Varese Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/varese/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 24 May 2024 11:09:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Varese Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/varese/ 32 32 Daniele Di Luca inaugura a Casciago https://www.artevarese.com/daniele-di-luca-inaugura-a-casciago/ https://www.artevarese.com/daniele-di-luca-inaugura-a-casciago/#respond Fri, 17 May 2024 18:00:57 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74323 Casciago – Torna a Varese, dopo anni trascorsi a Palermo, l’artista Daniele Di Luca che dal 19 maggio, inaugurerà nella Chiesa di San Giovanni l’installazione-mostra dal titolo “Nessua Forma, Nessuna Sostanza”. Il pubblico si troverà a vivere un’esperienza immersiva, totalizzante, che va oltre la semplice mostra, perché tutto il lavoro di installazione presentato da Di […]

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Casciago – Torna a Varese, dopo anni trascorsi a Palermo, l’artista Daniele Di Luca che dal
19 maggio, inaugurerà nella Chiesa di San Giovanni l’installazione-mostra dal titolo “Nessua Forma, Nessuna Sostanza”.
Il pubblico si troverà a vivere un’esperienza immersiva, totalizzante, che va oltre la
semplice mostra, perché tutto il lavoro di installazione presentato da Di Luca verte su una riflessione dell’essere, dell’esistere e del prendersi cura dell’altro.

La mostra è curata da Alessandra Poggiali, con suo testo critico nel catalogo in limited edition edito da TraRari TIPI Varese, ha la presentazione di Luca Traini e un’incursione di Debora Ferrari.

“Le fioriture sono accennate, silenziose, si lasciano coinvolgere nella presa di cura di una assenza, del vuoto, perché ‘nella mancanza dell’oggetto -come spiega l’artista- l’azione resta nuda in un perpetuarsi incessante, nulla può interferire col suo essere sé” sottolinea nello scritto. “Le opere che trasformano lo spazio della chiesa, con un lavoro in loco dello scultore durato due settimane, nascono per sottrazione, capaci di far andare oltre l’apparenza per scivolare nella filosofia dell’autore e anche nello spirito del mondo -scrive Debora Ferrari. Sono testimonianza degli accadimenti del mondo, connessi al di là di ogni presupposto di pensiero ma collegati ad esso nel disvelamento dell’essere”.

Il suo percorso artistico-evolutivo ha origine nella forma e nella scultura plastica, si trasforma poi insieme alla pittura e al segno, giunge a un ritmo nuovo, disteso, meditativo e sempre ricco di presupposti esistenziali.

“Il passaggio davanti e dentro le opere di Daniele Di Luca è rito dove parola e materia vengono plasmandosi in una realtà essenziale, “distratta” in apparenza solo per alcuni dettagli, nel senso profondo di “distrarre”: volgere nuovamente occhi, respiro, pensiero e superiore attenzione al contenuto. Tutte queste attenzioni comportano il tempo in cui siamo – per l’artista che costruisce come per chi visita i suoi lavori – complesso di energie che necessita di una fame placata – secondo Luca Traini, nel testo in catalogo. E aggiunge: C’è un nuovo fare gentile – “fare”, “poesia” – nell’arte di Daniele”.

L’evento offre al pubblico anche momenti diversi, con la partecipazione, il 2 giugno alle 18, di: Franca Formenti, con “Cibarmi” Food Artivism performance, il 15 giugno protagonista sarà Fabio R. Lattuca, “La voce muta” live set music (Stochastic Resonance), alle 21 e in occasione del finissage della mostra, il 22 giugno, l’appuntamento sarà con The Black, concerto rock’n’roll, alle 21.

La mostra sarà visitabile sino al 22 giugno, orari d’apertura: 16.30-20, venerdì, sabato e domenica16.30-22 ingresso libero.  Info e visite fuori orario +39 339 6650341

 

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“Geometrie Straordinarie” alla Fondazione Morandini https://www.artevarese.com/geometrie-straordinarie-alla-fondazione-morandini/ https://www.artevarese.com/geometrie-straordinarie-alla-fondazione-morandini/#respond Fri, 10 May 2024 10:00:25 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74210 Varese – “Geometrie Straordinarie” alla Fondazione Morandini. La mostra, che si apre al pubblico dal’11 maggio è un omaggio all’arte geometrica contemporanea che esplora le infinite possibilità espressive non figurative, attraverso combinazioni inedite. A interpretarle, dieci artisti di rilievo internazionale che, ciascuno con il proprio linguaggio visivo distintivo, contribuiscono a un dialogo affascinante sulle forme […]

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Varese – “Geometrie Straordinarie” alla Fondazione Morandini. La mostra, che si apre al pubblico dal’11 maggio è un omaggio all’arte geometrica contemporanea che esplora le infinite possibilità espressive non figurative, attraverso combinazioni inedite. A interpretarle, dieci artisti di rilievo internazionale che, ciascuno con il proprio linguaggio visivo distintivo, contribuiscono a un dialogo affascinante sulle forme e sulla loro capacità di trasformare la percezione artistica.

Il percorso dell’esposizione accompagna alle opere dei tedeschi Edgar Diehl e Peter Weber, i cui lavori esplorano il dialogo tra spazio e materia attraverso sculture astratte dinamiche e l’utilizzo del materiale per veicolare la forma, al turco Şakir Gökçebağ che trasforma oggetti di uso quotidiano in opere d’arte che celebrano la semplicità geometrica.

