"Geniale, visionario, capace di non serbare rancore e di non giudicare con lo stomaco, anticlericale ma cattolico, ciclotimico e acutissimo". Un ritratto appassionato sgorga limpido e dissetante dal libro e dal racconto, fatto in prima persona, di Giorgio Dell'Arti, ospite della Biblioteca Civica di Varese.
"Cavour. Vita dell'uomo che fece l'Italia" traccia il volto quasi in carne e ossa di Cavour, "perché il biografo può avere davanti a sé due strade – spiega l'autore – o quella di farsi guidare dalla fama del personaggio di cui racconta la storia o quella di stanare le pieghe inedite e vere della vita di una persona. La prima è una strada già determinata, la seconda ti lascia trovare cose nuove".
Ecco l'alternativa tra il sentiero – affascinante e arduo – non ancora battuto e la miopia di chi già sa come va a finire la storia.
Il libro – Sotto forma di dialogo, si ripercorre la vita del primo ministro di Casa Savoia, il patriottismo e le tappe principali del Risorgimento che Dell'Arti sintetizza con: la cacciata dello straniero, la creazione di istituzioni democratiche, l'unificazione d'Italia.
Il 'caso serio' della comunicazione – Ma quella di Dell'Arti non è stata solo una magistrale ricomposizione e una narrazione storica. Ma anche una grande lezione di comunicazione e di giornalismo, rispondendo a queste domande: "È possibile esser davvero capaci di "comunicar bene" nell'era di Internet? Come si coglie la novità pur restando attenti anche alla custodia della memoria e allo spessore della notizia?"
"Il giornalista deve essere un mediatore, in grado di comunicare a tutti. Il mito assoluto della notizia – spiega Dell'Arti – è scaduto. Oggi l'informazione è velocissima, maneggiata da tutti e dunque è merce deperita. L'antidoto è quello di inspessire l'informazione di significato, con una forte base culturale. Insomma dare un'anima critica al racconto che il pubblico legge o ascolta".