Inchieste Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/inchieste/ L'arte della provincia di Varese. Mon, 25 Jan 2021 10:12:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Inchieste Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/inchieste/ 32 32 Grandart 2019, l’arte tra innovazione e tradizione https://www.artevarese.com/grandart-2019-larte-tra-innovazione-e-tradizione/ https://www.artevarese.com/grandart-2019-larte-tra-innovazione-e-tradizione/#respond Sat, 05 Oct 2019 11:20:59 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52994 “Il saper fare arte” in mostra con cinquanta gallerie italiane e internazionali. Ha preso il via la terza edizione di GrandArt, la Fiera d’arte milanese presente fino al 6 ottobre 2019 presso lo spazio The Mall in Porta Nuova. Curata da Sergio Radici e Fernando Zaccaria, propone quest’anno gli interessanti talk, l’opera “Garcon” di Domenico […]

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Il saper fare arte” in mostra con cinquanta gallerie italiane e internazionali. Ha preso il via la terza edizione di GrandArt, la Fiera d’arte milanese presente fino al 6 ottobre 2019 presso lo spazio The Mall in Porta Nuova. Curata da Sergio Radici e Fernando Zaccaria, propone quest’anno gli interessanti talk, l’opera “Garcon” di Domenico Gnoli e la mostra “Ex voto – per arte ricevuta” di Angelo Crespi. Videointervistati da ArteVarese anche Federico Rui e Lorenza Salamon per il comitato scientifico, oltre a Silvia Basta della Fondazione Maimeri e Cristina Toffolo De Piante per la sua artistica casa editrice.

Daniela Gulino

Informazioni:
4 – 6 ottobre 2019
The Mall, piazza Lina Bo Bardi, Milano
www.grandart.it

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La Gioconda, nuove scoperte tra gli enigmi https://www.artevarese.com/la-gioconda-nuove-scoperte-tra-gli-enigmi/ https://www.artevarese.com/la-gioconda-nuove-scoperte-tra-gli-enigmi/#respond Thu, 26 Sep 2019 12:23:31 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52778 A 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci il mistero della Gioconda si infittisce. Gli arcani misteri legati al dipinto più famoso al mondo, la Gioconda, aumentano proprio nell’anno delle celebrazioni del 500° anno dalla morte del genio. Sono passati dieci giorni da quando i giornali hanno annunciato il ritrovamento della terza Gioconda, o meglio […]

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“La Gioconda”, Museo del Louvre

A 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci il mistero della Gioconda si infittisce. Gli arcani misteri legati al dipinto più famoso al mondo, la Gioconda, aumentano proprio nell’anno delle celebrazioni del 500° anno dalla morte del genio. Sono passati dieci giorni da quando i giornali hanno annunciato il ritrovamento della terza Gioconda, o meglio di una versionecopia autentica sembrerebbe – della Gioconda, e solo sei anni dal ritrovamento del ritratto autentico ed originale di Monna Lisaprecendente alla Gioconda del Louvre. La scoperta è stata fatta dal senatore Stefano Candiani che, dopo averla trovata italianamente appesa alla parete dell’ufficio del Questore – oggi Ministro – Federico D’Incà, sopra a un calorifero, l’ha fatta analizzare e restaurare. Sembra che prima, infatti, fosse ritenuta una copia di scarso valore anche se proprietà della collezione Torlonia – Galleria Nazionale Barberini – e attribuita a Bernardino Luini. Claudio Metzger – esperto d’arte antica di fama internazionale – svela qualche segreto in quest’intervista:

La “Gioconda” scoperta dal sottosegretario Candiani, della collezione Torlonia della Galleria Nazionale Barberini è una copia?
«A proposito della bella Gioconda scoperta dal sottosegretario Candiani, innocentemente appesa al muro sopra ad un calorifero, si è sempre saputo che Don Giovanni Torlonia, nel 1892, l’aveva regalata al Regno d’Italia come attribuita a Bernardino Luini.
Credo sia accettato da tutti gli studiosi che quando Leonardo arrivò a Milano nel 1508 avesse con sé il dipinto, iniziato a Firenze anni prima, noto come ritratto di Monna Lisa.
Nel suo studio si unirono a Bernardino de Conti, il Salai, Luini, Cesare da Sesto, Giampietrino e Francesco Melzi. Forse appeso al muro, ma certo non vicino al camino, vi era il famoso dipinto sulla sottile tavola di pioppo. Come non ispirarvisi, come non essere tentati od addirittura invitati a copiarla? Quello notato dal sottosegretario Candiani, che l’ha presentata allo studioso Antonio Forcellino, è pertanto una copia dipinta in presenza dell’originale e non credo che allora si fossero posti problemi di Copyright. Comunque di accordi alla riproduzione, royalties o dispute non sappiamo nulla come, non sappiamo, se Leonardo stesso vi abbia messo mano, anzi pennello, o no».

