Fotografia Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/fotografia/ L'arte della provincia di Varese. Tue, 27 Aug 2024 17:06:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Fotografia Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/fotografia/ 32 32 Il “Portogallo 1989” di Marco Pesaresi https://www.artevarese.com/il-portogallo-1989-di-marco-pesaresi/ https://www.artevarese.com/il-portogallo-1989-di-marco-pesaresi/#respond Wed, 28 Aug 2024 08:00:43 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75254 San Mauro Pascoli (FC) – Le cento fotografie in bianco e nero di Marco Pesaresi che compongono “Portogallo 1989”, a cura di Mario Beltrami e Jana Liskova, in corso nella Sala delle Tinaie a Villa Torlonia e forte della collaborazione dei Comuni di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone, Parco Poesia Pascoli e Associazione Savignano […]

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San Mauro Pascoli (FC) – Le cento fotografie in bianco e nero di Marco Pesaresi che compongono “Portogallo 1989”, a cura di Mario Beltrami e Jana Liskova, in corso nella Sala delle Tinaie a Villa Torlonia e forte della collaborazione dei Comuni di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone, Parco Poesia Pascoli e Associazione Savignano Immagini, tracciano un percorso dove l’obiettivo di Marco Pesaresi (Rimini 1964 – 2001) nel viaggio compiuto alla fine degli anni ’80 nelle due regioni più povere del Portogallo, Trás-os-Montes e l’Alentejo, coglie la quotidiana nobiltà di un popolo da poco uscito da una dittatura militare che lo aveva isolato per anni dal resto del mondo.

Sono i sorrisi dei bambini a dare l’idea di nuove prospettive esistenziali.

Pesaresi coglie con delicatezza le cadenze di un tempo che ora ci pare antico e pertanto denso di storia civile e umana da riporre nello scrigno della memoria collettiva.

Le immagini in mostra testimoniano come un fotografo, se intende essere tale, debba percepire quale sia la giusta distanza tra sé e ciò che intende ritrarre.

Negli scroci di vita fissati dall’obiettivo di Pesaresi le tradizioni religiose si ammantano di scenografie che portano ai canoni della tragedia greca.

I villaggi silenti privi di presenze umane rimandano all’idea di tempo sospeso, mentre quando ad apparire è parte della comunità intenta a trattare acquisti in un vivace tumultuoso mercato, tutto si anima di gesti e voci che appaiono prestabiliti da secoli.

Il mare porta con sé giochi infantili accanto a figure riposanti in scorci che rimandano alla pittura di fine ‘800.

Straordinari i ritratti riservati agli anziani colti su un proscenio in attesa di un cenno da parte di un regista occulto affinché la commedia della vita abbia inizio.

Marco Pesaresi – “Portogallo 1989” – San Mauro Pascoli – Villa Torlonia, Via dei Martiri 2. Sala delle Tinaie. Fino al 29 settembre. Orari: martedì-domenica 9.30-12.30/16-18.30. Ingresso libero.

Mauro Bianchini

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Martin Parr. Short & Sweet a Bologna https://www.artevarese.com/martin-parr-short-sweet-a-bologna/ https://www.artevarese.com/martin-parr-short-sweet-a-bologna/#respond Sun, 18 Aug 2024 08:00:24 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75005 Bologna – Grande attesa per la mostra Martin Parr. Short & Sweet che si terrà al Museo Civico Archeologico dal 12 settembre al 6 gennaio 2025.  Un percorso tra oltre 60 fotografie selezionate dall’artista appositamente per questo progetto che vede affiancate al corpus di immagini della serie Common Sense e un’intervista inedita a cura della storica […]

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Bologna – Grande attesa per la mostra Martin Parr. Short & Sweet che si terrà al Museo Civico Archeologico dal 12 settembre al 6 gennaio 2025.  Un percorso tra oltre 60 fotografie selezionate dall’artista appositamente per questo progetto che vede affiancate al corpus di immagini della serie Common Sense e un’intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta.

Lo sguardo di Parr, uno tra i più famosi fotografi della nostra epoca,  è immediatamente riconoscibile, una lente di ingrandimento a colori vivaci che crea storie partendo dalla realtà, catturati da momenti autentici e spesso eccentrici della vita quotidiana  dai quali coglie l’essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del dettaglio perfetto, che offre una prospettiva unica e spesso provocatoria della società contemporanea. Una sua frase infatti recita: “Si può imparare di più sul Paese in cui si vive da un comico che dalla conferenza di un sociologo”.

Martin Parr (classe 1952)  sceglie il Museo Civico Archeologico di Bologna per presentare il progetto espositivo da lui direttamente curato, insieme a Magnum Photos, dopo l’ampio successo di pubblico recentemente ottenuto al Mudec – Museo delle Culture di Milano.

Attraverso una cronaca fotografica senza filtri e fuori dalla retorica, il percorso espositivo si apre in bianco e nero’ con la serie The Non- Conformist, immagini scattate dal 1975 al 1980 da un inedito, giovane e ispirato Parr, appena terminata la scuola d’arte. Per questo progetto, l’autore all’età di 23 anni, insieme alla sua compagna (e futura moglie) Susie Mitchell, si muove dalla metropoli londinese verso le periferie dello Yorkshire. Per cinque anni la coppia documenta quotidianamente gli eventi a cui assiste, in particolare quelli dei Non Conformisti, dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando numerose nella zona. Martin fotografa sia l’ambiente circostante sia le vite dei colletti blu di operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il naso”, realizzando un documento storico e toccante che definisce il carattere ferocemente indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.

Prima di approdare alle più conosciute serie a colori, la mostra prosegue con l’ultimo progetto in bianco e nero sviluppato dal titolo Bad Weather,
realizzato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta e pubblicato nel 1982. L’idea era quella di creare un lavoro incentrato su un’ossessione britannica. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale. Con una fotocamera subacquea, Parr si getta sotto le tipiche condizioni meteorologiche inglesi: acquazzoni, pioggerelline, tempeste di neve documentate rigorosamente tra Inghilterra e Irlanda. “Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole afferma – e mi piaceva l’idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali. Con scanzonata serietà, la serie unisce espressioni e reazioni delle persone che vivono costantemente sopportando temperature pungenti e clima uggioso. Parr, in questo modo, rivolge lo sguardo all’umanità piuttosto che all’iconico e ben noto paesaggio britannico.

Il primo progetto a colori
è The Last Resort (1982-1985), amaramente ironico reportage condotto dal fotografo sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, nella metà degli anni Ottanta, ovvero in un periodo di profondo declino economico in cui versava il nord-ovest dell’Inghilterra. Tra satira e crudeltà – non priva di una certa tenerezza per i suoi connazionali inglesi – ritrae famiglie a basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola località balneare in declino vicino a Liverpool. Vista attraverso il suo obiettivo, quella che avrebbe dovuto apparire come una località di villeggiatura estiva assume l’aria di una zona industriale. In The Last Resort Martin Parr evoca la sua nostalgia per gli anni Sessanta, creando il primo esempio di reportage spietato e lucido sulla fine di un mondo (quello operaio) e dei suoi valori, nonché l’avvento di una nuova concezione consumistica della vita, la decadenza della società del benessere e del consumo. Probabilmente il suo lavoro più famoso, presenta foto scattate con una macchina fotografica di medio formato e un flash a luce naturale, primo esempio del caratteristico e audace colore saturo di Parr, che aggiunge energia e vitalità alle sue immagini, influenzate dalla fotografia a colori americana di William Eggleston (nato nel 1939) e Garry Winogrand (1928-1984).

