Opere polimateriche Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/opere-polimateriche/ L'arte della provincia di Varese. Wed, 17 Aug 2022 10:40:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Opere polimateriche Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/opere-polimateriche/ 32 32 L’altra forma delle cose https://www.artevarese.com/laltra-forma-delle-cose/ https://www.artevarese.com/laltra-forma-delle-cose/#respond Wed, 17 Aug 2022 07:20:58 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66931 Trivero Valdilana – Ermenegildo Zegna, a inizio secolo scorso, piantumò migliaia di abeti al fine di rigenerare un territorio spoglio per trasformarlo in una lussureggiante foresta. A onorare tale pionieristica scelta concorre, presso lo spazio della Casa Zegna “L’altra forma delle cose (AAS47692/Pica abies)”, un progetto dell’artista Emilio Vavarella. Dove “Pica Abies” è il nome […]

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Trivero Valdilana – Ermenegildo Zegna, a inizio secolo scorso, piantumò migliaia di abeti al fine di rigenerare un territorio spoglio per trasformarlo in una lussureggiante foresta.

A onorare tale pionieristica scelta concorre, presso lo spazio della Casa Zegna “L’altra forma delle cose (AAS47692/Pica abies)”, un progetto dell’artista Emilio Vavarella. Dove “Pica Abies” è il nome scientifico della pianta da cui l’artista ha elaborato, via software, il DNA dell’albero traducendolo in una infinità di pixel sino a consolidare la trama di un ordito.

Le sei installazioni create da Vavarella risultano essere un insieme di tessuti della collezione Bielmonte prodotti dal Lanificio Ermenegildo Zegna e come sottolineato nel comunicato ufficiale “Con il 100% di lane autoctone provenienti da greggi che pascolano nell’Oasi Zegna e impreziositi da una ricamatrice di “mending forgood”, la piattaforma che valorizza l’artigianato tessile di eccellenza ridando vita agli scarti di produzione dei brand della moda”.

Alla verticalità delle opere totemiche strutturate da Emilio Vavarella fanno da controcanto l’orizzontalità di teche dove la linearità della composizione si rispecchia nella base che sostiene l’intera struttura.
L’insieme di ogni minimo frammento presente nei tessuti creati dall’artista conferisce all’intero sistema un moto di armoniosa fluidità.

In quell’aurea di parcellizzazione ogni minima tonalità di colore rimanda all’insieme, così lo sguardo nel cercare l’identità di ogni particella cede alla soavità dell’intera struttura.

Casa Zegna – Via Marconi 23 – Trivero Valdilana (Biella), Fino al 13 novembre. Orari: domenica 11-17. Agosto aperto tutti i giorni, Ingresso Euro 5

Mauro Bianchini

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L’Albero della vita di Fabrizio Plessi https://www.artevarese.com/lalbero-della-vita-di-fabrizio-plessi/ https://www.artevarese.com/lalbero-della-vita-di-fabrizio-plessi/#respond Mon, 21 Dec 2020 11:13:30 +0000 https://www.artevarese.com/?p=58406 Venezia – Il silente e suggestivo scorrere dei flussi dorati all’interno delle imponenti vetrate dell’Ala Napoleonica del Museo Correr ,dove l’installazione di Fabrizio Plessi “L’Età dell’oro” modula con calibrate cadenze la scritta “Pax Tibi”, pare stabilire un ideale dialogo con il luminoso Albero della vita ideato dal Maestro, collocato tra le due colonne, quale ideale […]

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Venezia – Il silente e suggestivo scorrere dei flussi dorati all’interno delle imponenti vetrate dell’Ala Napoleonica del Museo Correr ,dove l’installazione di Fabrizio Plessi “L’Età dell’oro” modula con calibrate cadenze la scritta “Pax Tibi”, pare stabilire un ideale dialogo con il luminoso Albero della vita ideato dal Maestro, collocato tra le due colonne, quale ideale sipario, della piazzetta di San Marco; progetto promosso dal Comune di Venezia e Vela Spa con la partnership di Assicurazioni generali nell’ambito della rassegna “Città in festa – Natale 2020”.

La maestosità dei flussi dorati pare essersi materializzata negli 80 moduli di 1 m. x 50 cm. posti da Plessi sull’Albero della vita.

L’essere sempre verde dell’abete, simbolicamente legato ai poteri femminili della procreazione, rappresenta altresì l’energia vitale della terra e nella fattispecie un intenso legame con mare e cielo.

Tale è l’incanto dell’insieme da fare scordare la sua natura digitale.

Ed allora per quale magica via Plessi ha fatto confluire il flusso dell’oro presente nelle vetrate di Palazzo Correr sino ai moduli posti tra i rami dell’Albero della vita?