In effetti però il grande equivoco sta alla base: parliamo della Gioconda o del ritratto di Monna Lisa del Giocondo?
«Pur non essendo uno studioso di Leonardo, mi sembra certo che la Gioconda del Louvre, portata prima da Firenze a Milano e poi venduta a Francesco I Re di Francia, non possa essere il Ritratto di Lisa del Giocondo commissionato a Firenze dal marito della giovane e tristissima Lisa Gherardini. Lisa non era una ragazzina qualunque, sua madre era una Rucellai – famiglia di banchieri – e suo marito – Francesco de Bartolomeo di Zanobi del Giocondo – era già membro del governo nel 1499. Lisa si era sposata a 16 anni e, perdendo una bambina di parto, aveva iniziato a soffrire di melanconia.

Gioconda (copia del Museo del Prado)

Sicuramente Leonardo aveva incassato un acconto per eseguire il ritratto, quindi risulta difficile che nel 1506 abbia ricevuto il permesso dalla Signoria di recarsi a Milano, su richiesta di Charles d’Amboise – governatore francese di Milano -, senza consegnare ad un influente membro dell’amministrazione il ritratto della giovane moglie, finito o non finito che fosse. Che Leonardo avesse molto altro per la testa è certo, come è probabile che anche per questo ritratto avesse iniziato a lavorare su due cavalletti.
Ancor più intrigante è far ricorso alle fonti d’epoca: nella corrispondenza datata 1501 con Isabella d’Este, il frate Pietro Nuvolaria – dell’ordine carmelitano – scrive che “due discepoli del Leonardo erano in procinto di fare due ritratti e che il maestro di tanto in tanto vi dava una pennellata”. Più tardi anche Giovan Paolo Lomazzo – amico del Melzi e allievo ed erede di Leonardo – scriveva: “come il ritratto della Gioconda e di Monna Lisa“, lasciando intendere che si trattasse di due dipinti diversi.
Infine il proliferare di ritratti con la dama dall’intrigante sorriso, rappresentata più anziana di Lisa del Giocondo, rende lecito sospettare che Leonardo, a Firenze, abbia lavorato contemporaneamente su due cavalletti e che abbia lasciato un ritratto incompiuto, nella città, proprio a Francesco del Giocondo ed un altro, quello oggi al Louvre, terminato a Milano con il viso di un’altra dama».

“Monna Lisa Isleworth”, su concessione di Claudio Metzger

Qual è il dipinto che ha dato origine a tutte le altre versioni e copie dall’originale?
«In questo secondo ritratto, terminato probabilmente a Milano ed oggi al Louvre, disponibile in bottega da copiare, si ravvisa l’origine delle innumerevoli versioni oggi note. Divertente è pure l’idea che gioconda, in ricordo di Lisa del Giocondo, sia velatamente un gioco di parole col francese joconde, che dovrebbe farci scoprire l’identità della modella milanese, visto che Lisa Gherardini era tutt’altro che allegra. Chi era dunque la dama gioconda rappresentata a Milano? Tutto ciò naturalmente contribuisce al mito ed al fascino della misteriosa tavola del Louvre senza dimenticare, perché palese all’occhio, la sua bellezza irraggiungibile.

Il sorriso di “Monna Lisa Isleworth”, su concessione di Claudio Metzger

Queste riflessioni rendono ancora più interessante, fra le tante, una versione non finita di una presunta giovane Monna Lisa: è un dipinto su tela e non su tavola di pioppo che, però, presenta a lato le colonne, come viste e dipinte da Raffaello in un famoso disegno; il dipinto, detto Monna Lisa Isleworth, scoperto in Inghilterra nel 1913 dal noto collezionista Hugh Blaker e pubblicato da Henry Pulitzer, è oggi proprietà di una fondazione svizzera. Quest’ultima ne promuove l’autografia di Leonardo in mostre internazionali, l’ultima a Firenze lo scorso 7 giugno nel Palazzo Bastogi. Il giudizio finale oltre alla scienza, che quando non nega non può da sola confermare un’attribuzione, dovrebbe comunque spettare all’occhio del conoscitore. Intanto si legge che anche la Isleworth è coinvolta in vicende giudiziarie legate alla proprietà…affaire à suivre

Salvator Mundi

E del Salvator Mundi che ha raggiunto la copia della Gioconda appena scoperta, prelevato dalla basilica di San Domenico Maggiore di Napoli, attributo prima ad un pittore lombardo e poi a Leonardo da Vinci?
«Salvator Mundi è una storia parallela, ed in fondo altrettanto comprensibile, se si considera che replicare un’invenzione pittorica di successo nel Cinquecento era normale: diffondeva la fama dell’inventore oltre al prestigio del proprietario dell’originale».

