Novara - Verbania Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/novara/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 14 Jun 2024 11:35:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Novara - Verbania Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/novara/ 32 32 “Più oltre, più oltre nel nuovo”: le opere di Guido Boggiani https://www.artevarese.com/piu-oltre-piu-oltre-nel-nuovo-le-opere-di-guido-boggiani/ https://www.artevarese.com/piu-oltre-piu-oltre-nel-nuovo-le-opere-di-guido-boggiani/#respond Sat, 08 Jun 2024 08:00:00 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74508 Verbania – “Più oltre, più oltre nel nuovo”. I viaggi di un artista: Guido Boggiani. Si tratta della rassegna dedicata al pittore omegnese allestita al Museo del Paesaggio, a cura di Aurora Scotti con Federica Rabai e Stefano Martinella. Una cinquantina di opere tra tele, disegni, documenti anche inediti e riproduzioni fotografiche ripercorrono buona parte […]

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Verbania – “Più oltre, più oltre nel nuovo”. I viaggi di un artista: Guido Boggiani. Si tratta della rassegna dedicata al pittore omegnese allestita al Museo del Paesaggio, a cura di Aurora Scotti con Federica Rabai e Stefano Martinella. Una cinquantina di opere tra tele, disegni, documenti anche inediti e riproduzioni fotografiche ripercorrono buona parte del percorso artistico di Boggiani e dei suoi viaggi.

Quattro le sezioni che ripercorrono il suo racconto: dal Lago Maggiore agli anni romani con la crociera con D’Annunzio in Grecia, dalle esplorazioni in Sudamerica a stretto contatto con le popolazioni indigene all’eredità di Boggiani

Boggiani nasce il 25 settembre 1861 a Omegna sul Lago d’Orta e cresce nella villa di famiglia di Stresa, sul Verbano.
Molto si è detto, e scritto, di lui, esploratore tra Paraguay, Brasile e Argentina e in particolare delle sue esperienze a stretto contatto con le popolazioni indigene del Chaco. Il suo spiccato interesse per le scienze antropologiche lo ha portato più volte, dall’età di 26 anni, in America Meridionale; viaggi che hanno profondamente influenzato le sue opere.

Poco è stato indagato invece della sua attività pittorica.
Allievo di Filippo Carcano, già in giovane età è un artista affermato, a Milano prima,
in particolare con i suoi paesaggi del Lago Maggiore, a Roma poi. Il trasferimento nella Capitale avviene per ampliare le proprie esperienze dopo i numerosi consensi ricevuti. Durante il soggiorno romano accresce la sua fama e pur rimanendo fedele al rapporto col vero e al tema del paesaggio, Boggiani tesse relazioni con movimenti culturali che miravano al rinnovamento delle arti; in quel contesto la nascita dell’amicizia con Gabriele D’Annunzio ed Edoardo Scarfoglio.

Il titolo della mostra “Più oltre, più oltre nel nuovo” è  una citazione da Maia, il poema di  D’Annunzio pubblicato nel 1903 dove il Vate ricorda con commozione l’amico Boggiani da poco scomparso; lo definisce un Ulisside, spinto dalla sete di conoscenza ad avventurarsi sempre “più oltre, più oltre nel nuovo”.
Con D’Annunzio, Edoardo Scarfoglio, Pasquale Masciantonio e Georges Hérelle, l’artista condivise la crociera sullo yacht Fantasia, un viaggio per mare in Grecia e nell’Italia Meridionale nell’estate del 1895, al rientro dalla sua prima esperienza in Sudamerica.
Nel corso della crociera la stesura di un vero e proprio diario di viaggio e di convivenza
con gli altri ospiti a bordo.
“Ed ora incomincerà la fatica di raccontare agli amici quanto ho veduto in questi due
mesi di viaggio interessantissimo; cosa non tanto facile in verità, poiché molto ho
veduto, e moltissime delle cose vedute sono estremamente difficili da descrivere”
annotava Boggiani.

Dal 1887 la ripresa delle spedizioni sudamericane dell’artista-esploratore. Nel 1896
realizza proprio nella foresta il suo monumentale trittico Il Pan di Zucchero (1901),
oggi della Galleria Giannoni di Novara, in prestito per la mostra verbanese. Sarà il suo
ultimo lavoro. Durante un nuovo viaggio nel Chaco paraguayano non darà più notizie di sé e i resti dell’artista, ucciso con un colpo alla testa, saranno ritrovati solo un anno dopo durante una spedizione appositamente organizzata.

La mostra allestita al Museo del Paesaggio presenta le vedute del lago Maggiore nei grandi quadri ad olio e nei disegni dove spesso compare anche la montagna; gli anni romani (dove realizzò anche diversi ritratti) e la Grecia; il Sudamerica con l’imponente Il Pan di
Zucchero altri disegni ed acquerelli; l’ultima sezione è dedicata all’eredità di Boggiani, ai suoi studi antropologici, alle foto da lui scattate durante la permanenza a stretto contatto con le popolazioni indigene che vengono accostate ad alcune opere dell’artista.

Spiega la curatrice Aurora Scotti: “Questa mostra vuole riconsiderare la vita e l’opera pittorica di Guido Boggiani, formatosi a Milano all’Accademia di Brera seguendo le linee di ricerca di Filippo Carcano e in parallelo con Eugenio Gignous ma poi attivo in più contesti,
lontani dalla sua terra natale. Ripartendo dalle ricerche fatte da Guido Cesura a metà
degli Anni Ottanta, abbiamo cercato di collegare gli approfondimenti sull’artista
all’importante fondo di disegni in possesso del Museo del Paesaggio e fino ad ora
pressoché inediti, in parte relativi alle esperienze giovanili e romane del pittore”.

“Indagare e raccontare l’artista Boggiani da tempo era nelle intenzioni del Museo del
Paesaggio – aggiunge la conservatrice Federica Rabai -. Disegni e tele della nostra collezione sono stati messi in sicurezza e restaurati proprio in occasione della mostra”.

La rassegna è accompagnata da una serie di eventi collaterali che avranno luogo al Museo:

21 giugno: 18.30, incontro con Maurizio Leigheb Guido Boggiani: da artista ad etnologo

5 luglio: 18.30, presentazione del libro di Laura Pariani Selvaggia e aspra e forte

19 luglio: 18.30, presentazione documentario di Alberto Caspani Guido Boggiani: un ulisside nel Gran Chaco del Paraguay

7 settembre: 15, visita guidata alla mostra e ai depositi del museo alla scoperta
di Guido Boggiani con Stefano Martinella

27 settembre: 18.30, incontro con Mario Cimini La crociera della Fantasia: D’Annunzio, Boggiani, Hérelle,Scarfoglio

19 ottobre: 15 visita guidata alla mostra e ai depositi del museo alla scoperta di Guido Boggiani con Stefano Martinella

19 ottobre: 15, con Laura Grassi laboratorio didattico per bambini dai 5 anni dedicato a Guido Boggiani

L’esposizione, ospitata sino al 3 novembre nelle sale di Palazzo Viani Dugnani, in via Ruga, è aperta al pubblico tutti i giorni, martedì escluso,  dalle 10 alle 18.

