Fotografia Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/fotografia/ L'arte della provincia di Varese. Thu, 14 Nov 2024 17:17:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Fotografia Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/fotografia/ 32 32 La storia dell’industria in mostra a Legnano https://www.artevarese.com/la-storia-dellindustria-in-mostra-a-legnano/ https://www.artevarese.com/la-storia-dellindustria-in-mostra-a-legnano/#respond Thu, 14 Nov 2024 17:17:51 +0000 https://www.artevarese.com/?p=76059 Legnano – Tra le iniziative organizzate in occasione del centenario di elevazione a città anche l’ampio progetto espositivo “Fotografia e industria” in apertura dal 16 novembre con inaugurazione a palazzo Perego, alle 17.30. Un’idea che nasce per porre l’attenzione su un tema di grande attualità: la città di Legnano e la Lombardia tra i protagonisti […]

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Legnano – Tra le iniziative organizzate in occasione del centenario di elevazione a città anche l’ampio progetto espositivo “Fotografia e industria” in apertura dal 16 novembre con inaugurazione a palazzo Perego, alle 17.30. Un’idea che nasce per porre l’attenzione su un tema di grande attualità: la città di Legnano e la Lombardia tra i protagonisti della nascita e dello sviluppo dell’industria italiana.
Il rapporto tra fotografia e industria ha una lunga storia e scaturisce dall’intento delle imprese di raccontarsi, commissionando a fotografi esperti, la documentazione delle proprie attività, dai prodotti ai manufatti, dagli ambienti di lavoro alle maestranze.
Lo sguardo dei fotografi conduce negli ambienti lavorativi in contesti storicizzati dove sono le architetture a risaltare per la grazia costruttiva e  all’interno di fabbriche dismesse, alla ricerca di tracce e forme. Si passa dai capannoni industriali, ai macchinari, ai lavoratori, agli spazi urbani interessati da architetture operaie, edificate dalle aziende per ospitare i dipendenti e loro famiglie.
La rassegna, cura di Claudio Argentiero, è allestita in differenti spazi espositivi della città: un percorso che dal Perego presegue galleria Cantoni, Atelier Ferioli e Museo fratelli Cozzi. Tutte proseguiranno sino al 12 gennaio. Orari di visita: sabato, domenica e festivi 10/12.30 e 15/19. Giorni di chiusura: 24, 25, 30 dicembre e 1° gennaio.Ingresso libero.
Mostre a Palazzo Leone da Perego:
Le principali industrie a Legnano, Il passato dagli archivi, il presente nelle immagini coeve “Case, quartieri e villaggi operai a Legnano oggi, e villaggi operai a Legnano oggi”. Fotografie: Roberto Venegoni, Mirko Ceriotti, Roberto Bosio, Marco Zarini, Diego Valceschini
“Ritratti di fabbriche” di Gabriele Basilico Courtesy Fondazione 3M – Milano
“Paesaggi sulla sicurezza”vdi Marco Introini
“La lente di Roberto Zabban sull’industria lombarda”vCourtesy Centro per la Cultura d’Impresa-Milano
“La poetica dell’oblio. Archeologia industriale lombarda” Autori: Silvia Lagostina, Roberto Venegoni, Stefano Barattini
“Rigenerazioni e conservazioni industriali. Casi di aziende lombarde riconvertite ad altri usi” di Claudio Argentiero
“Il Segno delle fabbriche”, opere di Luigi Bello
Mostre in altri spazi in città:
“Ex Cotonificio Cantoni” di Gianfranco Leva – Galleria Cantoni
“Spazi del Lavoro tra decadenza e fascino”, autori vari – Atelier Ferioli – domenica 24 novembre ore 11.
“In movimento: storie di persone e di idee lungo l’ultimo secolo a Legnano”. – Museo Fratelli Cozzi dal 12 al 24 novembre.
Ad arricchire la proposta culturale, una serie di conferenze aperte al pubblico, proiezioni, incontri di approfondimento sull’importanza degli archivi per la memoria collettiva, con la partecipazione di architetti, studiosi, fotografi, archivisti, scuole e studenti, direttori di fondazioni e operatori del settore.

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Giovanni Chiaromonte, “Salvare l’ora” https://www.artevarese.com/giovanni-chiaromonte-salvare-lora/ https://www.artevarese.com/giovanni-chiaromonte-salvare-lora/#respond Fri, 25 Oct 2024 09:00:45 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75442 Milano – A un anno  dalla scomparsa di Giovanni Chiaramonte (18 ottobre 2023), fra i grandi protagonisti della fotografia italiana contemporanea, il Centro Culturale presenta dal 20 novembre al 18 gennaio 2025, la mostra “Salvare l’ora” dedicata a una delle  più particolari e originali raccolte con 70 Polaroid e 70 haiku scritti dal fotografo (forma […]

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Milano – A un anno  dalla scomparsa di Giovanni Chiaramonte (18 ottobre 2023), fra i grandi protagonisti della fotografia italiana contemporanea, il Centro Culturale presenta dal 20 novembre al 18 gennaio 2025, la mostra “Salvare l’ora” dedicata a una delle  più particolari e originali raccolte con 70 Polaroid e 70 haiku scritti dal fotografo (forma giapponese di poesia).

 Il titolo dell’esposizione “Salvare l’ora”, ideata da Camillo Fornasieri e curata da Elena Pontiggia, prende spunto dall’omonimo titolo del libro edito nel 2018 da Postcart, nel quale  Chiaramonte scrive: “gli haiku e le immagini di “Salvare l’ora “nascono da due periodi di malattie apparentemente senza speranza: si pongono come tracce leggere della presenza divina nascosta all’interno di ogni forma e figura che splende nel mondo

Le Polaroid, formato fotografico assolutamente inedito per l’autore realizzate con una Fuji Instax a sviluppo istantaneo, consentono al pubblico di tracciare il rapporto di Chiaramonte con Dio e mostrano come nell’intimità di quegli scatti egli cercasse il legame tra il particolare e l’essere. Tra memoria e stupore, tristezza e redenzione: nella casa, nei prati comuni, nei bordi abbandonati della città, nello splendore della natura.

La mostra di Giovanni Chiaramonte, nato a Varese nel 1948 da genitori siciliani e arrivato a Milano nel 1961, si apre a una settimana esatta dall’inaugurazione della personale “La geometria e la compassione” dedicata a Ferdinando Scianna, che proprio da Chiaramonte venne invitato, poco più di un anno fa e a nome del CMC, a comporre un’esposizione sulla sua posizione di uomo e fotografo di fronte al grande limite del dolore del mondo.