Sullo stesso registro si mantiene l’installazione Common Sense: al Museo si potranno ammirare 250 fotografie in formato A3, selezionate tra le 350 esposte nella mostra omonima del 1999, che offrono uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare occidentale ed europea. Combinando tutti gli elementi che avevano caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, la serie dà seguito all’ossessiva ricerca visiva dell’artista di tutto ciò che è volgare, stonato e assurdo.

Quando viene presentato in mostra, Common Sense viene installato come un’ampia e compatta serie di immagini dai colori vivaci tra loro accostate, stampate a buon mercato con l’utilizzo di una macchina Xerox a colori. La mostra fu allestita contemporaneamente in 41 sedi in 17 Paesi, conquistando così il Guinness World Record. Parr eccelle qui nella resa di soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla volgarità contemporanea, che coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza precedenti.
Gli scatti e le composizioni dinamiche, fatte di accostamenti audaci, di oggetti pesantemente kitsch, vengono riprese da angoli insoliti, con inquadrature ravvicinate e utilizzando prospettive inedite, creando così scatti che catturano l’attenzione e suscitano interesse. Fondamentale diventa l’attenzione al dettaglio, attraverso il quale Parr riesce a cogliere gli elementi distintivi di un luogo o di una situazione, e quindi in ultima analisi della cultura e della società che egli si trova a descrivere. Per la mostra Short & Sweet, Common Sense si presenta come un accumulo di immagini dai colori vivaci, stampate a basso costo su carta A3 con una macchina Xerox a colori e riadattate nello spazio secondo un ordine originale.

Negli
anni Novanta lo sguardo si rivolge al resto del mondo e allo strano universo del turismo di massa. La serie Small World  (1989-2008) riguarda ancora una volta questo tema e la volontà del fotoreporter di condurci in molti tra i siti più frequentati e famosi, mostrando la differenza tra mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall'”uso” che il turista fa del luogo stesso. In questa serie, l’autore segue le orme del turista medio – come potremmo esserlo tutti noi – e, attraverso le sue fotografie, tenta di rivelare la grande farsa del viaggio, che è, per la maggior parte delle persone, un’attività di svago resa possibile solo di recente, in seguito allo sviluppo degli aerei di grandi dimensioni e delle compagnie aeree a basso costo. Con il turismo Martin Parr ci presenta uno specchio particolarmente crudele, standardizzato fino all’assurdo, il mondo del turismo assomiglia sempre più a un sogno annacquato e omogeneizzato, il cui modello ultimo sarebbe Las Vegas.

Insieme al turismo c’è poi il tema del ballo con la seri Everybody Dance Now (1986-2018). Secondo Parr, a parte la fotografia, la danza è probabilmente la forma di espressione più democratica. Unisce le due arti in questa ricerca nella quale, da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, ha fotografato per oltre trent’anni, tra il 1986 e il 2018, svariati tipi di ballo, ballerini vivaci, lezioni di aerobica, feste in ogni parte del mondo, danze del tè. Il lavoro è uno studio puntuale sui corpi, sulle loro proporzioni e sulla pelle, sui movimenti, i diversi abiti, le calzature, i make-up, le espressioni dei volti in quella particolare attività del tempo libero, insieme naturale e culturale, che per tutti è il ballo. Emerge dai suoi scatti una folle energia, dove il corpo collettivo si manifesta senza riserve e pudori.

L’Inghilterra è sempre stata la materia preferita di Parr. Le sue numerose serie fotografiche comiche, dogmatiche, affettuosamente satiriche e colorate documentano cosa significa essere inglese oggi. Con la recente serie Establishment  (2010-2016) prosegue dunque il grande progetto di fotografare , le élite britanniche che governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, reinventando i cliché dell’“inglese”, trasformandoli in rivelazioni provocatorie. Ecco dunque i luoghi e i personaggi della politica, le sedi del potere, le università più famose. La ricerca mette crudamente in luce, come è tipico dell’autore, le convenzioni sociali che si ripetono nel tempo, i comportamenti analizzati fin nei minimi gesti, l’abbigliamento, le espressioni, gli sguardi, le piccole ossessioni, le tradizioni che si esprimono negli arredi e negli oggetti.

Si prosegue con un soggetto con cui l’artista si è sempre confrontato, la spiaggia. La serie Life’s a Beache (2013) mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo mostrarsi in pubblico. Nel Regno Unito, è impossibile trovarsi a più di 75 miglia dalla costa, e con così tanto mare non sorprende che in Gran Bretagna esista una forte tradizione di scattare foto sulla spiaggia. Le persone possono rilassarsi, essere se stesse e sfoggiare tutti i piccoli aspetti di quel comportamento leggermente eccentrico che è tipico dei Britannici. Negli Stati Uniti c’è una forte tradizione della fotografia di strada, nel Regno Unito della fotografia da spiaggia’. Parr fotografa questo soggetto da molti decenni (gli scatti presentati in mostra vanno dal 1986 al 2018), documentando tutti gli aspetti di questa tradizione, compresi primi piani di bagnanti, nuotate e picnic.

Attento al costume, alle convenzioni sociali e alle regole dell’apparire che influenzano la vita di chi vive nel mondo globalizzato, Martin Parr non poteva non osservare la moda nelle sue varie accezioni,
allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, ma piuttosto insistendo sempre su un approccio spiritoso e satirico. Per molti anni ha fotografato in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia non solo gli abiti e gli accessori a volte esagerati o assurdi, ma, come sempre, anche le posture e le espressioni.
La serie Fashion  raccoglie immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate, ma del tutto simili alle molte che Parr ha realizzato nei più vari contesti sociali in tanti anni di puntuale e implacabile osservazione delle debolezze dell’umanità massificata.

Attraverso un percorso dentro i progetti più noti, l’inedito stile documentario che da oltre cinquant’anni caratterizza il
linguaggio del fotografo inglese diventa cartina tornasole per osservare la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie, quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, restituito da una cronaca fotografica tagliente, a volte raccontata con pungente sarcasmo, più spesso presentata con ironia e umorismo. Le immagini di Parr catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.

La mostra è accompagnata dal c
atalogo disponibile al bookshop del Museo, nelle librerie e online.