Cenni biografici

GUIDO BOGGIANI Nato ad Omegna nel 1861 da una famiglia novarese di proprietari
terrieri, dove possiede una villa, conosce Filippo Carcano, caposcuola del paesaggio
naturalistico lombardo, diventandone allievo.
Affermatosi giovanissimo ritraendo paesaggi del Lago Maggiore o di località vicine,
conosce a Roma Gabriele D’Annunzio, il quale lo introduce nella bella società romana e
nei circoli artistico-letterari dei giovani talenti.
A 26 anni Guido Boggiani modifica radicalmente la propria esistenza: rinuncia ad un
sicuro successo d’artista e si imbarca per il Sud America alla scoperta della tribù dei
Caduvèi, spostando i suoi interessi artistici nel campo etnografico. Oltre a realizzare
dipinti, durante questo viaggio egli produce una serie di schizzi a matita e china,
alcuni ritratti, sugli usi, costumi, attività degli indigeni, e scrive il testo della sua opera
principale: Viaggi di un artista nell’America Meridionale: i Caduvèi. In una seconda
spedizione realizzerà anche ritratti fotografici di Indios.
Nel 1901 Boggiani parte per il Chaco settentrionale, alla ricerca di una tribù
sconosciuta. Ha appena compiuto 40 anni e da quel viaggio non farà più ritorno.

 

 

 

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Lorenzo Peretti. Natura e mistero https://www.artevarese.com/lorenzo-peretti-natura-e-mistero/ https://www.artevarese.com/lorenzo-peretti-natura-e-mistero/#respond Thu, 23 May 2024 06:04:45 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74330 Domodossola –  Indaga la figura di Lorenzo Peretti, il più misterioso e sconosciuto dei pittori vigezzini la nuova mostra, a cura di Elena Pontiggia, in apertura dal 26 maggio nello spazio espositivo di Casa De Rodis. Lorenzo Peretti (1871 – 1953). Natura e mistero, questo il titolo indaga la figura dell’artista inquadrandolo nel contesto del […]

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Domodossola –  Indaga la figura di Lorenzo Peretti, il più misterioso e sconosciuto dei pittori vigezzini la nuova mostra, a cura di Elena Pontiggia, in apertura dal 26 maggio nello spazio espositivo di Casa De Rodis. Lorenzo Peretti (1871 – 1953). Natura e mistero, questo il titolo indaga la figura dell’artista inquadrandolo nel contesto del suo tempo.

La mostra, organizzata da Collezione Poscio, comprende circa 80 opere e ripercorre tutta la breve vicenda di questo singolare pittore (“carattere misantropo e artista nel vero senso” diceva di lui il suo maestro Enrico Cavalli), che ha dipinto solo una dozzina d’anni, non ha mai esposto in vita sua e nel suo studio non faceva entrare nessuno, tanto che la sua figura di colto intellettuale, pervaso di tensione religiosa, è stata spesso scambiata per quella di un alchimista in odore di stregoneria.

L’esposizione presenta tutti i suoi principali lavori, tra cui il visionario Bosco dei druidi, 1898 ca (una foresta abitata da sacerdoti millenari, ispirata forse alla Norma di Bellini), i suoi più importanti paesaggi divisionisti della Val Vigezzo e i precoci, anticipatori quadri non-finiti di inizio Novecento.

Il percorso espositivo inizia dal 1890, quando Peretti frequenta la scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore, dove è allievo di Enrico Cavalli e ha per compagno Carlo Fornara. I mostra che i tre suggestivi ritratti di Carlaccin, un contadino vigezzino dipinto sia da Cavalli, sia da Fornara e Peretti. Le opere dei suoi amici Ciolina, Rastellini, lo stesso Fornara e Arturo Tosi (presente con un Nudo alcoolico del 1895 che anticipa di mezzo secolo la pittura informale) compongono la seconda sezione della mostra.

Sono documentati anche il viaggio dell’artista a Lione nel 1893-94 (dove vede la pittura impressionista e postimpressionista e quella materica di Monticelli) e le opere appena successive, tra cui Ritratto del padre Bernardino, prestato dai Musei Civici di Domodossola, toccante documento umano in cui Peretti si riconcilia col padre scomparso, che aveva avversato la sua vocazione pittorica.

Si prosegue poi analizzato il divisionismo irregolare e carico di tensione di Peretti, di cui sono esposti i massimi esempi (tra cui Oratorio e Lavandaie alla lanca di Toceno e Paesaggio, tutti del 1895-97). Apprezzato da Morbelli, che lo inserisce tra i protagonisti della tendenza, il pittore vigezzino rifiuta però di esporre coi divisionisti.

Ampio spazio è dedicato al Testamento filosofico recentemente ritrovato, documento della sua volontà di conciliare il cristianesimo con la teosofia, che è un aspetto centrale della sua personalità. Per l’artista la natura è un riflesso dell’infinito e nel mondo non c’è nulla che non sia un riverbero di Dio.

Dopo un’ampia sezione di disegni, la mostra si conclude con un’antologia delle sue opere non-finite, tra cui Sottobosco e Parigi del 1903. Accompagna l’esposizione un catalogo edito da SAGEP con un testo analitico di Elena Pontiggia e uno scritto di Davide Brullo.

La mostra sarà visitabile sino al 26 ottobre nei seguenti orari: venerdì dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Cenni Biografici

Lorenzo Peretti jr (Buttogno 1871-Toceno 1953) nasce da una famiglia di artisti. Il nonno Lorenzo (1774-1851) era chiamato “il Raffaello della Val Vigezzo”. Il padre, Bernardino, era anche lui pittore, ma contrasta la vocazione artistica del figlio. Solo nel 1889, quando muore lasciandogli una cospicua eredità, il giovane Lorenzo può dedicarsi alla pittura.

Nel 1890-92 studia con Carlo Giuseppe Cavalli e soprattutto con Enrico Cavalli alla scuola Rossetti Valentini di S. Maria Maggiore, dove ha per compagno Carlo Fornara, con cui stringe una viva amicizia.

Nel 1892 vede la mostra di Fontanesi a Torino, da cui è inizialmente influenzato. Forse già nel 1893, e sicuramente nel 1894, compie un viaggio con Fornara e Enrico Cavalli a Lione, dove studia la pittura materica di Monticelli e la pittura francese da Delacroix e Courbet agli impressionisti, Seurat e Cézanne. Alla fine del 1894 si appassiona al divisionismo, ma nel 1896 rifiuta la proposta di Morbelli e Pellizza da Volpedo di esporre coi divisionisti l’anno successivo. Crea in questo periodo, con Adolfo Papetti, una biblioteca esoterica e teosofica, oggi purtroppo dispersa.

Nel 1897 compie un viaggio a Monaco di Baviera. Si avvicina intanto al simbolismo e dipinge una natura abitata da visioni (Gli spiriti del male; Il bosco dei druidi, 1898). Agli inizi del nuovo secolo smette probabilmente di dipingere. Nel 1902 pubblica su “L’Indipendente” l’articolo su Fornara Dell’Arte nella società. Nel 1903 compie un viaggio a Parigi, dove torna ancora nel 1906-1908,

dividendosi fra la capitale e la vicina Montrouge. Nel 1910 diventa redattore del “Popolo dell’Ossola”. Negli anni venti redige il suo testamento spirituale In suprema identità. Invocazione metafisica, in cui concilia la religione cristiana con la teosofia di Schuré e di Guénon. Da questo momento non si sa più nulla dell’artista, che scompare a Toceno nel 1953.