Come riferisce Camillo Fornasieri, direttore del CMC: “Le due esposizioni sono una straordinaria circostanza umana e culturale che il Centro Culturale di Milano ha voluto unire non per un confronto, ma per invitare il pubblico ad andare al fondo e riscoprire il senso della fotografia nell’amicizia di due fotografi sui temi più radicali dell’esistenza. In particolare, la mostra ‘Salvare l’ora’ vuole sottolineare non solo il linguaggio colto della fotografia di Chiaramonte, ma anche la ricerca spirituale e umana della sua opera, dove l’immagine è meditazione sul senso dell’esistenza”.

Su temi diversi ma speculari i fotografi si interrogano profondamente sull’essere delle cose e dell’uomo. L’amico e poeta milanese Umberto Fiori su “Salvare l’ora” così scrive: “qui si ha l’impressione di avere di fronte un’esposizione lampante della poetica del fotografo…lo sguardo chiama, è una voce

Se negli Haiku, (forma giapponese di poesia ripresa in Italia da Andrea Zanzotto), sono le cose della natura a campeggiare come “enigmi naturali”, per Chiaramonte a prevalere è la riflessione: tempo, spazio, universo, nulla, pensiero, luce, abisso.

Le Polaroid, che non hanno possibilità alcuna di intervento prima e dopo lo scatto, riflettono le comunanze con il grande amico Luigi Ghirri (proprio una delle foto è a lui dedicata) e provengono da interni ed esterni di Milano, Berlino, Postsdam, posando lo sguardo sull’esserci delle cose, sulla memoria, i legami, gli oggetti più inerti e insignificanti in uno splendore di colori, una linea cha va da Kértesz a Ghirri.

Le figure degli Haiku di Chiaramonte che accompagnano “Salvare l’ora” e che si trovano negli scritti in mostra accanto alle immagini, nascono dall’ascolto che l’infinito dà allo sguardo, mostrando come per lui il tempo del contemplare fosse importante e necessario quanto il silenzio interiore.

Chiaramonte in queste polaroid e nei suoi scritti ha rivelato la parola che tace al fondo delle sue immagini. Una parola che si sporge oltre sé stessa, cercando il proprio limite. Cosa c’è, oltre quel limite? “Dove il pensiero/Si interrompe in frantumi/Inizia l’altro (haiku di Giovanni Chiaramonte).

Contemporaneamente alla mostra “Salvare l’ora” al Centro culturale di Milano, dal 16 novembre 2024 al 9 febbraio 2025 Giovanni Chiaramonte è protagonista anche al Museo Diocesano di Milano con l’antologica dal titolo “Realismo infinito”, già svoltasi al Monastero di Astino di Bergamo nel 2022 e sempre curata da Corrado Benigni.

La mostra sarà visitabile sino al 18 gennaio 2025. Orari al pubblico: da martedì a venerdì 9.30 -13 / 14.30-18; sabato e domenica 15 – 19. Chiuso per festività nei giorni 24, 25, 26, 31 dicembre e 1° gennaio. L’inaugurazione è in programma il 19 novembre alle18.30 su invito.

Cenni biografici

Giovanni Chiaromonte è nato nel 1948 a Varese da genitori di Gela; comincia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, operando per la ripresa della forma figurativa, seguita alla stagione astratta e informale. Per questo nel 1978 insieme a Luigi Ghirri nasce Punto e Virgola, prima casa editrice dedicata alla fotografia e alla sua storia.

All’opera di Luigi Ghirri dedica e cura personalmente la mostra “Nostalgia del futuro. L’immagine necessaria” che si inaugura al CMC a pochi giorni dalla sua morte di Chiaramonte avvenuta il 18 ottobre 2023.

La sua fotografia risente del pensiero di R. Guardini, H.U. von Balthasar e in quella della Chiesa d’Oriente incontrata in A. Tarkovskij, O. Clément, P. Evdokimov.

Dal 1983 collabora alla rivista “Lotus International” e alle mostre internazionali curate alla Triennale di Milano, dove nel 2000 realizza col Centro Culturale di Milano e i poeti e scrittori De Angelis, Rondoni, Doninelli, Raboni la mostra “Milano Cerchi della città di mezzo”, curata da Pierluigi Nicolin.

Partecipa alle mostre del CCA di Montréal, tra cui Asphalt e Rooms You May Have Missed.

Espone in tutto il mondo e per ben cinque volte alla Biennale di Venezia, l’ultima delle quali nel 2013. Al CMC presenta nel 1999 con Joel Mewerowitz la mostra “Eventi umani, eventi urbani”. Nel 2005 l’Università di Palermo gli conferisce la Laurea honoris causa in Architettura. Nel 2010 è presente all’Expo di Shangai con “Nascosto in prospettiva”, mentre l’anno successivo è nominato Accademico Benemerito dell’Accademia di San Luca (2021).

Ha insegnato Storia e Teoria della Fotografia allo IULM di Milano, alla Facoltà di Architettura di Palermo e al Master di “Forma” a Milano. Durante la sua carriera ha pubblicato oltre 100 volumi.

 

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Davide Monteleone vince il 44° Leica Oskar Barnack Award https://www.artevarese.com/davide-monteleone-vince-il-44-leica-oskar-barnack-award/ https://www.artevarese.com/davide-monteleone-vince-il-44-leica-oskar-barnack-award/#respond Fri, 11 Oct 2024 09:54:30 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75765 Davide Monteleone è il vincitore di Leica Oskar Barnack Award (LOBA), arrivato alla 44a edizione: il fotografo italiano è stato premiato per la serie Critical Minerals – Geography of Energy, nell’ambito della Celebration of Photography a Wetzlar, in Germania, nell’head quarter Leica di Leitz-Park, luogo esclusivo per gli appassionati Leica e gli amanti della fotografia, tra […]

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Davide Monteleone è il vincitore di Leica Oskar Barnack Award (LOBA), arrivato alla 44a edizione: il fotografo italiano è stato premiato per la serie Critical Minerals – Geography of Energy, nell’ambito della Celebration of Photography a Wetzlar, in Germania, nell’head quarter Leica di Leitz-Park, luogo esclusivo per gli appassionati Leica e gli amanti della fotografia, tra mostre, laboratori, il museo e una struttura aziendale fondata su artigianalità e innovazione.

Selezionato tra oltre 250 proposte individuate da una commissione di 80 esperti di fotografia provenienti da oltre 50 paesi, Critical Minerals – Geography of Energy è un progetto a lungo termine in cui Monteleone (Potenza, 1974) mette in discussione l’attuale orientamento del settore energetico verso le fonti rinnovabili ed evidenzia i complicati effetti geopolitici, sociali ed ecologici, utilizzando gli esempi dell’estrazione di rame, litio e cobalto in Cile, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia.