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“A solo pochi Eletti la luce dell’Aurora” https://www.artevarese.com/a-solo-pochi-eletti-la-luce-dellaurora/ https://www.artevarese.com/a-solo-pochi-eletti-la-luce-dellaurora/#respond Tue, 06 Aug 2024 07:30:21 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75102 Laveno – Le opere di Alessandro Puccia nella personale dal titolo “A solo pochi Eletti la luce dell’Aurora” in apertura dall’11 agosto negli spazi espositivi dell’Hotel de Charme di viale De Angeli. I lavori, appositamente realizzati e dedicati al lago Maggiore, esprimono la bellezza e il significato dell’aurora, utilizzando una citazione tratta da Emily Dickinson […]

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Laveno – Le opere di Alessandro Puccia nella personale dal titolo “A solo pochi Eletti la luce dell’Aurora” in apertura dall’11 agosto negli spazi espositivi dell’Hotel de Charme di viale De Angeli. I lavori, appositamente realizzati e dedicati al lago Maggiore, esprimono la bellezza e il significato dell’aurora, utilizzando una citazione tratta da Emily Dickinson come punto di partenza.

Il lago all’aurora diventa un palcoscenico di trasformazioni, dove la luce rivela i segreti nascosti della natura. Questo privilegio, riservato solo a pochi, invita a una profonda connessione con l’ambiente e alla scoperta della nostra luce interiore. Attraverso l’osservazione al microscopio delle gocce del lago, emergono mondi intricati che riflettono la complessità e la bellezza della natura. Questa esperienza ci ricorda l’importanza di proteggere i fragili ecosistemi con politiche sostenibili e una maggiore sensibilizzazione ambientale, per garantire che le future generazioni possano continuare a godere di questi tesori naturali.

Esposte 18 fotografie di gocce d’acqua (raccolte nel Lago Maggiore) congelate e osservate al microscopio e poi ingrandite per poterne osservare e comprendere il messaggio più profondo. L’obiettivo di Puccia, infatti, è quello condurre l’osservatore nel profondo di sé, indagare qualcosa che non è visibile a occhio nudo. L’artista è alla costante ricerca di risposte che trascendono la semplice osservazione scientifica. Il risultato è la creazione di un percorso in grado di toccare le corde spirituali ed emozionali di ogni cuore, passando attraverso il medium artistico contemporaneo.

Per Puccia ogni goccia d’acqua racchiude nella sua essenza significati primordiali, spirituali, scientifici, ecologici, immaginari e artistici. Ogni volta che osserva nell’oculare del microscopio, l’artista si sente trasportato in un mondo invisibile, dove la vita si manifesta in modi sorprendenti e intricati. Le minute creature e le minuscole particelle che danzano all’interno della goccia, rappresentano per lui l’essenza stessa della complessità e della bellezza della natura.

Un lavoro che si concentra sull’unicità dell’acqua, umile e preziosa e sull’importanza che essa riveste nei nostri corpi e nelle nostre vite, sia individualmente che come comunità. Per comprendere appieno questa prospettiva, l’artista invita nel profondo di una goccia attraverso le sue fotografie per aprire a una visione dove tutto è interconnesso, dove ogni piccola parte ha un ruolo fondamentale.

In occasione dell’inaugurazione, in programma alle 18, l’artista e i suoi lavori saranno introdotti da Giulia Pozzi, curatrice della mostra e Matteo Scavetta, presidente di Techne Art Service, che ha organizzato la mostra. Nel corso della serata sarà offerto un aperitivo con accompagnamento musicale a cura di Musaico Duo, composto dai giovani musicisti Tommaso Losito e Lorenzo Rapillo, duo noto per l’originale combinazione di violoncello e chitarra. Infine, nel corso della mostra sono in programma numerosi eventi; tra questi, la conferenza “Conoscere i laghi per gestirli” legata al lago Maggiore e realizzata grazie alla collaborazione con ricercatori e ricercatrici del CNR IRSA di Verbania prevista per il 20 agosto; il 24 invece, la proposta è “Aqueous transmissions” laboratorio esperienziale di scrittura poetica con Il Metodo Caviardage® a cura di Chiara Zuffrano e Anita Membrini; il 25 agosto “To be Alive is Power”,  una serata  dedicata alla poetessa Emily Dickinson condotta da Silvio Raffo.

In occasione del finissage, il 1° settembre, si terrà la conferenza “Sulla relazione tra arte e neuroscienze: riflessioni dai due mondi”,  tenuta da Marta Pizzolante.

La mostra, curata da Giulia Pozzi e organizzata da Techne Art Service, in collaborazione con Hotel de Charme e con la partecipazione del CNR IRSA di Verbania, proseguirà sino al 1° settembre e sarà aperta tutti i giorni da lunedì a venerdì dalle 18 alle 22, sabato e domenica 10 -13/18 – 22.

Cenni Biografici

Alessandro Puccia è nato nel 1990 a Varese, dove attualmente vive e lavora. Finite le scuole, inizia ad appassionarsi al mondo microscopico e, affascinato da questa nuova prospettiva sul mondo, intraprende un percorso di ricerca sull’acqua all’interno del proprio corpo. Raccoglie, cataloga e documenta campioni d’acqua dai mari, laghi, fiumi e piogge durante le sue giornate o i suoi viaggi. Raggiunta una discreta collezione, decide di congelare le gocce d’acqua raccolte, osservarle al microscopio e di fotografarle per coglierne il significato profondo e spirituale. Dal 2018 stampa gli scatti ottenuti e nel 2019 inizia ad esporli nel corso di personali, collettive e conferenze. Le prime mostre si svolgono in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Liguria e nel mentre sviluppa dei laboratori con le scuole per sensibilizzare gli alunni sulla gestione sostenibile delle risorse idriche, come vuole l’Agenda 2030 dell’ONU. Dal 2023 ha intrapreso una nuova e profonda ricerca personale attraverso scatti capaci di lasciare esprimere la bellezza della natura senza condizionamenti e nella pienezza delle sue forme e dei suoi colori.

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L’Archivio, tra memoria e attualità https://www.artevarese.com/larchivio-tra-memoria-e-attualita/ https://www.artevarese.com/larchivio-tra-memoria-e-attualita/#respond Thu, 11 Jul 2024 09:00:49 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74560 Busto A. – Pensare a una rubrica per disquisire sul ruolo della fotografia nella società odierna, significa rapportarsi necessariamente con il passato, anche recente, in cui il passaggio dall’analogico al digitale ha segnato un passo storico così dinamico da scompaginare anche i più inclini ai cambiamenti repentini. Da oltre 150 anni la fotografia è uno […]

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Busto A. – Pensare a una rubrica per disquisire sul ruolo della fotografia nella società odierna, significa rapportarsi necessariamente con il passato, anche recente, in cui il passaggio dall’analogico al digitale ha segnato un passo storico così dinamico da scompaginare anche i più inclini ai cambiamenti repentini.

Da oltre 150 anni la fotografia è uno strumento riconosciuto e di grande valore nel fissare la memoria collettiva, legata ai vissuti e alla società che, nel divenire, trasforma usi e costumi.

La promozione del territorio, sia esso di piccole o grandi dimensioni, passa necessariamente attraverso la produzione di immagini, capaci rappresentare le peculiarità artistiche, ambientali, architettoniche e distintive dei luoghi.