Proveniente invece dal Regno Unito è Patrick Hughes, che rivoluziona la percezione visiva con le sue “pitture in movimento”, opere che giocano abilmente con l’illusione ottica e la prospettiva. Anna Kruhelska dalla Polonia e Bruno Munari dall’Italia, si districano tra vari media per esplorare temi di identità, memoria e percezione visiva, offrendo prospettive uniche attraverso l’uso innovativo della forma e del colore.

Il viaggio espositivo continua con Paolo Scirpa e Martin Willing, il cui lavoro invita alla riflessione sull’universo e sulla struttura – reale in un caso e presunta nell’altro – attraverso la bellezza e la complessità delle forme geometriche. Infine, concludono il percorso, le opere di  Seliger Reiner e Beat Zoderer  che introducono una ricca varietà di approcci alla geometria astratta.

Durante i dieci mesi della mostra saranno organizzate conferenze mensili tematiche tenute dagli artisti stessi, durante le quali approfondiranno i significati delle opere esposte e il tema centrale della propria arte.

La mostra, allestita nella sede della Fondazione Morandini di via Francesco Del Cairo, sarà aperta al pubblico sino al 2 febbraio 2025, il giovedì, dalle 15 alle 18; dal venerdì alla domenica, 10 – 13/14 – 18. Visite guidate due domeniche al mese con inizio alle 15.

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“L’esistere di Renato Bonardi”, un omaggio all’artista https://www.artevarese.com/lesistere-di-renato-bonardi-un-omaggio-allartista/ https://www.artevarese.com/lesistere-di-renato-bonardi-un-omaggio-allartista/#respond Fri, 03 May 2024 10:46:08 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74155 Castronno – È un evento unico quello che si apre domani, 4 maggio dalle 16.30,  nella casa studio dello scultore Renato Bonardi, una vera esperienza nell’arte e nella scultura vissuta pienamente dall’artista nel suo percorso di vita al quale si invita il pubblico. Nella casa studio che la figlia Federica e la moglie Carla hanno […]

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Castronno – È un evento unico quello che si apre domani, 4 maggio dalle 16.30,  nella casa studio dello scultore Renato Bonardi, una vera esperienza nell’arte e nella scultura vissuta pienamente dall’artista nel suo percorso di vita al quale si invita il pubblico.

Nella casa studio che la figlia Federica e la moglie Carla hanno sistemato e riorganizzato per permettere la visione delle opere, troviamo tutto il percorso artistico di Renato: il disegno, l’illustrazione, la ceramica, la scultura, l’acquerello, la poesia in 5 stanze su due piani, oltre al
portico e al giardino dove si terranno laboratori e musica dal vivo.

L’ultima personale era stata allestita all’Atelier Capricorno di Cocquio Trevisago nel 2019 e allora come oggi nella casa di Castronno trovano posto la grafica pura, i quadri con la sua personale ‘encicplopedia’ del mondo e dell’arte, le sculture in ferro, le ceramiche plasmate in grès, in smalto o in refrattario con ossidi, queste ultime il più delle volte realizzate dagli amici Robustelli alle Ceramiche Ibis di Cunardo. Non per ultimi ma per importanza nella mostra sono presenti anche i quadri con le poesie: sono il cuore pulsante della sua ispirazione, il segnale vitale della continua pulsione a creare che lo abitava fortemente perché come diceva l’artista stesso “Lavoro per vivere, faccio arte per esistere”. I taccuini e i libri rilegati da lui sono molto importanti per capire lo scambio osmotico con la cultura storica, con gli
scrittori famosi come Italo Calvino e Cesare Pavese, tra i suoi preferiti (una sua scultura “L’acqua del Po” si trova dal 1994 al Centro Studi Cesare Pavese di S. Stefano Belbo (CN).

Renato Bonardi è un artista di alta levatura, forte e delicato allo stesso tempo perché la sua poesia, alla base della materia, è lieve e tenace, perché doma la materia a parole e numeri come un filosofo matematico, perché tra un acquarello e un grès ci sarà sempre una lingua comune che prosegue un racconto da lui iniziato, coi suoi timbri e le sue sgorbie. Dai burattini alle sculture in ferro la sua è arte coerente, tenuta da fili ora visibili ora impercettibili, capace di ironizzare sul quotidiano e per questo di prendere sul serio aspetti materiali e spirituali, dai Pinocchi agli Angeli, è così che una forza analitica e centrifuga si esprime; dalle grafiche ai quadri ai libri di pietra troviamo l’altro aspetto di sintesi, l’impronta della sua mano, la forza centripeta; in ogni scultura ceramica, dal piatto al monolite di lettere al bassorilievo, ecco la ‘summa’ nella plasmabilità di parola e immagine.

Nella storia dell’arte Bonardi si inserisce con personalità chiara e inconfondibile, figlio anche dell’Arte Concreta dei libri illeggibili di Munari, il tutto filtrato e metabolizzato da una mente laboriosa, quasi astrofisica nelle sue espressioni, incessante nel produrre idee e nel raccogliere ricordi di ogni giorno per trasformarle in leggi universali.

Ci sono artisti che rappresentano il mondo, altri che lo immaginano e ce lo propongono secondo nuove visioni, ardite regole, disegni terreni e celesti. Renato Bonardi, amico di molti colleghi dentro e fuori il territorio di Varese, rientra nella seconda squadra, composta da tanti come lui amanti del sogno, della poesia, della necessità di lasciare opere con corpo e anima vicini all’artefice ma capaci di parlare al di là del tempo, valide sempre. E derivate da faticoso lavoro, interiore e di mani, per ammorbidire le materie e dar loro altra vita.