A noi appartenenti, come scriveva Montale in Falsetto alla “razza di chi rimane a terra”, non è dato sapere l’origine di tali meraviglie.

Solo i Maestri sanno di sapienze alchemiche.

Forse un giorno accompagnato da un divertito sorriso Plessi ci renderà partecipi del suo segreto.

Liberi dalla rigidità di fusioni metalliche i moduli presenti sull’abete paiono animare l’estensione dei rami a dire di un grande abbraccio universale.

Quell’ampiezza al pari di una vela sembra attendere l’arrivo del vento al fine di solcare il flusso delle onde marine o elevarsi in volo affinché il nostro sguardo possa, seguendone le volute, rivolgersi al cielo.

Fabrizio Plessi – “L’età dell’oro” e “l’Albero della vita” – Piazza San Marco, fino al 6 gennaio 2021

Mauro Bianchini

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Retiro … ciò che allontana avvicina. https://www.artevarese.com/retiro-cio-che-allontana-avvicina/ https://www.artevarese.com/retiro-cio-che-allontana-avvicina/#respond Fri, 04 Sep 2020 10:03:25 +0000 https://www.artevarese.com/?p=56938 A Varese, presso il Battistero di Velate, grazie all’associazione Beautiful Varese e con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto, a partire da sabato 29 agosto 2020 è in corso “RETIRO … ciò che allontana avvicina”, un progetto di arte partecipata a cura degli artisti Marialisa Leone di Crema e Giovanni Ronzoni di Lissone con […]

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A Varese, presso il Battistero di Velate, grazie all’associazione Beautiful Varese e con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto, a partire da sabato 29 agosto 2020 è in corso “RETIRO … ciò che allontana avvicina”, un progetto di arte partecipata a cura degli artisti Marialisa Leone di Crema e Giovanni Ronzoni di Lissone con Carla Tocchetti in qualità di art communicator della mostra.

Costruito ai tempi del lockdown, vede il contributo di 65 artisti italiani e internazionali, che hanno lavorato con gli scarsi materiali che in quel momento si trovavano a portata di mano. Si tratta non una semplice collettiva ma di un percorso di forte valore sociale e di un motore culturale per il nostro territorio. La solitudine indotta dal CoViD, condizione innaturale e inattesa, ha portato con sè anche i doni del silenzio e della riflessione, che per alcuni artisti si sono trasformati in una straordinaria fucina creativa, foriera di nuovi linguaggi, nuove poetiche ed espressività.

Nato da un’idea di Marialisa Leone, artista che dedica la sua vita all’arte, intreccia esperienze creative eterogenee e propone un nuovo modo di relazionarsi fra gli artisti e con il pubblico: “Ho capito che bisognava trovare un altro modo di incontrarci e inizialmente ho fatto una “chiamata” per dire al gruppo di artisti che normalmente frequento che eravamo lontani ma potevamo continuare a lavorare a distanza. Dopo un iniziale spaesamento e reticenza c’è stato un desiderio di riappropriarsi della capacità espressiva e il silenzio che si era creato ha aperto le porte all’altrove”.

Giovanni Ronzoni prosegue: “Il titolo RETIRO di rifà a un parco nei pressi di Madrid dove nel 1759 Carlo di Borbone trasferì il sapere della fabbrica di porcellana di Capodimonte. In italiano significa luogo del silenzio e d’Annunzio lo definiva luogo dell’incontro con gli amanti e quindi, mai come in questo momento, siamo nel silenzio ma in compagnia della nostra amante e amata: l’arte. Tantissimi artisti hanno risposto alla chiamata: moltissimi italiani come Max Marra, Eugenio Galli, Lucio Afeltra, Gabi Midedi ma anche stranieri come Evelina Shatz dalla Russia, Christina Lammer da Viennna, Joan Barcelò da Palma di Maiorca impegnato nell’arte e nella letteratura. L’idea è quella di continuare insieme questo viaggio che sarà un modello per il domani.”

Il modulo minimo richiesto dai curatori consisteva in due opere su carta in formato cm 30×30 in cui si coniugasse parola e immagine da eseguire in tecnica a piacere: ne sono uscite opere, anche in forma trindimensionale, di pittura, fotografia, collage, pensieri, ed aforismi. Il progetto è accompagnato da due poesie di Giovanni Ronzoni e commenti critici a cura di Massimiliano Porro (Como) e Silvia Merico (Crema).