Interrogarsi sui temi dell’educazione e dell’uso delle immagini, sull’importanza della tutela e del trattamento dei materiali storici, del rapporto tra immagini e storia, tra immagini e realtà, tra immagini e arte, tra immagini e condizione esistenziale, risulta quanto mai necessario, se si vuole conservare una memoria visiva dei luoghi e dell’habitat, anche umano.

Il ruolo svolto dall’Afi diviene importante, in quanto si inserisce in un filone sociale che favorisce il dialogo con i territori, con le persone e con gli studiosi, raccogliendo testimonianze che altrimenti andrebbero perse, anche piccole, ma di grande valore, se incluse in un contenitore più ampio e articolato.

Le ricerche di documentazione dei beni architettonici e ambientali, il racconto dell’uomo nel lavoro, nella vita collettiva o privata, da promuovere attraverso campagne fotografiche mirate, non solo innalzano il livello qualitativo della fotografia, ma si trasformano in una rappresentazione intellettuale, che tratteggia una linea di confine tra documento e interpretazione, tenendo conto del piano di governo del territorio, con cui tutte le amministrazioni devono misurarsi, che necessita di apporti iconografici funzionali che un archivio organizzato può fornire.

Questa rubrica intende suggerire delle riflessioni attraverso la fotografia, non scartando alcun tema, compreso il reportage giornalistico e la fotografia d’arte, così da offrire una panoramica ampia e articolata sul fondo dell’Afi, composto da autori provenienti da tutta Italia, e anche dall’estero.

Partiamo con delle fotografie analogiche, scattate tra l’inizio del ‘900 e l’inizio del 2000. A distanza di 100 anni i ritratti mantengono il fascino identitario dei soggetti, sia negli scatti da studio, dalla posa lunga e ricercata, che nella grazia pittorica delle foto dipinte a mano, o ancora nella documentazione della dipartita o nei progetti sui territori, di cui la gente diviene l’emblema.

La fotografia è l’unico «linguaggio» compreso in ogni parte del mondo e, superando tutte le nazioni e le culture, unisce la famiglia umana.  Ci permette di condividere speranze e disperazioni altrui, chiarifica condizioni politiche e sociali. Noi diventiamo testimoni oculari dell’umanità e della disumanità degli uomini.

Helmut Gernsheim, Creative Photography

Claudio Argentiero

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Nel mondo della fotografia e dei suoi protagonisti https://www.artevarese.com/nel-mondo-della-fotografia-e-dei-suoi-protagonisti/ https://www.artevarese.com/nel-mondo-della-fotografia-e-dei-suoi-protagonisti/#respond Tue, 09 Jul 2024 14:17:37 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74852 Busto A. – La fotografia è sempre più passione! Un hobby, un lavoro, un arricchimento personale, un modo di scoprire un talento che non si sapeva di possedere. Arte Varese ha voluto mettere a fuoco questo linguaggio artistico per conoscere, più da vicino la storia, la tecnica e i segreti che accompagnano l’ affascinante universo […]

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Busto A. – La fotografia è sempre più passione! Un hobby, un lavoro, un arricchimento personale, un modo di scoprire un talento che non si sapeva di possedere.

Arte Varese ha voluto mettere a fuoco questo linguaggio artistico per conoscere, più da vicino la storia, la tecnica e i segreti che accompagnano l’ affascinante universo di immagini.
Non solo. Nostro obiettivo è anche intervistare autori e far loro raccontare esperienze e il proprio vissuto.

Per questo, tra qualche giorno inizierà una rubrica dedicata alla fotografia a cura di Claudio Argentiero, autore e Presidente di AFI, Archivio Fotografico Italiano. Con lui “scatteremo” o meglio partiremo per un viaggio che ogni mese farà tappa sulla nostra rivista con notizie, approfondimenti e curiosità su questo magico mondo e i suoi protagonisti.

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Lodi, XV edizione del Festival della Fotografia Etica https://www.artevarese.com/lodi-xv-edizione-del-festival-della-fotografia-etica/ https://www.artevarese.com/lodi-xv-edizione-del-festival-della-fotografia-etica/#respond Thu, 04 Jul 2024 07:00:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74776 Lodi – Tra gli 843 fotografi provenienti da 75 paesi e 5 continenti diversi, per un totale di oltre un migliaio di progetti inviati, sono 7 i fotografi che si sono aggiudicati la vittoria, o la menzione speciale, nelle 5 categorie che costituiscono il Premio World Report Award e Open Call per le ONG. I […]

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Lodi – Tra gli 843 fotografi provenienti da 75 paesi e 5 continenti diversi, per un totale di oltre un migliaio di progetti inviati, sono 7 i fotografi che si sono aggiudicati la vittoria, o la menzione speciale, nelle 5 categorie che costituiscono il Premio World Report Award e Open Call per le ONG. I lavori saranno esposti nel corso della XV edizione del Festival della Fotografia Etica dal 28 settembre al 27 ottobre. Oltre 20 esposizioni da visitare in un mese speciale dedicato alla fotografia, tra cui quella del World Press Photo, unica tappa lombarda della mostra internazionale itinerante. Il grande concorso internazionale di fotogiornalismo e fotografia documentaria più famoso al mondo che si svolge da oltre 50 anni e indetto dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, torna a Lodi per il secondo anno. Quasi 150 immagini che raccontano storie incredibili. Si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais.

In occasione del Festival è stata attivata una campagna di crowdfunding online per la realizzazione di una pubblicazione che celebri questo importante traguardo. Una collezione che racconta il lavoro dei fotografi che, in ogni angolo del pianeta, amplificano la voce di coloro che spesso voce non hanno. Una pubblicazione che ci ricorderà il viaggio emozionante che ogni anno compiamo tra le sale espositive del Festival con le immagini che ci sono rimaste impresse e le parole che abbiamo ascoltato dalla viva voce dei fotografi.

La campagna si chiuderà il 7 luglio, ed è sottoscrivibile al seguente link https://www.ideaginger.it/progetti/scatti-di-etica-15-anni-di-immagini-iconiche-al-festival-della-fotografia-etica.html

Tornando al Premio, i vincitori sono stati selezionati dalla giuria internazionale composta Jeffrey Henson Scales, fotografo indipendente nonché pluripremiato redattore fotografico del New York Times, Sandra M. Stevenson, visual editor e curatrice del dipartimento di fotografia del Washington Post, Amber Bracken, fotoreporter professionista, Alberto Prina, Aldo Mendichi e Laura Covelli coordinatori della rassegna.

Ecco i premiati e le menzioni speciali:

Giles Clarke per il reportage Haiti in Turmoil, 1° classificato nella sezione Master Award. Il premio sarà di 6.000 euro.