Le oltre 60 opere esposte sono accompagnate da un libro di poesie edito da TraRari TIPI e riportante fedelmente gli autografi originali dell’artista.

Cenni biografici

Renato Bonardi, nato in provincia di Varese, inizia la carriera artistica come grafico di trademark e grafico umorista, collaborando con diversi quotidiani locali (La Prealpina, Il Giornale) varie riviste (Varese Mese, Charter), associazioni (Artigiani, CONI).
Successivamente amplia le proprie esperienze dedicandosi alla pittura e alla scultura, frequentando i laboratori artistici di Carrara, Alte Ceccato di Vicenza, Albisola (SV), Ceramiche il Tondo di Celle Ligure, le Fornaci Ibis di Cunardo (VA). Collabora come illustratore per le Edizioni Salviati di Milano e Loescher di Torino.
La sua ricerca tematica sviluppatasi inizialmente attorno alla simbologia del tempo, dei numeri e delle lettere, si indirizza successivamente all’approfondimento dell’immagine del libro-testo-
scrittura-lettera, indagando sulla possibilità di una interpretazione figurativo-concettuale,
utilizzando materiali come pietra di Vicenza, terracotta, ceramica, alabastro e ferro.
Di lui hanno scritto numerosi critici, con recensioni in testate di settore. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Per tutta la sua vita ha scritto poesie e realizzato acquerelli di grande forza e delicatezza. Un suo libro d’artista, Ed. La Diane Française, è presente alla Biblioteque L. Noucera di Nizza e alla Bibliotèque National di Parigi. Ha realizzato opere monumentali e collocate in varie sedi come: S. Stefano Belbo, Varallo Pombia, Albissola Marina, Parco di Taino, Laveno, Mombello e Castronno.
Baroldi è scomparso prematuramente nel 2013.

Appuntamenti, sempre a ingresso libero, che accompagnano la mostra:

4 maggio, 16.30 inaugurazione, momento musicale con Filippo Silvestri, reading poetico con
Eugenia Marcolli
5 maggio, 16.30 laboratorio di argilla per tutte le età insieme ad Anna Genzi e Anny Ferrario di Atelier Capricorno
11 maggio, alle 16,  ambientazioni sonore nelle stanze dell’arte, visite accompagnate alla casa atelier e letture poetiche con Eugenia Marcolli
12 maggio, alle 16 visite accompagnate alla casa atelier e letture con Debora Ferrari e Luca Traini, editori e curatori d’arte.

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La pittura potente ed evocativa di Luca Gastaldo https://www.artevarese.com/la-pittura-potente-ed-evocativa-di-luca-gastaldo/ https://www.artevarese.com/la-pittura-potente-ed-evocativa-di-luca-gastaldo/#respond Thu, 02 May 2024 06:00:50 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74129 Varese – Nella nuova personale di Luca Gastaldo, intitolata Semi di Spirito, in apertura dal 4 maggio alla Galleria Punto sull’Arte(inaugurazione dalle 11 alle 13), l’artista accompagna nell’universo complesso e fatato del nostro immaginario. I “Semi di spirito” ai quali si riferisce il titolo nascono dalle storie che l’artista raccoglie da letture dell’infanzia. Sono semi […]

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Varese – Nella nuova personale di Luca Gastaldo, intitolata Semi di Spirito, in apertura dal 4 maggio alla Galleria Punto sull’Arte(inaugurazione dalle 11 alle 13), l’artista accompagna nell’universo complesso e fatato del nostro immaginario. I Semi di spirito” ai quali si riferisce il titolo nascono dalle storie che l’artista raccoglie da letture dell’infanzia.

Sono semi di immaginario, la parte non materiale del nostro essere, cui l’artista milanese attinge da sempre per le sue tele, improntate a un acceso romanticismo, alla ricerca del vissuto che si fa materia. Nei suoi quadri appare sempre una fonte luminosa, sia essa quella di una finestra illuminata o di un raggio lunare, il chiarore di un’alba o il baluginare di lontani lampioni. Una luce pilota, sorta di anima inquieta che in fondo è quella dell’artista, la fiammella della creazione, la scintilla del ricordo. È la stessa fiducia che l’uomo ha sempre avuto nel cambiamento, nell’evoluzione spontanea di un’idea, della materializzazione di un sogno, di un desiderio in grado di regalare emozioni colorate.

«Gastaldo dipinge cieli blu, il colore dell’introspezione e dei sentimenti profondi, ma anche della spiritualità, –  scrive nel testo critico Mario Chiodetti. – Paesaggi in cui la terra a volte è soltanto una striscia, un basamento su cui poggiare la materia dell’incanto, la memoria di suoni, parole, gesti, racconti che di colpo si svelano. Così incomincia la storia, la narrazione inconscia di qualcosa a lungo rimasta nascosta nel profondo, sedimentata in strati di ricordi, a volte lontani altre frutto di immediate sensazioni evocate dalla musica o da un verso poetico»

«Da bambino Luca assieme ai fratelli ascoltava musicassette con le favole recitate da attori famosi, un modo straordinario per “fare scorta” di un immaginario che oggi gli serve da tavolozza e da difesa contro un mondo troppo veloce, e quella casetta che così spesso appare nei quadri è quella della sua mente, illuminata da fantastici personaggi e da storie inverosimili ma appassionanti.

I suoi quadri partono da un’idea, ma spesso strada facendo la direzione cambia, la fantasia prende il sopravvento e sulla pianta della storia iniziale si innesta un germoglio rigoglioso.

