Mosaici Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/mosaici/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 17 Feb 2023 11:29:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Mosaici Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/mosaici/ 32 32 Bestiacce!… e altri animali https://www.artevarese.com/bestiacce-e-altri-animali/ https://www.artevarese.com/bestiacce-e-altri-animali/#respond Mon, 20 Feb 2023 09:00:46 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69110 Forte di Bard – E’ un inedito progetto espositivo dedicato alle creature fantastiche tra fumetti, illustrazioni, sagome e dinosauri giganti quello che le sale dell’Opera Mortai del Forte di Bard ospiteranno dal 25 febbraio (con inaugurazione alle 16). La mostra, intitolata Bestiacce!… e altri animali. Creature fantastiche e zoologia immaginaria“, propone un viaggio tra gli […]

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Forte di Bard – E’ un inedito progetto espositivo dedicato alle creature fantastiche tra fumetti, illustrazioni, sagome e dinosauri giganti quello che le sale dell’Opera Mortai del Forte di Bard ospiteranno dal 25 febbraio (con inaugurazione alle 16).

La mostra, intitolata Bestiacce!… e altri animali. Creature fantastiche e zoologia immaginaria“, propone un viaggio tra gli animali mostruosi che da sempre popolano l’immaginario umano. Cuore dell’esposizione sono le tavole originali della trilogia Le incredibili avventure di Sam Colam e del professor Pico Pane realizzata da Pino Pace e Giorgio Sommacal. I due personaggi – Sam Colam e Pico Pane – fanno da guida in questo viaggio: dall’esplorazione di terre immaginarie a pianeti inverosimili, per andare poi a ritroso nel tempo fino allo Spergiurassico.

In mostra oltre 60 tavole originali di Giorgio Sommacal con le bellissime e divertenti illustrazioni di chimere come la cammellula, il rinocerocchio, lo sgorz, l’orcomanno, il gridosauro, lo strabicoraptor, e molte altre tratte dai tre volumi della trilogia: Bestiacce!, Univerzoo, Picosauri!

L’obiettivo è quello di far scoprire al visitatore in modo giocoso e interattivo, il mondo degli animali e quanto ognuno di noi è legato a loro nella tradizione, simbologia, magia, superstizione fino al sovrannaturale.

Una sezione presenta 18 disegni realizzati dall’illustratore valdostano Fabio Roveyaz, raffiguranti le creature fantastiche più tradizionali dal Kraken alle Sirene, dal Drago a Moby Dick. L’allestimento di animali e personaggi sagomati, i Cubianimali, con i quali il pubblico potrà interagire, contribuiranno a rendere ancor più suggestiva l’immersione tra fantastico e realtà. E per la gioia dei più piccoli, saranno allestiti negli spazi esterni del Forte di Bard, anche dinosauri a grandezza naturale.

Accanto alla mostra, un ampio spazio verrà dedicato al coinvolgimento dei visitatori di tutte le età, attraverso giochi e attività di laboratorio. Creare animali è un gioco antico: grandi e piccoli saranno invitati a inventare, dare un nome, comporre, disegnare e colorare, le creature fantastiche frutto della propria fantasia.

La mostra, curata da Giorgio Sommacal, Pino Pace e da Bruno Testa, rimarrà in calendario sino al 4 giugno e sarà visitabile: nei giorni feriali 10-18; sabato, domenica e festivi: 10-19. Aperture straordinarie: 10 aprile, 24 aprile, 1° maggio.

 

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I ‘Contesti’ di Carla Accardi https://www.artevarese.com/i-contesti-di-carla-accardi/ https://www.artevarese.com/i-contesti-di-carla-accardi/#respond Tue, 09 Feb 2021 08:54:13 +0000 https://www.artevarese.com/?p=59401 Ad accogliere il visitatore nella prima mostra monografica dedicata a Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 1914) a sei anni dalla scomparsa, è il monumentale trittico “Pieno giorno” (vedute) presentato assieme a altri sette dittici alla Biennale di Venezia nel 1988. L’ispirazione dell’opera trae origine dalla percezione di una veduta dell’Isola Tiberina a Roma. Tale […]

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Ad accogliere il visitatore nella prima mostra monografica dedicata a Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 1914) a sei anni dalla scomparsa, è il monumentale trittico “Pieno giorno” (vedute) presentato assieme a altri sette dittici alla Biennale di Venezia nel 1988.

L’ispirazione dell’opera trae origine dalla percezione di una veduta dell’Isola Tiberina a Roma.
Tale visione venne traslata dall’artista in un continuo insieme di trame segniche e cromatiche arrivando in seguito ad elaborare “Chiari nelle zone di luce e scuri nelle zone d’ombra”.