Nel luglio 2021 il paese entra in una spirale di illegalità e brutale violenza tra bande, con migliaia di persone uccise e rapite, mentre per le strade imperversano furiosi scontri per il controllo del territorio. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel Paese si sono registrati circa 5000 omicidi nel 2023, più del doppio di quelli del 2022. A fine febbraio 2024, nel violento processo di richiesta di dimissioni del primo ministro Ariel Henry, Cherizier si è assunto la responsabilità dei mortali attacchi coordinati contro le prigioni, le stazioni di polizia e gli edifici governativi, che hanno causato la chiusura dell’aeroporto e furiose battaglie di strada contro la polizia nel centro della città.

Ingmar Björn Nolting per il reportage An Anthology of Changing Climate, menzione speciale nella sezione Master Award.

La Germania mira a diventare una nazione industriale a impatto climatico zero entro il 2045. Ciò colloca la Germania tra i pionieri internazionali nella lotta contro la crisi climatica. Tuttavia, mentre i gruppi di attivisti continuano ad allargare i confini della protesta climatica, l’espansione delle energie rinnovabili vacilla. Questo lavoro è un viaggio attraverso una Germania divisa sulle questioni climatiche, che mira ad affrontare le difficoltà per orientare le narrazioni sul tema e per provare a trovare soluzioni sostenibili alla crisi climatica in una società che rimane guidata dai consumi.

Kasia Strek per il reportage The Price of Choice, 1° classificato nella sezione Spotlight Award. Il premio sarà di 3.000 euro. Ogni giorno, nel mondo, sono circa 130 le donne che muoiono a causa di un aborto non sicuro. Ogni anno, altri 7 milioni di donne soffrono di invalidità temporanee o permanenti. Secondo l’OMS, l’aborto non sicuro, unica causa di mortalità materna completamente prevenibile, provoca il 13% dei decessi a livello globale. Il dibattito politicizzato riguarda il valore e il ruolo delle donne. È una delle principali fonti di stigma sociale e una questione di potere: chi ha il diritto di decidere quando si parla di fertilità femminile? Le conseguenze dell’aborto non sicuro non hanno un impatto solo sulle donne, ma sulle loro famiglie, comunità e società. Come afferma l’OMS, la mancanza di accesso all’aborto sicuro costa ai sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo 553 milioni di dollari all’anno che devono essere destinati alle cure post-aborto.

Francesco Comello per il reportage Oshevensk, ai confini del tempo, 1° classificato nella sezione Short Story Award. Il premio sarà di 2.000 euro. Il villaggio di Oshevensk, situato nel distretto di Kargopol nella regione di Arkhangelsk, si estende lungo la riva del fiume Churiega, a circa 900 km da Mosca. Composto da cinque insediamenti, un tempo Oshevensk contava più di una dozzina di villaggi, ma nel corso del tempo molti sono stati abbandonati a causa del costante flusso migratorio verso le città. Attualmente, il villaggio ospita circa un centinaio di abitanti. Questo progetto cerca di dar voce a una comunità resiliente che si aggrappa alle proprie radici in un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla frenesia. È un invito a non dimenticare le piccole comunità rurali, custodi di un patrimonio culturale e di una biodiversità inestimabili, fondamentali per costruire un futuro più sostenibile ed inclusivo.

Laetitia Vançon per il reportage The Other Battlefields, menzione speciale nella sezione Short Story Award.Questo lavoro approfondisce le conseguenze durature che la guerra produce sui giovani, offrendo uno sguardo sulla realtà di cosa significhi essere ragazzi in Ucraina, a quasi due anni dall’inizio del conflitto. All’interno di questa narrazione visiva, ci sono le vite andate in frantumi e i sogni svaniti, che si mescolano con la speranza che cerca di farsi largo per non essere subissata dall’oscurità circostante. Ogni immagine funge da frammento, una storia individuale che si intreccia con quelle che compongono un mosaico più ampio, per riflettere le diverse realtà e aspirazioni che emergono da questa nazione ferita.

Camilla Richetti con Dancing Spirits, 1° classificato nella sezione Student Award. Il premio sarà di 1.500 euro. Il nome Dancing Spirits si ispira alle credenze animistiche del popolo Bayaka nella Repubblica Democratica del Congo, che vede la foresta animarsi di spiriti che si rivelano attraverso danze notturne e corse con ritmici colpi di tamburo. Il governo ha suddiviso le terre concedendole in parte ai parchi nazionali e in parte alle aziende che si occupano della lavorazione del legno, mettendo a rischio i mezzi di sussistenza della popolazione locale. Gruppi indigeni come i Bayaka, che fanno affidamento sulla foresta per il loro tradizionale stile di vita di cacciatori-raccoglitori, si trovano ad affrontare l’emarginazione poiché i loro territori sono impattati dalle attività industriali. La narrazione si svolge come un puzzle intricato, una sfida di convivenza, una ricerca per trovare l’armonia tra l’umanità e il mondo naturale, un enigma che chiede una soluzione che garantisca prosperità senza infliggere danni.

Patryk Jaracz con l’immagine Rivne Region, 1° classificato nella sezione Single Shot Award. Il premio sarà di 1.000 euro. Bambine giocano nei campi in Ucraina mentre una di loro impara ad andare in bicicletta. Sullo sfondo, le conseguenze di un attacco notturno di droni russi nella regione di Rivne e un deposito di petrolio in fiamme.

Numerose anche le candidature inviate dalle ONG di tutto il mondo alla Open Call. Sin dalla sua prima edizione, il Festival della Fotografia Etica ha dedicato particolare attenzione all’utilizzo della fotografia da parte di organizzazioni che si occupano di tematiche sensibili dal punto di vista sociale. Quest’anno sono state selezionate 4 organizzazioni che verranno esposte nell’area tematica African Women Rising, San Camilo Hospice, WeWorld e PizzAut.

La mission di African Women Rising è quella di offrire alle donne e alle ragazze colpite dalla guerra gli strumenti per poter uscire da una condizione di povertà estrema. L’organizzazione lavora in 79 villaggi nei distretti settentrionali dell’Uganda di Gulu, Lamwo e Omoro, così come nell’insediamento dei rifugiati di Palabek a Lamwo, che ospita principalmente rifugiati dal Sud Sudan. Fondato nel 2002 San Camilo è diventato un punto di riferimento per le cure palliative in Argentina, assistendo più di 2.000 persone con un’aspettativa di vita inferiore a sei mesi e accompagnando parenti e amici senza alcuna discriminazione etnica, culturale o religiosa.Da oltre 50 anni WeWorld lavora per garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 26 Paesi nel mondo, compresa l’Italia. I progetti portano al centro chiunque sia ai margini, geografici e sociali, promuovendone lo sviluppo umano ed economico, perché possa diventare protagonista del proprio cambiamento. Infine, PizzAut, è una pizzeria rivoluzionaria fondata sull’inclusione, dove pizzaioli e camerieri sono giovani affetti da autismo.

