Insubria Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/insubria/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 18 Oct 2024 10:25:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Insubria Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/insubria/ 32 32 “TUTTOPLESSI”, 60 anni di carriera in mostra a Como https://www.artevarese.com/tuttoplessi-60-anni-di-carriera-in-mostra-a-como/ https://www.artevarese.com/tuttoplessi-60-anni-di-carriera-in-mostra-a-como/#respond Tue, 15 Oct 2024 15:33:34 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75816 Como – Fabrizio Plessi, sessant’anni di carriera, in mostra nelle sale di Palazzo Broletto. “TUTTOPLESSI”, questo il titolo, è un progetto espositivo che racconta una preziosa sintesi di ricerca del visionario pioniere della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia. La mostra rivela la summa della rivoluzione tecnologica di Plessi, sviluppata negli anni settanta del Novecento […]

L'articolo “TUTTOPLESSI”, 60 anni di carriera in mostra a Como proviene da ArteVarese.com.

]]>
Como – Fabrizio Plessi, sessant’anni di carriera, in mostra nelle sale di Palazzo Broletto. TUTTOPLESSI”, questo il titolo, è un progetto espositivo che racconta una preziosa sintesi di ricerca del visionario pioniere della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia.

La mostra rivela la summa della rivoluzione tecnologica di Plessi, sviluppata negli anni settanta del Novecento e che ancora continua regalando stimoli e suggestioni.

L’allestimento, appositamente pensato per la sala, propone sei enormi portali tecnologici, ciascuno dei quali contiene un complesso sistema video da cui scaturiscono delle immagini che sono amplificate da una vasca, posta ai piedi di ciascun portale, in un rispecchiamento dinamico delle immagini in movimento.

Ognuna delle installazioni esplicita i temi più caratteristici della sua ricerca, legata a elementi naturali come l’acqua, il fulmine, il fuoco, la lava, l’oro e il fumo.

“Disegnare il carbone, la paglia, il marmo, il ferro, la terra – spiega Fabrizio Plessi -, diventa un mezzo per avvicinarmi e capire fino in fondo la fisicità ancestrale di questi materiali, rappresentati sempre e comunque a contatto o a confronto con i mezzi in uso della tecnologia. Da questo “scontro” solo apparente di sostanze così diverse, da queste “convivenze impossibili” tra povertà del naturale e ricchezza cangiante dell’elettronico, da questi forzati assemblaggi divenuti poi quasi biologicamente vasi comunicanti, da tutti questi “diversi possibili”, sono nati nel corso degli anni molteplici, infiniti progetti, perfettamente studiati e rappresentati, moltissimi dei quali ancora non realizzati”.

La rassegna, a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Berera, con il coordinamento scientifico di Ilaria Bignotti, è visitabile sino al 17 novembre. Orari al pubblico: tutti i giorni dalle 10 alle 18.

La Fondazione COMO ARTE, (capofila dell’organizzazione della mostra) come sempre in occasione di ogni nuova rassegna, promuove un progetto solidale, con lo scopo di veicolare un messaggio di particolare cura e attenzione verso gli altri; per la mostra TUTTOPLESSI, ha operato d’intesa con i due ospedali del territorio: in particolare, all’Ospedale Valduce verranno donati titoli di ingresso gratuito alla mostra per le persone che stanno seguendo un percorso di cura oncologica; così come sarà possibile accedere gratuitamente a tutti i neo genitori del reparto ostetricia-nido. In collaborazione, poi, con l’azienda ospedaliera Sant’Anna, verranno donati titoli di ingresso gratuito all’Associazione Tullio Cairoli, che opera nell’ambito del reparto di oncologia dello stesso nosocomio. (ph.t-space studio tuttoplessi).

 

L'articolo “TUTTOPLESSI”, 60 anni di carriera in mostra a Como proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/tuttoplessi-60-anni-di-carriera-in-mostra-a-como/feed/ 0
“Anime di luce” https://www.artevarese.com/anime-di-luce/ https://www.artevarese.com/anime-di-luce/#respond Sun, 13 Oct 2024 09:00:40 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75785 Comabbio – I protagonisti della mostra “Anime di luce – Busto Arsizio incontra Lucio Fontana” sono i ragazzi del Centro Diurno per persone con fragilità/disabilità “Belotti Pensa” di Busto Arsizio, gestito dalla Cooperativa Sociale Società Dolce in apertura dal  19 ottobre al 3 novembre nella Casa e Sala Lucio Fontana. I ragazzi, guidati dal maestro […]

L'articolo “Anime di luce” proviene da ArteVarese.com.

]]>
Comabbio – I protagonisti della mostra “Anime di luce – Busto Arsizio incontra Lucio Fontana” sono i ragazzi del Centro Diurno per persone con fragilità/disabilità “Belotti Pensa” di Busto Arsizio, gestito dalla Cooperativa Sociale Società Dolce in apertura dal  19 ottobre al 3 novembre nella Casa e Sala Lucio Fontana.

I ragazzi, guidati dal maestro Giuseppe Portella, hanno realizzato questa esposizione che vuole essere un omaggio a Fontana, al suo coraggio verso una sperimentazione, ai tempi impopolare che, come tutte le innovazioni, va metabolizzata. Così il pensiero di Portella che ha voluto sfidare una società affermando che siamo tutti “Anime di Luce” e che l’arte e il talento non devono mai essere rinchiusi in categorie.

Una mostra speciale nella quale le opere entrano in un dialogo ravvicinato con lo spazio, il buio e la luce, accogliendo l’invito del padre dello “Spazialismo” ad andare oltre la tela verso l’infinito.

La mostra proseguirà sino al 3 novembre e sarà visitabile nei seguenti orari: sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 15 – 18.30. L’inaugurazione avrà luogo nella sede di via Garibaldi alle 16.30.

 

L'articolo “Anime di luce” proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/anime-di-luce/feed/ 0
Piero Gauli, un artista da non dimenticare https://www.artevarese.com/piero-gauli-un-artista-da-non-dimenticare/ https://www.artevarese.com/piero-gauli-un-artista-da-non-dimenticare/#respond Fri, 12 Jul 2024 06:00:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74884 Dizzasco (Como) – Sono una ventina le opere selezionate e raccolte nella mostra che Spazio Intelvi 11 dedica a Piero Gauli (Milano, 6 giugno 1916 – Milano, 4 gennaio 2012), tra gli esponenti del gruppo Corrente. Della vasta produzione dell’artista nelle più svariate tecniche (olii, acrilici, disegni su china, acquerelli, ceramiche) e soggetti il curatore, […]

L'articolo Piero Gauli, un artista da non dimenticare proviene da ArteVarese.com.