Carla Tocchetti, conclude con questa riflessione: “RETIRO è una straordinaria testimonianza di come il pensiero umano, davanti a una tragedia planetaria, sia capace di riorganizzarsi e di trovare nuovi codici, facendo appello alle risorse più intime e alla voglia di plasmare nuovamente quel futuro che per un solo lunghissimo momento è sembrato sfuggirci dalle mani: è un messaggio di speranza, di prospettiva, di richiamo al futuro. Tutto insieme è un libro da leggere, le opere sono pagine di vita”.

Cristina Pesaro

Sono pervenuti oltre 130 lavori di coniugazione tra immagine e parola. Gli artisti che hanno partecipato sono Lucio Afeltra (Salerno), Francesca Baldrighi (Crema), Arrigo Barbaglio (Crema), Joan Josep Barselò Baucà (Spagna), Rose Marie Bellemur (Spagna), Luca Bray (Lecce), Alessandra Belloni (Cremona), Milena Bellomo (Portogruaro, Patricia Jacomella Bonola (Svizzera), Elisabetta Francesca Bosisio (Monza), Anna Rita Cacciatore (Bologna), Teresa Cacciatore (Rovereto), Gianni Canali (Mantova), Claudia Cantoni (Svizzera) Silvia Capiluppi (Milano), Antonio Catalano (Asti), Lello Cicalese (Salerno), Carmela Corsitto (Sicilia), Giuliano Cotellessa (Pescara) , Maria Credidio (Calabria), Mario De Leo (Monza), Teo De Palma (Foggia), Mario Diegoli (Crema), Angela Filippini (Riccione), Rosella Fusi (Monza), Begoña Galicia Gil (Spagna), Eugenio Galli (Monza), Ombretta Gazzola (Calabria), Valentina Gramazio (Cremona), Marco Grosso (Viterbo), Christina Lammer (Austria), Italo Lanfredini (Mantova), Marialisa Leone (Crema), Anna Lopopolo (Crema), Simone Lorenzon (Spagna), Ruggero Maggi (Milano), Silvana Maglione (Calabria), Anna Mainardi (Crema), Patrizio Maria (Roma), Max Marra (Monza), Margherita Martinelli (Milano), Barbara Martini (Crema), Gabi Minedi (Roma), Annalisa Mitrano (Como), Simone Mizzotti (Crema), Paolo Menon (Lecco), Fiorenzo Mussi (Monza), Elisabetta Meneghello (Como), Angelo Noce (Crema), Shura Oyarce (San Severino Marche), Teresa Claudia Pallotta (Aosta), Franco Panella (Sicilia), Mario Quadraroli (Lodi), Giovanni Ronzoni (Monza), Etta Rossi (Crema), Paula Rubio Galicia (Madrid), Sonia Scaccabarozzi (Lecco), Cesare Serafino (Spilimbergo), Pietro Silvestro (Monza), Evelina Shatz (Russia), Maria Cristina Tornaghi (Monza), Topylabrys (Milano) , Olga Varalli (Cremona), Ada Eva Verbena (Pavia), Paola Wool (Crema).

“RETIRO … ciò che allontana avvicina”
A cura di Marialisa Leone e Giovanni Ronzoni, da una idea di Marialisa Leone. Testi critici di Massimiliano Porro (Como) e Silvia Merico (Crema).
Battistero di Velate Varese, piazza Santo Stefano
dal 29/08/2020 al 13/09/2020
Ingresso libero ma soggetto a normative anti-CoViD (lunedi chiuso, da martedi a venerdì prenotazione obbligatoria da richiedere a battisterodivelate@gmail.com. Sabato e domenica aperto con orario 10-13 e 15-18, max 10 persone alla volta).
Per ulteriori informazioni
Carla Tocchetti, Art Communicator – Varese carlatocchetti@gmail.com

 

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Dall’Immagine alla Forma con Pino Pascali https://www.artevarese.com/dallimmagine-alla-forma-con-pino-pascali/ https://www.artevarese.com/dallimmagine-alla-forma-con-pino-pascali/#respond Thu, 31 Oct 2019 12:03:40 +0000 https://www.artevarese.com/?p=53393 Venezia – Osservare, concepire, realizzare, questi paiono i processi conseguenziali atti a comprendere i tempi concettuali e operativi di Pino Pascali (Bari 1935 – Roma 1968). Annoverato tra i più autorevoli protagonisti della Pop Art e dell’Arte Povera italiana, a Pino Pascali viene dedicata, a 50 anni dalla sua scomparsa, da parte dell’omonima Fondazione con […]

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Venezia – Osservare, concepire, realizzare, questi paiono i processi conseguenziali atti a comprendere i tempi concettuali e operativi di Pino Pascali (Bari 1935 – Roma 1968).