A questo punto, per farsi un’idea, non resta che andare a vedere i due quadri: saranno, infatti, visibili al pubblico nella mostra, dedicata al 500esimo anniversario dalla scomparsa di Leonardo da Vinci, che l’Accademia dei Lincei inaugurerà a Roma il 4 ottobre.

Biografia:
Claudio Metzger, Historian, Numismatist, Art Connoisseur.
1975, Graduate of Collegio Papio of Ascona, 1979, History and Political Science at the Faculty of Philosophy (phil I) of the University of Zurich, followed by studies in classical numismatics. Curator of classical numismatics in the family company Centro Numismatico, founded 1970 by Gina Metzger. Researches in ancient art, both in the Middle East, Irak and in the Far East, including areas along the Silk Road. Consultant of the City Museum of Modern Art of Ascona. International Cultural promoter with various responsibilities. Founder of the Aion Group. Founder and member of the Board of Aion Masterpieces SA.

Daniela Gulino

Informazioni mostra
“Il trittico dell’ingegno italiano: Leonardo 1519 – 2019”
www.lincei.it

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Il furto del water d’oro di Cattelan: provocazione o colpo grosso? https://www.artevarese.com/il-furto-del-water-doro-di-cattelan-provocazione-o-colpo-grosso/ https://www.artevarese.com/il-furto-del-water-doro-di-cattelan-provocazione-o-colpo-grosso/#respond Tue, 24 Sep 2019 12:18:25 +0000 https://www.artevarese.com/?p=52726 Sono passati dieci giorni dall’alba del 14 settembre 2019, quando “America” – la nota opera dell’artista concettuale italiano Maurizio Cattelan – è stata rubata alla Blenheim Art Foundation di Woodstock nel Regno Unito, a due giorni dall’inaugurazione della mostra. Incuriositi dall’accaduto, che si potrebbe definire “surrealista”, mentre le indagini per recuperare la tazza dorata sono […]

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Sono passati dieci giorni dall’alba del 14 settembre 2019, quando “America” – la nota opera dell’artista concettuale italiano Maurizio Cattelan – è stata rubata alla Blenheim Art Foundation di Woodstock nel Regno Unito, a due giorni dall’inaugurazione della mostra. Incuriositi dall’accaduto, che si potrebbe definire “surrealista”, mentre le indagini per recuperare la tazza dorata sono ancora in corso, abbiamo chiesto al Professor Paolo Giansiracusa – storico dell’arte e accademico di fama internazionale – un’intervista sulla celeberrima toilette in oro 18 carati stimata un milione di sterline.

Una domanda schietta: cosa ne pensa del furto del gabinetto d’oro di Cattelan?
«Ad essere buono penso che si tratti di una trovata pubblicitaria. Un po’ come quella che accompagna i fidanzati illustri di certe veline. L’amore (si fa per dire) dura una notte ma fa tanto di quel rumore che la velina il giorno dopo acquista medaglie e diventa presentatrice o addirittura deputata al parlamento.  Ormai il metodo è sperimentato: quando ti accorgi che la patina del similoro si va ossidando, si ricorre ad una passata di brillantante e così l’oggetto insignificante torna ad essere luccicante, come prima, più di prima. È un metodo a cui sono costretti a ricorrere però tutti i “metalli” che si ossidano, i “metalli” scadenti che fanno la ruggine anche con un insignificante velo d’umido. Al metallo nobile (all’arte vera) non succede. L’Arte non teme l’umidità, brilla sempre per il suo valore espressivo, per la sua qualità tecnica, per il suo carattere stilistico, per la grammatica che ne regge la struttura e la forma, il colore e il segno, la materia e lo spazio. Le balordaggini purtroppo hanno il problema di ridarsi la corda ogni mattina, come i vecchi orologi a cucù. Ecco dunque che per riprendere quota mediatica, per ritornare nel giro delle nuvole e il fumo, ci vuole uno scandalo, un furto, una bravata, un rumore così forte da far girare tutti. Alla fine però girandoci per capire ci accorgiamo che non c’è nulla da comprendere; ciò che si percepisce e amareggia è un grande vuoto tenuto in tensione da colossali meteorismi che prendono la forma di prese per i fondelli».

