Milano Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/milano/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 25 Oct 2024 08:23:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Milano Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/milano/ 32 32 Giovanni Chiaromonte, “Salvare l’ora” https://www.artevarese.com/giovanni-chiaromonte-salvare-lora/ https://www.artevarese.com/giovanni-chiaromonte-salvare-lora/#respond Fri, 25 Oct 2024 09:00:45 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75442 Milano – A un anno  dalla scomparsa di Giovanni Chiaramonte (18 ottobre 2023), fra i grandi protagonisti della fotografia italiana contemporanea, il Centro Culturale presenta dal 20 novembre al 18 gennaio 2025, la mostra “Salvare l’ora” dedicata a una delle  più particolari e originali raccolte con 70 Polaroid e 70 haiku scritti dal fotografo (forma […]

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Milano – A un anno  dalla scomparsa di Giovanni Chiaramonte (18 ottobre 2023), fra i grandi protagonisti della fotografia italiana contemporanea, il Centro Culturale presenta dal 20 novembre al 18 gennaio 2025, la mostra “Salvare l’ora” dedicata a una delle  più particolari e originali raccolte con 70 Polaroid e 70 haiku scritti dal fotografo (forma giapponese di poesia).

 Il titolo dell’esposizione “Salvare l’ora”, ideata da Camillo Fornasieri e curata da Elena Pontiggia, prende spunto dall’omonimo titolo del libro edito nel 2018 da Postcart, nel quale  Chiaramonte scrive: “gli haiku e le immagini di “Salvare l’ora “nascono da due periodi di malattie apparentemente senza speranza: si pongono come tracce leggere della presenza divina nascosta all’interno di ogni forma e figura che splende nel mondo

Le Polaroid, formato fotografico assolutamente inedito per l’autore realizzate con una Fuji Instax a sviluppo istantaneo, consentono al pubblico di tracciare il rapporto di Chiaramonte con Dio e mostrano come nell’intimità di quegli scatti egli cercasse il legame tra il particolare e l’essere. Tra memoria e stupore, tristezza e redenzione: nella casa, nei prati comuni, nei bordi abbandonati della città, nello splendore della natura.

La mostra di Giovanni Chiaramonte, nato a Varese nel 1948 da genitori siciliani e arrivato a Milano nel 1961, si apre a una settimana esatta dall’inaugurazione della personale “La geometria e la compassione” dedicata a Ferdinando Scianna, che proprio da Chiaramonte venne invitato, poco più di un anno fa e a nome del CMC, a comporre un’esposizione sulla sua posizione di uomo e fotografo di fronte al grande limite del dolore del mondo.

Come riferisce Camillo Fornasieri, direttore del CMC: “Le due esposizioni sono una straordinaria circostanza umana e culturale che il Centro Culturale di Milano ha voluto unire non per un confronto, ma per invitare il pubblico ad andare al fondo e riscoprire il senso della fotografia nell’amicizia di due fotografi sui temi più radicali dell’esistenza. In particolare, la mostra ‘Salvare l’ora’ vuole sottolineare non solo il linguaggio colto della fotografia di Chiaramonte, ma anche la ricerca spirituale e umana della sua opera, dove l’immagine è meditazione sul senso dell’esistenza”.

Su temi diversi ma speculari i fotografi si interrogano profondamente sull’essere delle cose e dell’uomo. L’amico e poeta milanese Umberto Fiori su “Salvare l’ora” così scrive: “qui si ha l’impressione di avere di fronte un’esposizione lampante della poetica del fotografo…lo sguardo chiama, è una voce

Se negli Haiku, (forma giapponese di poesia ripresa in Italia da Andrea Zanzotto), sono le cose della natura a campeggiare come “enigmi naturali”, per Chiaramonte a prevalere è la riflessione: tempo, spazio, universo, nulla, pensiero, luce, abisso.

Le Polaroid, che non hanno possibilità alcuna di intervento prima e dopo lo scatto, riflettono le comunanze con il grande amico Luigi Ghirri (proprio una delle foto è a lui dedicata) e provengono da interni ed esterni di Milano, Berlino, Postsdam, posando lo sguardo sull’esserci delle cose, sulla memoria, i legami, gli oggetti più inerti e insignificanti in uno splendore di colori, una linea cha va da Kértesz a Ghirri.

Le figure degli Haiku di Chiaramonte che accompagnano “Salvare l’ora” e che si trovano negli scritti in mostra accanto alle immagini, nascono dall’ascolto che l’infinito dà allo sguardo, mostrando come per lui il tempo del contemplare fosse importante e necessario quanto il silenzio interiore.

Chiaramonte in queste polaroid e nei suoi scritti ha rivelato la parola che tace al fondo delle sue immagini. Una parola che si sporge oltre sé stessa, cercando il proprio limite. Cosa c’è, oltre quel limite? “Dove il pensiero/Si interrompe in frantumi/Inizia l’altro (haiku di Giovanni Chiaramonte).

Contemporaneamente alla mostra “Salvare l’ora” al Centro culturale di Milano, dal 16 novembre 2024 al 9 febbraio 2025 Giovanni Chiaramonte è protagonista anche al Museo Diocesano di Milano con l’antologica dal titolo “Realismo infinito”, già svoltasi al Monastero di Astino di Bergamo nel 2022 e sempre curata da Corrado Benigni.