 

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Vennero, videro, vinsero “les italiens à Paris” https://www.artevarese.com/vennero-videro-vinsero-les-italiens-a-paris/ https://www.artevarese.com/vennero-videro-vinsero-les-italiens-a-paris/#respond Sat, 18 Nov 2023 07:00:12 +0000 https://www.artevarese.com/?p=72568 Novara – Alla incessante serie di esposizioni dedicate alla pittura dell’Ottocento in ogni dove d’Italia si è accodata da qualche giorno, e fino al 7 aprile del prossimo anno, anche quella di Novara che nelle sale del suo Castello Visconteo-Sforzesco squaderna la luminosa vicenda degli Italiens à Paris. Così aveva nominato alcuni artisti suoi amici […]

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Novara – Alla incessante serie di esposizioni dedicate alla pittura dell’Ottocento in ogni dove d’Italia si è accodata da qualche giorno, e fino al 7 aprile del prossimo anno, anche quella di Novara che nelle sale del suo Castello Visconteo-Sforzesco squaderna la luminosa vicenda degli Italiens à Paris. Così aveva nominato alcuni artisti suoi amici il critico loro sostenitore Diego Martelli che ora sembra guardare compiaciuto la rassegna (a cura di Elisabetta Chiodini) dal bel ritratto fattogli da Federico Zandomeneghi nel 1879.

Sono 87 i dipinti presenti tra olii e pastelli, concessi da collezionisti privati o da gallerie specializzate, quasi tutti belli, alcuni bellissimi: tutti insieme concorrono a illustrare gli stimolanti prestiti, ma anche i legami con la cultura d’origine, degli artisti che, attratti dal fervere della Parigi moderna, vi andarono per esser partecipi di codesto gagliardo rinnovamento e, per l’occasione, allargare il loro mercato. Furono bravi ad inserirsi nell’ambiente tanto da confrontarsi senza complessi con gli artisti emergenti della città, facendosi apprezzare e fin diventando loro amici.

Quando si era al liceo il cenno, rapido, agli Italiens si limitava ai nomi di De Nittis, di Boldini sistemati anche ad avamposto del titolo della mostra novarese, e Zandomeneghi, qui invece refusé; ora, grazie al puntuale saggio di Paul Nicholls (Gli italiani e il mercato di Parigi) si viene invece a conoscenza di quanti e quali fossero gli artisti italiani presenti con loro opere ai Salons o alle cinque Esposizioni Universali della seconda metà dell’Ottocento: davvero un gran via-vai, come documenta l’elenco di ben quattro pagine del catalogo, e con inaspettate sorprese. Taluni compaiono una volta soltanto e con un’opera solo come Nomellini o Telemaco Signorini; altri invece sempre, o quasi, presenti, soprattutto al Salon. Uno, Nino Costa, anche tra i Refusés del 1863, insieme al Déjourner sur l’herbe di Manet ritenuto troppo scandaloso per il Salon ufficiale.

Pittore fra i più costanti ai Salons fu Alberto Pasini, del resto parigino per assidua residenza: anche nella Ville Lumière furono molto apprezzate e richieste le sue vedute cariche di evocativa suggestione dei paesi d’Oriente visitati al seguito dell’ambasciatore Burrée: in mostra lo documenta l’affollato Mercato a Costantinopoli luminoso nell’atmosfera e ben studiato nell’impiego dei colori.

Altrettanto piacevano ai collezionisti di Francia i pittori specialisti nell’illustrare il folklore colorato e festoso dei paesi italiani: fra questi l’umbro Alceste Campriani, invero presente solo una volta al Salon, ma in proficuo contatto con il mercante Adolphe Goupil, e Francesco Paolo Michetti che a Novara si deve apprezzare per due tele di grande bellezza: La processione del Corpus Domini a Chieti, filtrata in luminosissimo pulviscolo, e la Mattinata piena di luce e di vita, entrambe destinate al palazzo napoletano in piazza Martiri dove teneva salotto l’influente contessa de La Feld.

Girando di sala in sala vengono incontro altri artisti partecipi all’appuntamento con la Ville Lumière ed è un piacere fermarsi davanti alle non poche tele di Antonio Mancini che dalla città vesuviana, qui allievo di Domenico Morelli e, soprattutto, amico di Vincenzo Gemito, portò a Parigi, dove soggiornò più volte, e anche a Londra, a quei dì altra capitale dell’arte, l’intenso verismo dei suoi scugnizzi (nella foto, Antonio Mancini, Suonatore di chitarra) e delle sue orfanelle esaltato dallo straordinario valore espressivo della stesura pittorica e del colore. E poi Vittorio Corcos, anch’egli al servizio del potentissimo Goupil: all’artista livornese bastava essere nel giro di questa Maison e Salons o altre importanti rassegne potevano passare proprio in secondo piano. La sfilata delle sue jeunes femmes degli anni Ottanta dell’Ottocento, inappuntabili nelle toilettes à la page, diventa preludio ai grandi ritratti d’inizio Novecento: merita una lunga sosta quello di Lina Cavalieri, bellissima, fascinosissima, elegantissima, d’alabastro la carnagione, insomma una perfetta grande dame più che il soprano che sapeva incantare con la sua vocetta principi di Russia e miliardari americani in un vezzoso, scintillante girare di perle.
Con lei siamo proprio negli anni della Belle Époque e Parigi splende di luci; all’Opèra più che per ascoltare le musiche di Halévy e Bizet si va a vedere e a farsi vedere, le signore passeggiano, anche a cavallo, sul Bois de Boulogne e non si perdono le corse e i gran premi a Longchamp. Les italiens sanno cogliere l’atmosfera gaia e svagata della capitale anche perché il ferrarese Boldini, il veneziano Zandomeneghi e il pugliese De Nittis la vivono avendo scelto di risiedervi; propongono soggetti analoghi a quelli degli impressionisti, ma con diversa sensibilità: quasi di velluto Zandomeneghi, vaporosa De Nittis, spavalda Boldini.

Alla mostra novarese sono proprio loro i protagonisti per numero e qualità di opere, anche con autentici capolavori come Westminster (nella foto), memoria del soggiorno londinese di De Nittis, o la Place d’Anvers di Zandò o ancora l’Omnibus à Place Clichy di Boldini che non si stancherebbe mai di ammirare.

Vi sarebbe da scrivere a questo punto delle incomparabili presenze nelle ultime sale, tutto un turbinio di giovani e belle signore dallo chic inappuntabile e dalla classe assoluta, ma non v’è più spazio e se ne scriverà più avanti: le “divine” del resto lo reclamano tutto per loro. (nella foto, Giovanni Boldini, Omnibus à Place Clichy)

Giuseppe Pacciarotti

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“Dentro al Buio” a Domodossola https://www.artevarese.com/dentro-al-buio-a-domodossola/ https://www.artevarese.com/dentro-al-buio-a-domodossola/#respond Fri, 28 Jul 2023 09:33:47 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71137 Domodossola (VB)  -Le Alpi sono da sempre state spunti di ispirazione per racconti e leggende. Nella fantasia popolare qui si aggirano mostri e diavoli, fate e sirene, dee e regine, streghe e fate, draghi, serpenti, basilischi, demoni e bestie.  Storie tramandate di generazione in generazione, di frazione in frazione, di alpeggio in alpeggio, che riflettono […]

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Domodossola (VB)  -Le Alpi sono da sempre state spunti di ispirazione per racconti e leggende. Nella fantasia popolare qui si aggirano mostri e diavoli, fate e sirene, dee e regine, streghe e fate, draghi, serpenti, basilischi, demoni e bestie.  Storie tramandate di generazione in generazione, di frazione in frazione, di alpeggio in alpeggio, che riflettono lo stupore e il rispetto umano per le montagne, luoghi affascinanti e minacciosi; leggende che continuano a contribuire al patrimonio culturale delle comunità alpine…

E’ da queste creature, che da sempre hanno catturato e stregato l’immaginazione, prende avvio l’idea della mostra itinerante  “Dentro al buio. Uomini, bestie e luoghi della fantasia popolare alpina”,  che si inaugurerà sabato 5 agosto alle 21 in Largo Madonna della Neve, davanti all’entrata del Collegio Mellerio Rosmini con passeggiata dialogata.

