Un incontro, un normale appuntamento per mostrare il tuo lavoro, a cui dedichi buona parte degli ultimi mesi. Sperando di fare breccia, di non bruciarti. A metà pomeriggio. Capisci che le cose forse si mettono bene. Non ti mandano via subito con circostanza. Ti chiedono, anzi di rimanere, di ascoltare frammenti di riunione di prendere appunti.
Ti chiede, il gran capo con cui hai avuto l'incontro di fermarti, di metterti al lavoro. Ti dà il suo computer. Ma il computer non riesce a rendere quello che hai in mente; allora ti lascia lo studio, la sua scrivania, i suoi strumenti di lavoro. Con la pressione addosso, la testa che gira ti metti al lavoro. Finisce a tarda sera. L'indomani, come in un sogno, ci sarà un tuo lavoro sul Corriere della Sera.
Non è banale sceneggiatura. Ma quanto successo a Chiara Dattola, "una delle più giovani e promettenti illustratrici italiane", copyright Il Sole 24 Ore, un'altra delle testate che può vantare l'ormai ricco suo curriculum, in cui oltre alla formazione nell'Università dell'illustrazione qual è la scuola di Sarméde nella Marca Trevigiana, annovera, il diploma allo Ied, e collaborazioni con prestigiose case editrici, il Teatro alla Scala di Milano, riviste italiane e straniere, collaborazioni nel campo del design, della comunicazione e non ultimo nel mondo delle arti visive.
Recentemente Chiara è stata protagonista dell'iniziativa voluta dall'amministrazione comunale di Varese in omaggio alla Festa della Donna. La pubblicazione di un volume "Cara amica, ti scrivo…" che raccoglie un'ottantina di poesie, aforismi, filastrocche, nate da un concorso svoltosi nel 2004.
"Già allora – ricorda Chiara – c'era un progetto di pubblicazione del volume, ma che rimase nel cassetto. Quest'anno è stato riproposto ed è stato fatto il mio nome per corredare i testi di alcune immagini". Otto donnine, quelle di Chiara Dattola, sincopate, silhouettes un po' surreali, che corrono, stanno in posa, sembrano stiracchiarsi, apparentemente slegate da ordini narrativi, capaci di celebrare tuttavia la determinata indipendenza declinata in rosa.
Ma mentre accenna a parlare di questo progetto, salta fuori quasi casualmente, con quella sua pudica timidezza, la notizia più succulenta. Quella che può sperare di coincidere con le svolte. L'incontro con Gianluigi Colin, art director del Corriere della Sera, che la mette alla prova immediatamente fornendole i suoi pennelli, i suoi colori e la sprona dopo vari tentativi a tirar fuori quello che cerca.
"Era il 22 febbraio – ricorda Chiara – mi ha detto di prendere appunti, mi ha chiesto un disegno al computer, ma mi è venuto troppo "piatto". Con i suoi strumenti di lavoro, le cose sono andate meglio, anche se dopo una decina di tentativi". L'indomani come cappello introduttivo ad una collana di guide dedicate al turismo letterario è uscita Ermelina, deliziosa creaturina dalla vita stretta, fasciata da gonna verde, due piccoli capezzoli, una boccuccia accattivante sullo sfondo di un paesaggio echeggiante architetture fluttuanti.
Mestiere affascinante quello dell'illustratore, con le immagini che baluginano nella testa, la scelta ferma di mantenersi candida e leggiadra, bambini dentro a dispetto di tutto e scegliersi un mondo dove le asperità sembrano placarsi, i colori stemperarsi, e magari presentarsi con un cappello da fungo in testa o mettere sul proprio sito, la foto di sé, a due anni. Poi, se sei brava, la grande editoria si accorge anche di te. Ed è una giornata indimenticabile.