La mostra sarà visitabile sino al 18 gennaio 2025. Orari al pubblico: da martedì a venerdì 9.30 -13 / 14.30-18; sabato e domenica 15 – 19. Chiuso per festività nei giorni 24, 25, 26, 31 dicembre e 1° gennaio. L’inaugurazione è in programma il 19 novembre alle18.30 su invito.

Cenni biografici

Giovanni Chiaromonte è nato nel 1948 a Varese da genitori di Gela; comincia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, operando per la ripresa della forma figurativa, seguita alla stagione astratta e informale. Per questo nel 1978 insieme a Luigi Ghirri nasce Punto e Virgola, prima casa editrice dedicata alla fotografia e alla sua storia.

All’opera di Luigi Ghirri dedica e cura personalmente la mostra “Nostalgia del futuro. L’immagine necessaria” che si inaugura al CMC a pochi giorni dalla sua morte di Chiaramonte avvenuta il 18 ottobre 2023.

La sua fotografia risente del pensiero di R. Guardini, H.U. von Balthasar e in quella della Chiesa d’Oriente incontrata in A. Tarkovskij, O. Clément, P. Evdokimov.

Dal 1983 collabora alla rivista “Lotus International” e alle mostre internazionali curate alla Triennale di Milano, dove nel 2000 realizza col Centro Culturale di Milano e i poeti e scrittori De Angelis, Rondoni, Doninelli, Raboni la mostra “Milano Cerchi della città di mezzo”, curata da Pierluigi Nicolin.

Partecipa alle mostre del CCA di Montréal, tra cui Asphalt e Rooms You May Have Missed.

Espone in tutto il mondo e per ben cinque volte alla Biennale di Venezia, l’ultima delle quali nel 2013. Al CMC presenta nel 1999 con Joel Mewerowitz la mostra “Eventi umani, eventi urbani”. Nel 2005 l’Università di Palermo gli conferisce la Laurea honoris causa in Architettura. Nel 2010 è presente all’Expo di Shangai con “Nascosto in prospettiva”, mentre l’anno successivo è nominato Accademico Benemerito dell’Accademia di San Luca (2021).

Ha insegnato Storia e Teoria della Fotografia allo IULM di Milano, alla Facoltà di Architettura di Palermo e al Master di “Forma” a Milano. Durante la sua carriera ha pubblicato oltre 100 volumi.

 

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“Il teatro della vita” di Julia Fullerton-Batten https://www.artevarese.com/il-teatro-della-vita-di-julia-fullerton-batten/ https://www.artevarese.com/il-teatro-della-vita-di-julia-fullerton-batten/#respond Thu, 03 Oct 2024 10:00:52 +0000 https://www.artevarese.com/?p=75690 Milano – A volte gli scatti unici, per la loro singolarità, hanno il potere di imprimersi a lungo nella memoria. E’ il Tamigi a fare da sfondo alla ultima serie di opere di Julia Fullerton-Batten dal titolo “Il teatro della vita”, in un contesto storico che va dal primo’800 sino agli inizi del ‘900, accostando […]

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Milano – A volte gli scatti unici, per la loro singolarità, hanno il potere di imprimersi a lungo nella memoria.

E’ il Tamigi a fare da sfondo alla ultima serie di opere di Julia Fullerton-Batten dal titolo “Il teatro della vita”, in un contesto storico che va dal primo’800 sino agli inizi del ‘900, accostando tre personali, a Milano, Torino e Verona.

La fotografa descrive, nella mostra in corso da MARCOROSSI a Milano, una umanità impegnata sulle rive limacciose del Tamigi, in disperata ricerca di qualsiasi oggetto possa alleviare la loro precaria condizione sociale.

Con calibrata cadenza luminosa Julia Fullerton-Batten ( Brema 1970) definisce le atmosfere di un luogo dove l’incedere del tempo pare dettato dal lento fluire delle acque.

Concependo ogni immagine come parte di una sequenza cinematografica, la fotografa è arrivata ad accomunare su alcuni set sino a cento attori.

Anche l’accurata ricerca dei costumi contribuisce a contestualizzare storicamente i personaggi.

Nel trittico “Forst Fair” viene descritta la singolarità dell’evento verificatosi nel 1814,quando le acque del Tamigi raggiunsero uno strato di ghiaccio tale da reggere il peso di più persone al punto da dare vita a una grande fiera mercato e spettacoli di varia natura.

Mentre la serie che compone “The Thames Whale” narra lo spiaggiamento di una balena avvenuto nel 2006, arricchendo in maggior misura l’alone leggendario che accompagna la storia del Tamigi.

Julia Fullerton-Battem – “Il teatro della vita” Milano – MARCOROSSI, Corso Venezia 29. Fino al 2 novembre. Orari: martedì-venerdì 11-13/15-19; sabato 11-19.