]]>
Dizzasco (Como) – Sono una ventina le opere selezionate e raccolte nella mostra che Spazio Intelvi 11 dedica a Piero Gauli (Milano, 6 giugno 1916 – Milano, 4 gennaio 2012), tra gli esponenti del gruppo Corrente.

Della vasta produzione dell’artista nelle più svariate tecniche (olii, acrilici, disegni su china, acquerelli, ceramiche) e soggetti il curatore, Paolo Avanzi si è concentrato sui lavori che vanno dagli anni ’50 fino alle soglie del terzo millennio.

Si tratta di alcuni dei temi prediletti dall’artista come i fiori, le maschere i paesaggi della valle Intelvi (dove ha vissuto per lunghi anni) e della Sicilia.  Gauli, fu l’ultimo esponente del gruppo Corrente a spegnersi, nel 2012.

“Dopo la sua morte –  scrive il curatore – è mancata una fondazione che curasse e tutelasse la sua produzione con mostre, convegni. La sua produzione pare sia andata dispersa, se non svenduta. Ne è dimostrazione il fatto che diverse sue opere sono disponibili in aste e su ebay a prezzi davvero bassi. Il che non sminuisce comunque il valore storico di questo artista che è riuscito a lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.

Non ho avuto la fortuna di incontrare Piero Gauli. A Dizzasco sono arrivato l’anno dopo la sua morte. Quello che so di lui l’ho appreso leggendo le sue pubblicazioni e ammirando le sue opere.

Non è mia intenzione aggiungermi alla folta schiera di critici che con dovizia di particolari e acume storico hanno fornito un suo approfondito profilo. Vorrei piuttosto parlare dell’impatto emotivo suscitato dalle sue opere, di quello che mi suggeriscono… E il tratto che mi sembra maggiormente emergere è quello della generosità. Un tratto che si evince dalle sue pennellate rapide e sapienti che riescono a dare del soggetto (ritratto o paesaggio) una immagine nitida, forte, che non tralascia nessun particolare, che coglie ogni sfumatura, andando anche oltre il dato oggettivo.

Il secondo aspetto che colgo della sua pittura – prosegue Paolo Avanzi –  è quello dell’energia, intesa come forza creativa. Questa volontà o voluttà di riportare sulla tela la realtà rielaborandola mentalmente e trasfigurandola, solo come un grande genio espressionista può fare, cogliendone le spirito, l’anima vitale grazie al proprio istinto. E si può dire che non ci sia tematica su cui Gauli non si sia misurato nella sua lunga vita, dalla sua dura esperienza nei campi di concentramento, ai raduni degli alpini, alle feste di paese e ai soggiorni in valle.

In questa personale sono esposti i lavori di Gauli che vanno dagli anni ’50 fino alle soglie del terzo millennio… un saggio della sua imponente produzione. Ciò nella speranza di contribuire a riportare l’attenzione su questo nostro grande artista che meriterebbe di essere rivalutato”.

La mostra è visitabile sino al 21 luglio. Orari: 16-19 o su appuntamento (+39) 3401066977; spaziointelvi11@yahoo.com

 

L'articolo Piero Gauli, un artista da non dimenticare proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/piero-gauli-un-artista-da-non-dimenticare/feed/ 0
Cosmos’ Flags di Laura Morandotti https://www.artevarese.com/cosmos-flags-di-laura-morandotti/ https://www.artevarese.com/cosmos-flags-di-laura-morandotti/#respond Sat, 18 May 2024 16:17:53 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74288 Como – Nell’antica torre di origine medievale edificata da Federico Barbarossa, è ospitata la personale di Lorenza Morandotti, dal titolo Cosmos’ Flags. L’esposizione documenta la nascita e lo sviluppo di una performance diffusa nel tempo e nello spazio, che consiste nel viaggio di una bandiera, portata dal suo alfiere, ovvero la stessa artista, fotografata mentre […]

L'articolo Cosmos’ Flags di Laura Morandotti proviene da ArteVarese.com.

]]>
Como – Nell’antica torre di origine medievale edificata da Federico Barbarossa, è ospitata la personale di Lorenza Morandotti, dal titolo Cosmos’ Flags.

L’esposizione documenta la nascita e lo sviluppo di una performance diffusa nel tempo e nello spazio, che consiste nel viaggio di una bandiera, portata dal suo alfiere, ovvero la stessa artista, fotografata mentre sventola in particolari siti,  secondo un criterio d’importanza storica, culturale, sociale. (ph RobertoNoventa)

Le bandiere, che nascono come evoluzione della serie di acquarelli Infiniti infiniti, sono realizzate in un tessuto finissimo per poter essere attraversate dallo sguardo, e presentano un archetipo universale, che accompagna l’uomo fin dalla preistoria: un cerchio dipinto con pigmenti, i cui colori sfumano verso l’interno, lasciando al centro un vuoto luminoso. A differenza dei vessilli ufficiali degli stati che mirano a marchiare il territorio e a indicare il suo possesso a un determinato gruppo etnico o politico, quelli della Morandotti trasmettono l’idea di un’appartenenza al genere umano, senza distinzione di razza, nazionalità e classe sociale.

“Elemento centrale dell’opera di Lorenza Morandotti è nello stesso tempo il nulla e il tutto. dichiara Luigi Cavadini, curatore della mostra – Il nulla di un punto e il tutto del cosmo. Il nulla del punto che poi può coincidere con il tutto del vuoto, un tutto che basta che si popoli di tanti punti per costituire il cosmo. È, questa mia, una lettura in apparenza banale, ma che trova nei suoi lavori delle corrispondenze esperienziali perfette. Il punto visto come un’origine fisica, che può essere un granello di sabbia, un ombelico, una coppella, e il cosmo che è luogo in cui contenere l’espansione del punto. Non per nulla l’artista sottolinea nelle sue riflessioni il proprio “bisogno di allargamento dei confini di pensiero”. Oltre un pensiero minimo verso un pensiero universale. E si capiscono così da una parte i suoi Punti essenziali, opere elementari ma fondanti, e dall’altra le Cosmos‘ flags, bandiere per il mondo (e, perché no?, per il cosmo) in cui da un punto centrale si espandono cerchi concentrici di colore a invadere il tutto.