Davide Monteleone (Potenza, 1974, vive in Svizzera) ha un Master in Arte e Politica presso la Goldsmith University di Londra ed è curatore e insegnante per svariate istituzioni pubbliche e private. Da diversi anni segue in particolare le questioni climatiche, tra economia e geopolitica. Monteleone ha pubblicato numerosi libri e collabora regolarmente con “National Geographic”, “Time” e “The New Yorker”. Ha ricevuto il National Geographic Storyteller’s Fund, la National Geographic Society Fellowship, l’Asia Society Fellowship, il Carmignac Photojournalism Award, l’EPEA Award, l’European Publishers Award e numerosi World Press Photo Awards. Era già stato tra i finalisti del LOBA 2020, con la sua serie Sinomocene.

Insieme a Davide Monteleone, è stata premiata anche la fotografa Maria Guțu (Repubblica di Moldavia, 1996) con LOBA Newcomer Award 2024 per la serie Homeland.

LOBA è tra i premi più ricchi e prestigiosi nel campo della fotografia: il vincitore del LOBA riceve 40.000 euro e un’attrezzatura fotografica del valore di 10.000 euro, mentre il vincitore del Newcomer Award riceve 10.000 euro e una Leica Q3. (foto Davide Monteleone, Critical Minerals – Geography of Energy,

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“Il teatro della vita” di Julia Fullerton-Batten https://www.artevarese.com/il-teatro-della-vita-di-julia-fullerton-batten/ https://www.artevarese.com/il-teatro-della-vita-di-julia-fullerton-batten/#respond Thu, 03 Oct 2024 10:00:52 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75690 Milano – A volte gli scatti unici, per la loro singolarità, hanno il potere di imprimersi a lungo nella memoria. E’ il Tamigi a fare da sfondo alla ultima serie di opere di Julia Fullerton-Batten dal titolo “Il teatro della vita”, in un contesto storico che va dal primo’800 sino agli inizi del ‘900, accostando […]

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Milano – A volte gli scatti unici, per la loro singolarità, hanno il potere di imprimersi a lungo nella memoria.

E’ il Tamigi a fare da sfondo alla ultima serie di opere di Julia Fullerton-Batten dal titolo “Il teatro della vita”, in un contesto storico che va dal primo’800 sino agli inizi del ‘900, accostando tre personali, a Milano, Torino e Verona.

La fotografa descrive, nella mostra in corso da MARCOROSSI a Milano, una umanità impegnata sulle rive limacciose del Tamigi, in disperata ricerca di qualsiasi oggetto possa alleviare la loro precaria condizione sociale.

Con calibrata cadenza luminosa Julia Fullerton-Batten ( Brema 1970) definisce le atmosfere di un luogo dove l’incedere del tempo pare dettato dal lento fluire delle acque.

Concependo ogni immagine come parte di una sequenza cinematografica, la fotografa è arrivata ad accomunare su alcuni set sino a cento attori.

Anche l’accurata ricerca dei costumi contribuisce a contestualizzare storicamente i personaggi.

Nel trittico “Forst Fair” viene descritta la singolarità dell’evento verificatosi nel 1814,quando le acque del Tamigi raggiunsero uno strato di ghiaccio tale da reggere il peso di più persone al punto da dare vita a una grande fiera mercato e spettacoli di varia natura.

Mentre la serie che compone “The Thames Whale” narra lo spiaggiamento di una balena avvenuto nel 2006, arricchendo in maggior misura l’alone leggendario che accompagna la storia del Tamigi.

Julia Fullerton-Battem – “Il teatro della vita” Milano – MARCOROSSI, Corso Venezia 29. Fino al 2 novembre. Orari: martedì-venerdì 11-13/15-19; sabato 11-19.

Mauro Bianchini

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“Fotografia d’avanguardia. Bragaglia, Drtikol, Vetyrovsky” https://www.artevarese.com/fotografia-davanguardia-bragaglia-drtikol-vetyrovsky/ https://www.artevarese.com/fotografia-davanguardia-bragaglia-drtikol-vetyrovsky/#respond Mon, 23 Sep 2024 08:00:47 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75567 Monza – Leo Gallery inaugura “Fotografia d’avanguardia. Bragaglia, Drtikol, Vetyrovsky”. Dal 28 settembre, in occasione del Monza Photo Fest, lo spazio espositivo di via De Gradi presenta una selezione di scatti realizzati tra gli anni Dieci e gli anni Trenta del Novecento che dimostrano come le scoperte più sperimentali in campo fotografico procedessero di pari […]

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Monza – Leo Gallery inaugura “Fotografia d’avanguardia. Bragaglia, Drtikol, Vetyrovsky”. Dal 28 settembre, in occasione del Monza Photo Fest, lo spazio espositivo di via De Gradi presenta una selezione di scatti realizzati tra gli anni Dieci e gli anni Trenta del Novecento che dimostrano come le scoperte più sperimentali in campo fotografico procedessero di pari passo (in alcuni casi, anzi anticipando) con le parallele ricerche pittoriche e scultoree portate avanti dai movimenti d’avanguardia.

Ne è un esempio Anton Giulio Bragaglia, autore nel 1911 del saggio Fotodinamismo futurista, molto vicino alle idee di Marinetti (ma osteggiato apertamente da Boccioni), che ha introdotto il concetto di movimento nel fotogramma con l’intenzione di eliminare la fissità della riproduzione tradizionale. In mostra una autentica Fotodinamica e alcune Cartoline (fotolitografie) futuriste.

Con Drtikol, e in seguito con il suo più importante allievo Vetyrovky, lo scenario è quello della Cecoslovacchia a cavallo tra anni Venti e Trenta e le influenze sono quelle del Futurismo e del Cubismo assorbite da Drtikol durante il suo soggiorno a Parigi.

La loro ricerca si basa sul rapporto tra corpo nudo e forme geometriche. Le inquadrature mettono in relazione gli elementi solidi (corpi e forme) con uno spazio neutro attraverso uno studiato gioco di ombre prodotte dagli stessi.

Il giorno dell’inaugurazione, alle 18, si terrà la presentazione di Maurizio Scudiero, curatore della mostra, che approfondirà vari aspetti della ricerca fotografica di inizio Novecento.