Mauro Bianchini

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Immergersi “Nell’Oceano di Tethys” https://www.artevarese.com/immergersi-nelloceano-di-tethys/ https://www.artevarese.com/immergersi-nelloceano-di-tethys/#respond Sun, 21 Jul 2024 08:00:44 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74973 Milano – Nell’Oceano di Tethys si muovono creature fantastiche che si possono ammirare visitando la mostra in corso all’Acquario Civico. Sono le opere realizzate da Louise Manzon, scultrice brasiliana che da vent’anni vive nel capoluogo lombardo. Scolpite in ampie spirali nel marmo bianco statuario o modellate in guizzi vibranti nella terracotta dipinta, queste creature marine […]

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Milano – Nell’Oceano di Tethys si muovono creature fantastiche che si possono ammirare visitando la mostra in corso all’Acquario Civico. Sono le opere realizzate da Louise Manzon, scultrice brasiliana che da vent’anni vive nel capoluogo lombardo.

Scolpite in ampie spirali nel marmo bianco statuario o modellate in guizzi vibranti nella terracotta dipinta, queste creature marine accompagnano la dea greca che generò migliaia di divinità, personificazioni di mari, fiumi e sorgenti di tutto il mondo.

«Nella visione poetica proposta dall’artista Manzon per gli spazi dell’Acquario Civico di – sottolinea la curatrice Marina Mojana – la Titana Tethys diventa un’installazione scultorea site specific, in cui la figura femminile, dalla grande forza purificatrice, è in grado metaforicamente di attrarre a sé la plastica inquinante (che sta soffocando e distruggendo il suo mondo acquatico) per trasformarla in alghe, spuma del mare e acqua pura» .

La tecnica utilizzata dall’artista nel realizzare la monumentale installazione, creata con una fusione audace di materiali (fili di ottone, rete metallica, ceramica, stucco, pigmenti naturali, quadranti di orologi in ottone e plastica abilmente cuciti a mano), vuole sottolineare l’importanza del riciclo di sostanze inquinanti e dell’uso sostenibile delle risorse anche nella pratica artistica.

Il percorso della mostra presenta 20 opere tra sculture e tele estroflesse che raccontano di un mondo puro e incontaminato. Accanto a otto pesci in ceramica smaltata e a due in marmo bianco statuario sono esposte per la prima volta dieci inedite estroflessioni create dall’artista con una tecnica sperimentale che ne mette in evidenza la tridimensionalità.

Louise Manzon manipola la superficie della tela in modo da aggettare verso l’esterno la forma di un pesce dalle ampie spire; su ogni forma estroflessa l’artista sovrappone poi diversi tipi di tessuti sui quali è stata stampata l’immagine della stessa creatura marina. Le estroflessioni sono quadri in bilico tra fotografia e scultura; le immagini dei pesci, sempre diverse, si dilatano nello spazio tridimensionale, tramite specifici accorgimenti tecnici, dando vita a un dinamico gioco di luci e ombre. I confini della tela tendono a scomparire per esaltare l’illusione cinetica di quanto in essa sta accadendo, trascinando lo spettatore in un mondo acquatico “nuovo”, puro e incontaminato.

«L’estroflessione delle mie tele – precisa l’artista – è una tecnica sperimentale che ho messo a punto di recente nel realizzare i quadri per l’Acquario. In occasione dell’One Ocean Week ho avuto l’opportunità di esplorare nuove vie e dimensioni, anche filosofiche. Durante questa fase di ricerca ho trovato un punto di incontro tra la scultura e il supporto bidimensionale della tela. Con questo processo creativo riesco a fare respirare le foto dei miei pesci scolpiti, donando all’immagine stampata sulla tela una boccata d’ossigeno e liberandola dai suoi confini. In un certo senso anche i miei ultimi lavori sono sculture; sul tessuto traslucido e cangiante i miei pesci a bassorilievo non poggiano ma scorrono, s’inseguono, s’avventano».

La mostra è visitabile sino al 29 settembre da martedì a domenica dalle 10 alle 17.30

Cenni biografici

Louise Manzon è nata a San Paolo in Brasile da genitori francesi. Sin da bambina assimila il lato artistico della famiglia paterna. La nonna polacca Sophie, giunta a Parigi all’inizio Novecento, frequenta gli artisti russi dell’École de Paris come Marc Chagall, Sonya Delaunay e Oleksandr Archipenko; il padre Jean, nel Brasile degli anni Settanta del secolo scorso, è un affermato fotogiornalista, pioniere del documentario naturalistico e importante produttore cinematografico. L’ambiente del cinema è, dunque, un contesto familiare per Louise che, dopo la laurea in Disegno Industriale presso la Fondazione “Armando Alvares Penteado” di San Paolo del Brasile, amplia la sua formazione artistica conseguendo il doppio Master in Packaging Design e Graphic Design al Pratt Institute di New York. Lavora come designer presso l’agenzia Young & Rubicam di New York e nel 2004 decide di dedicarsi completamente all’arte della scultura. Perfeziona le sue tecniche pittoriche e scultoree presso la Art Students League e la National Academy of Design di New York e, a partire dal 2012, inizia una ponderata e feconda attività espositiva in sedi pubbliche e istituzionali di Stati Uniti, Svizzera, Belgio, Francia e Italia, dove vive e lavora dai primi anni 2000. Personalità autentica, Louise Manzon attira l’attenzione di critici d’arte e scrittori di fama internazionale, da Philippe Daverio ad Achille Bonito Oliva, da Alain Elkann a Paul Laster e Luca Beatrice, che elogiano il suo talento e l’originalità del suo lavoro, in cui manualità, ricerca dei materiali di scarto e rimandi alla mitologia classica danno vita a un personale mondo fantastico, sempre in dialogo col tempo presente.