I ladri hanno fatto il “colpo grosso”?
«Penso di sì ma sto pensando a tutt’altro, rispetto a quello che lei intende, e me ne scuso.  Colpo grosso per chi? Per chi ha messo in piedi la possibile montatura o per chi ha sottratto il “capolavoro”? Se c’è una finzione ben congegnata il colpo grosso l’ha fatto chi ha costruito la notizia, se siamo davanti ad un furto vero il ladro ha commesso un gravissimo errore. In prima istanza non ha previsto che l’oggetto è invendibile e quindi non troverà acquirenti che possano rilevarlo. Ammesso poi che voglia venderlo come metallo da fondere, potrebbe avere la triste delusione di apprendere che forse la lega non è quella sperata. E in ogni caso volendo rimetterlo in commercio vale più per ciò che sembra e non per ciò che è. Questo è nel destino di molti manufatti della cosiddetta arte contemporanea, se si scopre che il re è nudo, si conosce la fine della barzelletta. Ci si fa una gran risata e si lascia lievitare la sorpresa per un’altra “trovatona”. Però il ripetersi di certe “sfilate” con abiti inesistenti hanno smaliziato a tal punto il pubblico che a crederci, paradossalmente, sono rimasti i sarti magici e il povero sovrano. Cosa resterà? Un bel nulla. Si sciolgono i ghiacciai che pure c’erano, figurarsi ciò che non è mai esistito».

Qual è il suo pensiero sull’opera in sé invece?
«Opera? È una parola grossa. Per opera intendo Norma di Vincenzo BelliniGuernica di Pablo PicassoVilla Savoye di Le Corbusier… cioè qualcosa di complesso che in sintesi rappresenta il pensiero del proprio tempo. Dopo l’orinatoio di Duchamp e il ferro da stiro di Man Ray, tutto il resto è noia, poiché si tratta di una ripetizione stressante, insopportabile. Nel vocabolario la parola acqua è scritta una volta, non dieci, cento, mille volte. Una volta vale l’invenzione del termine. Ripeterlo, volendo far sembrare che sia nuovo, significa non avere rispetto per l’intelligenza umana. Dada è morto! L’anticonformismo, la ribellione, la contestazione, valgono all’interno di uno spazio temporale strettissimo. Poi bisogna subito ritornare a costruire, a creare spazi e forme di civiltà. Quindi, cosa ne penso? Ne penso male, perché nel tempo del recupero dei valori, nel tempo della liberazione del mondo dalla plastica e dall’inquinamento, nel tempo della ricerca di sistemi di sfruttamento di energie eoliche e solari, nel tempo del dramma quotidiano costituito dalla spazzatura che ci sommerge, nel tempo del dolore che attanaglia il Mediterraneo, diventato la tomba fisica e morale dell’Africa, suonano male certe trovate. Vedo l’artista del nostro tempo sulla barricata del dolore e non sulla cresta d’oro del potere!»

Se lo ricorda il film Le vacanze intelligenti in cui Alberto Sordi va in vacanza alla Biennale di Venezia?
«Lo ricordo con piacere e ancora oggi a pensarci mi viene da ridere. La cosiddetta body art ha contaminato il campo dell’arte con forme di spaesamento che sfiorano i drammi della psichiatria. La gente non sa come comportarsi e a volte anche tra addetti ai lavori c’è un forte imbarazzo. Che fare? Lo dico? Sto zitto? Faccio finta d’aver capito e passo avanti? Così, tutti a far corteo attorno alle stupidità, alle scempiaggini, al nulla. Purtroppo siamo arrivati al punto di non ritorno. Ci si stupisce, e se ne discute per giorni, dell’amore tradito della modella slovena e si passa indifferenti davanti al mal capitato investito per strada. Ci si tuffa a fare la fotografia o il video del dramma che si sta consumando davanti ai nostri occhi e non si alza un dito per fermarlo. Siamo spettatori assurdi di un non luogo. Fotografiamo, documentiamo immagini che diventano più importanti del soggetto ripreso. Ci fermiamo all’epidermide o ci accontentiamo dell’espressione della vita-giocattolo. Si pensi in tal senso a tutto l’interesse sacrosanto per gli animali che non è bilanciato con quello riservato agli uomini. L’uomo deve rivedersi dentro l’armadio del suo essere per mettere ordine ai valori, alle priorità. L’uomo deve ritornare alla sostanza delle cose quotidiane per rispettarne l’essenza. L’artista in tale contesto non può fuggire, deve scontrarsi con i problemi e tentarne la soluzione. Non c’è l’arte dove un anatroccolo di plastica si batte per milioni di euro, non c’è l’arte dove l’oggetto (non l’opera) sfugge all’equilibrio generale del sistema che è fatto da tutti e non solo da quelli che vivono dentro la cassaforte di zio Paperone».

Biografia
Paolo Giansiracusa è docente ordinario universitario di Storia dell’Arte Contemporanea. È titolare della prima cattedra di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Catania. Dirige il Polo Museale della Città di Troina dove sono custodite opere di Tiziano, Scipione Pulzone e i seguaci di Antonello da Messina. È Direttore del Museo Civico d’Arte Contemporanea di Floridia ed è stato insignito della laurea honoris causa dall’Accademia di Belle Arti Albertina di Torino. È componente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico e ha pubblicato numerose monografie d’arte con gli editori Fabbri Bompiani e altri. Ha tenuto lezioni sull’arte moderna e contemporanea per diverse università negli USA, in Irlanda, a Malta.