Annoverato tra i più autorevoli protagonisti della Pop Art e dell’Arte Povera italiana, a Pino Pascali viene dedicata, a 50 anni dalla sua scomparsa, da parte dell’omonima Fondazione con sede a Polignano a Mare nell’ex mattatoio, una esaustiva mostra dal titolo “Pino Pascali. Dall’immagine alla forma” a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara per la direzione artistica di Rosalba Branà, inserita negli eventi collaterali della 58esima Biennale d’Arte presso Palazzo Cavanis.

Scandito in sezioni tematiche, il percorso espositivo documenta, a seguito della recente scoperta di un prezioso archivio fotografico di scatti inediti realizzati e stampati tra il 1964 e 1965, l’importanza dell’immagine e del disegno quale elemento di partenza oltre  cui attuare la realizzazione delle opere.

Il tenore poetico di “Cose d’acqua” rivela come lievità e misura formale siano possibili anche utilizzando materiali pesanti.

L’armonica  ripetitività  di oggetti e architetture definisce “Geometrie e Moduli”.

La cadenza delle forme pare rimandare a cadenze oratorie che grazie al dono della creatività assumono aspetti di materica compattezza.

L’impatto onirico di “Finte sculture” crea una ellisse temporale tra l’impalpabilità delle ombre e il candore archetipico di uno scheletro di balena, mentre l’oggettività di alcuni attrezzi agricoli appare nobilitata in “Ritorno alla terra”.

Suonano come una proustiana ricerca del tempo perduto le foto dedicate a “Giochi d’infanzia”.

Altresì il pazzariello danzante presente nel filmato “Il teatro e la maschera” tende a ricordare la labilità dell’esistenza correlata da correnti esistenziali percorse da trame che in più occasioni prevaricano la volontà dei singoli.

 

Pino Pascali. Dall’immagine alla forma
Palazzo Cavanis – Fondamenta delle Zattere.
Fino al 24 novembre.
Orario: tutti i giorni dalle 11 alle 18.
Ingresso libero.

 

Mauro Bianchini

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“La Pietra e l’Oro” materie dell’arte https://www.artevarese.com/la-pietra-e-loro-in-mostra/ https://www.artevarese.com/la-pietra-e-loro-in-mostra/#respond Sat, 26 Oct 2019 10:00:08 +0000 https://www.artevarese.com/?p=53281 Oleggio (NO) – Nel corso del Rinascimento e dintorni, l’oro ha animato in differente misura le opere d’arte definendo all’un tempo la sacralità dei soggetti ritratti e il prestigio temporale del committente. Delle metamorfosi economiche e simboliche del prezioso metallo tutti ne siamo a conoscenza, tanto vale saltare a piè pari a “La Pietra e […]

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Oleggio (NO) – Nel corso del Rinascimento e dintorni, l’oro ha animato in differente misura le opere d’arte definendo all’un tempo la sacralità dei soggetti ritratti e il prestigio temporale del committente.

Delle metamorfosi economiche e simboliche del prezioso metallo tutti ne siamo a conoscenza, tanto vale saltare a piè pari a “La Pietra e l’Oro”, a cura di Emiliana Mongiat animata dalle opere di Eugenio Cerrato, GP Colombo, Antonella Ferrara, Mino Gabellieri e Grazia Simeone, in corso presso i nobili spazio di Palazzo Bellini a Oleggio.

La ritmica modularità cromatica presente nelle opere di Eugenio Cerrato esplicita virtuosismi creativi non disgiunti da sapiente manualità artigianale.
Sintesi compositiva e rigore concettuale definiscono l’installazione di GP Colombo dove all’oro viene assegnato profondo valore simbolico.

Nei gioielli creati da Antonella Ferrara si scorge sapienza compositiva, senso estetico e creatività il cui fine trova compimento nell’essenzialità della forma.
La materia plasmata, ricreata e rigenerata  dall’anonimato della forma originale manifesta, nelle sculture di Mino Gabellieri, linfa vivifica e afflato narrativo.

I lavori di Grazia Simeone alludono al segno – scrittura appartenuto a lontane civiltà, la cui decriptazione richiede arcaica sapienza e magiche cognizioni.

Con distinte tecniche e singolare originalità i cinque artisti hanno declinato nelle loro opere il tema assegnatogli dalla curatrice restituendo in ogni singolo lavoro  l’essenza  del nobile metallo affiancandolo all’ancestrale forza della pietra.