La rassegna sarà poi visitabile sino al 19 ottobre da martedì a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

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“Volare! Fra terra e cielo” a Malpensa https://www.artevarese.com/volare-fra-terra-e-cielo-a-malpensa/ https://www.artevarese.com/volare-fra-terra-e-cielo-a-malpensa/#respond Tue, 17 Sep 2024 07:00:27 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75503 Somma L.do – Istituto Italiano di Fotografia presenta, dal 24 settembre allo spazio espositivo PhotoSquare dell’Aeroporto di Milano Malpensa – Terminal ,  la mostra “Volare! Fra terra e cielo”. L’esposizione, curata da Loredana De Pace, intende far riflettere, attraverso interpretazioni fotografiche differenti, sulla tematica del volo in tutte le sue declinazioni; alle 41 immagini di […]

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Somma L.do – Istituto Italiano di Fotografia presenta, dal 24 settembre allo spazio espositivo PhotoSquare dell’Aeroporto di Milano Malpensa – Terminal ,  la mostra “Volare! Fra terra e cielo”.

L’esposizione, curata da Loredana De Pace, intende far riflettere, attraverso interpretazioni fotografiche differenti, sulla tematica del volo in tutte le sue declinazioni; alle 41 immagini di fotografe e fotografi dell’ Istituto, sono affiancate quelle del fotografo internazionale Massimo Sestini, che da oltre quarant’anni “riprende” in volo ed è da sempre sensibile alla formazione dei giovani autori.

I partecipanti alla rassegna, sono stati guidati dalla curatrice ad approfondire i diversi significati del termine “volare”, a partire dalla lettura più semplice e concreta, come la scelta di partire o librarsi, fino ad arrivare a interpretazioni metaforiche che analizzano i concetti positivi di libertà e sogno, o espressioni più controverse come la consapevolezza della caduta e l’oblio.

In questo progetto il volo diventa una metafora della vita, fatta di slanci e battute di arresto, in cui la tensione verso il cambiamento porta a spiccare il volo.

La mostra che si focalizza sul significato di “volare” ha portato a instaurare un dialogo molto intenso tra gli studenti di IIF e Massimo Sestini che, attraverso i suoi scatti spettacolari, racconta da decenni la storia del costume e della società italiana da un’affascinante prospettiva aerea.

In occasione di questa mostra Istituto Italiano di Fotografia pubblica un volume dedicato all’esposizione, curato e con introduzione di Loredana De Pace, che racchiude gli scatti esposti e i testi degli studenti di IIF, oltre alle immagini di Massimo Sestini. Inaugurazione 24 settembre alle 11. La mostra sarà visitabile sino al 15 novembre.

Le fotografie esposte sono di: Elena Maria Alberti, Patrizia Barbagallo, Martina Bari, Margherita Benedetti, Maria Brandolini, Martina Capra, Sofia Carrara, Tommaso Cicorella, Annalisa Cinco, Alessia Civicchioni, Matilde Corti, Marta Ferrarini, Eleonora Ferro, Mauro Ficano, Maurizio Fiori, Pietro Franchi, Giulia Gebia, Maria Giorgi, Christian Giunta, Carolina Hennig, Fabiola Anaïs Pia Anoko Lawson, Simone Lizzio, Luigi Lombardi, Lorenzo Maggino, Alice Manzoni, Luca Marchioro, Mattia Matroian, Samuele Mereu, Meroni Massimiliano, Elia Musmeci, Valentina Onesto, Eleonora Pagni, Michele Piccolo, Sonia Poncellini, Jolly, Celeste Runaj, Claudio Sarzi Madidini, Dalila Soprano, Valentina Terenghi, Alessandro Uttaro e Adria Valverde.

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A Lodi la XV edizione del Festival della Fotografia Etica https://www.artevarese.com/a-lodi-la-xv-edizione-del-festival-della-fotografia-etica/ https://www.artevarese.com/a-lodi-la-xv-edizione-del-festival-della-fotografia-etica/#respond Tue, 10 Sep 2024 08:00:00 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75409 Lodi – Torna il Festival della Fotografia Etica che prenderà il via il 28 settembre e continuerà sino al 27 ottobre. L’evento giunto al traguardo dei quindici anni di attività, “festeggia” l’mportante anniversario con una mostra che racchiude il meglio delle passate edizioni e una serie di incontri e iniziative che saranno presentati per tutta […]

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Lodi – Torna il Festival della Fotografia Etica che prenderà il via il 28 settembre e continuerà sino al 27 ottobre. L’evento giunto al traguardo dei quindici anni di attività, “festeggia” l’mportante anniversario con una mostra che racchiude il meglio delle passate edizioni e una serie di incontri e iniziative che saranno presentati per tutta la durata del Festival.

Oltre 20 le mostre in calendario con 150 fotografi provenienti da 40 Paesi diversi e 5 continenti pari a circa un migliaio di immagini esposte: questi i numeri che caratterizzano la nuova edizione del festival.

Anche quest’anno Lodi, in collaborazione con Bipielle Arte, accoglierà l’unica tappa lombarda della mostra internazionale itinerante del World Press Photo, il grande concorso internazionale di fotogiornalismo e fotografia documentaria più famoso al mondo, evento indetto dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam che si svolge da quasi 70 anni. Questa edizione grazie alla collaborazione con FUJIFILM Italia (Sponsor del FFE) porterà a Lodi i fotografi Rena Effendi, Pablo Piovano, Julia Kochetova, Alejandro Cegarra, vincitori del World Press Photo 2024 e proporrà una serie di contenuti, visite guidate e incontri per amplificare e approfondire i progetti esposti.

Il WPP 2024 ha raccolto oltre 150 immagini, provenienti dai cinque continenti, che narrano storie straordinarie, attraverso lavori realizzati per alcune delle più importanti testate internazionali come National Geographic, BBC, CNN, The New York Times, Le Monde, ed El Pais.

Cuore dell’esposizione è sempre il World Report Award – Documenting Humanity con le opere dei premiati. A partire dalla categoria MASTER, vinta da Giles Clarke con il reportage Haiti in Turmoil e  Ingmar Björn Nolting, menzione speciale per An Anthology of Changing Climate. La categoria SPOTLIGHT con Kasia Strek per il reportage The Price of Choice, sul delicato e attualissimo tema dell’aborto di cui sono sempre le donne a pagare il dazio maggiore; SHORT STORY è stata vinta da Francesco Comello per il reportage Oshevensk; menzione speciale della sezione a Laetitia Vançon per The Other Battlefields, lavoro che approfondisce le conseguenze durature che la guerra produce sui giovani. La sezione STUDENT, vinta da Camilla Richetti con Dancing Spirits, ambientato nella Repubblica del Congo. Infine Patryk Jaracz è il vincitore della categoria SINGLE SHOT con l’immagine Kids Learning How to Ride a Bicycle, in cui alcune bambine giocano nei campi in Ucraina mentre una di loro impara ad andare in bicicletta; sullo sfondo gli effetti di un attacco di droni che ha incendiato un deposito petrolifero nella regione di Rivne. Tutte le mostre saranno visitabili a Palazzo Barni, fatta eccezione per  il percorso Single Shot esposto negli spazi della Banca Centropadana.