La mia bandieraafferma Lorenza Morandottiè anche un’antibandiera, perché non vuole dire questo luogo è mio, quanto io sono qui in questo luogo, ho la mia identità, ho la mia nazionalità, ho la mia storia personale, individuale ma nella mia piccolezza so di essere parte di qualcosa di molto più grande…Le bandiere storicamente sono simbolo di appartenenza, in pace e in guerra. Le mie Cosmos’ Flags sono simbolo di un’appartenenza allargata che ci accomuna nella ricerca dell’essenziale. Fare proprio questo punto di vista può essere utile per gestire i confini del pensiero, da un’ottica di predominio, alla tutela condivisa. Tema sempre attuale”. (ph RobertoNoventa)

La storia di Cosmos’ flags prende avvio nel 2019 nell’isola greca di Creta, durante l’allestimento dell’installazione site-specific Ombelichi e Cosmi che prevedeva oltre a una serie di Ombelichi, ovvero piccole sculture in argilla dalla forma rotonda, anche otto Cosmos’ Flags. Da quella esperienza è nata l’idea di creare una performance, selezionando dapprima i luoghi dove portare il suo messaggio, rendendo omaggio a chi ha lasciato testimonianze positive del suo passaggio. Le bandiere, inizialmente pensate con otto temi diversi (ne sono previsti più degli stati del mondo, tutti diversi gli uni dagli altri), hanno quindi iniziato a viaggiare e a essere fotografate, a volte con l’ausilio di professionisti, a volte grazie all’aiuto di compagni di viaggio o di amici incontrati casualmente, a volte in autonomia con il proprio smartphone.

In questo suo muoversi tra i vari siti si è instaurata con le persone una profonda empatia che è diventata parte integrante dell’azione e volàno del messaggio che queste bandiere vogliono trasmettere.

Il percorso espositivo si compone di una selezione di Cosmos’ flags, oltre a fotografie e video che fanno rivivere la performance così come si è svolta nelle varie nazioni. Lungo la salita all’interno della torre che porterà sulla sommità del Castel Baradello, sul cui pennone svetterà una enorme bandiera, s’incontrano alcuni esempi della sua ricerca sviluppata negli ultimi due decenni e che figurano come segnali anticipatori delle Cosmos’ flags; dalle Anime, figure sottili in porcellana, quasi fantasmi, che nascono per caso ma che diventano strumento di narrazione, alle opere tridimensionali dove l’autrice si sofferma sulla materia, sia essa ‘terra’, come nel caso di Omaggio alla Terra, una ciotola di argilla pronta ad accogliere una offerta, sia essa ‘sasso’, come nelle Transformazioni dove dalla pesante pietra di fiume nasce un velo di porcellana che si libra nel cielo, sia ancora ‘sabbia’, come nelle due opere in piena consonanza con l’ambito territoriale del Baradello; entrambe, infatti, si compongono con le sabbie reperite in loco: quelle cioè della Materia oscura nella vecchia Cava di Camerlata e quelle dell’Impronta, che lega la materia oscura del cosmo alla luce della vita ben marcata da un’impronta umana, sul fondo di una coppella esistente sulle rocce situate sotto il castello.

Non potevano inoltre mancare alcuni acquerelli della serie Infiniti infiniti che hanno la facoltà di risucchiare in un gorgo luminoso chi le osserva e allo stesso tempo il potere di liberarlo nello spazio infinito.

L’opportunità di essere invitata nel Castel Baradello a Como si riferisce alla storia personale e artistica di Lorenza Morandotti. Como ha infatti ospitato nel 1982 la sua prima mostra, fresca di diploma all’Accademia di Brera, che presentava alcune fotografie proprio del Baradello – esposte anche in questa occasione -, sulle quali aveva lavorato in camera oscura, sovraimponendo immagini che si rifacevano al linguaggio di artisti quali Christo, de Chirico, Magritte, Mondrian. Oltre a questo suo primo lavoro, saranno esposti i bronzi Vuoto al centro e Graal, sculture nate dal calco di una coppella neolitica scavata in un masso erratico incontrato in Valle Intelvi, tracce di cui è ricco anche il Parco Spina Verde dove sorge il Castel Baradello. L’emozione per il casuale incontro con quel piccolo vuoto intenzionale ha dato una svolta alla sua ricerca arrivata ora alle Cosmos’ Flags.

L’ambiente naturale in cui si trova la torre offre inoltre a Lorenza Morandotti l’opportunità di affidare al vento, come le bandiere di preghiera tibetane, il messaggio di cui sono portatrici. I bordi sono volutamente lasciati senza finitura, perché sfilacciandosi sotto l’azione degli agenti atmosferici, ricordano la finitezza dell’uomo.

Percepire dentro di sé – dichiara Lorenza Morandotti – l’allargamento dei confini di pensiero e di appartenza a qualcosa di più grande, partendo dall’infinitamente piccolo della nostra individualità (ombelico) all’immensità degli universi (cosmo), oltre a un certo smarrimento, può regalarci la responsabilità di dirigere al meglio le nostre azioni durante la breve vita terrena”.

La mostra rimarrà in calendario finoal 30 giugno, orari: sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 18.

Note biografiche

Lorenza Morandotti vive e lavora a Milano. Si è diplomata al Liceo Artistico e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Partendo dalla folgorazione con il casuale incontro con l’argilla, ha siglato un rapporto intenso con molte materie, che spesso trova nella natura, sviluppandone i processi generativi, soprattutto in senso metaforico. La pratica della meditazione le ha permesso di approfondire ulteriormente la propria ricerca che abbraccia una spiritualità allargata senza tempo e senza luogo. Coniuga arcaico e contemporaneo in forme semplici e essenziali. Utilizza argille, pietre, sabbie, bronzo, tessuto, vetro e pigmenti. Interagisce con scultura, pittura e mezzi digitali. Si esprime anche con libri d’artista; ha pubblicato due “diari emotivi”, per offrire testimonianza di momenti di insight che l’hanno trasformata.