Un percorso completamente all’aperto lungo la centrale via Rosmini incorniciata dalle riproduzioni, su grandi pannelli, delle opere dei 29 partecipanti, tra illustratori e artisti, italiani e svizzeri. Tra gli artisti : Cristina Amodeo, Eleonora Antonioni, Elenia Beretta, Ilaria Bersellini, Andrea Bettega, Elena Ceccato, Fernando Cobelo, Giuseppe Conti, Giuseppe De Iure, Francesco Frosi, Elisabetta Gomirato, Sara Imboden Reinke, Klara Ittig, Sofia Maltempi, Alice Piaggio, Gabriele Pino, Francesco Poroli, Michelle Ringeise, Agnese Rodari, Carol Rollo, Monique Rubin, Marco Sada, Federico Salis, Federica Santoro, Gina Schmidhalter, Elisa Seitzinger, Martina Signori, Gaia Stella, Nicolas Witschi.

Un racconto visivo che trasfigura in immagini conoscenze e tradizioni tra Val d’Ossola e Canton Vallese per dare nuovo senso al mondo che ci circonda, ma anche per esplorare le nostre più profonde paure, speranze e aspirazioni. Un modo per condividere e tramandare credenze e valori che continuano a lasciare traccia in ciascuno, promuovendo un senso di identità e interconnessione con il mondo naturale.

“Dentro al buio” nasce per il progetto Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”, tre anni all’insegna del disegno e dell’arte a cura di Associazione Musei d’Ossola, Museumzentrum La Caverna di Naters e Associazione Asilo Bianco. Si tratta della quarta mostra outdoor di Di-Se dopo “Herbarium Vagans”, “Difendersi dall’alto” e “Passare le Alpi”.
Il catalogo di “Dentro al buio”, in libera distribuzione a Domodossola, raccoglie tutte le opere e le accompagna con testi dedicati firmati dagli artisti.

La mostra, come vuole la sua natura itinerante, continuerà a muoversi fino ad arrivare in Canton Vallese, Svizzera.

 

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Attenti ai lupi… ne arrivano cinquanta! https://www.artevarese.com/attenti-ai-lupi-ne-arrivano-cinquanta/ https://www.artevarese.com/attenti-ai-lupi-ne-arrivano-cinquanta/#respond Tue, 18 Jul 2023 14:44:33 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71039 Lago d’Orta – un branco di 50 grandi lupi colorati colonizzerà boschi, strade, giardini, ville e balconi tra Miasino, Ameno e Orta San Giulio. Si tratta di un progetto di Cracking Art dal titolo “Il richiamo dei lupi” a cura di Asilo Bianco che prenderà avvio da sabato 29 luglio fino alla fine di ottobre, […]

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Lago d’Orta – un branco di 50 grandi lupi colorati colonizzerà boschi, strade, giardini, ville e balconi tra Miasino, Ameno e Orta San Giulio. Si tratta di un progetto di Cracking Art dal titolo “Il richiamo dei lupi” a cura di Asilo Bianco che prenderà avvio da sabato 29 luglio fino alla fine di ottobre,

I lupi saranno disposti lungo il sentiero Nigra, percorso tracciato da Itinerarium che parte dalla Basilica di San Giulio, sull’isola omonima e connette i luoghi dell’architetto Carlo Nigra (1856-1942), figura poliedrica estremamente proiettata al futuro che ha plasmato, ridisegnato e modellato il paesaggio del Lago d’Orta come lo si vede oggi. Le diverse tappe toccano poi la Chiesa parrocchiale e il Sacro Monte di Orta, Villa Nigra e il suo giardino, la Chiesa di San Rocco e il Giardino dei semplici a Miasino, la Villa con il Parco Monte Oro e il Parco neogotico Tornielli di Ameno.

L’inaugurazione nella NOTTE IN BRANCO, avrà luogo sabato 29 luglio dalle 18.30 a Villa Nigra a Miasino: luna (quasi) piena, gibbosa crescente con illuminazione all’85%, presentazione del progetto e aperitivo in musica con al mixer Alexander Sewerwan, artista e designer. In Villa saranno esposti alcuni prototipi luminosi, grandi lupi gialli creati appositamente per questa collaborazione.

I lupi accompagneranno i progetti di Asilo Bianco anche dopo la pausa estiva con incontri, approfondimenti, proiezioni e momenti conviviali. Il ritorno del lupo sulle Alpi è un argomento controverso e divisivo, il risultato di anni di sforzi di conservazione volti a proteggere e ripristinare le popolazioni selvatiche autoctone. Se in molti apprezzano i vantaggi ecologici del loro ritorno – i lupi svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema e della sua biodiversità, altrettanti nutrono preoccupazioni, soprattutto per le comunità locali i cui mezzi di sussistenza e attività sono influenzati negativamente dalla presenza del predatore.
Asilo Bianco si propone di riflettere anche su queste tematiche e raggiungere una convivenza sostenibile con l’invasione, colorata e artistica, delle opere di Cracking Art.

Così Asilo Bianco sul progetto: “I lupi possono insegnare a noi umani diverse lezioni preziose, sia in termini di comportamento sia come ruolo attivo negli spazi che abitano. Sono animali altamente sociali che vivono in unità familiari molto unite, i branchi, all’interno delle quali dimostrano forti legami, capacità di cooperazione e comunicazione. Sono dotati di grande resilienza e sono in grado di adattare le proprie strategie e comportamenti all’ambiente che li circonda. Hanno un profondo rispetto per la natura: la loro presenza ha un impatto significativo sulla salute generale e sulla diversità di un ecosistema. In questi anni abbiamo cercato, con la cultura, non solo di essere, ma anche di fare branco”.

Il richiamo dei lupi è un progetto di Cracking Art e Asilo Bianco. Fa parte di Lago d’Orta Moving Connections, finanziato da Fondazione Cariplo, in collaborazione con Comune di Miasino, Comune di Orta San Giulio e Fondazione CROSS EPS, e del percorso Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”, una partnership con Associazione Musei d’Ossola e Museumzentrum La Caverna di Naters.