Contemporaneamente al Festival si svolgerà FFE – OFF, un circuito di mostre fotografiche, esposte in negozi, bar, ristoranti, gallerie, circoli culturali e aree pubbliche della città. Lo scopo è quello di valorizzare e diffondere le opere di chiunque voglia proporre le proprie realizzazioni. Per questo motivo non ci sono vincoli tematici o di genere.

In questa edizione il Festival ospiterà una tappa della 21° edizione del Premio Portfolio Italia della Fiaf organizzata in collaborazione con il Gruppo Fotografico Progetto Immagine. Le letture si terranno alla Biblioteca Laudense, il 5 e 6 ottobre e sono aperte a tutti i fotografi, con tema libero e nessuna limitazione sul numero di immagini. I migliori portfolio saranno premiati il 6 ottobre. I vincitori vedranno i propri lavori pubblicati su riviste fotografiche e avranno accesso gratuito al circuito OFF del prossimo Festival della Fotografia Etica.

Il team educational del Festival proporrà le consuete visite guidate per le scolaresche su prenotazione dal lunedì al venerdì per studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, accademie e scuole di fotografia. Nelle domeniche di ottobre verrà offerta la possibilità di frequentare i Kids Labs, laboratori fotografici per bambini e ragazzi dai 5 agli 11 anni per avvicinarsi alla tecnica e scoprire il mondo attraverso le immagini.

Tra i partner di questa 15° edizione anche Fondazione Sella che porterà a Lodi una selezione di immagini realizzate da Vittorio Sella. Nel corso della sua lunga attività di fotografo e alpinista fu tra i primi a introdurre la pratica fotografica in alta montagna, utilizzando negativi di grande formato, realizzando immagini dal forte valore documentario e artistico. Si tratta di un excursus dei principali gruppi alpini ed extraeuropei, con particolare attenzione alle spedizioni in Caucaso (1889, 1890 e 1896), dove emerge una forte attenzione al dato etnografico.

Orari mostre: nei weekend dalle 9.30 alle 20. Per tutte le informazioni e i dettagli del programma, consultare il sito: www.festivaldellafotografiaetica.it

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I Rencontres de la Photographie di Arles https://www.artevarese.com/i-rencontres-de-la-photographie-di-arles/ https://www.artevarese.com/i-rencontres-de-la-photographie-di-arles/#respond Wed, 04 Sep 2024 15:28:14 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75372 I Rencontres de la Photographie di Arles, si confermano un appuntamento di alto livello internazionale, imperdibile, al quale da oltre vent’anni l’Archivio Fotografico Italiano è presente, con mostre, libri e contributi culturali, attivando collaborazioni con autori, gallerie e realtà paritetiche. Quest’anno ha partecipato con la mostra Anime rurali di Claudio Argentiero e vari portfolio degli […]

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I Rencontres de la Photographie di Arles, si confermano un appuntamento di alto livello internazionale, imperdibile, al quale da oltre vent’anni l’Archivio Fotografico Italiano è presente, con mostre, libri e contributi culturali, attivando collaborazioni con autori, gallerie e realtà paritetiche. Quest’anno ha partecipato con la mostra Anime rurali di Claudio Argentiero e vari portfolio degli autori della collezione.

Anche in questa edizione le mostre hanno offerto una rivelatrice prospettiva sulla fotografia
contemporanea, non tralasciando gli autori del ‘900, definendo nel seguente modo le scelte curatoriali: “Tremori e tumulti, spiriti, tracce, letture parallele e riletture costituiscono tutte nuove prospettive alla base dell’edizione 2024 dei Rencontres d’Arles. Fotografi, artisti e curatori rivelano le proprie visioni e storie, non ultima quella della nostra umanità, a turno ostacolata, in infinita ridefinizione, resiliente, ma anche visionaria. Che siano ai margini o stabilite al centro, le narrazioni conducono a percorsi divergenti e multipli, tutti emananti dalle faglie di una superficie porosa: si intrecciano e si sovrappongono. È un momento emozionante, poiché questo insieme apre una pluralità di itinerari da seguire”.

Oltre cinquanta le esposizioni proposte dal programma ufficiale e un centinaio quelle del programma Off, non tutte all’altezza dell’evento e alcune improvvisate, ma vera linfa vitale del festival, per la vivacità che genera portando in città migliaia di persone interessate al linguaggio visivo, propense al confronto in una città con la scuola di fotografia più importante di Francia.
Tra mostre ufficiali più significative, a titolo soggettivo e considerando la mia personale attitudine al settore, posso citare:

RAJESH VORA – EVERY DAY BAROQUE (2014-2019)
L’interesse di Rajesh Vora per gli oggetti scultorei quotidiani che adornano i tetti delle case nell’entroterra del Punjab è iniziato nel 2014. Questa tradizione artigianale ha trovato il favore della prima ondata di immigrati, gli NRI (Non-resident Indians), che hanno iniziato a costruire case nei loro villaggi alla fine degli anni ’70. Da allora, questo fenomeno unico è cresciuto in ambizione e immaginazione fino a diventare parte integrante del paesaggio del villaggio. Ciò che si dispiega è una narrazione colorata senza nostalgia, piena di umorismo,celebrazione e ricordo.

URAGUCHI KUSUKAZU – AMA
Da oltre tremila anni, le ama , le “donne del mare” giapponesi, popolano le coste dell’arcipelago,  immergendosi in apnea per raccogliere alghe e abaloni. Il loro posto speciale nell’immaginario giapponese, il loro legame sensuale con l’acqua, la loro impavidità e sovranità hanno affascinato poeti e artisti per secoli. Il fotografo giapponese Uraguchi Kusukazu, originario di Shima (prefettura di Mie) sulla costa del Pacifico, ha dedicato oltre trent’anni a documentare la vita delle ama nella sua regione, nei loro aspetti più
diversi: immersioni in acque profonde, raccolti vicino alla riva, ritratti, scene collettive sulla spiaggia e nell’amagoya, un’enclave esclusivamente femminile, e il loro rapporto quotidiano con lo shintoismo, che culmina in estate al momento dei matsuri (feste estive).