Del suo lavoro dice: “Guardo le continue trasformazioni delle materie naturali che incontro e le associo a quelle interiori, non tangibili.  Contemplando imparo…gli opposti sono sempre in relazione e la realtà fisica per me è una inesauribile fonte di ispirazione. Nel lavoro cerco origini e senso, mi aiuta a collocarmi; persa nella moltitudine mi ritrovo nell’essenzialità dei primi segni lasciati dall’uomo, firme anonime ma intenzionali, testimoni di vita. Con determinazione quasi etica seguo la via di diffondere la forza immensa del “sacro poco” e delle semplicità raggiunte. Le forme semplici mi connettono alla forza degli archetipi che nell’estrema sintesi contengono tutto, uniscono dilatando tempo e spazio. Ho reso il vuoto una presenza percepibile, uno spazio prezioso, a volte misterioso, che spesso sfugge”.

L'articolo Cosmos’ Flags di Laura Morandotti proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/cosmos-flags-di-laura-morandotti/feed/ 0
A Como “Voci dal paesaggio Nordico” https://www.artevarese.com/a-como-voci-dal-paesaggio-nordico/ https://www.artevarese.com/a-como-voci-dal-paesaggio-nordico/#respond Fri, 12 Apr 2024 08:33:21 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73980 Como – Alla Pinacoteca Civica echi di “Voci dal paesaggio Nordico” con la mostra degli artisti  svedesi Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin. L’esposizione, allestita nelle sale al primo piano dell’edificio, a cura degli architetti Davide Adamo e Marina Botta, propone un’immersione sensoriale nel paesaggio nordico tra forme, colori, profumi e materiali richiamati da betulle, pini, […]

L'articolo A Como “Voci dal paesaggio Nordico” proviene da ArteVarese.com.

]]>
Como – Alla Pinacoteca Civica echi di “Voci dal paesaggio Nordico” con la mostra degli artisti  svedesi Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin. L’esposizione, allestita nelle sale al primo piano dell’edificio, a cura degli architetti Davide Adamo e Marina Botta, propone un’immersione sensoriale nel paesaggio nordico tra forme, colori, profumi e materiali richiamati da betulle, pini, muschi, licheni, legni, sassi e conchiglie, pelli di renna e i colori del cielo d’inverno e del mare ghiacciato.

Al centro della ricerca dei due artisti contemporanei, tra i più rinomati nell’arte scandinava, ci sono l’osservazione e la rappresentazione di una regione del Nord Europa, ancora in gran parte allo stato naturale, l’attenzione per il valore e la fragilità del paesaggio, il clima e l’identità dei luoghi, con le proprie storia, cultura, mitologia e tradizioni.

Una visione artistica che si fa racconto non limitandosi ad una contemplazione estetica, ma coinvolgendo i visitatori in un’esperienza più profonda, cognitiva e sensoriale. Le opere svelano l’anima dei luoghi e diventano scene di vita e di azioni dell’agire umano: le case e il lavoro dei pescatori nei piccoli porti delle isole Lofoten, i boschi di betulle della regione del Värmland, la vita nomadica dei Sami/Lapponi e le loro proteste per difendere le terre e i pascoli delle renne, insidiati sia dallo sfruttamento delle risorse naturali sia dai cambiamenti climatici.

Britta Marakatt–Labba, artista tessile e pittorica, strettamente legata alla narrativa Sami, (cultura che attraversa il Nord di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia) porta in mostra ricami  narrativi eseguiti con sottili fili di lana, seta e lino su tessuto bianco che disegnano la storia di un popolo poco conosciuto e ancora in cerca di legittimazione, nonostante le antichissime origini. Il suo mezzo d’espressione, l’ago e il filo, evidenziano l’estetica della lentezza e portano a riflessioni sulla saggezza silenziosa degli animali, su tutto ciò che vive, sottolineata dalla presenza di renne, corvie  figure mitologiche Sami. Le  storie e racconti del popolo Sami sono stati esposti in tutto il mondo, in particolare a Documenta (Kassel, Germania) nel 2017 e alla Biennale di Venezia nel 2022.

Gli acquarelli di Lars Lerin, pittore e scrittore, raccontano percezioni e legami a paesaggi di boschi e di mare, facendoci capire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi. Considerato uno dei principali artisti scandinavi nella tecnica dell’acquerello, Lerin ha tenuto mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte in Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Isole Faroe, Islanda, Germania, Norvegia e Stati Uniti. Le sue opere sono esposte in Svezia e Norvegia. Scrittore, ha pubblicato più di cinquanta libri e il testo di saggistica “Naturlära – Imparando dalla Natura” è stato premiato con l’August Prize 2014.

L’obiettivo della mostra è stimolare un dibattito sul valore e la fragilità del paesaggio, anche il nostro, incentivando la consapevolezza che la bellezza del paesaggio dipende da come lo usiamo e come lo viviamo, dal consenso che i “luoghi” hanno una propria identità e una “voce” che dobbiamo ascoltare.

Il tema della natura sarà anche amplificato in mostra attraverso una installazione verde,
curata da Botanic Studio And Deco, ispirata alla vegetazione della foresta svedese, in cui il visitatore potrà immergersi e rigenerarsi, accompagnato da un sonoro curato da Paolo Lipari.

La mostra “Voci dal paesaggio Nordico” ospitata alla Pinacoteca di via Diaz sarà visitabile fino al 13 ottobre. Orari al pubblico: da martedì a domenica ore 10-18.

 

L'articolo A Como “Voci dal paesaggio Nordico” proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/a-como-voci-dal-paesaggio-nordico/feed/ 0
“Voci dal paesaggio nordico” alla Pinacoteca di Como https://www.artevarese.com/voci-dal-paesaggio-nordico-alla-pinacoteca-di-como/ https://www.artevarese.com/voci-dal-paesaggio-nordico-alla-pinacoteca-di-como/#respond Thu, 04 Apr 2024 16:55:08 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73859 Como – Al centro della ricerca degli artisti svedesi  Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin – tra i più rinomati nell’arte contemporanea scandinava – c’è l’osservazione e la rappresentazione di una regione del Nord Europa, ancora in gran parte allo stato naturale, l’attenzione per il valore e la fragilità del paesaggio, il clima e l’identità dei luoghi, con la loro storia, […]

L'articolo “Voci dal paesaggio nordico” alla Pinacoteca di Como proviene da ArteVarese.com.