Curata da Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo con la collaborazione di Giorgia Gastaldon, “Carla Accardi. Contesti” si inserisce nel progetto “I talenti delle donne” prodotto dal Comune Cultura di Milano, dal Museo del Novecento e da Electa.

L’esposizione composta da oltre settanta opere, fotografie e documenti provenienti dall’Archivio Accardi Sanfilippo, traccia un percorso storico entro il quale l’artista ha concepito il suo percorso creativo.

La mostra corale allestita nella prima sala con opere di Dorazio, Perilli, Consagra, Turcato e Sanfilippo mette in evidenza l’appartenenza di Carla Accardi al Gruppo Forma, nel quale fu figura di spicco e prima artista astratta italiana ad essere riconosciuta a livello internazionale.

Il proseguo del percorso espositivo rappresenta attraverso una serie di opere la svolta concepita nel 1953, periodo di volontario isolamento denso di sperimentazioni frutto di memorie visive sedimentate nel tempo e riemerse a seguito di numerosi viaggi a Parigi dove grazie al critico Michel Tapié venne invitata ad esporre nella capitale francese.

Negli spazi seguenti è messa in evidenza la ricerca eseguita su plastiche di differente natura percorse da plurivibrazioni di colori fluorescenti, tanto da segnare il passaggio dalla superficie piana alla tridimensionalità.

Dopo tali esperienze, la mostra prosegue esplorando gli anni ’80 quale ritorno alla dimensione pittorica.

Le ultime sale sono riservate alle ricerche compiute negli anni Novanta e Duemila dove gli elementi spaziali assumono valore riassuntivo, non privo di cadenze ironiche e surreali e al tempo stesso compendio di un processo ideale e creativo di indiscussa coerenza.

Carla Accardi. Contesti” – Milano – Museo del Novecento.
Fino al 27 giungo 2021.
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9,30-19,30, giovedì 9,30- 22,30.

Biglietti: (mostra+museo) intero Euro 10; ridotto Euro 8

Mauro Bianchini

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Pittura, incisione e fotografia: a Mendrisio, fino al 2 febbraio https://www.artevarese.com/pittura-incisione-e-fotografia-a-mendrisio-fino-al-2-febbraio/ https://www.artevarese.com/pittura-incisione-e-fotografia-a-mendrisio-fino-al-2-febbraio/#respond Fri, 03 Jan 2020 09:36:57 +0000 https://www.artevarese.com/?p=54128 Pittura, incisione e fotografia, tre volti dell’arte nell’Ottocento, sono al centro di una interessante, e particolarmente completa, mostra in corso fino al 2 febbraio alla Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate a Mendrisio, in Canton Ticino, diretta da Mariangela Agliati Ruggia.Il titolo – «Arte e arti. Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento» – inquadra bene il tema dell’esposizione, curata da […]

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Pittura, incisione e fotografia, tre volti dell’arte nell’Ottocento, sono al centro di una interessante, e particolarmente completa, mostra in corso fino al 2 febbraio alla Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate a Mendrisio, in Canton Ticino, diretta da Mariangela Agliati Ruggia.
Il titolo – «Arte e arti. Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento» – inquadra bene il tema dell’esposizione, curata da Matteo Bianchi, che intreccia i tre linguaggi artistici con un confronto serrato e stimolante tra loro, da cui si deduce un rivoluzionario modo di vedere la realtà e di diffondere conoscenze e informazioni.
La data cruciale del punto di non ritorno è il 7 gennaio 1839: quel giorno, all’Accademia delle Scienze di Parigi, veniva presentata ufficialmente la scoperta della fotografia, merito di Niépce e Daguerre. Per molti decenni tuttavia, un pregiudizio aleggiò nei confronti della nuova tecnica: con l’arte si crea, con la fotografia si riproduce solo meccanicamente.
È nota la frase di Paul Gauguin: «Sono entrate le macchine, l’arte è uscita… Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile». Essa darà invece origine a un nuovo modo di rapportarsi al reale e molti saranno i pittori che sapranno farne un uso originale.
Come Jean-Baptiste-Camille Corot di cui in mostra ci sono una decina di cliché-verre (letteralmente «immagine di vetro»): incisioni su vetro che costituiscono un ibrido tra disegno, incisione e riproduzione fotografica con una qualità artistica straordinaria. Una contaminazione linguistica sul filo dell’incisione.
Filippo Franzoni
“La vela”