REPLICAS – JAPANESE PHOTOGRAPHERS FACING THE CATACLYSM
L’11 marzo 2011, un violento terremoto di magnitudo 9 della scala Richter ha colpito la costa nord-orientale del Giappone e la regione di Tōhoku, segnando uno dei tremori più potenti mai registrati. L’evento sismico ha causato la rottura del fondale del Pacifico lungo un tratto lungo oltre 500 km e largo 200 km, innescando uno tsunami alto fino a 30 m in alcune aree. Lo tsunami ha causato il caos, raggiungendo fino a 5 chilometri nell’entroterra, devastando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Le conseguenze portarono a una serie di eventi catastrofici presso la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, tra cui quattro esplosioni e tre
fusioni del nocciolo. Ciò provocò un incidente nucleare che rilasciò livelli schiaccianti di radioattività nell’aria, sulla terra e in mare. Tredici anni dopo, il vero impatto sulle popolazioni colpite rimane difficile da misurare. 19.765 persone morirono. 2.553 furono dichiarate disperse e 20.000 sono ancora sfollate. In risposta alla catastrofe senza precedenti, gli artisti giapponesi si mobilitarono rapidamente per comprendere le moltitudini di problemi e situazioni emerse. Molti fotografi si avventurarono sul sito del disastro, tornando nel corso degli anni per documentare gli effetti in corso della devastazione e della contaminazione, nonché il processo di ricostruzione e riabilitazione.

SOPHIE CALLE FINISH IN STYLE
Dice Sophie Calle del suo progetto: “poco prima dell’inaugurazione della mia mostra À toi de faire, ma mignonne al Musée Picasso di Parigi, una tempesta ha danneggiato il mio magazzino e spore di muffa sono entrate in The Blind , una delle serie che dovevano essere esposte nella mostra. Per evitare qualsiasi rischio di contaminazione, i restauratori hanno deciso che era preferibile distruggere le opere. Rispondendo all’urgenza della situazione, ho inscenato la loro assenza dalla mostra. Per un progetto che ha avuto origine
con l’anniversario della morte di Picasso e che si è concluso facendo riferimento alla mia eventuale dipartita, l’idea di decomposizione mi è sembrata appropriata. Ma The Blind aveva troppa importanza nella mia vita perché la loro finisse in discarica. È stato allora che mi sono ricordato dell’idea dell’artista Roland Topor di seppellire un vecchio maglione che non era riuscito a regalare né a buttare via. Ho notato che il marciume aveva scelto con cura le sue vittime. Oltre ai Blind , aveva colpito solo quelle opere che parlavano di morte o perdita, come se la loro impermeabilità fosse già compromessa: mazzi di fiori secchi; fotografie di tombe; la fotografia del mio materasso su cui un uomo si era dato fuoco; dipinti
dell’ultima parola di mia madre. A queste opere moribonde, che stavano ricevendo una seconda morte, ho aggiunto anche cose della mia vita che non mi servivano più, ma che non potevo né dare né buttare via”.

FOTOGRAFE GIAPPONESI DAGLI ANNI ’50 AD OGGI
WHAT A JOY TO SEE YOU
Con un concentrandosi sul materiale dagli anni ’50 a oggi, I’m So Happy You Are Here presenta oltre venticinque artisti di diverse generazioni, molti dei quali sono stati riconosciuti per i loro contributi vitali, mentre altri hanno sviluppato pratiche uniche e importanti senza un sostanziale riconoscimento pubblico. Questa raccolta di opere storiche e contemporanee intreccia tre motivi principali: osservazioni della vita quotidiana che sono sia profonde che delicate; prospettive critiche sulla società giapponese, in particolare sui ruoli ricoperti, e spesso reinterpretati, dalle donne giapponesi; nonché esperimenti con ed estensioni della forma fotografica.
Esposte insieme per la prima volta, queste opere offrono una molteplicità di prospettive sul Giappone e sulla fotografia giapponese, e una riflessione più ampia e sfumata sui diversi contributi delle donne giapponesi al medium.
Negli ultimi dieci anni, il mondo della fotografia ha fatto un concertato sforzo di colmare le lacune critiche nella sua storiografia. Lo scavo e il recupero del lavoro delle donne, incluso questo, servono come testimonianza della natura liberatoria dell’autorappresentazione e dell’autoespressione, e dell’importanza della fotografia come mezzo per esprimere e condividere la propria storia: per essere ascoltati e visti.

 

BRUCE EESLY
THE FARMER OF THE FUTURE
New Farmer si atteggia a raccolta di fotografie documentarie degli anni ’60 che sembrano ribadire la storia di successo della Rivoluzione Verde: la manipolazione genetica porta a nuove varietà di colture che danno luogo a raccolti più grandi e migliori. Tuttavia, mentre la storia si dipana, ci sono delle crepe. Le immagini si aggirano appena oltre la credibilità fino a diventare assurde. Non sono le fotografie storiche che affermano di essere, ma immagini generate dall’intelligenza artificiale. La storia in sé, pur avendo una certa somiglianza con eventi reali, è anch’essa inventata: questa versione alternativa non finisce nei giganteschi campi di monocolture che ci circondano oggi, ma porta invece a verdure di grandi dimensioni. Con assurdità e umorismo, New Farmer esplora il modo in cui la storia viene fatta e percepita attraverso le immagini e mette in discussione la narrazione dominante della Rivoluzione
Verde. Il progetto riflette sul nostro rapporto estrattivo con la natura, invitando gli spettatori a dare uno sguardo critico al nostro posto all’interno della biosfera e agli effetti a catena delle nostre azioni.

LAHEM
FRACTURE OF MODERNITY: THE ODYSSEY OF RETURN TO THE HOMETOWN
VINCITORE DEL PREMIO JIMEI
Di fronte alle insopportabili fratture della modernità, Lahem ha esplorato la sua posizione dinamica tra la metropoli cinese in cui risiede e Sibei, il villaggio della sua città natale incastonato nelle montagne meridionali della provincia di Jiangxi. La città natale è il tema creativo centrale di Lahem da 15 anni. Dal 2007, Lahem ha navigato in uno stato nomade tra Sibei e la città, usando il villaggio di Sibei come sfondo per esplorare dimensioni come terra, identità, migrazione e trasformazione. In sequenza, ha realizzato opere come Lost, Return to Hometown e la serie Luo Fuping , completando una Hometown Trilogy nelle sue ricerche creative. Per Lahem, Sibei è simile all’India per VS Naipaul, “India come un dolore, per il quale si ha una grande tenerezza, ma da cui alla fine si desidera sempre separarsi”.
Nel creare queste immagini, Lahem ha eretto un ponte che collega Sibei a un’esistenza metafisica. Questa esplorazione e ricostruzione ha portato l’inevitabilmente sbiadita Sibei come oggetto a tornare alla sua essenza duratura all’interno di Sibei stessa.