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Theodoulos Polyviou, “Un palazzo in esilio” https://www.artevarese.com/theodoulos-polyviou-un-palazzo-in-esilio/ https://www.artevarese.com/theodoulos-polyviou-un-palazzo-in-esilio/#respond Mon, 17 Jun 2024 15:03:42 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74651 Milano – La personale di Theodoulos Polyviou “Un palazzo in esilio” in corso alla Fondazione Elpis  si rifà a quanto avvenuto negli anni Cinquanta sull’isola di Cipro, quando l’Arcivescovo Makarios III° in un clima di tensione etnica nazionale, decise la costruzione di un nuovo palazzo arcivescovile, la cui architettura doveva evidenziare una nuova identità nazionale […]

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Milano – La personale di Theodoulos Polyviou “Un palazzo in esilio” in corso alla Fondazione Elpis  si rifà a quanto avvenuto negli anni Cinquanta sull’isola di Cipro, quando l’Arcivescovo Makarios III° in un clima di tensione etnica nazionale, decise la costruzione di un nuovo palazzo arcivescovile, la cui architettura doveva evidenziare una nuova identità nazionale differente da quella imposta dalla precedente dominazione britannica.

Strutturata in tre distinti spazi, la mostra vede al piano terra un insieme di calchi originali provenienti dall’archivio dell’artista, quali elementi preludio al proseguo dell’esposizione.

A definire la struttura del primo piano è la collaborazione tra l’artista e l’architetto Loukis Menelaou che si riferisce virtualmente al concorso del 1950 sotto forma di video installazione accompagnata da un modulo architettonico proveniente dal soffitto della Fondazione Elpis.

A chiusura del percorso espositivo concorre una serie di collages composti da annunci pubblicitari ricavati dai giornali greci, britannici e locali degli anni Cinquanta stirati su teli di alluminio che mettono in evidenza le stagioni che in quel periodo percorrevano Cipro.

Accanto ai disegni compare un candelabro ricavato da una impalcatura che sostiene le candele votive ecclesiastiche, la cui fattura è composta da un laboratorio sito di fronte all’attuale palazzo Arcivescovile di Nicosia.

Theodoulos Polyviou – “Un palazzo in esilio” – Milano – Fondazione Elpis, Via Lamarmora 26. Fino al 7 luglio. Orari: da giovedì a domenica 12-19.

Ph. Fabrizio Vatieri

Mauro Bianchini

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“Dove il grottesco regna sovrano”, inaugura Ksenia Pasyura https://www.artevarese.com/dove-il-grottesco-regna-sovrano-inaugura-ksenia-pasyura/ https://www.artevarese.com/dove-il-grottesco-regna-sovrano-inaugura-ksenia-pasyura/#respond Fri, 14 Jun 2024 07:04:02 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74617 Milano – La prima personale nel capoluogo lombardo dell’artista londinese Ksenia Pasyura si apre al pubblico, oggi (14 giugno) alle 18, alla Fondazione Mudima. “Dove il grottesco regna sovrano, questo il titolo presenta una trentina di dipinti , tutti inediti, capaci di sfidare le percezioni ed evocare profonde riflessioni sulla condizione umana. Il lavoro di […]

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Milano – La prima personale nel capoluogo lombardo dell’artista londinese Ksenia Pasyura si apre al pubblico, oggi (14 giugno) alle 18, alla Fondazione Mudima. “Dove il grottesco regna sovrano, questo il titolo presenta una trentina di dipinti , tutti inediti, capaci di sfidare le percezioni ed evocare profonde riflessioni sulla condizione umana.

Il lavoro di Pasyura, caratterizzato da elementi surreali, esplora i temi dell’identità, della trasformazione e dei confini della realtà. Tele di grandi dimensioni in cui le regole dell’anatomia e della fisica spariscono: occhi sporgenti, gambe contorte, piedi allargati e parti del corpo fluttuanti. Corpi grotteschi, insieme affascinanti e ripugnanti, scorrono, si smontano e si ricompongono, sfidando l’ordine logico e trasgredendo ogni canone estetico. Anche se in apparenza appaiono figure umoristiche si avverte un sottofondo di ambiguità e minaccia.

I suoi dipinti raffigurano una miriade di parti del corpo nude, sigarette, fumo, volti volgari e beffardi, che trasmettono una certa libertà di essere, libertà nell’esistenza corporea. La celebrazione del corpo, dei suoi bisogni e delle sue funzioni da parte di Pasyura, ci invita a mettere in discussione gli ordini sociali dominanti, l’etichetta e la serietà dell’arte stessa.

Nella sua pratica, Pasyura fonde magistralmente gli aspetti umoristici del grottesco e della caricatura. Ispirata dall’analisi del filosofo russo Michail Bachtin sui carnevali popolari tradizionali e sull’immaginario grottesco, cerca di catturare la connessione tra la satira, le immagini deprecatrici e il loro potere moralizzante e trasformativo nella cultura. Il carnevalesco permette la sospensione delle norme convenzionali e offusca i confini sociali, ed è questo aspetto che l’artista indaga e rappresenta.