La Pietra e l’Oro
Oleggio (NO) – Palazzo Bellini, Piazza Martiri 10
Fino al 3 novembre
Orari: sabato 16,30-19; domenica 10,30-19

Mauro Bianchini

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Biennale di Milano 2019, spazio alle donne https://www.artevarese.com/biennale-di-milano-2019-spazio-alle-donne/ https://www.artevarese.com/biennale-di-milano-2019-spazio-alle-donne/#comments Sat, 12 Oct 2019 11:27:02 +0000 https://www.artevarese.com/?p=53089 Milano – spazio alle donne e artisti ancora poco conosciuti. Sembrerebbe questa la mission della “necessaria” Biennale di Milano International Art Meeting, così definita dal presentatore – l’intuitivo Vittorio Sgarbi – arrivata alla sua terza edizione. Organizzata da Salvo Nugnes con il contributo di Francesco Alberoni, Attilio Fontana, Paolo Liguori, Morgan, Beppe Sala e molti […]

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Milano – spazio alle donne e artisti ancora poco conosciuti. Sembrerebbe questa la mission della “necessariaBiennale di Milano International Art Meeting, così definita dal presentatore – l’intuitivo Vittorio Sgarbi – arrivata alla sua terza edizione.

Organizzata da Salvo Nugnes con il contributo di Francesco Alberoni, Attilio Fontana, Paolo Liguori, Morgan, Beppe Sala e molti altri, l’evento crea fermento, nella già movimentata città di Milano sempre più internazionale e in crescita, permettendo a promettenti artisti di farsi conoscere al grande pubblico.

Più di duecento artisti nell’elenco dei selezionati per la mostra che vuole definirsi “democratica” e “per le donne”.

Videointervistati l’ideatore ed organizzatore Salvo Nugnes, Jo Squillo, Morgan, Paolo Liguori e Francesco Alberoni.

Se alle parole seguano i fatti” è una riflessione e un giudizio che lasciamo al grande pubblico.

Daniela Gulino

Informazioni e Programma
Biennale Milano; Brera Site, via delle Erbe, 2
Dal 10 al 14 ottobre 2019
Orario 10:00 – 20:00
Ingresso Libero
www.biennalemilano.it

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La Luce dedicata a Leonardo https://www.artevarese.com/la-luce-dedicata-a-leonardo/ https://www.artevarese.com/la-luce-dedicata-a-leonardo/#respond Wed, 09 Oct 2019 08:51:30 +0000 https://www.artevarese.com/?p=53050 La collettiva “Seme di Luce” inonderà d’arte e luce le sale dell’antico Monastero di Cairate ancora fino al 13 ottobre 2019. Il grande progetto artistico-espositivo nel maestoso Monastero è frutto della creatività di Carla Tocchetti, che è riuscita a riunire nove artisti internazionali. Le opere esposte sono dedicate alla luce del genio leonardesco: in particolare […]

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La collettiva “Seme di Luce” inonderà d’arte e luce le sale dell’antico Monastero di Cairate ancora fino al 13 ottobre 2019.

Il grande progetto artistico-espositivo nel maestoso Monastero è frutto della creatività di Carla Tocchetti, che è riuscita a riunire nove artisti internazionali.

Le opere esposte sono dedicate alla luce del genio leonardesco: in particolare le installazioni “Fiore della vita” e “Tempio della vita”, a cura del duo Boboeem, trasformeranno la chiesa settecentesca accanto all’affresco leonardesco di Aurelio Luini.

Nella video-intervista la curatrice Carla Tocchetti, il consigliere ProLoco Giovanna Cagnoni, il consigliere comunale Cristina Luoni e gli artisti presentano l’esposizione, il ricco programma e le loro opere.

Daniela Gulino

Informazioni:
www.monasterodicairate.it

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Intervista al maestro degli “Incisi” https://www.artevarese.com/intervista-surbone/ https://www.artevarese.com/intervista-surbone/#respond Tue, 17 Sep 2019 10:05:00 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52584 Treville – Per raggiungere Mario Surbone,  lasciate le sponde del Ticino imbocchiamo l’autostrada in direzione Genova con uscita prevista a Casale Sud e liberati dalle monotone cadenze del navigatore, il percorso si snoda in morbidi scenari declinanti colline tracciate da ricamati vigneti accanto ad alberi da frutta sino ad arrivare con meravigliata lentezza dove non […]