Nuove sensazioni e ricordi si affacciano all’orizzonte, forse evocati da un ascolto musicale o da un verso poetico. Gastaldo cerca dentro sé stesso il fanciullo che rimaneva affascinato dalle fiabe e oggi indaga i sentimenti di scrittori e poeti, da Pascoli a Pavese, ma anche quelli dei musicisti amati, Louis Prima, Fats Domino o Tracy Chapman, fonte continua di ispirazione assieme alla sperimentazione cromatica. Nei paesaggi di Luca, raramente appare la figura umana, ma l’uomo, pur assente, è il protagonista delle emozioni trasmesse dalla Natura, in una sorta di comunione ideale tra spirito e materia. «I miei quadri escono da soli, magari l’idea all’inizio è diversa, poi evolve in qualcos’altro, ma non cerco a forza la novità. Vorrei che chi guarda le mie opere esprima le proprie emozioni così come le ho espresse io. Per questo mi piacerebbe mettere una poltrona davanti a ogni tela, per permettere al visitatore della mostra di sedersi come in salotto ed “entrare”, attraverso l’ascolto, nella storia che ho visualizzato. In passato, infatti, ho dipinto anche quadri legati a canzoni, e ho realizzato installazioni ponendo delle balle di fieno per terra davanti alle opere e diffondendo nell’aria il profumo dell’erba appena tagliata», dice Gastaldo. Anche i titoli dati alle tele sono fantasiosi: «A quadro finito metto la musica perché mi ispiri per il titolo, e a volte ci sistemo il verso di una poesia o la strofa di una canzone, è un suggerimento per leggere l’opera».

Al Vernissage della mostra, allestita nella sede principale della Galleria, in Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese (Casbeno) sarà presente l’artista. La mostra potrà poi essere visitata, nello stesso giorno, dalle 14 alle 17. L’esposizione proseguirà sino al 1 giugno nei seguenti orari: da martedì a sabato 9.30 – 17.

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Torna a Varese “Ground Zero” di Wim Wenders https://www.artevarese.com/torna-a-varese-ground-zero-di-wim-wenders/ https://www.artevarese.com/torna-a-varese-ground-zero-di-wim-wenders/#respond Sun, 28 Apr 2024 08:00:44 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74115 Varese – Cinque gigantesche immagini del regista e fotografo tedesco Wim Wenders tornano in esposizione a Villa Panza. Fino al 12 maggio, negli spazi della Scuderia piccola dell’edificio, sarà possibile ammirare il ciclo di scatti realizzati dall’artista all’indomani dell’11 settembre del 2001, che ritraggono Ground Zero con le macerie ancora fumanti. Una preghiera per immagini, […]

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Varese – Cinque gigantesche immagini del regista e fotografo tedesco Wim Wenders tornano in esposizione a Villa Panza. Fino al 12 maggio, negli spazi della Scuderia piccola dell’edificio, sarà possibile ammirare il ciclo di scatti realizzati dall’artista all’indomani dell’11 settembre del 2001, che ritraggono Ground Zero con le macerie ancora fumanti.

Una preghiera per immagini, un monito contro la violenza del terrorismo e la suggestiva, potente visione di un dramma collettivo, che oggi come allora, purtroppo, interessa e coinvolge tutti.

L’opera è stata donata dal regista e da sua moglie Donata Wenders al FAI nel 2015, a seguito della sua esposizione a Villa Panza, intitolata “Wim Wenders. AMERICA” dedicata a rappresentare la sua visione, di artista europeo affascinato dall’America. Così come Giuseppe Panza di Biumo, che dalla fine degli anni Cinquanta, visitando l’America, rimase affascinato da quella terra di spazi immensi, di natura e di luce, di colori e di contrasti, che giovani artisti allora sconosciuti, oggi maestri, stavano esprimendo nelle nuove forme dell’arte: con lungimirante intuito e profonda sensibilità ne comprò le opere, dando inizio alla sua eccezionale collezione, nota in tutto il mondo, diffusa nei più grandi musei internazionali, ma pienamente rappresentata nella sua casa, sul Colle di Biumo, a Varese.

Le immagini di Wenders sono una testimonianza storica eccezionale, perché l’artista, fingendosi assistente dell’unico fotografo incaricato dal Comune di New York, fu il solo a poter scattare altre immagini dell’area altrimenti off-limits a così pochi giorni dalla tragedia.

E’ una visione artistica di grande suggestione, che allarga lo sguardo senza perdere il crudo dettaglio e scardina la percezione di quelle rovine immortalandone perfino il fascino: la potenza della luce che penetra tra le macerie e induce alla speranza per il futuro, per l’umanità.