La mostra approfondisce esempi offerti da noti pittori ticinesi e italiani. Luigi Rossi ai primi del Novecento utilizza, ad esempio, la fotografia quale complemento ideale all’album di schizzi nella costruzione della posa, come avviene nei dipinti Primi raggi e Riposo. Così come Filippo Franzoni fa largo uso della nuova tecnica nella costruzione di autoritratti e paesaggi, Luigi Monteverde inizia addirittura la sua carriera come fotografo. Fra gli artisti italiani spiccano lavori di autori che fin dagli anni sessanta dell’Ottocento hanno affrontato il rapporto con il mezzo fotografico, come Filippo Carcano, accusato dalla critica artistica di un uso “improprio” della fotografia per le “inquadrature” moderne delle sue opere. Occorre ricordare anche Domenico Induno, che in alcuni lavori fece dialogare direttamente i personaggi delle sue tele con le fotografie, Federico Faruffini, che abbandonò la pittura proprio per aprire uno studio fotografico in via Margutta a Roma, Achille Tominetti, Uberto dell’Orto, Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli. Autori accomunati dall’impiego della fotografia come mezzo di indagine sul vero. Significativa anche la presenza di lastre fotografiche originali e opere di Mosè Bianchi e Pompeo Mariani.

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In mostra l’Artista simbolo dell’astrattismo comasco https://www.artevarese.com/in-mostra-lartista-simbolo-dellastrattismo-comasco/ https://www.artevarese.com/in-mostra-lartista-simbolo-dellastrattismo-comasco/#respond Thu, 22 Aug 2019 10:00:06 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52191 Como – Chi non si è chiesto almeno una volta nella vita, passando per Como, come facesse a stare in piedi la gigantesca scultura ad anelli di Piazza Camerlata: il simbolo di una città. Un’importante mostra quella sull’autore e le sue collaborazioni: “Mario Radice: il pittore e gli architetti. La collaborazione con Cesare Cattaneo, Giuseppe […]

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Como – Chi non si è chiesto almeno una volta nella vita, passando per Como, come facesse a stare in piedi la gigantesca scultura ad anelli di Piazza Camerlata: il simbolo di una città. Un’importante mostra quella sull’autore e le sue collaborazioni: “Mario Radice: il pittore e gli architetti. La collaborazione con Cesare Cattaneo, Giuseppe Terragni, Ico Parisi“, a cura di Roberta Lietti e Paolo Brambilla alla Pinacoteca Civica di Como fino al 24 novembre 2019; «Si tratta di una mostra di rilievo – commenta Carola Gentilini, assessore alla Cultura del Comune di Como – che approfondisce la conoscenza di un grande artista comasco attraverso lo studio delle relazioni sinergiche con gli architetti di maggior rilievo dell’epoca, anche grazie all’esposizione di documenti inediti conservati presso gli Archivi della Pinacoteca di Como».

Il percorso espositivo
Suddiviso in tre sezioni, è dedicato ad indagare l’ampio lavoro pittorico e plastico di Mario Radice (Como, 1898-1987), tra le figure più complesse nel panorama del primo astrattismo italiano e progettista, teorico, critico d’arte, curatore di mostre e saggista, mirando soprattutto a ricostruire ciò che della sua arte è andato perso. La sua prolifica attività non si limita infatti alla produzione pittorica, ma si arricchisce di nuove esperienze progettuali, soprattutto attraverso la collaborazione con gli amici architetti, tra cui Giuseppe Terragni, Cesare Cattaneo e Ico Parisi. La mostra, ideata da Roberta Lietti, mette in luce per la prima volta il lavoro sinergico tra Radice e i tre architetti comaschi, espressione delle tre arti scultura, architettura e pittura, anche grazie all’allestimento progettato da Paolo Brambilla, nel quale le opere trovano un chiaro riferimento in immagini fotografiche d’epoca, plastici, scritti, disegni preparatori e studi su carta – tra cui molti inediti – conservati presso gli archivi della Pinacoteca di Como – in gran parte provenienti dal Fondo Mario Radice donato al Comune dagli eredi – che approfondiscono il rapporto ideativo, progettuale e di collaborazione dei protagonisti.