]]>
Como – Al centro della ricerca degli artisti svedesi  Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin – tra i più rinomati nell’arte contemporanea scandinava – c’è l’osservazione e la rappresentazione di una regione del Nord Europa, ancora in gran parte allo stato naturale, l’attenzione per il valore e la fragilità del paesaggio, il clima e l’identità dei luoghi, con la loro storia, cultura, mitologia e tradizioni. La loro visione artistica è un racconto che non si limita a una contemplazione estetica, ma coinvolge in un’esperienza più profonda, cognitiva e sensoriale come sarà possibile ammirare nella mostra “Voci dal paesaggio nordico” che la Pinacoteca Civica di Como dedica ai due artisti dal 12 aprile fino al 13 ottobre, con inaugurazione giovedì 11 aprile alle 18 alla presenza degli artisti.

Il percorso espositivo infatti propone  un’immersione sensoriale nel paesaggio nordico tra forme, colori, profumi e materiali richiamati da betulle, pini, muschi, licheni, legni, sassi e conchiglie, pelli di renna e i colori del cielo d’inverno e del mare ghiacciato.

Le opere raccontano l’anima dei luoghi e diventano scene di vita e di azioni dell’agire umano: le case e il lavoro dei pescatori nei piccoli porti delle isole Lofoten, i boschi di betulle della regione del Värmland, la vita nomadica dei Sami/Lapponi e le loro proteste per difendere le terre e i pascoli delle renne, insidiati sia dallo sfruttamento delle risorse naturali che dai cambiamenti climatici.

L’obiettivo della mostra, a cura di Davide Adamo e Marina Botta è stimolare un dibattito sul valore e la fragilità del paesaggio e incentivare la consapevolezza che la sua bellezza dipende da come lo si usa e come lo si vive, dal consenso che i “luoghi” hanno una propria identità e una “voce” che dobbiamo ascoltare.

Il dialogo tra arte e natura nordica viene sviluppato da Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin con diverse tecniche: la prima con i ricami e il secondo con l’acquerello. I due artisti trasmettono le proprie percezioni e i loro legami a paesaggi di campi innevati, di boschi e di mare, facendo percepire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi, includendo oltre ai valori ambientali, culturali e sociali, i significati simbolici ereditati dalla loro mitologia e dalla loro storia.

I ricami narrativi di Britta Marakatt–Labba, eseguiti con sottili fili di lana, seta e lino su tessuto bianco, disegnano la storia di un popolo poco conosciuto e ancora in cerca di legittimazione, nonostante le sue antichissime origini. Il suo mezzo d’espressione, l’ago e il filo, evidenziano l’estetica della lentezza e portano a riflessioni sulla saggezza silenziosa degli animali, su tutto ciò che vive, sottolineata dalla presenza di renne, corvi, figure mitologiche Sami. Le sue storie e racconti del popolo Sami sono stati esposti in tutto il mondo, in particolare a Documenta (Kassel, Germania) nel 2017 e alla Biennale di Venezia nel 2022.

Gli acquarelli di Lars Lerin, pittore e scrittore, raccontano percezioni e legami a paesaggi di boschi e di mare, facendoci capire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi. Considerato uno dei principali artisti scandinavi nella tecnica dell’acquerello, Lerin ha tenuto mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte in Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Isole Faroe, Islanda, Germania, Norvegia e Stati Uniti. Le sue opere sono esposte in Svezia e Norvegia. Scrittore, ha pubblicato più di cinquanta libri, e il testo di saggistica “Naturlära – Imparando dalla Natura” è stato premiato con l’August Prize 2014.

Il rapporto con la natura sarà oltremodo amplificato in mostra attraverso una installazione verde, curata da Botanic Studio And Deco, ispirata alla vegetazione della foresta svedese, in cui il visitatore potrà immergersi e rigenerarsi, accompagnato da un sonoro curato da Paolo Lipari. L’allestimento naturale interesserà sia l’ingresso della Pinacoteca, sia il cortile interno e alcuni spazi della mostra.

Cenni biografici

Britta Marakatt-Labba (1951) proviene da una famiglia di allevatori di renne che vive in Sápmi, uno dei territori più settentrionali del pianeta, patria delle comunità indigene dei Sami. Per più di quarant’anni la sua pratica artistica ha legato inscindibilmente i metodi di narrazione visiva alla cultura di queste popolazioni e al paesaggio nordico, unendo antiche usanze, pratiche culturali, tradizioni orali, miti e ricordi personali. Ferma sostenitrice dell’autodeterminazione e della decolonizzazione di questa terra, alla fine degli anni Settanta entra a far parte del gruppo di artiste e artisti Sami impegnati nell’affermazione della propria autonomia artistica e attivi nelle proteste contro l’espansione dell’industria estrattiva e delle centrali idroelettriche nella regione. Britta Marakatt-Labba è conosciuta per i suoi poetici ricami eseguiti con sottili fili di lana, seta e lino su tessuto bianco. Tra le sue mostre internazionali recenti: Documenta 14 a Kassel, Aten (2017), Biennale di Venezia (2022), a Birmingham (2022) e Lethbridge, Kanada (2021/22). È ora in corso una sua importante personale al National Museum di Oslo.

Lars Lerin è nato nel 1954 e cresciuto a Munkfors, nella regione del Värmland. Ha studiato alla scuola di Gerlesborg 1974-75 e al Dipartimento di Belle Arti, Valand 1980-84. Negli anni ’90 ha vissuto per quasi un decennio sulle isole Lofoten. È considerato uno dei principali artisti scandinavi nella tecnica dell’acquerello; ha tenuto mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte in Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Isole Faroe, Islanda, Germania, Norvegia e Stati Uniti. Lars Lerin è anche un prolifico autore e dal suo debutto Utpost (1983), ha scritto e pubblicato più di cinquanta libri. Il suo libro Naturlära è stato premiato con l’August Prize 2014; nel 2016 è stato insignito della medaglia reale “Litteris et Artibus” per i suoi grandi successi come artista e autore.