 

 

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Yuri Catania ad Ascona con “Jazz off the Wall – New Orleans Journey” https://www.artevarese.com/yuri-catania-ad-ascona-con-jazz-off-the-wall-new-orleans-journey/ https://www.artevarese.com/yuri-catania-ad-ascona-con-jazz-off-the-wall-new-orleans-journey/#respond Thu, 20 Jun 2024 08:00:27 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74671 Ascona – In occasione del 40° anniversario di JazzAscona, tra i più importanti festival musicali dedicato al jazz e al New Orleans Beat, il Museo Comunale d’Arte Moderna ospita, dal 22 giugno al 1° settembre, la personale di Yuri Catania, dal titolo “Jazz off the Wall – New Orleans Journey”. La mostr,a a cura di […]

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Ascona – In occasione del 40° anniversario di JazzAscona, tra i più importanti festival musicali dedicato al jazz e al New Orleans Beat, il Museo Comunale d’Arte Moderna ospita, dal 22 giugno al 1° settembre, la personale di Yuri Catania, dal titolo Jazz off the Wall – New Orleans Journey”.

La mostr,a a cura di Ursina Fasani e Michela Zucconi-Poncini, presenta una serie di fotografie e fotocomposizioni dell’artista italo svizzero ed è parte del progetto Jazz off the Wall, ideato dallo stesso artista, che porta tra le vie del centro storico una quarantina di opere di medie e grandi dimensioni stampate su supporto cartaceo e applicate sui muri di edifici pubblici e privati.

New Orleans Journey documenta l’esperienza vissuta da Yuri Catania nella città della Louisiana, dove ha saputo cogliere l’essenza della cultura del jazz, focalizzandosi in modo particolare su quegli artisti che nel corso degli ultimi quattro decenni hanno animato i palchi di JazzAscona. Il risultato di questa sua ricerca è una serie di fotografie e fotocomposizioni, in cui l’artista, a partire dagli scatti in bianco e nero, attraverso luce, tagli, contrasti, restituisce l’anima delle persone e della città e ne racconta le storie, i sogni, le gioie, le paure.

Il percorso espositivo si apre con un omaggio alla figura della donna, dalle cantanti, da sempre figure di spicco nei gruppi jazz, alle musiciste che solo in anni più recenti si sono affermate in un contesto prevalentemente maschile, dalle baby dolls, apparenti femme fatale che però svelano un passato legato alla discriminazione, all’unica bambina bianca nel mezzo di un’orchestra di bambini e ragazzi di colore, fino al giovane trombettista che, in abiti femminili, esprime la sua identità transgender. Accanto a questi scatti s’incontrano quelli dedicati alle architetture delle case, degli edifici storici e ai tipici battelli a vapore di New Orleans.

La mostra prosegue esplorando il tema della formazione dei musicisti jazz: dagli esordi nel contesto di un’orchestra di giovanissimi come la Roots of Music – un doposcuola che oltre alla formazione musicale si prefigge l’obiettivo di tenere i bambini lontani dalle strade – alle prestigiose università, come la Loyola University New Orleans e la University of New Orleans.

Tra le fotografie di grande formato delle marching band, dei gruppi di ascendenza gospel e dei ritratti di famosi musicisti, il visitatore può farsi avvolgere nell’atmosfera suggestiva delle abitazioni private di alcuni artisti, o partecipare all’emozione che si respira sul palco di un concerto, o ancora immergersi nel clima elettrico delle strade festose e chiassose, dove concerti e sfilate raggiungono il loro culmine durante la celebrazione del Mardi Gras.

New Orleans Flowers Legacy è il titolo della sezione in cui si trovano le omonime fotocomposizioni, in cui l’artista dapprima frammenta le proprie fotografie originali, riprendendone degli elementi, quali i ritratti dei musicisti e le architetture; quindi, li combina con elementi della flora della Louisiana e ticinese, in un dialogo surreale su sfondi colorati che seguono la scala cromatica dell’arcobaleno. Due opere di questo ciclo sono attualmente esposte nell’ufficio del sindaco di New Orleans e in una delle sale del Gallier Hall, sede del Dipartimento di Arte e Cultura della Città.

La rassegna si completa con un’opera site-specific. La sala è allestita come se ci si trovasse all’interno del laboratorio di Yuri Catania, con una grande opera di street art dedicata al progetto Jazz off the Wall, creata per l’occasione e lasciata intenzionalmente incompiuta per permettere ai visitatori di partecipare alla sua realizzazione. Nella stessa stanza si trovano due quadri, dalla serie The Saints of Jazz, risultato di post-fotografie realizzate con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, stampate su tela e dipinte a mano con colori acrilici. Opere che trasportano l’osservatore in un mondo fantastico e che testimoniano di una nuova fase creativa dell’artista, interrogandosi allo stesso tempo sul futuro dell’arte.

Jazz off the Wall

Jazz off the Wall è un progetto di Yuri Catania che si prefigge di realizzare ad Ascona la più grande esposizione a cielo aperto dedicata al jazz, in occasione del 40esimo anniversario di JazzAscona, attraverso la tecnica della paste-up, ovvero applicando ai muri, con una colla vinilica, fotografie stampate su carta, in una forma di arte partecipativa che vede il coinvolgimento della popolazione, delle scuole e delle associazioni volontarie.

Grazie alla realtà aumentata, ogni opera prende vita regalando un’esperienza multisensoriale tramite brevi filmati realizzati dall’artista per svelare, come attraverso una finestra, la vita delle persone ritratte nella loro quotidianità. Scaricando l’applicazione gratuita Artivive sul proprio smartphone, ogni visitatore può scoprire i contenuti sottesi a ogni immagine. Allo stesso modo anche nelle sale del Museo Comunale musicisti, cantanti e ballerine, nelle strade della loro città, sui palchi dei locali e nell’intimità della loro casa, si animano sullo schermo.

La mostra al Museo proseguirà sino al al 1° settembre, orari: martedì – venerdì 10 — 12/ 14 — 17 ; sabato 10 — 17; domenica e festivi 10 — 16.

Cenni biografici

Yuri Catania nasce a Milano nel 1975 e, dopo gli studi di Disegno Industriale al Politecnico di Milano, nel 2005 inizia la carriera di fotografo e regista professionista nel mondo della moda, realizzando servizi per prestigiose riviste come “Vogue”, “Numéro”, “Harper’s Bazaar”, “Love Magazine”, “Elle”, “MarieClaire”, “GQ”, “Flair” e molte altre. Nel 2007 vince il Premio fotografico italiano, al quale seguiranno altri prestigiosi riconoscimenti, come il Cavallo di Leonardo per la migliore regia al MIFF Awards del 2014 e la Menzione d’Onore per l’opera American Flag da parte di ART.FAIR a Colonia. Nel 2006 è fondatore di un’agenzia di comunicazione creativa leader nel settore della moda con sede a Milano e, nel 2012, apre uno studio a New York. Dal 2013 vive e lavora in Svizzera, stabilendo il suo atelier creativo a Rovio e aprendo, con sua moglie Silvia, la galleria d’arte CasaGalleria.ART.