Daniela Gulino

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Mafia: dove, quando e chi? https://www.artevarese.com/mafia-dove-quando-e-chi/ https://www.artevarese.com/mafia-dove-quando-e-chi/#respond Thu, 04 Jul 2019 15:10:18 +0000 https://www.artevarese.com/?p=51569 Ogni giorno ne sentiamo parlare sui giornali, sui social o in tv: n’drangheta, camorra e mafia.  Per tutte vale la stessa definizione: organizzazione criminale suddivisa in più associazioni (cosche o famiglie), rette dalla legge dell’omertà e della segretezza, che esercitano il controllo di attività economiche illecite; ormai non più distinte, sono un tutt’uno e per semplificare utilizziamo […]

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Ogni giorno ne sentiamo parlare sui giornali, sui social o in tv: n’drangheta, camorra e mafia.  Per tutte vale la stessa definizione: organizzazione criminale suddivisa in più associazioni (cosche o famiglie), rette dalla legge dell’omertà e della segretezza, che esercitano il controllo di attività economiche illecite; ormai non più distinte, sono un tutt’uno e per semplificare utilizziamo il termine “mafia”.

Nella quarta pillola, della rubrica ideata per difendersi dalla mafia, abbiamo chiesto a Salvatore Calleri – Presidente della Fondazione Caponnetto, Consigliere della Fondazione Pertini, Copresidente dell’OMCOM(l’Osservatorio Mediterraneo sulla Criminalità Organizzata e le Mafie creato con la Fondazione Mediterraneo)- in quali territori svolge le proprie attività illecite la mafia?
«Ovunque, la mafia è attiva ovunque: non è una questione territoriale; è presente dalla valle d’Aosta alla Sicilia, passando anche per la Sardegna e le Isole minori».

Dove nasce e dove sono i capi?
«Le teste pensanti sono ben distribuite dove servono. Nasce al sud ma in alcuni casi è nata al nord, come in Veneto, ad esempio, la Mala del Brenta. È falso che al nord non sia nata la mafia; anche al nord è nata la mafia, in Veneto. E poi, oggi, ci sono le mafie nel nord che sono state clonate da quelle del sud: sono andate avanti per clonazione; quindi, oramai, è così distribuita che non ha più senso fare differenze».

È legata ad un colore politico o gruppo specifico?»
«È trasversale e va dove gli conviene andare, a seconda di chi vince. Consiglio a chi sta vincendo le elezioni di tenere alta la guardia».

Daniela Gulino

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Arte e mafia: non solo falsi d’autore https://www.artevarese.com/arte-e-mafia-non-solo-falsi-dautore/ https://www.artevarese.com/arte-e-mafia-non-solo-falsi-dautore/#respond Thu, 20 Jun 2019 12:11:50 +0000 https://www.artevarese.com/?p=51367 Le relazioni pericolose tra Mafia ed Arte: il mercato artistico, con un enorme fatturato annuale ed in costante crescita, è sicuramente un ambito appetibile per le mafie. Nella terza pillola della rubrica, ideata per difendersi dalla mafia, abbiamo chiesto a Claudio Metzger – esperto d’arte di fama internazionale – qual è la relazione tra arte […]

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Le relazioni pericolose tra Mafia ed Arte: il mercato artistico, con un enorme fatturato annuale ed in costante crescita, è sicuramente un ambito appetibile per le mafie.

Nella terza pillola della rubrica, ideata per difendersi dalla mafia, abbiamo chiesto a Claudio Metzger – esperto d’arte di fama internazionale – qual è la relazione tra arte e mafia:
«la differenza dagli altri ambiti è che nel campo artistico è difficile definire con precisione il valore commerciale di un’opera. È possibile sopravvalutare certi oggetti. Sopravvalutando le opere si crea un valore maggiore, convenuto solo fra la parte acquirente e la parte venditrice, che non viene identificato o scoperto e neanche compreso dagli investigatori o dalle parti inquirenti».

Il mercato dei falsi d’autore è uno degli ambiti di interesse della mafia?
«mi sembra una relazione un po’ difficile da instaurare, a meno che sia come la vendita di borsette false, telefonini falsi o altri oggetti falsi. Perché nell’ambito del riciclaggio l’oggetto deve avere veramente un certo valore. I falsi si scoprono, sono oggetti di tentativi che di solito, dopo poco tempo o dopo anni, vengono scoperti. Per i mafiosi è molto pericoloso lavorare con dei falsi, mentre è molto più facile lavorare con opere autentiche sopravvalutandole».