La mostra alla quale sono affiancati diversi eventi potrà essere visitata fino al 13 ottobre nei seguenti orari: da martedì a domenica ore 10-18. Visite guidate con i curatori, nelle seguenti date: 28 aprile alle 10.30; 26 maggio 15.30; 30 giugno10.30; 29 settembre 15.30 Ingresso € 3,00 con visita guidata gratuita. E’ richiesta la prenotazione entro le 12 del venerdì precedente inviando una mail a pinacoteca@comune.como.it.

L'articolo “Voci dal paesaggio nordico” alla Pinacoteca di Como proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/voci-dal-paesaggio-nordico-alla-pinacoteca-di-como/feed/ 0
Miniartexil ’32, “Denudare feminas vestis” https://www.artevarese.com/miniartexil-32-denudare-feminas-vestis/ https://www.artevarese.com/miniartexil-32-denudare-feminas-vestis/#respond Mon, 07 Aug 2023 12:00:59 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71223 Como – Si è aperta al pubblico la 32 edizione Miniartexil quest’anno intitolata “Denudare feminas vestis” (Denudare le donne vestendole),  parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino. L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte […]

L'articolo Miniartexil ’32, “Denudare feminas vestis” proviene da ArteVarese.com.

]]>
Como – Si è aperta al pubblico la 32 edizione Miniartexil quest’anno intitolata Denudare feminas vestis” (Denudare le donne vestendole),  parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino.

L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte tessile) contemporanea è allestita nell’ Ex Chiesa di San Pietro in Atrio è dedicata e rientra nel programma delle celebrazioni del Bimillenario della nascita di Plinio, pilastro comasco della cultura classica.

Come da tradizione, accanto ai minitessili (54 opere) realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo, ci sono diverse opere di grandi dimensioni realizzate da artisti internazionali emergenti e affermati quali Brankica Zilovic, Kato Kimiyasu, Medhat Shafik, Antonella De Nisco, Alessandro Lupi, Yari Miele, Donatella Simonetti e Anne von Freyburg.

L’ospite clou della rassegna è l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che, per la prima volta in Italia, espone due opere ‘The red line’,2022  e ‘Black circle’, 2023 . Le sue creazioni saranno successivamente ospitate alla 60esima Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe. Appartenente alla generazione di artisti dello Zimbabwe post-indipendenza, Takadiwa ha esposto in tutto il mondo. Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con minuscoli pezzi di plastica, soprattutto tasti di computer, trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese. Le sue opere, che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.

 IL TEMA

Miniartextil ’32 propone una riflessione materica, emozionale sulla seta, eccellenza del distretto tessile comasco testimoniata anche da Plinio il Vecchio e sulle possibili interpretazioni dell’universo femminile. Nel corso delle sue sterminate indagini naturalistiche, Plinio si dedicò anche allo studio della seta, arrivando a confutare la credenza secondo cui il filato era prodotto e raccolto direttamente da alberi fiabeschi, coperti da soffici foglie e da lunghi filamenti, coltivati dal ricco popolo dei Seres (da cui l’origine del termine “serico”) agli estremi orientali del mondo allora conosciuto.

Nel libro XI della Naturalis Historia, dedicato agli insetti, Plinio scrisse infatti: «Da un verme alquanto grande deriva dapprima un bruco che spinge fuori due corna tipiche del suo genere, poi viene ciò che è detto baco, da esso la crisalide, donde dopo sei mesi nasce il baco vero e proprio. Al modo dei ragni si tesse la tela per lussuose vesti femminili, che sono dette bombicine». Infine, L’arte di dipanare i bozzoli per tesserli fu escogitata da una donna dell’isola di Cos, Panfile, figlia di Platea, che non va defraudata della gloria di aver escogitato il modo di denudar le donne vestendole” (Plinio, N.H., XI, 26)

La frase ossimorica “Denudare feminas vestis” si lega alla considerazione di quanto, già nel primo secolo dopo Cristo, i preziosi abiti in seta che avvolgevano il corpo femminile ne evidenziassero ancora di più le forme, rendendole nude allo sguardo. Come si legge ancora nella Naturalis Historia, «l’uomo è l’unico fra tutti gli esseri viventi a procurarsi all’esterno i suoi vestiti (…). (La Natura) soltanto l’uomo getta nudo sulla nuda terra il giorno della sua nascita». Il vestirsi è dunque una caratteristica propria del genere umano. Al di là della valenza biblica legata al mito di Adamo ed Eva, l’abbigliamento nasce come bisogno di protezione e di ornamento. Nei secoli l’arte e la moda hanno negoziato e declinato il concetto di coprire e di svelare il corpo femminile nelle sue molteplici valenze estetiche, etiche, culturali e politiche.

Come ogni anno Miniartextil ‘32 si articola in due proposte parallele: da una parte le 54 opere di piccole dimensioni (minitessili, cm.20x20x20) esposte nell’ Ex Chiesa di San Pietro in Atrio, dall’altra le grandi installazioni presenti nel medesimo luogo. Il dialogo che nasce tra le piccole e le grandi opere e l’architettura antica di San Pietro in Atrio crea una simbiosi unica e coinvolgente. Qui, in uno spazio dedicato, si terranno anche laboratori didattici per avvicinare il pubblico dei più piccoli all’Arte sotto forma di gioco.

I MINITESSILI

I 54 minitessili provenienti da tutto il mondo e selezionati attraverso l’annuale Call for Artists, promossa per la raccolta delle candidature di artisti internazionali, sono stati scelti – su oltre 250 opere ricevute – dalla giuria coordinata da Mimmo Totaro, – artista, presidente di Arte&Arte e fondatore di Miniartextil insieme a Nazzarena Bortolaso, e composta da Kimiyasu Kato, architetto fotografo e artista, da 30 anni in Italia; Giuseppe Menta, disegnatore, studioso di tecniche del colore, creatore di tessuti, imprenditore; Sergio Gaddi, critico e curatore di mostre d’arte e responsabile della Commissione di valutazione delle opere.

La curatela della mostra è affidata alla critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011. Sarà affiancata dalla presenza di Sergio Gaddi, noto critico e curatore d’arte comasco, di fama nazionale con una grande capacità professionale e organizzativa. Gaddi è anche il responsabile della commissione di selezione delle opere di piccolo formato.