 

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Andrea Ravo Mattoni inaugura al Castello di Masnago https://www.artevarese.com/andrea-ravo-mattoni-inaugura-al-castello-di-masnago/ https://www.artevarese.com/andrea-ravo-mattoni-inaugura-al-castello-di-masnago/#respond Thu, 04 Apr 2024 18:00:50 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73866 Varese – Andrea Ravo Mattoni inaugura al Castello di Masnago “img2img – Pittura, Copia e Intelligenza artificiale”. La mostra, a cura di Monica Guadalupi Morotti e Andrea Ceresa è la prima esposizione museale di dell’artista varesino (classe 1981), conosciuto in tutto il mondo dal 2016 per il suo progetto Recupero del classicismo nel contemporaneo con il […]

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Varese – Andrea Ravo Mattoni inaugura al Castello di Masnago “img2img – Pittura, Copia e Intelligenza artificiale”. La mostra, a cura di Monica Guadalupi Morotti e Andrea Ceresa è la prima esposizione museale di dell’artista varesino (classe 1981), conosciuto in tutto il mondo dal 2016 per il suo progetto Recupero del classicismo nel contemporaneo con il quale ha ripreso dipinti classici, risalenti al periodo tra il ‘400 e l’800, riproponendoli su grandi pareti  e muri con la tecnica dello spray.
Nel 2021  Ravo scopre l’Intelligenza Artificiale (AI) generativa e si apre una nuova via nel suo percorso. Il risultato  è stato esposto nelle mostre War of Images alla Colab Gallery di Weil Am Rhein, in Germania, RenA.I.ssance alla galleria Artrust a Melano, in Ticino (CH), e MétAImorphose alla galleria Ange Basso di Parigi, recentemente conclusa.

Parallelo al percorso murale per cui è più noto, il progetto con la AI procede principalmente in studio dove Ravo utilizza principalmente la stessa tecnica dello spray, ma su tela, supporto della pittura per eccellenza.

Il titolo di questa mostra, img2img, è la contrazione della formula image-to-image che indica una determinata tecnologia di Intelligenza Artificiale. Questa permette di trasformare un’immagine esistente semplicemente descrivendo ciò che si vorrebbe modificare (un prompt). Il titolo però non si limita ad indicare una delle modalità del processo creativo di Ravo, ma serve ad evocare, in senso più ampio, tutte le trasformazioni che occorrono alle immagini nella nostra società completamente satura (così come sono le memorie dei nostri cellulari):  distorte, compresse, postate, inviate, trasmesse, dipinte, prese in fotografia, falsate, modificate, photoshoppate, stampate, rubate, scaricate e forse non è ancora tutto. E le immagini sono il materiale dei pittori, pertanto è naturale che questo mutare non passi loro inosservato.

Per molti anni l’artista ha ridipinto immagini classiche, iconiche, reinterpretandole con la sua tecnica unica, ingigantendole e ponendole in mezzo alla strada era già un processo img2img. E non lo sanno in molti, ma ridipingere è una cosa che ha sempre fatto, come si vede nell’ultima sala della mostra, dove l’autoritratto è una sovrapposizione di fermimmagine di un video girato da Ravo stesso con una delle prime videocamera portatile dell’epoca. Oggi, questa mostra è la dichiarazione che continuerà a farlo. Sono cambiate le matrici da reinterpretare e la tecnica: non sono più solo i dipinti dell’arte classica, ma disegni e opere del ‘900 importanti per la sua formazione, sono le immagini generate dall’AI, in ogni stile, e sono anche le sue stesse fotografie, scattate in studio di posa.

Il percorso espositivo

Nelle stanze del Castello sono esposte circa 25 opere inedite realizzate per l’esposizione, principalmente dipinte a spray su tela, ma anche due interventi ad acrilico su pietra. Nelle prime tre sale si pone il vocabolario del pittore, cioè le immagini di cui Ravo può disporre per dipingere: sono le infinite possibili immagini generate dall’Intelligenza Artificiale,  temi classici della pittura interpretate da grandi maestri come Pellizza da Volpedo, di cui è stato preso in prestito il quadro Sera d’autunno o Valpozzo (1903) dalla collezione del Castello di Masnago. Sono anche le fotografie che Ravo scatta in studio di posa proiettando su delle modelle, sono anche la videoarte del ‘900, oltre che Caravaggio, suo autore classico prediletto sin dalla celeberrima Cattura di Caravaggio realizzato nel 2016 sotto il ponte di fronte al Centro Commerciale Belforte di Varese.

Nelle altre sale sfilano le differenti tipologie di immagini, nuovi mondi. L’illustrazione giapponese interagisce allora con la pittura classica e con gli affreschi del castello, quella che sembra fotografia invece è opera dell’intelligenza artificiale che si tradisce nell’imperfezione dell’immagine. Un nuovo universo creato dal pittore in cui fotografia, arte, intelligenza artificiale, video pittura e tutto ciò che è immagine collassa a creare un nuovo fragile mondo.

Nell’esposizione sono presenti delle strutture cromate e specchianti progettate da Studio Def e una composizione sonora di Andrea La Pietra.

Il percorso si conclude nella sala dedicata agli autoritratti. Partendo dal primo del 2004, realizzato ad olio su un lenzuolo della famiglia mentre frequentava l’Accademia di Brera, si passa a quello del 2013 e del 2024. L’esposizione che proseguirà fino al 28 luglio sarà affiancata da numerosi eventi. Orari al pubblico: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18.n Visite guidate per scuole e gruppi su prenotazione con Cooperativa “Sull’Arte”, da contattare ai seguenti recapiti: telefono + 39 333 6810487, e-mail: info@cooperativasullarte.it

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Un-Reality, Mauro Reggio a Varese https://www.artevarese.com/un-reality-mauro-reggio-a-varese/ https://www.artevarese.com/un-reality-mauro-reggio-a-varese/#respond Wed, 07 Feb 2024 09:05:20 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73292 Varese – La galleria Punto sull’Arte si prepara ad accogliere dal  17 febbraio (con inaugurazione alle 11) la prima personale di Mauro Reggio dal titolo “Un-Reality”. L’esposizione, allestita nelle sale di Viale Sant’Antonio presenta opere dalle forti suggestioni metafisiche e da inquiete atmosfere hopperiane che caratterizzano i lavori di Reggio. Pennellate limpide, pulite, senza sbavature […]

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Varese – La galleria Punto sull’Arte si prepara ad accogliere dal  17 febbraio (con inaugurazione alle 11) la prima personale di Mauro Reggio dal titolo “Un-Reality”.