In un’epoca segnata dall’incertezza e dal cambiamento, il grottesco e la satira agiscono ancora come forze potenti, invitandoci a mettere in discussione, criticare e reimmaginare il mondo che ci circonda. I dipinti di Pasyura ci ricordano il fragile confine tra il centro e il margine, l’umano e l’animale, il sé e “l’altro”, incoraggiandoci a rovesciare dal piedistallo i concetti delle norme sociali prestabilite.

L’esposizione proseguirà sino al 12 luglio. Orari al pubblico: lunedì – venerdì, 11-13 e 15-19. Chiuso sabato e domenica.

Cenni biografici
Ksenia Pasyura è un’acclamata artista contemporanea che vive e lavora a Londra. Il suo lavoro si addentra nel surreale e nel grottesco, esplorando spesso i temi dell’identità e della trasformazione. I dipinti di Pasyura sono stati esposti a livello internazionale, ottenendo il plauso della critica per profondità e originalità.  l

 

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Fragili Contrasti di Cristina Mollica https://www.artevarese.com/fragili-contrasti-di-cristina-mollica/ https://www.artevarese.com/fragili-contrasti-di-cristina-mollica/#respond Thu, 23 May 2024 06:24:51 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74316 San Donato Milanese –  Cristina Mollica espone a Cascina Roma “Fragili Contrasti” e nel contesto della mostra, sabato 25 maggio dalle 15 alle 17 terrà un workshop gratuito di acquarello, tecnica pittorica affascinante e contemporanea nel catturare la bellezza del nostro mondo, esteriore e interiore. Nella sede di piazza delle Arti  esposti oltre trenta lavori,  […]

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San Donato Milanese –  Cristina Mollica espone a Cascina Roma “Fragili Contrasti” e nel contesto della mostra, sabato 25 maggio dalle 15 alle 17 terrà un workshop gratuito di acquarello, tecnica pittorica affascinante e contemporanea nel catturare la bellezza del nostro mondo, esteriore e interiore.

Nella sede di piazza delle Arti  esposti oltre trenta lavori,  fra i quali anche Fearless selezionato in occasione dell’esposizione internazionale “Fabriano in Acquarello 2024”, tra paesaggi urbani e  naturali, con qualche breve digressione nella figura umana, dai quali si evidenzia l’armonia cromatica utilizzata per creare atmosfere suggestive dall’espressione libera e meditativa, senza la necessità di descrivere in dettaglio ciò che viene rappresentato, grazie alla natura fluida e sfuggente dell’acquarello.

L’artista riesce a catturare e tradurre su carta, con estrema immediatezza, emozioni e sentimenti, spesso contrastanti. Opere coinvolgenti e dalla grande energia, soprattutto nelle composizioni più complesse, un invito a fermarsi e a riflettere sul significato della propria esistenza in un mondo in continua evoluzione. Peculiarità che si riscontrano sia nei paesaggi naturali, che svelano la connessione che l’artista cerca con la natura, entità esterna grandiosa ma anche esperienza profondamente personale, sia negli scorci urbani dei quali viene catturata l’energia poetica in una combinazione tra luci e ombre, tonalità fredde e calde.

Scrive Giovanni Cerri nel suo testo critico: “La città notturna, così come gli alberi e le montagne o i paesaggi dialogano tra di loro, con rimandi di colori, di suggestioni, di evocazioni, come citazioni di un unico alfabeto che vede articolare la sua espressione sulla carta. La luce è protagonista, e l’artista sa sfruttare al meglio la trasparenza del bianco sottostante, facendo intravedere qua e là sprazzi di bagliori, o in altri casi una luminosità diffusa, che abbraccia l’intera composizione.”

Il titolo stesso della mostra, “Fragili contrasti”, che porta con sé molto del vissuto personale dell’artista, non vuole richiamare solamente l’apparente “fragilità” di un mezzo espressivo capace, quando utilizzato con sapienza tecnica, di restituire intense risposte emotive. È infatti nella capacità di dominare le collisioni nella stesura veloce e improvvisa del colore, nell’equilibrio fra le diverse tonalità, nella maestria a gestire il chiaroscuro e nella scelta stessa delle inquadrature, che l’artista riconosce e accetta i contrasti come parti fondamentali del tessuto della vita.

La mostra sarà visitabile sino al 9 giugno da lunedì a venerdì 9 -18.30, sabato 9-12.30/14.30-18.30,  domenica 10-12.30 / 15 -19. Al laboratorio del 25 maggio potranno partecipare un massimo di 10 persone. Per informazioni e prenotazioni: : info@scuoladiacquarello.com

Cenni biografici

Cristina Mollica, laureata in Illustrazione e Graphic Design allo IED di Milano, è nata a San Donato dove per dieci anni ha insegnato disegno e pittura alla Civica Scuola d’Arte. Risiede a Lodi dove tiene corsi d’arte ad acquarello in presenza e online, con un metodo didattico da lei stessa sviluppato.