Una svolta importante nella sua carriera avviene nel 2013, quando il curatore René-Julien Praz lo invita a esporre nella collettiva Art Is Hope al Palais de Tokyo e alla Galleria Perrotin di Parigi. In seguito, le sue opere fotografiche saranno esposte a New York, Milano, Venezia, Colonia, Basilea e Zurigo. Dal 2018 inizia un percorso artistico in cui la sua fotografia esce dalle sale espositive per entrare in ambienti urbani e architettonici pubblici o privati, attraverso installazioni su larga scala con materiali sostenibili come la carta e la colla, coinvolgendo la popolazione nelle sue realizzazioni e creando dei ponti tra arte fisica e digitale con la realtà aumentata. Tra i progetti più rilevanti si ricorda la mostra del 2015 No Fashion Places, esposta a Milano, Venezia, Parigi, Tokyo e Zurigo, e il suo primo libro di fotografia, una sorta di percorso interiore volto alla ricerca di tracce di umanità in spazi abbandonati, facendo emergere l’autentica bellezza lontano dal luccichio sfrenato del lusso.

Tra le sue opere e installazioni più recenti, nel 2021 realizza I Gatti di Rovio, la più grande mostra di paste-up della Svizzera italiana con oltre 120 installazioni fotografiche per il nucleo e le case del paese, diventando la più grande esposizione open-air ad opera di un unico artista.

Nel 2023 è protagonista di Moonlit Garden al Museo Erarta di San Pietroburgo, una mostra personale curata da Olga Daniele con cinquanta opere della serie Black Flowers Secret Garden, i fiori notturni di Rovio che simboleggiano la bellezza come strumento di rinascita attraverso il sogno e la speranza.

Realizza inoltre l’opera partecipativa Lvgaxy Astro Flowers sulla facciata del Palazzo dei Congressi a Lugano. Estendendosi per 40 metri, l’installazione instaura un dialogo tra la natura del Parco Ciani, la tecnologia e la rappresentazione dell’astronauta Claude Niccolier, raggiungendo un’altezza di 8 metri. Quest’opera crea un corto circuito di speranza tra la scienza che esplora pianeti avulsi dalla natura e la bellezza dei fiori, insieme all’importanza della biodiversità che caratterizza il pianeta Terra. Lo stesso anno dà vita ad IMperfect, un’imponente opera di street art lunga 120 metri in uno spazio pubblico a Milano, in via Ventimiglia, per sostenere la ricerca sul cancro al seno, in collaborazione e a favore della Fondazione IEO-MONZINO. Le sue opere fanno parte delle collezioni di Banca Stato e Migros Zurigo, e di numerosi collezionisti privati.

JazzAscona

Dal 20 al 29 giugno 2024, Ascona accoglie la 40^ edizione di JazzAscona che proporrà una full immersion musicale di dieci giorni, una vera e propria maratona che, in un vortice gioioso di piccoli e grandi eventi, coinvolgerà tutto il pittoresco borgo del lago Maggiore. La formula immersiva e inclusiva delle ultime edizioni non verrà cambiata. Il festival sarà per il terzo anno di seguito interamente gratuito e proporrà non meno di 300 concerti, disseminati su tutto il territorio: sui palchi ufficiali in riva al lago, in una decina di esercizi pubblici della località e in situazioni (semi) acustiche, lungo le stradine e sulle piazze del centro.

In un cartellone confezionato dai responsabili musicali Matt Zschokke e Nolan Quinn, con il sostegno di Adonis Rose a New Orleans, ad Ascona si esibiranno oltre 350 artisti e una cinquantina di band, provenienti da New Orleans, dall’Europa e da tutta la Svizzera.

Informazioni e programma su www.jazzascona.ch

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Il Giappone visto da Flavio Gallozzi https://www.artevarese.com/il-giappone-visto-da-flavio-gallozzi/ https://www.artevarese.com/il-giappone-visto-da-flavio-gallozzi/#respond Thu, 13 Jun 2024 08:47:26 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74562 Luino – Il Giappone negli sguardi di Flavio Gallozzi in mostra dal 14 giugno a palazzo Verbania. Una serie di raffinate immagini in bianco e nero raccontano dettagli di vita di artisti tradizionali locali colti nel nel momento della creazione delle proprie opere. Ceramica, lacca, calligrafia, musica, danza, cerimonia del tè, arti marziali in un […]

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Luino – Il Giappone negli sguardi di Flavio Gallozzi in mostra dal 14 giugno a palazzo Verbania. Una serie di raffinate immagini in bianco e nero raccontano dettagli di vita di artisti tradizionali locali colti nel nel momento della creazione delle proprie opere. Ceramica, lacca, calligrafia, musica, danza, cerimonia del tè, arti marziali in un suggestivo scenario capace di illustrare un meraviglioso quanto misterioso mondo.

La mostra, a cura di Carmen Geraci e Giancarlo Moscatelli presenta una quarantina di scatti frutto della calma e paziente arte di Gallozzi, dove il gesto misurato del soggetto diventa gesto pudico dello scatto del fotografo, rapito dalla scena ma talmente consapevole da saperla dominare col proprio sguardo.

“Chiaroscuri, buio, luce vivida e ombre crepuscolari convivono e si alternano nelle sue fotografie -spiega Moscatelli- con minuti dettagli a dare rilievo e armonia a mani sapienti che ripetono fedelmente antichi movimenti tramandati sempre uguali per creare oggetti, disegni o pitture o per fissare nell’aria o su uno strumento musicale gesti di pura arte creativa che aspira alla perfezione: per principio inarrivabile, ma sorprendentemente vicina”.

Aggiunge Geraci: “Le fotografie di Flavio Gallozzi colgono l’attimo e lo fissano per sempre; ne contengono anche il profumo”.

Del Giappone l’artista è affascinato dalla cultura, unica e antica, dalla filosofia e dalla spiritualità che permeano anche la vita quotidiana, l’estetica raffinata e la ricerca della bellezza in ogni cosa e aspetto della vita. Precisa infatti Gallozzi: “Sono stato influenzato dall’uso dello spazio del foglio, il bilanciamento fra pieno e vuoto e, nelle fotografie, le grandi parti in ombra, che definirei l’uso del buio piuttosto che della luce.

La mostra, inserita nei programmi dell’Assessorato alla Cultura del Comune
prevede, per la giornata del 15 giugno, una serie di appuntamenti tematici realizzati in collaborazione col Festival di Poesia AISU. Sarà possibile assistere, alle 17, a una esibizione di tamburi giapponesi Taiko e partecipare a un incontro sulla poesia Haiku a cura di Luigi Gatti, in programma alle  17.30. Le manifestazioni hanno il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano.

L’inaugurazione della mostra è fissata per le 18; l’esposizione proseguirà sino al 23 giugno e sarà visitabile da mercoledì a domenica 10-13 e 15-18. Ingresso libero anche agli eventi.