L’esposizione, allestita nelle sale di Viale Sant’Antonio presenta opere dalle forti suggestioni metafisiche e da inquiete atmosfere hopperiane che caratterizzano i lavori di Reggio.

Pennellate limpide, pulite, senza sbavature e una sensibilità particolare al potere della luce e del colore hanno fatto di questo artista, negli anni, una delle figure più interessanti del paesaggio contemporaneo. Paesaggio urbano, però, sempre; nutrito dalle architetture che fanno di ogni città uno spazio unico e riconoscibile, pensato come una lunga narrazione, una favola affascinante nella quale i luoghi che crediamo di conoscere assumono un volto speciale: diventano icona.

La Galleria lo presenta in una personale intensa, suggestiva, dove proprio la città Varese emerge in due lavori dalle luminosità avvolgenti, opere in cui l’architettura razionalista si staglia nel suo impeccabile splendore oppure gioca di sponda con i capricci del Barocco. E poi, tra i soggetti, il Duomo di Parma e il suo Battistero, in uno skyline declinato su luci rosate; e ancora piazza Santo Stefano, a Bologna, raccontata come un enigma di De Chirico. E naturalmente Roma, la città dell’artista, calda di luci ocra care alla Scuola Romana, imponente nell’Anfiteatro Flavio e opulenta nello scorcio di via del Corso, costruttivista nelle volute delle tangenziali e romantica nei ponti sul Tevere.

Reale ma mai del tutto, in bilico tra l’autenticità del vero e l’artificio della perfezione, il lavoro di Reggio ci interroga sulla nostra percezione, sia quando sfiora l’astratto, lasciandoci nel dubbio su quello che stiamo vedendo, sia quando evoca, nella solennità dei suoi silenzi, musiche arcane che possiamo ascoltare solo con gli occhi e con il cuore.

La mostra che presenta opere inedite rimarrà in calendario sino al 16 marzo e sarà aperta al pubblico nei consueti orari: da martedì –a sabato dalle 9.30 alle17. All’inaugurazione sarà presente l’artista.

Cenni biografici

MAURO REGGIO si dedica unicamente alla raffigurazione del paesaggio urbano, di cui ne esalta prospettive e architetture spogliandole dei segni e della presenza dell’uomo per metterne in evidenza le geometrie e i colori e trasformandole nel vero e unico soggetto del quadro. I suoi soggetti sono tangenziali, gasometri, palazzi barocchi e archeologie industriali ritratti in un presente senza tempo. L’artista dipinge monumenti provenienti da epoche diverse a partire dai colori tipici della grande tradizione italiana del XX secolo, poi trasformati e rinnovati sulla base delle più recenti riflessioni contemporanee su fotografia, pittura e nuove tecnologie. Nasce a Roma nel 1971 e nel 1993 si diploma con lode all’Accademia di Belle Arti della sua città. Ha realizzato mostre personali e collettive in gallerie di prestigio, musei e spazi pubblici in Italia e all’Estero. Nel 2011 e 2015 è stato invitato a partecipare alla Biennale di Venezia. I suoi dipinti fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private, tra le quali si segnalano quella della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (Macro), la Collezione Farnesina Experimenta presso il Ministero degli Affari Esteri e quella del Senato sella Repubblica Italiana con tre dipinti di grandi dimensioni di cui uno commissionato appositamente per la parete centrale della Sala Nassirya in Palazzo Madama adibita alle conferenze stampa. La Bulgari s.p.a. ha acquistato e collocato sue opere nei negozi di New York, Los Angeles, Chicago, Londra, Hong Kong, Taipei (Taiwan), Kuala Lumpur (Malesia) e nella sede centrale di Roma. Nel 2021 vince il Premio Eccellenti Pittori con un quadro che rappresenta il Colosseo. Vive e lavora a Rocca di Papa (Roma).

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“Nella scia dei segni interiori” https://www.artevarese.com/nella-scia-dei-segni-interiori/ https://www.artevarese.com/nella-scia-dei-segni-interiori/#respond Wed, 31 Jan 2024 07:00:52 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73260 Varese – Prosegue, negli spazi espositivi del Santuario di Santa Maria della Gioia, “Nella scia dei segni interiori” la personale del pittore svizzero Hans Kammermann. Quella dell’artista è una pittura “messaggera di attimi, di ricordi e di relazioni uniti nella ricerca dell’energia cosmica che pervade ogni essere, ma che sfugge e si cela nell’illusione della […]

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Varese – Prosegue, negli spazi espositivi del Santuario di Santa Maria della Gioia, “Nella scia dei segni interiori” la personale del pittore svizzero Hans Kammermann.

Quella dell’artista è una pittura “messaggera di attimi, di ricordi e di relazioni uniti nella ricerca dell’energia cosmica che pervade ogni essere, ma che sfugge e si cela nell’illusione della vita quotidiana.