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Treville – Per raggiungere Mario Surbone,  lasciate le sponde del Ticino imbocchiamo l’autostrada in direzione Genova con uscita prevista a Casale Sud e liberati dalle monotone cadenze del navigatore, il percorso si snoda in morbidi scenari declinanti colline tracciate da ricamati vigneti accanto ad alberi da frutta sino ad arrivare con meravigliata lentezza dove non è possibile procedere oltre poiché la strada compie la sua essenza nel comune di Treville, dove Mario Surbone, onorando il suo paese natale si rifugia durante i mesi estivi staccandosi temporaneamente da Torino, sua città d’adozione, dove sin dagli anni giovanili ha sede, oltre all’abitazione, anche il suo studio.
Sulla terrazza panoramica, luogo dell’appuntamento, lo sguardo si apre a 360 gradi su più valli in un vero e proprio cinemascope.
Con cordiale garbo il Maestro ci invita a visitare la Collezione Permanente dedicata alle sue opere quale atto di riconoscente apprezzamento da parte del Comune nei confronti del suo illustre figlio e della sua ricerca artistica di levatura internazionale.
Dal primo lavoro eseguito a soli 14 anni, a dimostrazione di precoce propensione per le arti figurative, l’esposizione si snoda scandendo le tappe più significative di una ricerca pittorica costantemente definita da un ben distinto rigore esecutivo e concettuale.
Il tragitto che porta dalla Collezione Permanente all’abitazione offre di nuovo incantevoli scorci panoramici, dopodiché ci accoglie l’ombreggiata quiete di un ampio cortile quale spazio intermedio tra l’abitazione dove Surbone è nato nel 1932 e l’ampio studio pulsante di opere finite accanto ad altre in attesa di risolutivo compimento.
Seduti all’aperto attorno ad un tavolo in ferro battuto che di quel luogo ne è risonanza naturale, diamo inizio alla nostra conversazione.

Lei in Accademia ha avuto come docente Felice Casorati, quanto tale incontro è stato formativo e in seguito in che misura ha dovuto liberarsi di quell’insegnamento al fine di intraprendere una propria autonoma ricerca?
«È stato un grande artista ed è stato sicuramente formativo. Al mattino passava tra noi sette o otto allievi, allora si era in pochi, guardava i nostri lavori e dava un giudizio su quanto avevamo fatto, limitandosi in molte occasioni ad affermare “Non c’è malaccio”. Non sono mai stato casoratiano, mentre facilmente chi era stato suo allievo ha sentito forte la sua influenza».

Lei in gioventù è stato per alcuni anni a Parigi e inoltre ha vissuto la Torino degli anni ’60. Che ricordi ha di quei periodi?
«Devo ammettere che a Parigi non ho sfruttato possibilità espositive, però ero molto amico di Licata con il quale ho condiviso formative esperienze intellettuali, inoltre ho dipinto molto, più di cento quadri e sotto questo aspetto quel periodo è stato positivo. Negli anni ‘60 Torino ha vissuto un notevole fervore culturale, tra artisti esistevano rapporti di amicizia, ci si frequentava con assiduità, mentre ora ho l’impressione che i giovani vivano singolarmente le loro esperienze artistiche».

La prima personale è come il primo amore, non si scorda mai, è stata allestita alla galleria Il Canale a Venezia  nel 1962.
«Si era interessato Licata poiché era veneziano, ricordo che ero molto emozionato». Liberando un sorriso prosegue «Rivista nel tempo la mostra era composta da una serie di lavori che forse era meglio buttare, ma allora ero giovane ed era difficile giudicare lucidamente. L’aveva vista anche Peggy Guggenheim, era arrivata con la sua gondola, ha visto la mostra e se ne è andata senza esprimere alcun giudizio» Afferma di nuovo sorridendo «Era venuto anche Vedova e aveva apprezzato un quadro che conservo ancora».

Osservando il suo periodo informale ho trovato i suoi lavori pervasi da liricità e raffinatezza formale convincendomi che se avesse protratto tale ricerca nel tempo avrebbe potuto raggiungere sviluppi ancora più alti, ha l’impressione di avere perduto una eventuale opportunità?
«Sono alcuni mesi che sto facendo l’elenco dei miei erroriracconta divertito “E non sono ancora arrivato alla fine. Uno di questi è stato di non avere mai fatto calcoli su quello che facevo e sugli eventuali sviluppi futuri. Ho lavorato sempre e solo in funzione di quello che percepivo.
I lavori che facevo erano il mio diario erano quello che sentivo dentro. Riguardo alla domanda specifica, non mi sono mai chiesto se quello che producevo in quel periodo avrebbe potuto avere nel tempo utili sviluppi, probabilmente ad un certo punto ho sentito la necessità di purificarmi e sono arrivato a concepire gli Incisi».

Lei ha eseguito anche acrilici su legno mettendo in atto un differente rapporto rispetto alla tela.
«Il legno mi permetteva di non fare sentire la superficie sulla quale il colore veniva posato e inoltre mi dava la possibilità di tagliare le forme come volevo, cosa molto complicata e difficile con altri materiali».

Gli Incisi sono stati influenzati, se pur coi debiti distinguo dai tagli di Fontana?
«Ho amato tantissimo Fontana, ma voglio chiarire come, pur usando a mia volta il taglierino, i miei Incisi non hanno nulla a che fare con Fontana, per due ragioni: la prima è che lui era un gestuale, certo calcolato e non casuale, in secondo luogo io ho sempre progettato i miei lavori partendo da una struttura geometrica che disegnavo su carta».

