nella regione di Rivne e un deposito di petrolio in fiamme.

Numerose anche le candidature inviate dalle ONG di tutto il mondo alla Open Call. Sin dalla sua prima edizione, il Festival della Fotografia Etica ha dedicato particolare attenzione all’utilizzo della fotografia da parte di organizzazioni che si occupano di tematiche sensibili dal punto di vista sociale. Quest’anno sono state selezionate 4 organizzazioni che verranno esposte nell’area tematica African Women Rising, San Camilo Hospice, WeWorld e PizzAut.

La mission di African Women Rising è quella di offrire alle donne e alle ragazze colpite dalla guerra gli strumenti per poter uscire da una condizione di povertà estrema. L’organizzazione lavora in 79 villaggi nei distretti settentrionali dell’Uganda di Gulu, Lamwo e Omoro, così come nell’insediamento dei rifugiati di Palabek a Lamwo, che ospita principalmente rifugiati dal Sud Sudan. Fondato nel 2002 San Camilo è diventato un punto di riferimento per le cure palliative in Argentina, assistendo più di 2.000 persone con un’aspettativa di vita inferiore a sei mesi e accompagnando parenti e amici senza alcuna discriminazione etnica, culturale o religiosa.Da oltre 50 anni WeWorld lavora per garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 26 Paesi nel mondo, compresa l’Italia. I progetti portano al centro chiunque sia ai margini, geografici e sociali, promuovendone lo sviluppo umano ed economico, perché possa diventare protagonista del proprio cambiamento. Infine, PizzAut, è una pizzeria rivoluzionaria fondata sull’inclusione, dove pizzaioli e camerieri sono giovani affetti da autismo.

 

 

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A Bard apre “China. Martin Parr e Marc Riboud” https://www.artevarese.com/a-bard-apre-china-martin-parr-e-marc-riboud/ https://www.artevarese.com/a-bard-apre-china-martin-parr-e-marc-riboud/#respond Wed, 03 Jul 2024 15:00:11 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74808 Bard – Alla Cina di ieri e di oggi, alle sue trasformazioni sociali ed economiche e alle sue tante contraddizioni, è dedicata la mostra China. Dalla rivoluzione culturale alla superpotenza globale, progetto fotografico inedito curato da Martin Parr, allestito nelle sale delle Cantine del Forte dal 5 luglio al 17 novembre. Dalla creazione dell’agenzia Magnum […]

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Bard – Alla Cina di ieri e di oggi, alle sue trasformazioni sociali ed economiche e alle sue tante contraddizioni, è dedicata la mostra China. Dalla rivoluzione culturale alla superpotenza globale, progetto fotografico inedito curato da Martin Parr, allestito nelle sale delle Cantine del Forte dal 5 luglio al 17 novembre.

Dalla creazione dell’agenzia Magnum Photos, nel 1947 fino ad oggi, i numerosi collaboratori hanno viaggiato e immortalato la Cina nei suoi diversi territori. All’interno del numeroso e diversificato panorama dei fotoreportage realizzati, spiccano quelli di Marc Riboud e Martin Parr ai quali è dedicata la mostra.  Entrambi hanno colto le trasformazioni del Paese a seguito dei grandi cambiamenti politici che l’hanno attraversata.

Marc Riboud (1923-2016) compie il suo primo viaggio nel 1956 quando la Cina sta cambiando volto sotto la guida di Mao Zedong. La Repubblica popolare cinese, infatti, emerge sulle ceneri del conflitto tra comunisti e nazionalisti perpetratosi per vent’anni, trovandosi così a gestire una società profondamente divisa e ferita. Riboud sottolinea come i cinesi non siano intimiditi dall’obiettivo fotografico e grazie a questo riesce a immortalare un aspetto della Cina poco conosciuto in Occidente: quello della vita quotidiana. In mostra sarà esposta la sua prima fotografia della Cina: una donna sul treno diretto a Canton. Nei suoi numerosi viaggi in Cina, il cui ultimo data 2010, Riboud visita gran parte del Paese, scattando meravigliose immagini della vita di tutti i giorni del popolo cinese, dal mondo del lavoro a quello del tempo libero.