La rassegna continuerà sino al 3 settembre. Orario:  11- 19, tutti i giorni.

 

 

 

 

 

 

 

 

L'articolo Miniartexil ’32, “Denudare feminas vestis” proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/miniartexil-32-denudare-feminas-vestis/feed/ 0
Denudare femina vestis con Miniartextil 2023 https://www.artevarese.com/denudare-femina-vestis-con-miniartextil-2023/ https://www.artevarese.com/denudare-femina-vestis-con-miniartextil-2023/#respond Mon, 17 Jul 2023 11:00:39 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71024 Como – Lo spunto per il titolo della mostra Miniartexil ’32, Denudare feminas vestis (Denudare le donne vestendole), deriva dalle parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino. L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte […]

L'articolo Denudare femina vestis con Miniartextil 2023 proviene da ArteVarese.com.

]]>
Como – Lo spunto per il titolo della mostra Miniartexil ’32, Denudare feminas vestis (Denudare le donne vestendole), deriva dalle parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino.

L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte tessile) contemporanea – in programma a Como, nell’Ex Chiesa di San Pietro in Atrio e in altre sedi, dal 6 agosto al 3 settembre è infatti organizzata nell’ambito delle Celebrazioni del Bimillenario Pliniano.

Come da tradizione, accanto ai minitessili (54 opere) realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo, ci saranno diverse opere di grandi dimensioni realizzate da artisti internazionali sia emergenti sia affermati tra i quali: Brankica Zilovic, Kato Kimiyasu, Medhat Shafik, Antonella De Nisco, Alessandro Lupi, Yari Miele, Donatella Simonetti e Anne von Freyburg.

L’ospite clou  sarà l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che, per la prima volta in Italia, esporrà due opere. Le sue creazioni saranno successivamente esposte alla 60esima Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe. Appartenente alla generazione di artisti locali post-indipendenza, Takadiwa ha esposto in tutto il mondo. Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con scarti da tasti di computer e con minuscoli pezzi di plastica trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese. Le sue opere, che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.

Miniartextil 2022

La curatela della mostra è affidata alla critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011. Sarà affiancata da Sergio Gaddi, noto critico e curatore d’arte comasco  responsabile anche della commissione di selezione delle opere di piccolo formato.

La Storia

Miniartextil è stata fondata nel 1991 da Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro con l’idea di portare a Como, città culla della tradizione tessile, una mostra dedicata alla fiber art. Nel 1994 è stata costituita l’Associazione culturale ARTE&ARTE che ancora oggi promuove la rassegna e continua la ricerca per selezionare la migliore produzione di fiber art a livello mondiale. Nel corso degli ultimi trenta anni, Miniartextil ha toccato luoghi e città in tutta Europa, a partire da Como che oggi è la principale sede espositiva – si ricordano gli allestimenti al Chiostrino di Santa Eufemia, a Villa Olmo, alla ex Ticosa, alle ex chiese di San Francesco e di San Pietro in Atrio, al Palazzo del Broletto, alla Pinacoteca Civica, al Museo Giovio, al Padiglione ex Grossisti del Mercato Coperto, al Museo della Seta di Como, oltre a piazze e luoghi pubblici. Interessante la tournée internazionale della mostra, negli anni: Montrouge – Parigi, Mulhouse, Kaunas, Caudry, Lille, Gif-Sur-Yvette, Busto Arsizio, alcune delle città che hanno ospitato le opere della rassegna.

La mostra che prevede l’inaugurazione nella sede di  San Pietro in Atrio, in via Odescalchi il 5 agosto, alle 17, proseguirà fino al 3 settembre. Orario:  11- 19, tutti i giorni

Informazioni per il pubblicowww.miniartextil.it

L'articolo Denudare femina vestis con Miniartextil 2023 proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/denudare-femina-vestis-con-miniartextil-2023/feed/ 0
Futuristi. Una generazione all’avanguardia https://www.artevarese.com/futuristi-una-generazione-allavanguardia/ https://www.artevarese.com/futuristi-una-generazione-allavanguardia/#respond Tue, 14 Mar 2023 08:00:14 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69462 Lecco – Palazzo delle Paure si prepara a ospitare dal 18 marzo la mostra “Futuristi. Una generazione all’avanguardia”. La mostra indaga la presenza di nuovi linguaggi nell’Italia dei primi decenni del Novecento concentrandosi sull’esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti: da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino […]

L'articolo Futuristi. Una generazione all’avanguardia proviene da ArteVarese.com.

]]>
Lecco – Palazzo delle Paure si prepara a ospitare dal 18 marzo la mostra “Futuristi. Una generazione all’avanguardia”. La mostra indaga la presenza di nuovi linguaggi nell’Italia dei primi decenni del Novecento concentrandosi sull’esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti: da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino Severini a Enrico Prampolini, da Filippo Tommaso Marinetti ad Antonio Sant’Elia, da Fortunato Depero a Tullio Crali, a molti altri ancora.

Si tratta del secondo dei cinque appuntamenti di Percorsi nel Novecento, programma ideato dalla Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e affidato per la sua progettazione e realizzazione a ViDi Cultural che, fino a novembre 2024, analizzeranno la scena culturale italiana nelle prime sei decadi del XX secolo.

La rassegna, a cura di Simona Bartolena racconta, nelle sue diverse declinazioni, uno dei movimenti d’avanguardia più importanti d’Europa, nato e sviluppatosi in Italia e i suoi rapporti con la scena europea e con la società italiana del tempo. Il Futurismo ha saputo portare la sua ventata di novità e rivoluzione nelle arti visive, nella letteratura, nella musica ma anche nel vivere quotidiano.

Il Percorso espositivo

Il percorso espositivo, suddiviso in sette capitoli, propone una panoramica coinvolgente sugli esiti noti e meno noti del movimento e si apre con la sezione che ripercorre le origini del movimento, a partire dal 20 febbraio 1909 in cui sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro, Filippo Tommaso Marinetti pubblicò un articolo intitolato Le Futurisme nel quale con toni accesi e provocatori, caratteristici della sua prosa, propugnava la necessità di una rivoluzione, per distruggere ogni “passatismo” e per lasciare finalmente spazio al “nuovo”.

l racconto prosegue indagando la relazione tra il Futurismo e il primo conflitto bellico mondiale quando i futuristi sostenevano il credo interventista, sperando in un sensibile miglioramento delle condizioni della Nazione grazie alla politica imperialistica. Una splendida tela dedicata a Francesco Baracca di Plinio Nomellini offre anche occasione per riflettere sul rapporto dell’avanguardia futurista con il Divisionismo.