Le sezioni
La prima evidenzia il rapporto tra Mario Radice e Cesare Cattaneo, concentrandosi principalmente su uno dei lavori più significativi di tale sinergia artistica e progettuale: la Fontana di Camerlata. Concepita tra il 1934 e il 1935 per il piazzale di Camerlata di Como, da cui prende il nome, viene realizzata l’anno successivo in occasione della VI Triennale di Milano, trovando collocazione al centro di Parco Sempione, sull’asse fra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace; demolita al termine dell’esposizione nel 1937, verrà ricostruita a Como soltanto nel 1960. Intorno a quest’opera, nella prima sala della Pinacoteca dedicata alla mostra è possibile ammirare il modello originale della Fontana, proveniente dall’Archivio Cesare Cattaneo di Cernobbio, unitamente a disegni, studi di progetto, foto-cartoline e alla relazione originale firmata dai suoi progettisti, oltre ad altri documenti e riviste dell’epoca inerenti la monumentale scultura.
La seconda affronta il rapporto tra Radice e Giuseppe Terragni, in particolare attraverso due grandi lavori corali: il primo è la Casa sul lago per artista presentata alla V Triennale di Milano del 1933, di cui viene proposta una gigantografia dell’interno dello studio atta a fondale per la ricostruzione dell’ambiente, in merito al quale viene esposto lo sgabello originale Columbus in legno e tubolare di ferro cromato, a cui è accostato il bozzetto a grandezza naturale dell’affresco Nudo di Donna, uno dei due grandi affreschi realizzati da Radice per tale spazio;Il secondo lavoro è la Casa del Fascio di Como, per la quale Radice aveva realizzato tra il 1932 e il 1936 due grandi bassorilievi per la Sala del Direttorio al primo piano e otto affreschi nel Salone delle Adunate al piano terra, di cui è visibile in mostra un accurato modello appositamente realizzato dal curatore Brambilla, con gli interventi pittorici di Radice restituiti in scala, così centrali per la nascita del primo astrattismo italiano ed ammirati anche da Lucio Fontana. Sono inoltre presenti due studi su cartaun olio su tela e altre opere su carta riconducibili ai motivi dei pannelli della Casa; a questi lavori si aggiunge il grande disegno progettuale del lampadario realizzato da Radice. Completano la sezione espositiva numerose immagini fotografiche d’epoca.
La terza è dedicata al rapporto tra Radice e Ico Parisi, con i bozzetti a colori degli affreschi di Casa Carcano a Maslianico e di Casa Notari a Fino Mornasco, lavori realizzati nel 1950 entrambi andati distrutti, oltre a una gigantografia di Radice al lavoro e fotografie originali. Fulcro particolarmente suggestivo dell’ultima sezione della mostra è la proiezione in scala 1:1, a cura dei giovani videomaker di OLO Creative Farm, di uno dei mosaici realizzati da Radice per la facciata di Casa Bini a Monteolimpino, villa progettata da Parisi ed edificata tra il 1952 e il ’53.

Biografia
L’artista nasce a Como il primo agosto 1898; soprattutto pittore, è anche scultore e progettista, nonché saggista e critico d’arte. Caposcuola dello storico Gruppo astrattista di Como, negli anni Trenta è tra i fondatori della rivista Quadrante. Partecipa alla V, VI e IX Triennale di Milano, di cui entra nella giunta tecnica esecutiva per la X edizione e nel 1955 è invitato a far parte del Centro Studi e nominato nel Consiglio d’Amministrazione della XI edizione. Prende parte inoltre alla III, IV, VII, VIII, X e XI Quadriennale di Roma e continuativamente dalla XXII alla XXIX Biennale d’Arte di Venezia, dove torna nel 1966 per la XXXIII edizione e nel 1968 è invitato a far parte della sottocommissione per le arti figurative della XXXIV edizione. Nel 1964 riceve la medaglia d’oro per meriti artistici dal Consiglio Provinciale di Como. Espone con mostre personali e collettive presso importanti gallerie e spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, tra cui Como, Milano, Monza, Roma, Ginevra, Münster e Amburgo. Centrali nella sua carriera le collaborazioni con architetti e progettisti per ville, case, esposizioni e monumenti pubblici e privati. Nel 1973 Guido Ballo pubblica la prima monografia a lui intitolata e riceve dal Comune di Milano l’onorificenza “Ambrogino d’oro” per gli importanti meriti artistici. Si spegne a Como il 25 luglio 1987.