Tutti gli aggiornamenti e le informazioni utili sono disponibili sul sito asilobianco.it e sui canali social dell’associazione. Per restare aggiornati su tutte le iniziative è possibile iscriversi alla newsletter: http://eepurl.com/gjEklf; asilobianco.it; IG Asilo Bianco | Cracking Art
FB Asilo Bianco | Di-Se #ilrichiamodeilupi

 

 

 

 

 

 

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“Oltre il giardino” a villa Nigra https://www.artevarese.com/oltre-il-giardino-a-villa-nigra/ https://www.artevarese.com/oltre-il-giardino-a-villa-nigra/#respond Thu, 25 May 2023 07:00:17 +0000 https://www.artevarese.com/?p=70337 Miasino – E’ un’indagine attraverso le diverse sfaccettature dell’arte contemporanea, la relazione intima e istintiva degli esseri umani con la natura e come questo rapporto viene filtrato e restituito dagli artisti, la collettiva “Oltre il giardino” in apertura sabato (27 maggio) alle 17 a Villa Nigra. Alla mostra a cura di Ilaria Macchi e organizzata […]

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Miasino – E’ un’indagine attraverso le diverse sfaccettature dell’arte contemporanea, la relazione intima e istintiva degli esseri umani con la natura e come questo rapporto viene filtrato e restituito dagli artisti, la collettiva “Oltre il giardino” in apertura sabato (27 maggio) alle 17 a Villa Nigra.

Alla mostra a cura di Ilaria Macchi e organizzata da Asilo Bianco partecipano: Linda Carrara, Matteo Giuntini, Lorenzo Gnata, Leila Mirzakhani, Barbara Stimoli e Titta C. Raccagni, tutti accomunati da un unico pensiero: “Il nostro modo di rapportarci con la natura è fondamentale per descrivere noi stessi e la nostra società. Da sempre, l’arte è stata un medium privilegiato per esplorare questo rapporto, dalle prime rappresentazioni di pittura rupestre nel Paleolitico fino alle installazioni e riflessioni contemporanee”.

Riflessioni, domande, dubbi che “Oltre il giardino” va a indagare, senza dimenticarne la portata estremamente politica e sociale: “facciamo parte, come esseri umani, del mondo naturale e le nostre vite sono intimamente intrecciate e connesse all’ambiente che ci circonda. Tuttavia, – precisano – da sempre il nostro rapporto con la natura è filtrato, segnato da conflitti e sfruttamento, comportamenti che minacciano la salute e il benessere di tutti, noi compresi”.

“Nel corso della storia – spiega la curatrice – la relazione uomo-natura ha subìto grandi cambiamenti e cambi di direzione, riscontrabili nel modo in cui gli umani hanno progettato e vissuto gli spazi verdi nei luoghi di vita, nelle città e intorno alle proprie abitazioni. I giardini storici del Lago d’Orta sono esemplificativi di una ricerca di bellezza e benessere che passa dalla progettazione, dalla ricerca e dalla cura di varietà arboree locali ed esotiche. Ne sono un esempio i giardini di Nigra, quello della Villa omonima e quello di Villa Monte Oro. Ma anche il giardino dei semplici di Miasino: esempi diversi  accomunati da un fare poetico che avvera quella metafora sempre attuale che vede i giardini non solo come luoghi fisici ma anche come spazi dell’anima. Similmente, l’arte fissa l’effimera esistenza dei viventi oltre il passaggio del tempo, fermando le brevi esistenze di umani, animali e vegetali nell’infinita temporalità della natura e della storia”.

All’inaugurazione seguirà la performance del duo artistico Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli realizzata in collaborazione con CROSS Project. Uno spazio di incontro e intra-azione della materia, tra corpi umani e pietre. L’esibizione farà parte della mostra come video installazione. Sabato 1 luglio è in programma la presentazione del catalogo.

La collettiva sarà visitabile sino al 23 luglio nei seguenti giorni e orari: da giovedì a domenica, dalle 14.30 alle 18.30.

In occasione della mostra verrà inaugurato il sentiero Nigra, percorso tracciato da Itinerarium che da Orta San Giulio porta ad Ameno e Miasino. Si è voluto connettere i luoghi del Nigra in un percorso che parte dalla Basilica di San Giulio sull’isola omonima, la Chiesa parrocchiale e il Sacro Monte di Orta, Villa Nigra e il suo giardino, la Chiesa di San Rocco e il Giardino dei semplici a Miasino, la Villa con il Parco Monte Oro e il Parco neogotico Tornielli di Ameno.

 

Note biografiche

Linda Carrara (Bergamo, 1984) 
Vive e lavora tra Milano e Bruxelles. L’Istituto di Cultura Francese a Milano, Croxhapox Gent, FABRIKA Moscow, Boccanera Gallery Trento/Milano, Museo Floris-Romer di Gyor-Ungheria e AIS gallery in Giappone sono alcuni dei luoghi dove Linda Carrara ha esposto in mostre collettive e personali. Dopo alcune residenze come MOMENTUM Berlino, LKV-Trondheim o NCCA San- Pietroburgo, ha stabilito il suo lavoro tra Bruxelles e Milano. Recenti le mostre personali all’Istituto di Cultura Italiana di Bruxelles 2018, “Chôra” alla Boccanera Gallery Trento nel 2019, “Madonna delle rocce” da Iragui Gallery a Mosca, “in fondo al pozzo” presso Rizzuto Gallery a Palermo nel 2020. Del 2021 “la prima passeggiata” a The Open Box Milano e “There is water sleeping at the bottom of each memory” progetto collettivo presso la galleria Renata Fabbri di Milano di giugno 2022. Dello stesso anno la personale “ri’fuʤo” curata da Emmanuel Lambion a Centrul de Interes a Cluj Napoca, l’invito a Premio Cairo, Palazzo Reale e la mostra  collettiva “How far should we go?” a cura di Rossella Farinotti presso fondazione ICA Milano.
Del 2023 la partecipazione alla prima edizione di ArtWeek Cremona a cura di Rossella Farinotti, l’invito a Premio Lissone presso il Museo MAC e a Premio Treviglio.

Matteo Giuntini (Livorno 1977)
Conclusi gli studi artistici si dedica alla ricerca del proprio linguaggio attraverso la pittura, il disegno e l’illustrazione. Inizia il suo percorso professionale nel 2005 a Firenze, da lì in poi si susseguono numerose collettive e personali in gallerie e spazi pubblici in Italia e all’estero. Ha collaborato con case di moda e aziende. Nel 2014 per Mc Cann World Group e Poste Italiane illustra lo storico calendario con una tiratura di 500.000 copie, mentre nel 2017 la casa di moda Valentino lo incarica di realizzare illustrazioni per il brand che utilizzerà sui propri capi.
I lavori di Matteo Giuntini nascono da un’ironica analisi introspettiva e giocano con l’intimità di ognuno di noi creando mondi spesso al limite del grottesco.

Lorenzo Gnata (Biella, 1997)
Nel 2022 consegue il diploma di secondo livello in Pittura presso l’Accademia Albertina di Torino. Proprio la pittura costituisce l’origine della sua ricerca artistica, il punto di partenza che l’ha condotto a esplorare anche gli altri media espressivi che tuttora lo rappresentano, e che, in parte, conservano le note della sua formazione pittorica. La sua ricerca tenta di indagare l’esistenza dell’essere umano contemporaneo in relazione a ogni elemento circostante, in una costante tensione poetica “concettuale-figurativa” che si serve di immagini e metafore per parlare di questioni ben oltre il mero visibile.
Poesia che dona valore ai comuni fenomeni naturali e alla semplicità delle cose, in una posizione intermedia tra il reale e l’onirico, disinteressata dall’aspetto formale e dalla rappresentazione della stessa ma rivolta a una dimensione di concetto e di intenti intrinsechi.
Sue opere sono state esposte presso: Tate Britain (Londra), Reggia di Venaria – Giardini (Torino), La Triennale (Milano), Fondazione Treccani (Napoli), Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia), Artissima (Torino) e fanno parte di diverse collezioni permanenti.