I lavori esposti sono il simbolo della meditazione di Hans negli ultimi anni, del suo universo di sogni e di sentimenti, racchiuso in pochi momenti distillati per questa mostra. Opere che possono essere descritte come un sussurro: “Non uscire fuori di te, rientra in te stesso, la verità abita nel profondo dell’uomo” (St. Agostino)”

Durante la mostra, in calendario sino al 9 febbraio, sarà possibile dialogare con l’artista e visitare la Chiesa di via Montello, opera di Frate C. Ruggeri e L. Leoni. Orari di apertura al pubblico: 2 febbraio, dalle 15 alle 19; 3 febbraio, 10-12 e 15-19; 4 e 9 febbraio, 15-19. Per visite in altri orari contattare 335 7173454.

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Al Maestro Pistoletto il Premio ecologia città di Varese https://www.artevarese.com/al-maestro-pistoletto-il-premio-ecologia-citta-di-varese/ https://www.artevarese.com/al-maestro-pistoletto-il-premio-ecologia-citta-di-varese/#respond Thu, 07 Dec 2023 10:45:34 +0000 https://www.artevarese.com/?p=72798 Varese – Al maestro Michelangelo Pistoletto andrà Il Premio ecologia città di Varese 2023. Il riconoscimento, istituito nel 1973 da Salvatore Furia, (uno dei primi volti all’ecologia e sorti in Italia e in Europa) sarà consegnato all’artista il 12 dicembre nel corso della cerimonia organizzata nel salone estense dalle 20.30. (alle 16.30, alla Dacia di […]

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Varese – Al maestro Michelangelo Pistoletto andrà Il Premio ecologia città di Varese 2023. Il riconoscimento, istituito nel 1973 da Salvatore Furia, (uno dei primi volti all’ecologia e sorti in Italia e in Europa) sarà consegnato all’artista il 12 dicembre nel corso della cerimonia organizzata nel salone estense dalle 20.30. (alle 16.30, alla Dacia di Villa Baragiola, piantumazione essenza dedicata al Maestro).

Il premio viene assegnano a una personalità che si sia distinta per merito in relazione alla “divulgazione scientifica”.

Il Comitato è costituito da un rappresentante designato dal Sindaco di Varese, un rappresentante dell’associazione “Società Astronomica G.V. Schiaparelli” e i referenti degli enti partner: Università dell’Insubria di Varese, ARPA Lombardia e JRC Ispra (VA).

Oltre al “Premio ecologia città di Varese” dal 2018 viene attribuito anche il premio “Mario Pavan”, chiamato così in memoria dell’importante entomologo che fu anche Ministro dell’Ambiente nel 1987. Il riconoscimento viene assegnato, a seguito della pubblicazione di un bando apposito, ad un giovane dottorando in materie scientifiche e consiste in una borsa di studio del valore di € 2.500.

* PH.Pierluigi-Di-Pietro, Courtesy by ArchivioCittadellarte Fondazione Pistoletto.

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A Michelangelo Pistoletto il premio “Ecologia Città di Varese 2023″ https://www.artevarese.com/a-michelangelo-pistoletto-il-premio-ecologia-citta-di-varese-2023/ https://www.artevarese.com/a-michelangelo-pistoletto-il-premio-ecologia-citta-di-varese-2023/#respond Fri, 10 Nov 2023 10:00:05 +0000 https://www.artevarese.com/?p=72447 Varese – Sarà consegnato all’artista Michelangelo Pistoletto il prestigioso premio “Ecologia Città di Varese edizione 2023”, riconoscimento intitolato a Salvatore Furia che ogni anno viene attribuito a chi si è distinto nell’ambito della divulgazione in tema di tutela dell’ambiente e di ecologia. La cerimonia è in programma il 12 dicembre, alle 21, nel Salone Estense […]

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Varese – Sarà consegnato all’artista Michelangelo Pistoletto il prestigioso premio “Ecologia Città di Varese edizione 2023”, riconoscimento intitolato a Salvatore Furia che ogni anno viene attribuito a chi si è distinto nell’ambito della divulgazione in tema di tutela dell’ambiente e di ecologia. La cerimonia è in programma il 12 dicembre, alle 21, nel Salone Estense del Comune.

Una scelta che testimonia l’autorevolezza dell’iniziativa varesina che, nel corso degli anni, ha visto fregiarsi del titolo importanti figure del mondo scientifico, culturale, artistico e giornalistico. Un approccio multidisciplinare e visionario che rimanda a quello con cui Salvatore Furia esplorava e indagava la realtà e l’universo, con quell’anelito poetico verso l’infinito e, allo stesso tempo, con una semplicità che tanto lo rendeva vicino alla gente.

Nei lavori di Pistoletto l’arte è al centro di una trasformazione responsabile della società: la scelta sottolinea l’urgenza di un dialogo interdisciplinare e intergenerazionale tra arte, scienza, economia e società. Parole e categorie care a Furia, come natura e responsabilità, che trovano nelle opere di Pistoletto una reinvenzione originale e feconda. Attraverso la sua straordinaria avventura estetica, il Maestro ha provato a cercare una sintesi per arrivare ad un equilibrio rinnovato tra artificio e natura. Una missione che era anche quella di Furia, meteorologo, astronomo, poeta, conservatore della natura, divulgatore, educatore, promotore di numerose battaglie in ambito ecologico, pioniere della protezione civile, fondatore del Centro Geofisico Prealpino e della Cittadella delle Scienze del Campo dei Fiori di Varese.