 

 

 

 

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“Small is Beautiful” https://www.artevarese.com/small-is-beautiful/ https://www.artevarese.com/small-is-beautiful/#respond Wed, 22 May 2024 17:48:53 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74307 Milano – E’ la prima mostra dedicata all’arte in miniatura quella in corso negli spazi di Fabbrica del Vapore (via Procaccini). “Small is Beautiful”, questo il titolo, raccoglie le opere di 19 artisti internazionali del movimento, lavori che offrono una nuova prospettiva sul mondo di oggi. E’ un viaggio oltre la realtà, una mostra in […]

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Milano – E’ la prima mostra dedicata all’arte in miniatura quella in corso negli spazi di Fabbrica del Vapore (via Procaccini). “Small is Beautiful”, questo il titolo, raccoglie le opere di 19 artisti internazionali del movimento, lavori che offrono una nuova prospettiva sul mondo di oggi.

E’ un viaggio oltre la realtà, una mostra in cui il visitatore viene trasportato in un mondo dalle dimensioni minuscole dove sentirsi come fosse un gigante. Opere forti di una cura maniacale nei dettagli e ricchi di poesia. Un universo creato a dimensione di una formica dove l’unità di misura è veramente, al massimo, la punta di un dito.

La mostra, affermatasi a livello internazionale, rappresenta un unicum nel suo genere e ha come obiettivo non solo quello di far conoscere questo genere di arte al grande pubblico, ma anche di stimolare la nascita di una comunità pronta a condividerla. Un percorso nel quale scoprire alcuni degli artwork più piccoli al mondo, dalle dimensioni di pochi millimetri che richiedono l’utilizzo di potenti lenti d’ingrandimento per essere ben osservate.

A proposito del titolo della mostra il curatore Serge Victoria ne commenta così l’origine: “L’espressione Small is Beautiful fu originariamente proposta da Leopold Kohr e utilizzata nel libro di economia “Small is Beautiful: A Study of Economics as if People Mattered” di Ernst Friedrich Schumacher (uno studente di Kohr, n.d.r.) nel 1973 per promuovere un ritorno a una società proporzionata alla dimensione dell’essere umano di fronte al gigantismo che è diventato la norma. Kohr fu quindi un precursore della riduzione delle dimensioni in molteplici ambiti: economia, ecologia, governance e così via.”

La mostra potrà essere visitata fino al 2 settembre, orari al pubblico: dalle 10 alle 18.

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”Diango Hernández : Desideri di luce. Rifrazioni” https://www.artevarese.com/diango-hernandez-desideri-di-luce-rifrazioni/ https://www.artevarese.com/diango-hernandez-desideri-di-luce-rifrazioni/#respond Mon, 20 May 2024 15:37:02 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74342 Milano – Nell’ora che volge al desio, gli abitanti dell’Avana si recano sul El Malecon ad ammirare il panorama infinito tra oceano e cielo lasciandosi incantare dalla cadenza delle onde e dalla loro sonorità. Questa magia esprimono le opere raccolte nella personale ”Diango Hernández : Desideri di luce. Rifrazioni” a cura di Andrea Dall’Asta, in […]

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Milano – Nell’ora che volge al desio, gli abitanti dell’Avana si recano sul El Malecon ad ammirare il panorama infinito tra oceano e cielo lasciandosi incantare dalla cadenza delle onde e dalla loro sonorità.

Questa magia esprimono le opere raccolte nella personale ”Diango Hernández : Desideri di luce. Rifrazioni” a cura di Andrea Dall’Asta, in collaborazione con Wizard Gallery, in corso alla Galleria e Museo San Fedele a Milano.

Hernández lascia Cuba agli inizi degli anni 2000 per trasferirsi in diverse città europee al fine di approfondire la sua ricerca artistica.

Nel 2009 vince il Premio Rubens iniziando così ad esporre alla Kunsthalle di Basilea, alla 51° Biennale di Venezia, alla Biennale di Sydney, alla Haward Gallery di Londra e al MART di Rovereto.

Comprendendo differenti modi espressivi, la mostra si compone di 10 Cantos de Sirenas, 5 All Hands, una serie di lavori pittorici sul rifrangimento, 3 sculture, alcune polaroid e un crocifisso del XVI secolo.

Plasticità e luce sono le costanti che permeano e collegano l’insieme dei lavori.

Le cadenze formali e colorifiche con cui Diango Hernández (Cuba 1970) anima le sue opere rimandano alla continua e mutevole modulazione cromatica delle onde ma anche, come ha spiegato l’artista, alla sinuosità dei corpi nell’atto di danzare e alla vivacità di colori degli abiti.

Il desiderio di afferrare l’effimero luminoso è dato da una sequenza di mani tese nell’atto di fare propria la fuggevolezza della luce.

Dai lavori su superficie piana, di grandi dimensioni, Hernández traduce l’armonioso susseguirsi delle sagome colorate in ricamo tridimensionale, conferendo allo spazio circostante una evocativa percettibilità immaginifica.