Un focus è dedicato anche al ruolo che il Futurismo ha avuto nella nascita dei nuovi linguaggi sperimentali di inizio secolo scorso, in particolare con il Cubismo, anche attraverso la figura di Gino Severini, vero e proprio trait d’union tra i due mondi.
Un interessante approfondimento, finora poco indagato, è riservato anche alla presenza di ipotesi astrattiste nella produzione italiana, con opere di autori quali Giacomo Balla e con una parentesi dedicata agli astrattisti comaschi quali Manlio Rho, Mario Radice e Carla Badiali e al loro rapporto con Marinetti.

La rassegna lecchese passa quindi ad analizzare una delle istanze più innovative del linguaggio futurista in pittura, ovvero quella di riprodurre un oggetto in movimento, collocando lo spettatore di fronte a una composizione in divenire, sollecitandone sensazioni dinamiche, attraverso una serie di lavori di Luigi Russolo, Roberto Iras Baldessari, Giulio D’Anna e altri, nei quali i concetti di dinamismo, simultaneità e compenetrazione dei piani visivi sono particolarmente evidenti.

Lungi dall’essere considerato solo un movimento artistico, il Futurismo si apriva a un dialogo con le altre forme espressive, dal cinema alla letteratura, dalla musica al teatro, dalla cucina alla moda, pubblicando tra il 1909, data della fondazione del gruppo, e il 1916, oltre cinquanta manifesti che si occupano dei più diversi linguaggi. La sezione Un universo futurista, nucleo portante dell’esposizione, presenta importanti testimonianze dell’interazione con le arti applicate, la comunicazione pubblicitaria, il design, il teatro, la danza, la musica. Particolare attenzione sarà dedicata alla ricerca di Fortunato Depero e al suo rapporto con Campari e di Luigi Russolo del quale saranno esposti gli Intonarumori di Luigi Russolo.

La mostra si chiude esaminando l’evoluzione dell’Avanguardia futurista, così come si è sviluppata negli anni trenta del Novecento dove le nuove generazioni si adeguano al nuovo clima sociale e politico, trasformando il futurismo storico in un movimento meno coerente e certamente meno utopistico e rivoluzionario, ma ancora capace di rappresentare l’attualità.

Tra le diverse correnti nate in questo periodo si distingue quella dell’Aerofuturismo, nata dalla passione per il volo aereo, e quella della visione “cosmica”, caratteristica della ricerca più tarda, aperta a suggestioni spirituali ed esoteriche, con opere di autori quali Tullio Crali, Gerardo Dottori, Giulio D’Anna, Fillìa, Thayaht, Alessandro Bruschetti, Barbara e altri.

L’esposizione rimarrà in calendario sino al 18 giugno osservando i seguenti orari di apertura al pubblico: martedì 10-14; da mercoledì a domenica 10-18

L'articolo Futuristi. Una generazione all’avanguardia proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/futuristi-una-generazione-allavanguardia/feed/ 0
Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto https://www.artevarese.com/un-segreto-per-pochi-riconoscersi-dentro-un-ritratto/ https://www.artevarese.com/un-segreto-per-pochi-riconoscersi-dentro-un-ritratto/#respond Thu, 19 Jan 2023 09:30:19 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68767 Lecco – Chi siamo? Domanda antica quanto la presenza dell’ Homo erectus sulla crosta terrestre. Lo spettro dei comportamenti umani è ampio e vario, spazia dalle più ignobili efferatezze alla santità. In tempi a noi più vicini, a tentare di comprendere abissi e vette passando per il centro, ci sta provando la psicanalisi, non sempre […]

L'articolo Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto proviene da ArteVarese.com.

]]>
Lecco – Chi siamo? Domanda antica quanto la presenza dell’ Homo erectus sulla crosta terrestre.
Lo spettro dei comportamenti umani è ampio e vario, spazia dalle più ignobili efferatezze alla santità.

Carlo Borlenghi

In tempi a noi più vicini, a tentare di comprendere abissi e vette passando per il centro, ci sta provando la psicanalisi, non sempre con esiti felici e per tali contingenze oggetto di attenzioni ironiche, tra queste spicca la visione di Woody Allen in alcuni suoi film.

A proporre una chiave di lettura sull’annoso argomento ci prova, presentata dagli Archivi Vitali, la collettiva “Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto” a cura di Alessia Romano, in corso allo Spazio Circolo di Bellano di Lecco.

I sette artisti invitati: Marco Bongiorni, Daniele Costa, Luca De Angelis, Adelisa Selimbašiƈ, Davide Serpetti, Maddalena Tesser e Vittoria Toscana hanno operato affidandosi a tecniche quali pittura, scultura, fotografia, sonorità, video, performance e installazioni.
“Un particolare può cambiare radicalmente un pensiero, una storia o un’ideologia” – spiega la curatrice Alessia Romano. –  Specificando oltre che “allo stesso modo un ritratto, in maniera più o meno volontaria, custodisce al suo interno molteplici letture, derivanti dall’artista che lo realizza, sommate a quelle di ogni singolo sguardo che su esso si posa”.

Carlo Borlenghi

Parallelamente a “Un segreto per pochi” è allestita, in tutto il paese di Bellano, la mostra fotografica “Il ritratto di Bellano”, a cura di Velasco Vitali, frutto della collaborazione tra il fotografo Carlo Borlenghi e lo scrittore Andrea Vitali dove, attraverso i volti degli abitanti, si narra la storia dell’intera comunità.

“Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto” – Bellano (LC) – Spazio Circolo, Via Alessandro Manzoni 50. Fino al 12 marzo, orari: sabato 11-13/16-18; domenica 11-13. Da martedì a venerdì su appuntamento: archivivitali@gmail.com

Le foto dell’allestimento sono di Carlo Borlenghi

Mauro Bianchini

L'articolo Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto proviene da ArteVarese.com.

]]>
https://www.artevarese.com/un-segreto-per-pochi-riconoscersi-dentro-un-ritratto/feed/ 0