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MyShot, concorso fotografico per sub https://www.artevarese.com/myshot-concorso-fotografico-per-sub/ https://www.artevarese.com/myshot-concorso-fotografico-per-sub/#respond Wed, 05 Jun 2024 18:00:52 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74523 Sono aperte fino al 31 ottobre le iscrizioni a «MyShot underwater photo contest 2024», il concorso dedicato agli appassionati di fotografia subacquea organizzato sin dal 2005 da Zero Pixel e nelle cui precedenti edizioni hanno preso parte più di 5mila concorrenti da tutta Italia e dall’estero. La partecipazione è gratuita e completamente digitale, accessibile tramite […]

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Sono aperte fino al 31 ottobre le iscrizioni a «MyShot underwater photo contest 2024», il concorso dedicato agli appassionati di fotografia subacquea organizzato sin dal 2005 da Zero Pixel e nelle cui precedenti edizioni hanno preso parte più di 5mila concorrenti da tutta Italia e dall’estero.

La partecipazione è gratuita e completamente digitale, accessibile tramite il sito www.zeropixel.it/myshot, dove è pubblicato il regolamento completo. Cinque sono le categorie del concorso (Subacquea, Emozioni, Incontri ravvicinati, Relitti e Contrasti) e i partecipanti possono inviare all’indirizzo email myshot@zeropixel.it fino ad un massimo di 3 foto per ogni categoria, in formato Jpg, con il lato lungo non inferiore a 1800 pixel e un peso non superiore a 1 Mb.

Non saranno accettate immagini prodotte con l’intelligenza artificiale o in cui siano stati cancellati, inseriti o clonati oggetti, oppure aggiunti elementi grafici.

Le classifiche finali saranno rese note a novembre 2024 e le foto premiate saranno pubblicate su ScubaPortal e su ScubaZone magazine. Sono previste interviste agli autori vincenti, che avranno anche la possibilità di pubblicare un loro portfolio sui media dell’organizzatore.

«La subacquea trasforma il mare in una tela di emozioni intense e storie non raccontate, che solo gli occhi di un fotografo possono realmente catturare e condividere. Con MyShot apriamo questo mondo affascinante a tutti, specialmente a coloro che non hanno ancora scoperto la bellezza dei fondali marini», dice Marco Daturi, ideatore del concorso, autore di tre libri sulla subacquea e fondatore di ScubaPortal, il riferimento online per la subacquea italiana dal 2003. «Dal suo esordio MyShot ha contribuito significativamente alla divulgazione della subacquea, rendendosi un punto di riferimento nel panorama della fotografia subacquea e venendo premiato con il prestigioso Top Award -continua Daturi-. Ma, in buona sostanza, resta un gioco, il cui scopo è valorizzare le emozioni derivanti dalla subacquea come hobby, nonché promuovere la bellezza dell’ambiente marino».

L’edizione 2024 del concorso si concluderà con “L’arena”: «le 100 foto finaliste, cioè 20 per ogni categoria, verranno pubblicate in un unico ambiente, l’arena appunto, per una votazione on-line da parte del pubblico -conclude Daturi-. Le prime tre classificate verranno premiate con uno speciale attestato».

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“In-Visibile” di Hermes Mereghetti https://www.artevarese.com/in-visibile-di-hermes-mereghetti/ https://www.artevarese.com/in-visibile-di-hermes-mereghetti/#respond Tue, 28 May 2024 08:00:46 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74375 Busto Garolfo – I disturbi della psiche mostrati, anzi celati, in una magistrale serie di 11 scatti fotografici che danno corpo alla mostra “In-visibile”, di Hermes Mereghetti, raccolta anche in un libro con la prefazione del giornalista, scrittore e conduttore televisivo Toni Capuozzo. L’esposizione verrà inaugurata il 31 maggio, alle 21, nel salone don Besana […]

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Busto Garolfo – I disturbi della psiche mostrati, anzi celati, in una magistrale serie di 11 scatti fotografici che danno corpo alla mostra “In-visibile”, di Hermes Mereghetti, raccolta anche in un libro con la prefazione del giornalista, scrittore e conduttore televisivo Toni Capuozzo.

L’esposizione verrà inaugurata il 31 maggio, alle 21, nel salone don Besana della sede della Bcc  in via Manzoni 50 nel corso di una serata a cui saranno presenti, oltre all’autore, Toni Capuozzo e Claudio Argentiero dell’Archivio Fotografico Italiano.

Toni Capuozzo confessa come le fotografie di Mereghetti lo abbiano precipitato «nel mondo sconosciuto dei DOC, i Disturbi Ossessivi Compulsivi. Chi ne soffre sente come una mancanza, un’amputazione di sé, del proprio dover essere, nel non rispondere alla proprie ossessioni, non obbedire alla proprie compulsioni».

E sono proprio la mancanza, l’assenza e il celato a dare forza alle opere di Mereghetti, che svelano agli occhi dell’osservatore «un dolore profondo e nascosto perché – scrive Capuozzo- non sono un tentativo artistico di raccontare quel che altrimenti non sarebbe visibile, ma l’unico modo, crudo e poco indulgente all’estetica, di raccontare un mondo che è sotto i nostri occhi e ci sfugge».

«Il progetto “In-Visibile” ha l’obiettivo di rendere tangibili gli spessi “malesseri” della mente. Disturbi e sensazioni che invadono gli abissi della personalità e della coscienza, storpiando senza tregua il vivere comune. La finzione è un volto che non esiste, la perfezione calzante sulle curve di un’anima che sfugge di mano – dice Hermes Mereghetti -.

Undici immagini per rappresentare la “nebbia” che offusca e permea l’Io, rendendolo evanescente. Ma anche solo e impotente. Non esiste una voce amica annunciante speranza, a queste latitudini. Si odono solo urla acute, seppur lontane. La fotografia, ma soprattutto l’estetica ricercata oltre la soglia visiva, diventano mezzo di rappresentazione onirica sul quale fermarsi a riflettere. L’essere umano resta accovacciato in una densa ombra di fine giornata, per nascondere il “qualcosa” e non lasciar trasparire il “nulla”. Per paura: eremo o scoglio che trascina negli abissi e incaglia i desideri di difesa. Un aiuto in grado di restituire un volto, rendendo visibile e trattabile una facciata apparentemente inesistente».

Hermes Mereghetti, nella sua carriera di fotogiornalista ha sviluppato progetti all’interno delle carceri milanesi, sul mondo dell’handicap e dell’immigrazione, concentrandosi prevalentemente sulla psicologia dell’individuo, autore di libri e svariate mostre; attualmente organizza workshop e seminari sulla psicologia del ritratto in tutta Italia.

Scrive il presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Roberto Scazzosi, nella presentazione al libro (Edito da Bertelli Editori) «Le fotografie di Mereghetti mi hanno fatto riflettere su come ragiona la nostra mente che fatica a rilevare un’assenza, colmando la lacuna con l’abitudine. Quante cose diamo per scontate o tendiamo a non vedere? Quando guardiamo un albero cosa non vediamo? Semplice: le radici. Eppure sappiamo che ci sono e quanto sono importanti. Focalizzandoci solamente sul presente, il rischio è quello di non vedere, non percepire la storia di ciò e soprattutto di chi abbiamo davanti, dandola per scontata…».

La data di chiusura della mostra non è ancora stata fissata. Chi volesse visitarla lo potrà fare negli orari di apertura della banca.

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