Daniela Gulino

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“Varese tra le province più mafiose d’Italia” https://www.artevarese.com/varese-tra-le-province-piu-mafiose-ditalia/ https://www.artevarese.com/varese-tra-le-province-piu-mafiose-ditalia/#respond Thu, 13 Jun 2019 10:00:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=51199 La Provincia di Varese tra le più mafiose d’Italia: è quel che sostiene Salvatore Calleri riguardo al nostro territorio che, ultimamente, è stato nell’occhio del ciclone. Il Presidente della Fondazione Caponnetto, Consigliere della Fondazione Pertini, Copresidente dell’OMCOM- l’Osservatorio Mediterraneo sulla Criminalità Organizzata e le Mafie creato con la Fondazione Mediterraneo – chiarisce anche l’utilità degli organismi di […]

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La Provincia di Varese tra le più mafiose d’Italia: è quel che sostiene Salvatore Calleri riguardo al nostro territorio che, ultimamente, è stato nell’occhio del ciclone.

Il Presidente della Fondazione Caponnetto, Consigliere della Fondazione Pertini, Copresidente dell’OMCOM- l’Osservatorio Mediterraneo sulla Criminalità Organizzata e le Mafie creato con la Fondazione Mediterraneo – chiarisce anche l’utilità degli organismi di controllo in Lombardia.

Una pillola settimanale che aiuta a mettere in guardia i cittadini oltre a sfatare luoghi comuni ormai troppo radicati.

Daniela Gulino

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Italia, ancora mafia ma anche difese https://www.artevarese.com/italia-ancora-mafia-ma-anche-difese/ https://www.artevarese.com/italia-ancora-mafia-ma-anche-difese/#respond Sun, 02 Jun 2019 10:00:16 +0000 https://www.artevarese.com/?p=51070 Oggi si celebra la Festa della Repubblica Italiana, istituita per ricordarne la nascita, il 2 giugno 1946, giorno in cui gli italiani votarono per decidere la forma di stato che si sarebbe data alla nazione. Alla luce di uno dei simboli più importanti del popolo italiano, vogliamo riflettere, contemporaneamente, su una delle più grandi piaghe […]

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Oggi si celebra la Festa della Repubblica Italiana, istituita per ricordarne la nascita, il 2 giugno 1946, giorno in cui gli italiani votarono per decidere la forma di stato che si sarebbe data alla nazione. Alla luce di uno dei simboli più importanti del popolo italiano, vogliamo riflettere, contemporaneamente, su una delle più grandi piaghe che da sempre affligge il nostro paese: la Mafia, nel senso più ampio del termine. A questo proposito, proponiamo una serie di pillole che sveleranno ai cittadini come difendersi dalla Mafia e anche il legame tra quest’ultima e l’arte. Salvatore Calleri – Presidente della Fondazione Caponnetto, Consigliere della Fondazione Pertini, Copresidente dell’OMCOM(l’Osservatorio Mediterraneo sulla Criminalità Organizzata e le Mafie creato con la Fondazione Mediterraneo) – ci dice a che punto è il nostro paese e quale relazione esiste tra Mafia e Democrazia.

Daniela Gulino

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Pro Loco – Pro opere: partono i restauri! https://www.artevarese.com/pro-loco-pro-opere-partono-i-restauri/ https://www.artevarese.com/pro-loco-pro-opere-partono-i-restauri/#respond Fri, 15 Jun 2018 05:38:43 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45573 Cairate – Pro loco … pro opere. Sembra un gioco di parole ma in realtà è uno slogan che riassume  l’iniziativa proposta da Agostino Alloro, consigliere regionale Unpli e referente della provincia di Varese a favore del recupero delle opere d’arte ferite dal terremoto del 2016 che ha colpito le Marche. Un progetto partito nel […]

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Cairate – Pro loco … pro opere. Sembra un gioco di parole ma in realtà è uno slogan che riassume  l’iniziativa proposta da Agostino Alloro, consigliere regionale Unpli e referente della provincia di Varese a favore del recupero delle opere d’arte ferite dal terremoto del 2016 che ha colpito le Marche. Un progetto partito nel novembre di quello stesso anno al quale hanno aderito 24 Pro loco del territorio lombardo che, attivandosi per la causa, hanno raccolto ben 30 mila euro.

Superato l’iter burocratico finalmente ora partono i lavori di recupero.

“Delle Pro Loco, – spiega il consigliere Alloro – 4 sedi sono sul territorio della provincia di Varese, concentrate sul territorio della Valle Olona: Gerenzano, Tradate, Cairate e Solbiate, tutte particolarmente generose. Il contributo raccolto servirà a risanare 10 opere. Si tratta di un nucleo composto da sculture lignee e in terracotta, tele e uno stacco d’affresco per la maggior parte datati tra il 1400 e il 1500, qualcuna del secolo successivo e una del 1700, firmati da pittori locali e più noti tra cui spicca il nome di Annibale Carracci autore di una grande tela raffigurante  “La Madonna con Bambino”.