Leila Mirzakhani (Teheran, 1978)
Attualmente vive e lavora a Milano.
Si è laureata nel 2004 in pittura all’Università d’Arte di Teheran, prosegue i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si è diplomata in grafica d’arte. La sua ricerca artistica parte dallo studio di metafore e collegamenti tra la natura stessa e il mondo interiore. Nei suoi disegni il segno diventa l’alfabeto visivo usato per far emergere l’aspetto poetico da ciò che ci circonda. Nel 2008 vince la sesta edizione del “Premio per l’incisione al Centro per l’incisione e grafica d’arte” a Formello e nel 2018 le viene assegnato il “Premio Pavoncella per la creatività femminile” a Sabaudia. Tra le ultime mostre, 2023 – “Muri d’Artista” quinta edizione, Cittadella degli Archivi della Città di Milano, a cura di Rossella Farinotti e Isorropia Home Gallery, Milano; le personali 2022 – “Parallelo Oriente Occidente” (bipersonale), Galleria Mimmo Scognamiglio, a cura di Graziano Menolascina, Milano; 2022 – “Immersions”, Ogallery, Teheran, Iran.

Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli
Ultimabaret è la metamorfosi del duo artistico Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli. La ricerca di Ultimabaret si muove tra il confine e le possibilità dello sconfinamento: quello poroso della materia, tra umano e altro dall’umano. Quello sinuoso del piacere, che viene ricercato e risignificato a ogni esperienza.
Titta C. Raccagni è filmmaker, regista e performer, Barbara Stimoli è danzatrice, coreografa e performer: i due diversi background e i molteplici linguaggi, l’ecletticità e l’esperienza di attivismo e indagine poetica sono continuamente mescolati nelle loro produzioni.
Ultimabaret genera un processo di dis-identificazione dei generi, dei linguaggi, delle discipline e delle categorie. Nata come studio e destrutturazione del linguaggio erotico e pornografico, e dei codici e stereotipi di genere, la ricerca si è inizialmente focalizzata sulla creazione di nuovi immaginari legati alla sessualità. In particolare sulla decostruzione visiva del confine corpo. Da qui le performance “Pornopoetica” e “Camera oscura” e il film “Diario blu(e)”, presentati tra gli altri a Pergine Spettacolo Aperto, Torino Film Festival, Visions du réel, Far East festival.
Dal 2018, con l’avvio di “Pleasure rocks”, progetto nato insieme all’artista visiva Alessia Bernardini e presentato in spazi culturali ibridi (Triennale Milano, Fabbrica del Vapore Milano, Leporello Roma tra gli altri), la ricerca sposta il baricentro sulla relazione tra corpi umani e non umani e in particolare con la materia delle pietre e dei minerali, prendendo direzioni inaspettate e allontanandosi gradualmente dal focus antropocentrico.

 

 

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Sulle “Tracce” di Sergio Floriani https://www.artevarese.com/sulle-tracce-di-sergio-floriani/ https://www.artevarese.com/sulle-tracce-di-sergio-floriani/#respond Wed, 24 May 2023 07:34:31 +0000 https://www.artevarese.com/?p=70342 Novara – Dal castello Visconteo a Villa Gippini sul lago d’Orta. In chiusura (il 28 maggio) la personale di Sergio Floriani dal titolo “Tracce” che da giugno approderà nelle sale della storica Villa con una selezione di opere realizzate negli ultimi trent’anni di lavoro dell’artista, attraverso un percorso tematico e iconografico. Anche a Orta, la […]

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Novara – Dal castello Visconteo a Villa Gippini sul lago d’Orta. In chiusura (il 28 maggio) la personale di Sergio Floriani dal titolo “Tracce” che da giugno approderà nelle sale della storica Villa con una selezione di opere realizzate negli ultimi trent’anni di lavoro dell’artista, attraverso un percorso tematico e iconografico.

Anche a Orta, la mostra partirà dalle grandi sculture in acciaio corten e stagno, che sono un segno identificativo del lavoro dell’artista.  Floriani parte dalle tracce dell’uomo, dall’impronta lasciata come segno d’identità (unica e personale), per arrivare all’infinito. Il suo è un percorso evolutivo che comprende il segno, la forma e lo spazio, ma non dimentica il dialogo continuo con la materia, che gli fa perlustrare le possibilità della pittura e della scultura (due elementi che nelle opere di Floriani convivono sempre) e spazia dall’acciaio corten allo stagno, dalla catramina su carta giapponese alla sabbia su piombo, mentre il colore a volte si accende nelle tonalità più vivaci, quasi pop, e altre, per esempio quando racconta i contorni del lago o allude alle voci dell’anima, è capace di raccogliersi in tenui e silenziose gradazioni.

Nelle 11 sale del primo piano del castello Visconteo-Sforzesco, sono collocate un centinaio di sculture: da Divido per otto (2003) al Totem (2015) dove il frammento si alterna alla leggerezza e alla trasparenza; dai Signum (2009) ai Cerchi d’acqua, due serie in cui le parole (nei primi) e il colore (nei secondi) tracciano un nuovo alfabeto di lettere e di forme, passando per i colorati rilievi di ultima generazione, piccole e grandi tavole sulle quali il colore si distende senza sfumature e le sagome che vi affiorano, lontane sorelle delle prime impronte digitali, maculano la superficie trasformandola in materia cosmica.

Il tema più ricorrente è il rapporto che s’instaura tra la forma e lo spazio, e nelle ultime opere questa correlazione è sottolineata dalla presenza o dall’assenza delle cornici: nel primo caso una cornice dorata, spesso d’epoca, segna il perimetro e contiene il colore, ma al contempo lo impreziosisce, lo “storicizza” e lo concentra, donandogli forza e misticismo; nel secondo caso, con la soppressione del bordo ligneo il colore ritorna libero di dilatarsi e di fondersi con lo spazio circostante, in una dimensione che è quasi filosofica.

Nelle sale di Villa Gippini verranno invece collocate alcune delle opere più significative, in armonia con l’architettura del palazzo, con la luce e con il colore del lago, quel lago che è stato d’ispirazione anche per Antonio Calderara, un artista che Floriani ha sempre ammirato e i cui consigli lo hanno convinto a votarsi definitivamente all’arte.

La mostra è accompagnata da un catalogo contenente le opere esposte e il testo critico di Lorella Giudici curatrice della mostra. Orari al pubblico: da martedì a domenica 10-19.