Martin Parr, con la stessa efficacia rappresentativa, testimonia la Cina più moderna a partire dal suo primo viaggio avvenuto nel 1985. È lui stesso ad affermare che è profondamente affascinato dal “consumismo” e per questo i soggetti principali da lui affrontati sono il lusso e la modernità, senza dimenticare il tempo libero. Spiagge, auto di lusso, ostentazione emergono con forza e testimoniano un paese profondamente cambiato nella seconda metà del XX secolo. In mostra sono esposti 12 scatti del suo primo reportage cinese, in cui Parr testimonia la vita di alcuni settori economici, come le industrie tessili o di gioielli, così come il mondo del tempo libero, tra esercizi di Tai Chi e pause pranzo al Mc Donald. Attraverso i suoi scatti testimonia inoltre il passaggio dall’economia comunista al nuovo sviluppo economico moderno, arrivando ad affermare che “la Cina di oggi assomiglia molto a Chicago” (1997).

La mostra, con le oltre 70 fotografie sono esposte anche una linea del tempo e una mappa storica dei viaggi compiuti dai due fotografi che permettono al visitatore di comprendere più a fondo il contesto storico e sociale all’interno del quale sono state scattate le immagini.

Durante la mostra è possibile partecipare alle visite guidate organizzate a partire dal 13 luglio, ogni sabato alle 15. Su prenotazione contattando: prenotazioni@fortedibard.it; T. 0125 833811. Orari apertura al pubblico: martedì-venerdì 10/ 18; sabato, domenica e festivi 10/19. Nel mese di agosto la mostra sarà aperta tutti i giorni.

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Exit Lights, è il titolo della personale di Omar Hassan https://www.artevarese.com/exit-lights-e-il-titolo-della-personale-di-omar-hassan/ https://www.artevarese.com/exit-lights-e-il-titolo-della-personale-di-omar-hassan/#respond Mon, 01 Jul 2024 07:00:55 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74782 Somma L.do  –Exit Lights, è il titolo della personale di Omar Hassan, in apertura alla Porta di Milano del Terinal 1 di Malpensa. L’esposizione,  a cura di Mariacristina Ferraioli, sarà inaugurata il 2 luglio alle  11, alla presenza dell’artista, di Anna Scavuzzo, Vicesindaco di Milano, Michaela Castelli, Presidente di SEA e della curatrice. Per l’occasione, […]

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Somma L.do  –Exit Lights, è il titolo della personale di Omar Hassan, in apertura alla Porta di Milano del Terinal 1 di Malpensa. L’esposizione,  a cura di Mariacristina Ferraioli, sarà inaugurata il 2 luglio alle  11, alla presenza dell’artista, di Anna Scavuzzo, Vicesindaco di Milano, Michaela Castelli, Presidente di SEA e della curatrice. Per l’occasione, Omar Hassan (Milano 1987), uno degli artisti più innovativi nella scena internazionale, presenta una monumentale opera site-specific realizzata volutamente per lo spazio espositivo situato nel cuore dell’aeroporto e punto di passaggio  per milioni di viaggiatori dove il progetto espositivo dell’artista unisce tradizione e modernità creando un luogo immersivo e affascinante per i visitatori in transito.

Artista poliedrico, la cui ricerca spazia dalla pittura alla scultura, alla videoarte, all’installazione ambientale, alla performance e alla scrittura, Hassan si approccia all’arte contemporanea con una potenza visiva di rara intensità. La Porta di Milano rappresenta per l’artista uno stargate per spingersi oltre i confini della contemporaneità, portando su un nuovo piano espressivo, di fruizione e valorizzazione la propria ricerca artistica. L’allestimento permette l’intersecarsi tra l’opera pittorica di Hassan – in questo caso un’opera site-specific creata ad hoc – e un video che riprende il gesto dell’artista.

Nell’opera realizzata per La Porta di Milano al Terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa” dichiara Mariacristina Ferraioli, curatrice della mostra, “la luce emerge dal buio come nella più classica tradizione pittorica, ma con un’inusuale forza espressiva resa ancora più intensa dalle dimensioni della tela. Illuminare lo spazio attraverso la luce dell’arte rappresenta la grande sfida di Hassan che ancora una volta spinge il suo gesto pittorico su una tela di grandi dimensioni con un lavoro inedito. È un’opera che parla ad ognuno di noi perché, con essa, l’artista sonda la complessità dell’animo e della psiche umana in quel magma unico di luci e ombre che contribuisce a definire la nostra individualità e la nostra esperienza di esseri umani.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 3 luglio 2024 al 7 gennaio 2025.

L’ingresso è gratuito.

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