Le opere provengono dalle chiese danneggiate nei diversi Comuni dislocati tra le province di Macerata e Ascoli Piceno, nello specifico le località di Arquata del Tronto, Camerino, Fiastra, Mogliano, Loreto, Montegallo, Petriolo, Caldarola, San Ginesio e Monte Monaco.

Entro una ventina di giorni dunque i restauratori locali inizieranno i lavori che si concluderanno nell’arco di un anno.

A questo punto, l’idea di un’esposizione che renda protagoniste le opere “sanate” concluderebbe in bellezza l’iniziativa. In effetti qualcuno ci sta già pensando e ci sarebbero anche buone possibilità di portare in Lombardia la mostra. Si stanno individuando anche delle ipotetiche sedi tra Musei e Palazzi dove allestire l’esposizione che si auspica itinerante, con riferimenti anche in Valle Olona. Un’occasione che consentirebbe di accostare all’evento percorsi e itinerari che nel contempo possano valorizzare anche il territorio varesino.

“Ancora tante opere – sottolinea Alloro – sono in sofferenza e in attesa d’essere recuperate. Offerte e finanziamenti sono sempre aperti. Per risanare i colpi inferti al patrimonio culturale marchigiano occorreranno tanti anni ma soprattutto generosità e collaborazione….”.  

E.Farioli

 

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Perchè quel dipinto vale così tanto? https://www.artevarese.com/perche-quel-dipinto-vale-cosi-tanto/ https://www.artevarese.com/perche-quel-dipinto-vale-cosi-tanto/#respond Thu, 31 May 2018 16:31:47 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45358 Nel cuore del centro storico di Milano, all’interno del noto distretto delle 5vie, sorge il quartiere più antico della metropoli lombarda, dal sapore ancora romano e medievale. Tra i palazzi storici, le Chiese, i musei e le botteghe, si trova l’affascinante SPAZIOBIGSANTAMARTA, una punta di diamante incastonato nelle vecchie mura di un convento duecentesco, che è […]

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Nel cuore del centro storico di Milano, all’interno del noto distretto delle 5vie, sorge il quartiere più antico della metropoli lombarda, dal sapore ancora romano e medievale. Tra i palazzi storici, le Chiese, i musei e le botteghe, si trova l’affascinante SPAZIOBIGSANTAMARTA, una punta di diamante incastonato nelle vecchie mura di un convento duecentesco, che è stato location ideale per un dibattito (assolutamente attuale) a sfondo “artistico”.

«Novecento da rivalutare» il titolo della serata, che ha catturato l’attenzione di un vasto numero di collezionisti, galleristi, artisti, e appassionati che si sono riuniti per porre mano a un problema non trascurabile: perché decine di pittori italiani del Novecento sono dimenticati dal mercato e esclusi dalle grandi fiere?

Come sappiamo (o semplicemente immaginiamo) il mercato dell’arte è un mondo particolarmente complesso. Pensiamo solo per un istante a quelle “aste da copertina”, ove indiscussi capolavori riescono a sfiorare cifre umanamente impensabili, uno per tutti il nudo di Modigliani battuto di recente da Sotheby’s per 157 milioni di dollari, e chiediamoci: perché quel dipinto vale così tanto? Perché altri invece no?

Si sa, da anni ormai l’arte contemporanea è il settore trainante a livello globale del mercato dell’arte. L’arte contemporanea attrae, colpisce e stupisce. Incanta con le sue forme e nonforme, le sue astrazioni e i suoi concetti. È in grado di configurarsi come elevata esperienza personale o come mero investimento economico di avidità. Chi ha avuto il privilegio di acquistare in asta un Fontana, un Burri o un Manzoni… (generosamente premiati dai risultati di vendita) non può che ritenersi più che soddisfatto! Nessun rischio di svalutazione per i grandi maestri! E gli altri? Che sorte spetta loro?

Proprio di questo hanno parlato Paolo Biscottini, presidente della Fondazione Guido Pajetta, Paolo Manazza, pittore e giornalista, Giancarlo Macchi, consigliere Finarte e Marina Mojana, art advisor di Intesa San Paolo Private Banking, moderati dal gallerista James Rubin, ospiti della conferenza «Novecento da rivalutare».

Gli esperti sono riusciti, nel giro di un paio d’ore, a intessere una fitta rete di suggestioni, suggerimenti e provocazioni con il dichiarato intento di scuotere l’opinione dei presenti e spingerli alla riflessione e alla successiva comprensione – senza svelare la soluzione – del motivo per cui alcuni artisti meritano più di altri e perché questi ultimi vengono relegati a una condizione di “minoranza” quando, in realtà, non hanno nulla a che invidiare ai grandi nomi della storia dell’arte.