Cenni biografici

Sergio Floriani, nato nel 1948 a Grantorto (PD), risiede e lavora a Gattico (NO). Originale interprete della ricerca d’area concettuale. Nel 1982 è cofondatore del Gruppo Narciso Arte sotto l’egida di G. Di Genova. Nel 1984 i lavori realizzati in vista della Biennale di Venezia vanno a costituire due importanti personali: Architetture (Torino – Palazzo della Regione) e L’anima e il rispecchiamento (Chiostro di Voltorre). La ricerca sulla formazione dei colori genera Zodiaci d’acqua, (Il Naviglio,1988) curata da T. Trini, in cui compare l’unica video-scultura realizzata: Autoriflessione. Nel 1989 affiora per la prima volta l’idea dell’impronta che si fa anche scultura e nascono le prime opere in ferro e stagno, ferro e acciaio, come l’installazione Synopis e Lux mundi (Palazzo dei Vescovi di Novara, 1990). L’uso delle impronte dà origine alle tre mostre Digito, ergo sum del 1991, presentate da G. Celli e G. Di Genova, a Carrara, a Sanremo e a Venezia. Da questo momento l’impronta costituirà il segno distintivo dell’artista. Nascono le sculture in ferro e stagno: Identità in evoluzione (Biennale del bronzetto di Padova -1995); La porta della legge (I premio al Concorso Internazionale di Scultura “Arona 96”); la XIV Stazione della via della Croce di Curino (1999); Cercando un equilibrio, definitivamente collocata presso il forte di Exilles a seguito della mostra Signum Forte del 2008. Da segnalare: l’antologica del 1998 Le porte sull’infinito (Museo Civico di Padova e Arengo del Broletto di Novara) curate da M. Rosci; la rassegna antologica del 2002 alla GAM di Gallarate curata da F. Gualdoni; la personale milanese del 2004 La logica dell’immaginario alla Galleria Naviglio Modern Art. Dal 2003 Floriani passa all’uso del piombo, combinandolo ora con la sabbia nera, ora con lo stagno. Nascono nel 2008 le due personali milanesi: Quadro quadrato alla Galleria Artestudio e Meta quadrato all’Annunciata. Nel 2010 realizza la croce VERODIOVEROUOMO per la parrocchiale di Gattico. Ha partecipato con la scultura La Porta della Legge alla Biennale Internazionale di Scultura di Racconigi presso il Castello di Racconigi nel 2013; nello stesso anno ha allestito la mostra Signum presso la Fabbrica Lapidea della Basilica di San Gaudenzio a Novara. Nel 2016 con la curatela di Francesco Poli, ha presentato presso il Complesso Monumentale del Broletto di Novara l’antologica “Lo spazio dell’identità/ L’identità dello spazio”. Sempre nel 2016 ha realizzato la “Porta della Misericordia” presentata dapprima nel quadriportico del Duomo di Novara e successivamente allocata sul piazzale antistante la Chiesa dei SS Cosimo e Damiano. Nel 2022 ha partecipato alla mostra d’arte contemporanea diffusa sul lago D’Orta S.O.S Humanity, con due opere che rappresentano la sua visione del mondo “A Confronto” e “La Porta della Legge”.

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VIII edizione del Premio Ticino https://www.artevarese.com/viii-edizione-del-premio-ticino/ https://www.artevarese.com/viii-edizione-del-premio-ticino/#respond Sat, 06 May 2023 08:00:26 +0000 https://www.artevarese.com/?p=70091 Varallo Pombia – L’Ente Manifestazioni Artistiche Varalpombiesi (EMAV) e la Pinacoteca di Villa Soranzo, in collaborazione con il Comune di Varallo Pombia, indicono l’VIII Edizione del Premio Ticino finalizzato alla promozione e alla valorizzazione dell’arte contemporanea. Il concoso si propone come occasione di riflessione e di confronto tra artisti, critici e cultori oltre che come […]

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Varallo Pombia – L’Ente Manifestazioni Artistiche Varalpombiesi (EMAV) e la Pinacoteca di Villa Soranzo, in collaborazione con il Comune di Varallo Pombia, indicono l’VIII Edizione del Premio Ticino finalizzato alla promozione e alla valorizzazione dell’arte contemporanea.
Il concoso si propone come occasione di riflessione e di confronto tra artisti, critici e cultori oltre che come momento di diffusione dell’arte.

Il premio è aperto a tutti gli artisti, ognuno potrà presentare una (1) opera realizzata in piena libertà stilistica e tecnica; le misure massime consentite sono di 100 cm di base, (sul retro devono essere indicati nome e cognome dell’autore, indirizzo, telefono, il titolo dell’opera, la tecnica di esecuzione e le dimensioni).

La quota di partecipazione è di € 20,per gli artisti al di sotto dei 25 anni di età la quota di partecipazione è di € 15. Ad ogni partecipante verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
E’ richiesta l’adesione entro il 18 maggio 2023 via mail all’indirizzo pinacotecacesarebelossi@gmail.com anticipando il modulo identificativo (scaricabile dal sito www.comune.varallopombia.no.it/it-it/avvisi) compilato in tutte le sue parti e una foto dell’opera ben illuminata e ripresa esattamente frontale. Le opere verranno selezionate da una commissione di esperti, presieduta dalla da Federica .

Gli elaborati dovranno, dopo l’ammissione al concorso, essere consegnati sabato 20 maggio dalle 14 alle 16 oppure domenica 21 maggio dalle 10 alle 12 alla sede della Pinacoteca in Villa Soranzo a Varallo Pombia, contestualmente i partecipanti dovranno versare la quota di partecipazione.

Per quanto riguarda i riconoscimenti: al primo classificato andrà un premio del valore di € 500,00; al secondo un premio del valore di € 300 e al terzo classificato un premio del valore di € 200. Sarà assegnato inoltre un riconoscimento al miglior artista Under25, del valore di 150 euro in memoria dell’artista e amico Gianni Travaini.

Ai sensi del DPR 430 del 26.11.2001, la presente iniziativa non è considerata un “concorso a premi” bensì un riconoscimento del merito personale e titolo di incoraggiamento nell’interesse della comunità.

Le opere alle quali verrà assegnato uno dei premi in denaro saranno considerate una donazione da parte dell’arti sta alla Pinacoteca Cesare Belossi.
L’inaugurazione della Mostra avverrà venerdì 2 giugno alle ore 15; lo stesso giorno alle ore 18 saranno annunciati i vincitori. L’esposizione sarà poi visitabile anche nei giorni 3/4/10/11 giugno dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.

Per ulteriori informazioni:
Mario Bolognini – mariofebbraio17@gmail.com/T. 333 7700821
Marina Zonca – marina.graziano@alice.it/T. 0321 957275 – 339 3670038 Francesco Ingignoli – ingignoli@ingignoli.it/T. 346 6461970

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Scippare il segno: è il compito! https://www.artevarese.com/scippare-il-segno-e-il-compito/ https://www.artevarese.com/scippare-il-segno-e-il-compito/#respond Tue, 04 Apr 2023 17:15:19 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69733 Miasino – Scippare il segno: è il compito! Si è aperta negli spazi di Villa Nigra la mostra dedicata all’architetto e designer Riccardo Dalisi. Mancato nell’aprile dello scorso anno, è stato un uomo dai molteplici talenti, una figura capace di muoversi attraverso diversi linguaggi: designer, artigiano e poeta, progettista e architetto. Artista dalle mille sfaccettature, […]

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Miasino – Scippare il segno: è il compito! Si è aperta negli spazi di Villa Nigra la mostra dedicata all’architetto e designer Riccardo Dalisi. Mancato nell’aprile dello scorso anno, è stato un uomo dai molteplici talenti, una figura capace di muoversi attraverso diversi linguaggi: designer, artigiano e poeta, progettista e architetto. Artista dalle mille sfaccettature, creativo da sempre ispirato da una straordinaria libertà di pensiero, uomo visionario e sognatore, grande interprete della realtà.