Muovere la superficie, in che misura è stata una opportunità e in che misura una sfida?
«Non ho mai pensato a questo, la superficie mossa aveva valore di bassorilievo».

Pur non usando la matita, bensì il taglierino, di questa ne ha fatto percepire l’idea di linea e di ombreggiatura.
«Effettivamente il segno l’ho sempre ottenuto con il taglierino, facendo risultare la superficie animata da segni e ombre».

Si può affermare che gli Incisi costituiscono un perfetto equilibrio tra conscio e inconscio?
«Si, un artista dovrebbe essere cosciente di quello che fa, però nello stesso tempo esiste una componente quasi ingovernabile. Forse la mia parte inconscia è maggiormente risultata nei lavori successivi, in una serie di schizzi eseguiti su carta, in quei casi è emerso qualcosa che andava al di la della semplice percezione visiva».

Prima di congedarci, Surbone ci invita a visitare la sua collezione privata, frutto di scambi con amici artisti di levatura nazionale e internazionale, in un percorso che occupa tutte le pareti dell’abitazione.
Accompagnandoci alla macchina per i saluti ci rivolge, con naturale signorilità, un buon rientro e l’invito a ritornare.

Mauro Bianchini

Mario Surbone è nato a Treville Monferrato nel 1932. Compie la sua formazione artistica presso il Liceo Artistico di Torino e in seguito all’Accademia Albertina dove è allievo di Felice Casorati. Nel 1958 esordisce alla Mostra nazionale d’Arte Giovanile a Roma, mentre la sua prima personale si svolge alla galleria Il Canale di Venezia nel 1962. Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ‘60 trascorre un periodo di studi a Parigi.
In quegli anni attua una definizione sempre più rarefatta della figura umana passando, alla fine del 1960 all’uso di materiali di differente natura. Esplora in seguito le possibilità espressive di superfici monocrome arrivando a concepire il ciclo degli Incisi. A conclusione di tale cicli a partire dagli anni ’80 procede con interventi pittorici su supporti sagomati sconvolgendo la logica ordinata dello spazio. Le nuove opere indagano relazioni con la natura sia sotto l’aspetto simbolico che verso quello significante. Surbone è stato coinvolto in numerose e importanti personali e collettive in Italia e all’estero con testi accompagnati da autorevoli critici e storici dell’arte.

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Il respiro dell’arte https://www.artevarese.com/il-respiro-dellarte/ https://www.artevarese.com/il-respiro-dellarte/#respond Thu, 12 Sep 2019 10:00:37 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52470 Samarate – si respira l’arte a Villa Augusta. L’inaugurazione della collettiva “Respiro”, con le opere di Mari del Buono, Domenico Gentile e Andrea Genovese, sarà sabato 14 settembre alle 17.30 nel Museo di Villa Augusta. Tre artisti diversi e unici ma caratterizzati da una forte ricerca introspettiva, attraverso la luce, e accomunati dall’utilizzo del colore […]

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Samarate – si respira l’arte a Villa Augusta. L’inaugurazione della collettiva “Respiro”, con le opere di Mari del Buono, Domenico Gentile e Andrea Genovese, sarà sabato 14 settembre alle 17.30 nel Museo di Villa Augusta. Tre artisti diversi e unici ma caratterizzati da una forte ricerca introspettiva, attraverso la luce, e accomunati dall’utilizzo del colore deciso e di materiali innovativi. Oltre alla mostra, la prestigiosa Fondazione espone nel suo Museo, in permanente, cento anni di storia a testimoniare il lavoro della grande azienda da cui è nata.

Gli artisti

Mari del Buono
L’artista materializza le emozioni collettive attraverso il colore delle sue opere rifacendosi al linguaggio universale dell’interiorità umana. Le sue forme archetipiche, rese attraverso la tecnica dell’informale, respirano la spiritualità di mandala, spirali e flussi, specchiandosi con i neuroni della realtà psichica. Oltre alle pennellate di colore utilizza materiali differenti come plexiglass, cristalli e luci.

Gentile Domenico
Artista eclettico che per temi e tecniche ricorda alcune avanguardie del secolo passato. Si è distinto per l’uso del colore, della luce, delle geometrie, delle forme e dei piani spaziali, creando selve caotiche e profonde come ad intuire qualcosa, al di là della tela, che l’occhio umano non può vedere.