LEE FRIEDLANDER by Joel Coen
LUMA Arles presenta Lee Friedlander Framed by Joel Coen , una mostra nata dalla collaborazione tra il fotografo statunitense e il rinomato regista. Attraverso 70 fotografie e un film, la mostra ripercorre i 60 anni di carriera di Lee Friedlander. La scelta di Joel Coen racchiude il suo approccio singolare alla composizione e svela un’improbabile parentela tra i due artisti: entrambi esplorano con uguale fascino il potere insidioso delle immagini: fotogrammi frammentati, composizione ingannevole, inquadrature sconnesse, effetti specchio. Come una vera e propria mise en abyme cinematografica , la mostra espone le
stampe come strani, anonimi, individuali piccoli racconti.

ASSOCIAZIONE DEL MÉJAN –Edizione 2024
STÉPHANE DUROY
Facendo eco ai tremori di un mondo frammentato, le fotografie di Stéphane Duroy catturano
l’immaginazione dell’osservatore con un inquietante senso di assenza. Per oltre quarant’anni, ha attraversato l’Europa e gli Stati Uniti sulla scia dei cataclismi che hanno plasmato il XX secolo. Basandosi sulla sua esperienza come fotografo per l’agenzia di stampa Sipa, Stéphane Duroy ha continuato ad accumulare instancabilmente un corpus di lavori composto da quattro grandi progetti in Inghilterra, Berlino, Europa orientale e Stati Uniti. Membro dell’agenzia VU’ dal 1986, lancia uno sguardo implacabile sulla nostra epoca. Nel 2009, Duroy ha reinventato il suo libro Unknown (2007), aggiungendo strati di materiale, collage di ritagli di giornale, fotografie anonime, dipinti e pagine strappate. Nel corso di mezzo secolo, la macchina fotografica di Stéphane Duroy si è impegnata con quella parte di
umanità che è caduta vittima della povertà, della guerra o del determinismo sociale. La sua opera costituisce un’opera d’arte unica, che sfugge a qualsiasi classificazione.

HANS SILVESTER
AIMING RIGHT: PÉTANQUE AND THE PROVENÇAL GAME THROUGH THE LENS OF
HANS SILVESTER
Ex reporter di punta dell’agenzia Rapho, Hans Silvester è un viaggiatore instancabile. Le sue fotografie catturano lo stato del pianeta e dell’umanità, sottili esempi della delicatezza di un oggetto, della grazia di un gesto o della spaventosa magnificenza di un disastro.
La mostra Straight to the Point: Pétanque and Jeu Provençal Through the Lens of Hans Silvester mostra una prima osservazione del gioco delle bocce in Provenza negli anni ’70. Il suo metodo, basato su un paziente rapporto con il suo soggetto, è già evidente in questo studio provenzale. Ambientate su sfondi in bianco e nero perfettamente padroneggiati, le immagini di Hans Silvester evidenziano le prestazioni dei giocatori e trasmettono l’onnipresente dramma provenzale. Per non dimenticare il pubblico, la “galleria”, tutt’uno con i giocatori. Invita i visitatori a unirsi a lui nell’osservare questi uomini, donne e bambini, concentrati sul momento, profondamente coinvolti nel gioco, un frammento della Provenza come l’ha vissuta, immaginata e descritta per oltre sessant’anni.

MARY ELLEN MARK
ENCOUNTERS
CURATORI: SOPHIA GREIFF E MELISSA HARRIS

Guidata da ideali umanisti, la fotografa documentarista, narratrice e ritrattista statunitense, Mary Ellen Mark (1940–2015), ha concentrato il suo sguardo su persone con background spesso diversi, che conducevano vite molto diverse dalla sua. Oltre alle celebrità di ogni genere, Mark era particolarmente attratta da quegli individui trascurati o altrimenti emarginati dalla società. Il modo di lavorare di Mary Ellen Mark era caratterizzato dal suo calore, empatia e perseveranza. Dedicò molto tempo e attenzione ai suoi protagonisti, in alcuni casi tornando a fotografarli più e più volte nel corso di molti anni, creando così stretti rapporti con molti di loro. Le sue storie furono spesso inizialmente commissionate da riviste note come Life , Vogue , Rolling Stone , The New Yorker e Vanity Fair ; questi pezzi potrebbero poi evolversi in progetti personali nel tempo. “Quello che sto cercando di fare è realizzare fotografie che siano universalmente comprese… che attraversino i confini culturali. Voglio che le mie fotografie riguardino le emozioni e i sentimenti di base che tutti proviamo”, ha detto del suo lavoro.

ARCHIVI DI MARSIGLIA
E BIBLIOTHÈQUE DÉPARTEMENTALES DES BOUCHES-DU-RHÔNE MARIERE
Parte delle Olimpiadi della cultura del 2024, la mostra Seasides [Bords de mer] presenta il lavoro di cinque fotografi che vivono e lavorano nella zona delle Bouches-du-Rhône: Françoise Beauguion, Simon Bouillère, Julia Gat, Pierre Girardin e Maude Grubel. Questa eccezionale esposizione, su una parete esterna lunga 74 metri e in piena vista del pubblico, interroga il nostro rapporto con uno spazio marittimo condiviso da tutti, attraverso attività sportive e ricreative, famiglia e amicizie, nonché preoccupazioni sociali e ambientali.
La mostra, coprodotta con gli Archives et Bibliothèque Départementales des Bouches-du-Rhône, è il risultato di una commissione fotografica, realizzata dal Centre Photographique Marseille, con il supporto del Dipartimento delle Bouches-du-Rhône e del DRAC PACA/Ministero della cultura. Ha dato il via a una serie di collaborazioni tra i fotografi e le comunità locali: gli utenti del litorale di Marsiglia o della Calanque de Figuerolles a La Ciotat, i membri delle associazioni sportive per disabili della Base Nautique de Corbière o della Pointe Rouge e i gruppi di tifosi dell’FC Martigues (UM21 e Maritima Supra) sono stati invitati a partecipare in un modo o nell’altro al processo creativo. Come sempre esemplari gli allestimenti e la collocazione delle mostre in ambienti affascinanti, che conducono il visitatore all’interno della storia della città, tra mura antiche, chiostri, chiese, palazzi di pregio, corti e sale trasformate in gallerie, non escludendo spazi più spartani in cui il dialogo tra le immagini e l’ambiente diviene maggiormente intimo.

In definitiva un evento da non perdere, in quanto si respira cultura fotografica ovunque, nelle piazze, nelle serate estive all’aperto, nei locali e ristoranti e per le strade, dove il dialogo si accentua accolti da stravaganze che avvalorano i rapporti umani, mettendo al centro la fotografia come linguaggio universale. Siamo già pronti per l’edizione 2025.