Non a caso anche Michelangelo Pistoletto ha dato vita alla sua cittadella: si tratta di Cittadellarte, la fondazione creata dal Maestro nel 1998 a Biella, sua città di origine. Un centro di ricerca, formazione e produzione artistica dedicato all’arte e alla sostenibilità. Un luogo di scienza, relazioni ed equilibri che tanto ricorda il sogno di Furia, tenace, battagliero, generoso, capace di scrutare il cielo, ma anche di inforcare piccone e badile e di costruire con le proprie mani – intrecciandole a quelle dei tanti volontari e dei giovani che è riuscito a coinvolgere – la Cittadella delle Scienze del Campo dei Fiori, il luogo simbolo dell’unione tra natura e società civile.

Anche Michelangelo Pistoletto è stato capace di reimmaginare il mondo nel ventunesimo secolo attraverso la sua formula della creazione, all’insegna di un nuovo equilibrio tra naturale e artificiale che egli chiama Terzo Paradiso. E proprio il simbolo del Terzo Paradiso è stato scelto come elemento distintivo della grafica e della campagna di comunicazione che accompagnerà il pubblico varesino verso la data del 12 dicembre.

Due sono i temi affrontati con particolare impegno e frequenza nell’ambito del Terzo Paradiso: il riciclo e la sostenibilità etico-ambientale. A partire da questa ricerca ha preso forma l’opera collettiva più famosa dell’artista biellese che si snoda in una grande rete globale fatta di “ambasciate”: città, forum associazioni e persino singole persone che condividono pratiche di sostenibilità partecipando alla creazione delle Geografie della Trasformazione dove si maturano esperienze in linea con gli obiettivi dell’Agenda2030 delle Nazioni Unite.

L’idea è proprio quella di diffondere la rappresentazione concreta della poetica del Maestro in ogni parte del mondo affinché possa fungere da catalizzatore per una trasformazione dell’uomo e della società verso un modo di vivere più etico e responsabile, anche dal punto di vista ambientale. Nel 2014 il simbolo è stato installato nell’atrio della sede del Consiglio della UE a Bruxelles. Nell’ottobre 2015 nel parco del Palazzo delle Nazioni di Ginevra, sede dell’ONU, Pistoletto ha realizzato Rebirth, un’opera costituita da un grande simbolo del Terzo Paradiso formato da 193 pietre, una per ciascun paese membro. Nel 2017 una riconfigurazione del simbolo è scelta come logo della missione spaziale VITA, durante la quale le foto scattate dall’astronauta Paolo Nespoli sono condivise attraverso la app SPAC3 per creare un’opera collettiva planetaria.

Nel 1967 Pistoletto aveva già concepito un’opera che anticipava i messaggi del Terzo Paradiso: La Venere degli stracci. Un’immagine di bellezza immutabile che si trova davanti ad un mondo degradato in cui il benessere si trasforma in rifiuto. Questa Venere, simbolo di una tradizione antica, rappresenta il collegamento tra gli scarti della nostra società e la parte migliore della tradizione umana. Al centro il forte contrasto tra la bellezza idealizzata (Venere) e il continuo passare delle cose (gli stracci). Con questa opera Pistoletto punta l’attenzione sul concetto di bellezza, troppo spesso svuotata del suo significato, e su quello di povertà, portando così i valori dell’etica e della sostenibilità nel campo dell’arte e offrendo spunti che vanno in direzione filosofica e che affrontano temi sociali e politici come la globalizzazione, l’ecologia, il potere e l’identità.

“Due personalità in apparenza diverse ma accomunate da una passione – la conoscenza scientifica per uno, la creazione artistica per l’altro – sviluppano il loro percorso umano e professionale arrivando entrambi a mettere tutto in connessione: bellezza, arte, scienza, natura, filosofia, spiritualità, tecnologia, storia, avvenire – ha dichiarato Nicoletta San Martino, assessore alla tutela ambientale, sostenibilità sociale ed economia circolare del Comune di Varese – Entrambi ci donano il loro impegno e la loro coscienza comunicando ed educando le nuove generazioni alla responsabilità nella difesa dell’ambiente, nello sviluppo armonico della società, nella giustizia e nell’equità. Non per nulla fondano entrambi una città, Cittadellarte e Cittadella delle Scienze, dove condividere con le giovani generazioni e con tutta la società l’esito del loro lavoro e del loro pensiero sulla vita, sull’essere umano e sul mondo indicando le azioni che ognuno da solo e in connessione con gli altri deve compiere per assicurare un futuro sostenibile, giusto e di pace alle generazioni future”.

Durante la serata del 12 dicembre sarà consegnato anche il premio “Mario Pavan”, in memoria dell’entomologo che fu anche Ministro dell’Ambiente. Il premio viene assegnato, a seguito della pubblicazione di un bando, ad un giovane dottorando in materie scientifiche. Quest’anno la Commissione tecnica ha decretato vincitore Javier Babi Almenar con la tesi di dottorato dal titolo “Characterisation, Biophysical Modelling and Monetary Valuation of Urban Nature-Based Solutions as a Support Tool for Urban Planning and Landscape Design”. La tesi è risultato di un dottorato in co-tutelle tra l’Università di Bordeaux (Francia) e l’Università di Trento (Italia) e si sviluppa attraverso un’approccio interdisciplinare collegando tre aree scientifiche: ecologia, chimica dell’ambiente e pianificazione urbanistica.

Michelangelo Pistoletto, nel corso dell’evento, terrà la sua lectio magistralis dialogando con il regista varesino Andrea Chiodi che ha dichiarato: “Sono molto felice di poter conversare con un grande maestro dell’arte contemporanea che ho avuto la fortuna di conoscere e la cui visione ha certamente influenzato anche il mio modo di pensare l’allestimento teatrale”.

 

 

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