Alla luce di quanto detto finora, come rispondiamo, quindi, alla domanda: perché decine di pittori italiani del Novecento sono dimenticati dal mercato e esclusi dalle grandi fiere?

Ai lettori la sentenza…

Giulia Lotti

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Incontro con Cheone, artista distratto e writer del realismo https://www.artevarese.com/incontro-con-cheone-artista-distratto-e-writer-del-realismo/ https://www.artevarese.com/incontro-con-cheone-artista-distratto-e-writer-del-realismo/#respond Mon, 21 May 2018 14:20:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45118 Nel panorama della Street Art “locale” uno dei nomi più noti, che operano all’ombra degli skyline milanesi ed in buona parte dell’Altomilanese, per non parlare delle trasferte in tutta Italia, è quello di Cheone. Al secolo Cosimo “Cheone” Caiffa, classe 1979, nasce a Gallipoli ed all’età di nove anni si trasferisce con la famiglia in […]

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Nel panorama della Street Art “locale” uno dei nomi più noti, che operano all’ombra degli skyline milanesi ed in buona parte dell’Altomilanese, per non parlare delle trasferte in tutta Italia, è quello di Cheone.

Al secolo Cosimo “Cheone” Caiffa, classe 1979, nasce a Gallipoli ed all’età di nove anni si trasferisce con la famiglia in Germania dove, qualche anno più tardi, avviene il cosiddetto colpo di fulmine per quell’arte underground, urlatrice silenziosa e, a tratti, nascosta, comunemente denominata Street Art.

“Era il 1995 ed ero di ritorno da scuola. Avendo perso il pullman stavo tornando a casa a piedi, il che è stato un bene dato che è stato proprio mentre camminavo che mi sono imbattuto in alcuni ragazzi che stavano dipingendo con delle bombolette in un vicolo. Rimasi a guardarli per tutto il resto del pomeriggio, rimanendo affascinato dalle tecniche e dai colori. Ho voluto provare e da quel momento non mi sono più fermato.”

Ma se la folgorazione nei riguardi della Street Art avvenne sulla via di ritorno verso casa, non si può dire che fino a quel momento Cosimo non fosse interessato al mondo dell’arte. Grazie allo zio e ad un amico di famiglia, entrambi artisti ed amanti dell’arte, Cosimo apprende numerose tecniche, specie quelle legate alla pittura su tela, dimostrando non solo un grande interesse, ma anche una buona predisposizione per le arti figurative. Parlando con lui di artisti ed ispirazioni, ci rivela: “Devo dire che mi piace un po’ di tutto, ma un artista che mi fa rimanere a bocca aperta è Luciano Ventrone.”

In Germania inizia a realizzare i suoi primi lettering e proprio qui nasce il nome di Cheone che, come ci spiega l’artista: “non è altro che una semplice Tag che avevo scelto da ragazzo, lettere scelte a caso senza nessun significato.”

Infanzia, adolescenza, lettering e qualche studio figurativo nella terra per eccellenza di birra e crauti fino a che, per motivi personali, rientra in Italia e si stabilisce a Nerviano, in provincia di Milano.

“Se qualcuno volesse ammirare i miei lavori gli direi di partire da Nerviano. Qui ho la mia Hall of Fame e sperimento spesso.”

Il suo nome, grazie anche all’incontro con una crew di Rho, i Click Quimmoda, inizia a diventare noto in tutta la zona, soprattutto perché il lettering ha lasciato spazio ad una maggiore componente figurativa in grado di intrappolare e coinvolgere l’osservatore, provocando in lui le stesse emozioni di un quadro.

“Lo stile che sto studiando e portando avanti da un po’ è il fotorealismo, uno stile molto diretto allo sguardo di qualsiasi persona. “

Cheone, artista distratto, come si legge sulle sue pagine social. Una persona che ha imparato a cogliere l’attimo non solo catturandolo nelle proprie opere, ma anche vivendo il momento. “Di solito per staccarmi dal mondo esterno uso le cuffie per concentrarmi meglio, ma amo anche parlare con la gente e godermi la situazione.”

Un artista sempre in movimento. I suoi lavori si possono infatti ammirare in tutta Italia, da Milano a Gallipoli, in un viaggio introspettivo ai limiti del realismo, dove i dettagli prendono vita e l’artista dialoga con essi.

Profondità, spunti prospettici di un quotidiano raffigurato su muro o su tela. La lista dei progetti futuri è molto lunga e l’agenda di Cheone è ricca di impegni ma, nonostante ciò, l’artista non si scompone e ci saluta così: “Sono sempre pronto per una mostra personale, non saprei dire quando e dove, ma arriverà. Per quanto riguarda i progetti futuri ce ne sono tanti, così come molti sono quelli attivi, ma preferisco tenervi sulle spine e rivolgere un grazie di cuore a tutti coloro che mi seguono. Grazie, grazie!”.

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