Busto Arsizio – “Non sono più mia” è il romanzo che Tito Olivato ha dedicato a Beata Giuliana, la Santa cara ai bustocchi, l’umile ragazza nata nel 1427 alla Cascina dei Poveri, allora chiamata Vergara. Una vita scandita dalla sofferenza e dal dolore la sua, ma sempre vissuta con Fede profonda e sincera. Indesiderata sin dalla nascita, come testimoniano le crude parole del padre, uomo rozzo e violento: “sei femmina per me non esisti, è come se non avessi nome…”. Infatti da tutte le ricerche svolte da Olivato non risulta il nome della ragazza fino ad una certa data quando è ormai già una donna. Anche la certezza delle origini, non trova una reale connotazione geografica così che ancora rimane il dubbio se sia Busto o Verghera a dare i natali alla giovane.
Il romanzo à saldamente basato sulla storia reale anche se non mancano passaggi di fantasia, pur sempre verosimili , sfumature di colore che arricchiscono il racconto. Tutti i capitoli sono introdotti da citazioni bibliche , frasi evangeliche o salmi e si concludono sempre con un’immagine. Una sorta di incipit e explicit per dare al lettore una sintesi immediata di quello che andrà a leggere e, con l’illustrazione l’autore intende sottolineare il punto focale del racconto. Anche le note non svelano la classica bibliografia ma raccontano, in modo semplice ed essenziale, i passaggi principali che hanno segnato la vita di Giuliana.
Un lavoro meticoloso quello dello scrittore che, per la parte storica, fa riferimento oltre ai testi di Parenti e Bondioli, al codice scritto nel 1500 da Caterina Biumi consorella di Giuliana, dall’archivio di Stato di Milano e da quello delle Romite dai quali emergono numerose informazioni. Di Giuliana, ragazza semplice e umile, analfabeta che non potrà mai per questo diventare suora, colpisce la forte determinazione nella scelta più importante della sua vita: Dio su tutto. Anche quando, come racconterà all’amica e compagna, Caterina Biumi, prenderà “18 sguanciate”, sberle che la madre le infligge dopo che la figlia le svela d’aver ricevuto la “chiamata”. “Non sono più mia” dice (frase da cui prende appunto il titolo il libro) al padre scatenando in lui una furia tale da massacrarla di botte e, chiudendola in una stanza, le dice: “ora stai qui e uscirai solo se ti sarai arresa o fatta ammazzare”.
Toccante poi il rapporto di Giuliana con il fratello, figura interessante e mai sinora ripresa, che rivela un’intensa dolcezza soprattutto nella condivisione emotiva e spirituale. Non si conosce il nome ma, come raccontato nel libro, è certo che è lui, dopo gli episodi di violenza subiti da Giuliana, che l’accompagnerà a Sacromonte a pregare. Entrambi ignari del fatto che Giuliana non sarebbe più tornata a casa. All’eremo infatti rimane per 40 anni condividendo lo spazio prima con Caterina da Pallanza, e poi la cella con Benedetta Biumi alla quale confiderà il racconto della sua vita. Sarà lei a darle un nome: Giuliana. Tante le curiosità, le rivelazioni e le risposte che si susseguono nel volume… “Non sono più mia” è disponibile nelle librerie.
E.Farioli