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“Lungomare By Night” aperta la III edizione di “12X12” https://www.artevarese.com/lungomare-by-night-apre-la-iii-edizione-di-12x12/ https://www.artevarese.com/lungomare-by-night-apre-la-iii-edizione-di-12x12/#respond Wed, 04 Sep 2024 15:00:27 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75316 Cortona – E’ partita la III edizione del Festival Fotografico “12X12”, progetto di Autolinee Toscane organizzato in collaborazione con Cortona On The Move, che per 12 mesi coinvolgerà, quest’anno per la prima volta, 12 passeggeri appassionati di fotografia. Dunque dodici fotografi non professionisti, scelti tra gli utenti, avranno l’opportunità di sviluppare un progetto personale sul […]

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Cortona – E’ partita la III edizione del Festival Fotografico “12X12”, progetto di Autolinee Toscane organizzato in collaborazione con Cortona On The Move, che per 12 mesi coinvolgerà, quest’anno per la prima volta, 12 passeggeri appassionati di fotografia.

Dunque dodici fotografi non professionisti, scelti tra gli utenti, avranno l’opportunità di sviluppare un progetto personale sul trasporto pubblico e di vedere i propri scatti pubblicati sul canale Instagram di Autolinee Toscane per un mese. Per l’occasione saranno guidati da tutor d’eccezione selezionati da Cortona On The Move tra i più influenti fotografi contemporanei italiani.

La nuova edizione si apre con il progetto di Claudia Mann dal titolo “Lungomare By Night”. L’autrice è stata affiancata dal tutor Niccolò Rastrelli, fotografo documentarista e ritrattista fiorentino. Durante l’estate il litorale toscano subisce una trasformazione radicale, quando il Lungomare Bus, attivo dalle 19 alle 6 del mattino, collega le principali località della Versilia, da Torre del Lago a Marina di Massa, per tutta la notte. In questo periodo, i paesi costieri si trasformano in vivaci centri di divertimento per i giovani, creando un corridoio di vita e movimento che pulsa al ritmo delle serate estive.

“Mi interessa narrare la realtà di questo percorso notturno vissuto dai ragazzi – spiega Claudia Mann -.Ogni corsa è un viaggio unico, dove relazioni e momenti si intrecciano: complicità, affetto e spensieratezza si fondono in un’unica esperienza collettiva” – .

Il racconto dell’artista documenta la realtà di questa tratta notturna vissuta dai ragazzi e di come gli autobus del Lungomare By Night diventino protagonisti silenziosi ma essenziali, non solo come mezzi di trasporto, ma come servizio che si adatta alle esigenze delle persone.

Cenni biografici

Claudia Mann, classe 1994, è una fotografa documentarista di Firenze. Si è laureata in Fotografia e Imaging presso la Tisch School of the Arts della New York University. La sua tesi di laurea, “Qui la Camorra ha perso”, documenta le comunità che gestiscono i beni confiscati alla Camorra nella provincia di Caserta. Questa esperienza, unita all’ammirazione per queste persone, ha stimolato il suo interesse nel raccontare altre storie che esplorano il profondo legame di appartenenza e tutela tra gli individui e il loro territorio. Attualmente, si sta concentrando sulla documentazione della pastorizia nelle diverse regioni d’Italia, continuando ad esplorare temi di tradizione, resilienza, identità e connessione con la terra.

Il festival proseguirà fino al 3 novembre. Tra le 22 mostre in programma, è esposto il progetto dedicato ai cosplayer del primo tutor di questa III edizione di 12X12, Niccolò Rastrelli con il progetto They Don’t Look Like Me, ideato e realizzato in partnership con Autolinee Toscane e in collaborazione con Lucca Comics.

 

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Il “Portogallo 1989” di Marco Pesaresi https://www.artevarese.com/il-portogallo-1989-di-marco-pesaresi/ https://www.artevarese.com/il-portogallo-1989-di-marco-pesaresi/#respond Wed, 28 Aug 2024 08:00:43 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75254 San Mauro Pascoli (FC) – Le cento fotografie in bianco e nero di Marco Pesaresi che compongono “Portogallo 1989”, a cura di Mario Beltrami e Jana Liskova, in corso nella Sala delle Tinaie a Villa Torlonia e forte della collaborazione dei Comuni di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone, Parco Poesia Pascoli e Associazione Savignano […]

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San Mauro Pascoli (FC) – Le cento fotografie in bianco e nero di Marco Pesaresi che compongono “Portogallo 1989”, a cura di Mario Beltrami e Jana Liskova, in corso nella Sala delle Tinaie a Villa Torlonia e forte della collaborazione dei Comuni di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone, Parco Poesia Pascoli e Associazione Savignano Immagini, tracciano un percorso dove l’obiettivo di Marco Pesaresi (Rimini 1964 – 2001) nel viaggio compiuto alla fine degli anni ’80 nelle due regioni più povere del Portogallo, Trás-os-Montes e l’Alentejo, coglie la quotidiana nobiltà di un popolo da poco uscito da una dittatura militare che lo aveva isolato per anni dal resto del mondo.

Sono i sorrisi dei bambini a dare l’idea di nuove prospettive esistenziali.

Pesaresi coglie con delicatezza le cadenze di un tempo che ora ci pare antico e pertanto denso di storia civile e umana da riporre nello scrigno della memoria collettiva.

Le immagini in mostra testimoniano come un fotografo, se intende essere tale, debba percepire quale sia la giusta distanza tra sé e ciò che intende ritrarre.

Negli scroci di vita fissati dall’obiettivo di Pesaresi le tradizioni religiose si ammantano di scenografie che portano ai canoni della tragedia greca.

I villaggi silenti privi di presenze umane rimandano all’idea di tempo sospeso, mentre quando ad apparire è parte della comunità intenta a trattare acquisti in un vivace tumultuoso mercato, tutto si anima di gesti e voci che appaiono prestabiliti da secoli.

Il mare porta con sé giochi infantili accanto a figure riposanti in scorci che rimandano alla pittura di fine ‘800.

Straordinari i ritratti riservati agli anziani colti su un proscenio in attesa di un cenno da parte di un regista occulto affinché la commedia della vita abbia inizio.

Marco Pesaresi – “Portogallo 1989” – San Mauro Pascoli – Villa Torlonia, Via dei Martiri 2. Sala delle Tinaie. Fino al 29 settembre. Orari: martedì-domenica 9.30-12.30/16-18.30. Ingresso libero.

Mauro Bianchini

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