“Diango Hernández: desideri di luce. Rifrazioni” – Milano – Galleria e Museo San Fedele, Via U. Hoepli 3°. Fino al 25 maggio. Orari: martedì-sabato 14-18

 

Mauro Bianchini

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“L’infinito volgere del tempo” di Carlo Zoli https://www.artevarese.com/linfinito-volgere-del-tempo-di-carlo-zoli/ https://www.artevarese.com/linfinito-volgere-del-tempo-di-carlo-zoli/#respond Sun, 05 May 2024 08:00:46 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74144 Milano – L’artista faentino Carlo Zoli, quarto discendente di una famiglia di ceramisti approda a Milano con la personale “L’infinito volgere del tempo”. Dal 9 maggio nello spin-off di HUB/ART, in via Nerino si apre al pubblico la mostra monografica curata da Greta Zuccali presenta una selezione di ventotto pezzi unici e irripetibili, realizzati negli […]

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Milano – L’artista faentino Carlo Zoli, quarto discendente di una famiglia di ceramisti approda a Milano con la personale “L’infinito volgere del tempo”. Dal 9 maggio nello spin-off di HUB/ART, in via Nerino si apre al pubblico la mostra monografica curata da Greta Zuccali presenta una selezione di ventotto pezzi unici e irripetibili, realizzati negli ultimi anni, che parlano di mito e passioni umane per rappresentare il mondo e le sue infinite danze. Sculture forgiate con la maestria propria di un demiurgo contemporaneo che dona la vita “a immagine e somiglianza delle idee” alla materia umile della terra, l’argilla, poi terracotta policroma, rifinita con patine, smalti, resine e metalli preziosi.

“Possiamo affermare che Zoli – spiega la curatrice – modellando la materia viva dell’argilla, provi a dare anima e forma a un paesaggio popolato da figure, talvolta enigmatiche e fantastiche, altre volte ancorate al mito classico, alla letteratura cavalleresca o alle tradizioni cristiane, immaginando un mondo parallelo a quello reale.”

Da sempre Zoli indaga i due volti di quella medaglia tanto preziosa quanto effimera che chiamiamo “esistenza”, tra “Quiete”, creature eteree e armoniche, e “Tempesta”, soggetti viscerali e battaglieri, e da ultimo ha trovato una sintesi nella serie al centro di questa esposizione.

Sono opere plastiche in cui l’elemento del cerchio diventa primario a sottolineare la presa di distanza dalla concezione lineare del tempo, per cui ogni cosa ha un inizio e una fine, un senso e uno scopo, e affermando piuttosto il concetto di ciclicità. I personaggi inseriti nelle loro orbite richiamano citazioni che da Pitagora a Eraclito arrivano fino a Nietzsche e a uno dei capisaldi della sua filosofia: “l’eterno ritorno dell’uguale”.

Zoli segue il Kairos dei greci, opposto a Kronos, ovvero l’idea di ripetizione costante degli
eventi secondo una personalissima visione della vita che talvolta diviene inferno senza speranza, altre volte si innalza verso le armonie celesti più pure. Sono Titani, angeli, eroi, divinità dell’Olimpo, spesso associati al cavallo, tema da sempre prediletto da Carlo, in quanto simbolo di forza e potenza vitali; ognuno di essi è l’espressione di un attimo inteso come eterno ripetersi, immortale ed eterno, nel bene e nel male e che come tale merita di essere vissuto intensamente per sé stesso.

L’Angelo ribelle (2021), ad esempio, diviene emblema di tracotanza, la stessa che Dante cita immerso nella palude Stige accompagnato da Virgilio: “Questa lor tracotanza non è nova.” Un angelo, inscritto in un cerchio, viene colto in un urlo strozzato, privo della capacità di volare perché le sue ali si sono spezzate nel tentativo di avvicinarsi al sole. La fiamma del desiderio di ciò che è proibito lo ha spinto incautamente a travalicare le regole, mettendo in discussione l’ordine prestabilito, e lo ha portato quindi a cadere.

Il manifestarsi dell’esistenza è invece rappresentato ne Il sangue vitale (2023) dove la protagonista, forse una maga o forse una sciamana, emerge dal profondo blu dell’universo e porta in dono la linfa vitale, quel seme che proviene dalle stelle, genitrici degli elementi primari da cui ha avuto origine il tutto, i pianeti, la nostra terra, la natura, gli esseri umani, e che continuamente e incessantemente si rigenera.

L’esposizione milanese è una nuova occasione per entrare in contatto con l’originalissima ricerca di Carlo Zoli che – conclude la curatrice – “testimonia in ogni istante la necessità dell’esplorare, dello scavare nel senso dell’umanità, e trasforma ognuno di noi in moderni argonauti alla ricerca di nuovi significati racchiusi in antiche forme.”

L’esposizione, che evidenzia il lato più contemporaneo della poetica di Zoli sarà inaugurata dalle 18 alle 21. Rimarrà in calendario sino al 15 giugno nei seguenti orari: lunedì dalle 15 alle 20, da martedì a sabato 10 – 20, domenica 10 – 19. Ingresso libero

