Incertezza che mina la libertà – Dopo sessant'anni di storia un punto di domanda. Gian Barbieri, storico nume tutelare e gestore dello spazio artistico sestese – che da più di mezzo secolo porta la grande arte internazionale sulle sponde del Ticino – né è sicuro: verranno tempi bui per questa storica sala che ha visto passare tra i suoi muri anche Fontana, Sangregorio, Recalcati, per citare solo alcuni tra gli oltre cinquecentoventi artisti che hanno voluto esporre qui.
I fatti e il dictat dell'ottimizzazione – L'amministrazione comunale ha deciso, infatti, che la sede storica dello spazio si sarebbe trasformata anche in una sala conferenze, dotandosi perciò di attrezzature adatte ad ospitare proiezioni, con sedie e quant'altro fosse necessario per sostenere un tale impegno, attrezzature che, in occasione delle mostre – che ricordiamo sono sette o otto all'anno – vengono spostate e ricollocate subito dopo la fine dell'esposizione. I gestori storici dello spazio hanno colto subito l'impossibilità di convivenza con una tale destinazione. La sala si caratterizzava per una sua intelligente purezza, adatta ad ospitare opere di grandi dimensioni ed installazioni, ed era disponibile "per l'arte"
senza soluzione di continuità. Adesso il futuro della galleria attende che a breve venga eletto un nuovo consiglio di gestione della fondazione, che vaglierà il da farsi e che probabilmente, parole dello stesso Gian Barbieri, non potrà più contare sulla sua presenza.
Noi non ci saremo – "Il futuro è incerto, data la situazione in cui non abbiamo più la sala a nostra completa disposizione, perché occupata da una destinazione diversa" dichiara Gian Barbieri, "anche quando le mostre non c'erano la sala rimaneva il luogo di incontro con gli artisti, che venivano a vedere lo Spazio. C'era un continuo contatto con gli autori e il pubblico. L'idea era di fare della cultura, cultura contemporanea, sulla linea che è sempre stata la stessa dal Quarantanove. Le condizioni adesso sono queste: verranno fatte delle elezioni, il consiglio sarà rinnovato, dopo di che "il futuro" forse non saremo più noi".