La mostra, a cura di Enrica Borghi, presenta disegni originali, schizzi e segni. Un percorso che segue l’idea di schizzismo con la quale Dalisi lega profondamente arte e pensiero: il segno da scippare, il gesto veloce sul foglio, lo schizzo aggrovigliato che, prima di farsi disegno, si fa anche e soprattutto pensiero, supera ogni intenzionalità e si presenta sul foglio come forza, impulso, lampo intuitivo che guida. Sono proprio queste le imperfezioni feconde come le chiamava Dalisi, grovigli liberi e geniali nel loro essere imprevedibili e imperfetti, sempre portatori di senso, di non detto, nuove idee e orizzonti.

Esposti molti degli oltre duecento prototipi realizzati da Dalisi per Alessi negli anni Settanta durante una incredibile ricerca che ha portato alla produzione della sua personalissima caffettiera napoletana per cui riceve, nel 1981,  il Compasso d’oro, il più antico e prestigioso premio di disegno industriale al mondo. Sono oggetti unici, estremamente espressivi e giocosi, la cui funzionalità scivola in secondo piano trasformandoli in vere e proprie opere d’arte. Il segno è a metà strada tra il gioco e il farsi oggetto con una precisa funzione, pensiero tecnico e icona di design.

Quella di Miasino è la prima occasione di riflessione sui disegni come “nuove geometrie generative”, sulle dinamiche libere e radicali di Dalisi, ma anche sulla serie di prototipi realizzati con Alessi che accompagnano la sua riflessione teorica dedicata all’architettura.
La visione e il pensiero dell’artista accompagnano e ispirano anche gli eventi collaterali della mostra inseriti all’interno di Plastic Revolution, festival diffuso sul Lago d’Orta.

Così sulla mostra la curatrice Enrica Borghi: “La pubblicazione Lo schizzismo edito da Corraini nel 2008, è un diario di appunti e riflessioni sul disegno veloce, abbozzato e libero da costrizioni rappresentative. Un diario che riflette sulla metodologia dell’imprevedibilità e sull’idea dell’imperfezione feconda come la definisce Dalisi stesso. Lo riproponiamo oggi come riflessione alla mostra perché riteniamo siano oggi temi più che mai attuali su cui Asilo Bianco intende riflettere e approfondire. […] Uno sguardo veloce ma nello stesso tempo ancestrale, capace di raccogliere con sé poesia, architettura, progetto e narrazione, tradizione culturale e realtà periferiche di Napoli, uno spostamento mai allineato ma volutamente intravisto di sbieco per cogliere nuove prospettive di visione”.

“La concezione di Confine che Riccardo Dalisi ha elaborato nel tempo, ovvero quella di tappa da essere valicata, anche e soprattutto attraverso l’intelligenza emotiva che si avvale in seconda battuta di una funzione ‘ancillare’ da parte della mente – scrive il critico d’arte Marco Tagliafierro nel  testo di presentazione – lo ha condotto a non sentirsi mai del tutto Radicale, oppure proprio per questo estremamente Radicale. […] I concetti di segno come momento esperienziale, di design ultra poverista e, come conseguenza di questo, l’apertura all’idea di ‘imperfezione feconda’ lo hanno portato alla consapevolezza volta ad intendere il progetto come scrittura. Schizzo veloce, veloce. Un punto su un foglio è materia, una parola è materia e forma, forme che navigano nello spazio, negli spazi, non solo quello del foglio”.

L’esposizione prosegue sino al 14 maggio ed è visitabile dal giovedì alla domenica, dalle 14.30 alle 18.30. Aperture straordinarie: lunedì 10 aprile (Pasquetta), lunedì 24, martedì 25 aprile e lunedì 1 maggio. Ingresso libero

Il progetto Lago d’Orta Plastic Revolution

Il progetto Lago d’Orta Plastic Revolution è tra i vincitori del bando “Plastic Challenge. Sfida alle plastiche monouso” di Fondazione Cariplo e vede come ente capofila il Circolo di Legambiente “Gli Amici del Lago” insieme ai comuni di Ameno, Briga Novarese, Miasino, Orta San Giulio, all’Organizzazione di Volontariato di Briga e all’Associazione Asilo Bianco che ha ideato e scritto il progetto. “Scippare il segno: è il compito!” fa parte del progetto Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”, tre anni all’insegna del disegno e dell’arte a cura di Associazione Musei d’Ossola, Museumzentrum La Caverna di Naters e Associazione Asilo Bianco.

 

 

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L’omaggio di Piccaia a Fibonacci prosegue nelle scuole https://www.artevarese.com/lomaggio-di-piccaia-a-fibonacci-prosegue-nelle-scuole/ https://www.artevarese.com/lomaggio-di-piccaia-a-fibonacci-prosegue-nelle-scuole/#respond Wed, 22 Feb 2023 15:18:06 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69195 Agrate Conturbia – La mostra diffusa dell’artista Giorgio Piccaia dal titolo Piccaia/Fibonacci (Essere Persona, Essere Natura) iniziata lo scorso mese di novembre a Pisa, continua il suo percorso attraverso quattro scuole locali. Gli ormai famosi Rotoli Piccaia/Fibonacci infatti rivestono le balconate dei vani scala del Liceo Scientifico “Ulisse Dini”, degli Istituti d’Istruzione Superiore Galilei-Pacinotti e […]

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Agrate Conturbia – La mostra diffusa dell’artista Giorgio Piccaia dal titolo Piccaia/Fibonacci (Essere Persona, Essere Natura) iniziata lo scorso mese di novembre a Pisa, continua il suo percorso attraverso quattro scuole locali.

Gli ormai famosi Rotoli Piccaia/Fibonacci infatti rivestono le balconate dei vani scala del Liceo Scientifico “Ulisse Dini”, degli Istituti d’Istruzione Superiore Galilei-Pacinotti e dell’Istituto Comprensivo Statale “Leonardo Fibonacci” dove, a maggio, l’artista incontrerà gli studenti di alcune sezioni. Previsto anche, in altri istituti superiori cittadini, un convegno (data da definirsi), sempre alla presenza di Piccaia, durante il quale gli allievi potranno interagire e confrontarsi con le università di Pisa.

La partecipazione di Piccaia all’iniziativa pisana nasce dall’invito a dell’assessore al turismo Paolo Pesciatini a partecipare, ai festeggiamenti degli 850 anni della nascita di Leonardo Pisano detto Fibonacci (Pisa, 1170 circa – 1242). Prende corpo così la mostra diffusa Essere Persona, Essere Natura, a cura di Melania Rocca, a Palazzo Gambacorti (sede del Municipio), Archivio di Stato, ArtInGenio Museum/Officine oltre a 21 “rotoli” posizionati tra le facciate e le mura storiche di Pisa. Due tele sono ancora visibili a Pisa; si tratta di Verde Fibonacci e Fibonacci Fuoco.

I “Rotoli”, opere di grande formato, sono tutti pezzi unici e originali; i numeri della sequenza sono dipinti con vari colori in cerchio cinque alla volta, a rappresentare il fiore Non ti scordar di me (Myosotis), simbolo del ricordo, della memoria, dell’amore e della speranza.

Piccaia da anni usa i numeri della Sequenza del matematico pisano nei suoi lavori, una sequenza infinita come infinita è la Natura. “Sequenza che tende alla Sezione aurea, avanzando l’ipotesi di un “costante accrescimento naturale”.

 

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