Informazioni
Sede: Pinacoteca Civica di Como, via Diaz 84 – Como
Date: 14 giugno – 24 novembre 2019
Orari: da martedì a domenica ore 10-18
Catalogo: Silvana Editoriale – con contributi critici di Roberta Lietti, Roberto Dulio e Stefano Andrea Poli.
Ingresso: compreso nel biglietto d’ingresso alla Pinacoteca; Tariffa intera € 4,00 | Tariffa ridotta/gruppi € 2,00 | Biglietto cumulativo 3 musei € 10,00 | Family pass € 10,00
www.visitcomo.eu

Daniela Gulino

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Tessere di passione https://www.artevarese.com/tessere-di-passione/ https://www.artevarese.com/tessere-di-passione/#respond Mon, 24 Dec 2018 09:40:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=48602 Busto Arsizio -Il mosaico, una tecnica millenaria che da sempre affascina, ieri come oggi. Si rinnovano i materiali ma il gusto di assemblare frammenti e dare origine ad un composizione rimane lo stesso:  un processo creativo di grande impegno, capacità e tanta pazienza. Capace di sprigionare curiosità, soprattutto nei bambini conquistati dalla magia di quei […]

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Busto Arsizio -Il mosaico, una tecnica millenaria che da sempre affascina, ieri come oggi. Si rinnovano i materiali ma il gusto di assemblare frammenti e dare origine ad un composizione rimane lo stesso:  un processo creativo di grande impegno, capacità e tanta pazienza. Capace di sprigionare curiosità, soprattutto nei bambini conquistati dalla magia di quei “pezzettini” di colore che uno accanto all’altro compongono l’opera.

Così è stato anche per Antonella Rabolini mosaicista bustocca che sin  dall’infanzia ha coltivato questa passione.

“Da bambina cercavo sempre sassi particolari,  che consideravo come delle sculture naturali e che poi conservavo. Certo allora non pensavo che in un futuro potessero diventare protagonisti di alcuni miei lavori. Infatti, ho iniziato a dedicarmi al mosaico circa trent’anni fa partendo dalla decorazione di una scatola sulla quale ho sviluppato un semplice disegno geometrico. Essendo la prima esperienza ho  puntato, a livello compositivo, sul colore delle tessere in particolare sui contrasti e le gradazioni delle tonalità. Lavorando e facendo esperienza ho sviluppato poi dimensioni e spazi che per questa tecnica sono fondamentali”. Nascono così i primi grandi pannelli dedicati in particolare alle figure ispirate alle opere di Klimt.

” Non seguo la tecnica tradizionale che come si sa richiede l’impiego di cemento e rispetto dei tempi, ma colla e stucco che permettono di interrompere il lavoro e di riprenderlo anche successivamente. Dalle figure sono poi passata ai soggetti floreali in particolare guardando ai “girasoli” di Van Gogh con i quali ho potuto  sviluppare e approfondire la ricerca sul movimento dell’oggetto nello spazio”.

Negli anni si arricchisce la pratica e contemporaneamente nasce in Antonella l’esigenza di trovare e creare qualcosa di nuovo. Così accanto ai lavori classici la mosaicista inizia a sperimentare e introdurre nuovi materiali, in particolare di recupero. Oltre al vetro ecco comparire  pezzetti di ceramica raccolti sulla strada o in spiaggia che qui ritrovano nuova vita diventando a volte anche spunti d’ ispirazione. Ed ancora bottoni, tessere di plexiglass, piastrelle recuperate ma anche acquistate e volutamente rotte per ottenere le dimensione necessarie.

“E’ in questo contesto che nasce il soggetto delle farfalle – spiega – perchè come i fiori suggeriscono il movimento e si prestano anche al semplice decoro. A questo  mi sono dedicata ultimamente, in particolare lavorando sulle cornici tant’è che ho appena terminato una mostra intitolata ” Specchio delle mie brame” dove ho presentato specchiere di differenti dimensioni incorniciate e decorate con composizioni musive. Mi piace anche “vestire” superfici di tavoli inglobando materiami che spaziano dalle tessere agli elementi in bronzo e ceramica”.

Qualsiasi materiale di recupero diventa, in questi lavori, un componente di sorprendente valore estetico, unico e irripetibile.  L’emozione più grande per l’artista, è alla fine del lavoro. Infatti,  non ci sono mai certezze se non a conclusione dell’opera. “Spesso – dice Antonella – si inizia l’opera con un’idea ma poi, soprattutto negli sfondi qualcosa può variare. La maggiore difficoltà è dare volume e profondità. Per questo la disposizione delle tessere è fondamentale: non sono messe mai a  caso ma seguono un percorso ben preciso e studiato al di là del disegno originale”.

La caratteristica del mosaico  è la tridimensionalità resa non solo con l’applicazione delle tessere ma data dai differenti spessori dei materiali che, creando rilievi irregolari, fanno sì che la luce li colpisca e venga riflessa in modo differente. Così l’anima della scena inizia a muoversi in tutta la sua magia.

E.F.

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