Andrea Genovese
Un artista che sperimenta piani, materiali, tecniche, tridimesionalità, decostruzione e ricostruzione della forma figurativa ed astratta, mixando colori e materia.  Il getto del colore sul fondo lascia spazio alle resine accartocciate plasmanti volti umani, che nascondono, a propria volta, altri giochi astratti.

L’essenza della mostra, connubio tra gli artisti e la sede espositiva, si esprime bene nella frase di Paul Klee “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è“.

Informazioni
Mostra d’arte contemporanea “Respiro”
Museo Villa Augusta
Via Giovanni Augusta 518, Cascina Costa di Samarate (Va)
www.museoagusta.it

Daniela Gulino

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Dalla materia al tatto: l’arte di Franca Ferrario https://www.artevarese.com/dallarte-materica-allarte-tattile-franca-ferrario/ https://www.artevarese.com/dallarte-materica-allarte-tattile-franca-ferrario/#respond Mon, 19 Aug 2019 10:00:41 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52105 “Le opere di Franca Ferrario si contraddistinguono per essere toccate, vissute non solo con lo sguardo: coloro che entrano in contatto con i suoi lavori devono sentirne l’energia creativa, la materia che pulsa, il pensiero e l’impeto – dice Lara Scandroglio e continua – la sua arte è particolarmente apprezzata da persone non vedenti e […]

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Le opere di Franca Ferrario si contraddistinguono per essere toccate, vissute non solo con lo sguardo: coloro che entrano in contatto con i suoi lavori devono sentirne l’energia creativa, la materia che pulsa, il pensiero e l’impeto – dice Lara Scandroglio e continua – la sua arte è particolarmente apprezzata da persone non vedenti e ipovedenti infatti la sua arte è un bassorilievo che, attraverso un meticoloso lavoro di incisione, riproduce i rilievi e il cromatismo delle rocce oltre alla contemplazione del cosmo attraverso la riproduzione della superficie lunare.

«Riproduco la parete in pietra perché mi piace moltissimo l’origine della storia dell’uomo, da quando quest’ultimo dal bivacco è entrato nella grotta e i primi artisti hanno riprodotto ciò che li circondava. Entrare nelle grotte, da sempre, mi emoziona tantissimo: osservare le incisioni rupestri di Lascaux, di Altamira, della Val Camonica che rappresentano la scintilla che ha dato inizio alla memoria; imprimere nella roccia il ricordo dei nostri antenati artisti mi ha sempre emozionato e ho sempre cercato di riprodurlo a modo mio. Non solo, amo moltissimo anche l’osservazione del cosmo – la volta celeste – ed è una grande soddisfazione aver realizzato dei materici tridimensionali con i crateri lunari. Amando anche il cinema, infatti pensando a “2001, Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick, ho realizzato delle opere di un metro quadro – 100 x 100 e anche più grandi – che riprendono i crateri lunari. Nel realizzare l’opera immagino di essere con il regista sulla navicella spaziale osservando ciò che vedo dall’oblò, ovvero una piccola parte del suolo del nostro satellite. Ho voluto riprodurre i crateri lunari nella fase calante e nella fase crescente in una superficie 100 x 100. Sempre pensando di osservarli dall’oblò della navicella spaziale, con la totale oscurità, la semi oscurità e la luce del nostro satellite, ho realizzato anche un’opera – 100×100 – intitolata Kubrick in cui ho voluto trasmettere l’azione. Quest’ultima mi piace moltissimo perché ho inserito – rompendo, graffiando e incidendo la materia – due meteoriti che impattano. Ho immaginato di vederli e osservarli da questo oblò mentre passano come due frecce arrivando ad incidere la materia e poi immagino la polvere che si espande nello spazio, nel silenzio.

Collaboro anche con l’Unione Italiana Ciechi Ipovedenti della sede di Varese. Ho avuto il piacere di una visita di tre loro gruppi di ciechi ipovedenti a gennaio dell’anno scorso quando ho esposto alla Galleria Crocetta a Gallarate: è stata una grande emozione per me, ma soprattutto per loro, toccare le mie riproduzioni della parete in pietra. Far toccare la mia arte tattile in quell’occasione e guidare la loro mano, descrivere i colori, la profondità, cosa c’era; se c’era la sabbia allora loro toccavano la sabbia, se c’era la chiocciolina, la foglia o i crateri lunari, allora loro entravano con le dita delle mani nelle varie fessure. Se c’erano i rami, toccavano i rami. Mi hanno detto di non aver mai provato un’emozione così forte in pittura perché, essendo un bassorilievo ed un ibrido, hanno la possibilità, attraverso la superficie e la materia, di vedere. Grazie alla dovuta spiegazione possono immaginare nella loro mente cosa stanno vedendo e toccando».

 Daniela Gulino

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