Cenni biografici

Carlo Zoli è nato a Bari nel 1959 e dal 1967 vive e lavora a Faenza. La tradizione familiare risale ai primi del novecento: il bisnonno Carlo era ceramista nel Borgo Durbecco di Faenza, dove il nonno Paolo, già pittore presso i fratelli Minardi, ha poi fondato la Bottega di
maiolica artistica La Faience, insieme a Pietro Melandri, Dino Fabbri e Amerigo Masotti; ma è al padre Francesco, a sua volta pittore, oltre che scultore e docente di Decorazione artistica, che Carlo deve la sua formazione e la spinta a coltivare le sue qualità peculiari. Da allora Zoli predilige creare modellando l’argilla e sono ormai noti i suoi pezzi unici in terracotta policroma ispirati a mito, storia e leggenda, che dal 1985 al 2019 sono state esposte in mostre personali e collettive in gallerie, fiere d’arte, biennali di scultura, musei, in Italia e in tutto il mondo. Dopo una pausa di riflessione e ricerca, è tornato ad esporre nel 2022 alla sesta edizione di “FantastikA” alla Rocca Sforzesca di Dozza (Bologna); nel 2023 ha partecipato alla XIV Florence Biennale con tema “I am you”, presenziando al World Art Dubai, poi a Firenze, alla collettiva alla Fortezza da Basso e alla mostra dei premiati nelle diverse categorie all’Accademia delle arti del disegno; da ultimo ha esposto alla quinta edizione di YouNique – Fine Craft Art & Design di Lugano e tenuto la personale “L’infinito volgere del tempo” a Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati, Sede Regione Toscana che ha patrocinato l’evento.

CARLO ZOLI “L’infinito volgere del tempo”
spin-off via Nerino 2, Milano
9 maggio – 15 giugno 2024
A cura di Greta Zuccali
Inaugurazione giovedì 9 maggio h 18 – 21
Orari di apertura
Lunedì h 15 – 20, da martedì a sabato h 10 – 20, domenica h 10 – 19
Ingresso libero

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Gli scatti di Cosmo Laera nella mostra “Molto Umano” https://www.artevarese.com/gli-scatti-di-cosmo-laera-nella-mostra-molto-umano/ https://www.artevarese.com/gli-scatti-di-cosmo-laera-nella-mostra-molto-umano/#respond Sat, 04 May 2024 07:30:39 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74135 Milano – Protagonista delle immagini fotografiche di Cosmo Laera è la luce. Abbagliante e diafana insieme, una luce che avvolge e “plasma il suo modo di percepire il mondo…”. Così scrive Jacqueline Ceresoli nel testo che accompagna la mostra  dell’artista intitolata “Molto Umano”, in apertura dal 7 al 22 maggio nella sede di “Gli eroici […]

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Milano – Protagonista delle immagini fotografiche di Cosmo Laera è la luce. Abbagliante e diafana insieme, una luce che avvolge e “plasma il suo modo di percepire il mondo…”.
Così scrive Jacqueline Ceresoli nel testo che accompagna la mostra  dell’artista intitolata “Molto Umano”, in apertura dal 7 al 22 maggio nella sede di “Gli eroici furori di via Melzo.
Le immagini esposte sono di grande formato su carta o tessuto leggero, tecnica che contribuisce al passaggio della luce, accentuandone la trasparenza e la dimensione metafisica del paesaggio, architettonico o naturalistico.
Tecnicamente il tempo lungo di ripresa, quasi cinematografico, aiuta questo fondersi tra di loro dei singoli elementi – figure, architetture, elementi naturali – proprio attraverso la luce. I protagonisti delle immagini, laddove ci sono figure intente a compiere azioni riunite intorno a un evento o a una cerimonia, paiono quasi attori di una scena di pittura fiamminga di Bruegel o di Bosch, mostrando altresì il senso di appartenenza all’epoca nella quale vivono.
Se fossero dipinte invece, le fotografie di Laera potrebbero quasi esserlo dal pittore inglese Lowry, che con un punto di vista alto – come il suo – ritrae lo scorrimento veloce della vita, un’onda umana di figure stilizzate regolari tra loro, perse in uno sfondo ialino  e uniforme.
Cosmo Laera ci racconta con le sue immagini non solo la sua amata Puglia, ma territori del desiderio, suggerendo uno spazio oltre la visione, oltre il reale e il prevedibile. Anche quando hic et nunc in galleria a Gli eroici furori l’orizzonte è delimitato e non è presente il mare, ma la sua evocazione, come un andare oltre lo spazio del visibile.
L’inaugurazione della personale avrà luogo il 7 maggio alle 18; orari al pubblico fino alla conclusione della mostra, prevista il 22 maggio: martedì -venerdì 15.30-19. Al mattino e al sabato visite su appuntamento.
Cenni biografici
Cosmo Laera è nato ad Alberobello nel 1962, ha iniziato il suo rapporto con la fotografia da giovanissimo scegliendo di percorrere la carriera artistica e professionale nella sua terra d’origine. Ha avviato la sua attività espositiva negli anni Ottanta proponendo la sua produzione all’interno di mostre e festival in Italia e all’estero. Da queste esperienze nasce il suo progetto di vita che da più di trent’anni sta sviluppando affermandosi come curatore di mostre, festival e rassegne internazionali. Resta determinato nel proseguire la sua ricerca fotografica sempre più incentrata sul rapporto tra visione e territorio: il fine di queste opere è quello di rivelare aspetti di immediata empatia tra i luoghi e la loro morfologia indipendentemente dalla loro funzione. Concettualmente le fotografie assumono un potenziale espressivo in continua evoluzione che permette una ri-conoscenza e uno sviluppo dell’attenzione intorno al luogo o al soggetto ritratto. Ha creato e diretto: Montedoro Fotografia, Alberobello Fotografia / Fotografia in Puglia Mediterranea, BARIPhotoCamera;  Basilico Bari 2007; Oltre la Pietra, Corigliano Calabro Fotografia, Matera European Photography. Insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

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