Altra puntata per info@cultura (la nuova trasmissione di La6 Tv) e nuove interessanti rivelazioni dagli addetti ai lavori del mondo culturale varesino.
Questa volta tocca a Mario Chiodetti rispondere alla polemica lanciata da Andrea Campane dai nostri studi, riguardo alla "sindrome degli orticelli". Il giornalista varesino non si tira indietro e denuncia sindromi ben peggiori. Questo uno stralcio dell'intervista, che andrà in onda domenica 27 dicembre alle 20,45 su La6.
Cosa pensi riguardo alla ormai famigerata "sindrome degli orticelli" di cui parla Campane?
"Innanzitutto bisogna dire una cosa: Campane non ha tutti i torti nel definire queste faccende come "orticelli privati e personali". Esistono, come ha detto anche Silvio Raffo prima di me, nel senso che di cose a Varese se ne fanno anche, però passano inosservate molte volte, perchè non c'è propaganda e a volte non c'è sufficiente pubblicità, su questo sono d'accordo. Però questi "orticelli" perchè si sono creati? Perchè ci sono, senza far polemica, delle piccole caste a Varese. Ci sono gruppi che fanno le loro cose da anni (bene o male, questo non sta a me dirlo), però comunque queste piccole caste ci sono ed è difficilissimo entrarci, e quindi ci sono quelli che fanno il Premio Chiara, quelli che fanno il Premio Morselli, quelli che faranno il Premio Mura, ed altri ancora, e ognuno percorre la propria strada e raramente coinvolge quelli degli altri "orticelli". Questa cosa effittivamente esiste, ed esiste anche il fatto che non tutti gli orticelli sono uguali: ci sono degli "orticelli ricchi" e degli "orticelli poveri", quelli dove si coltiva poco e quelli dove si coltiva tanto. Questa è una cosa che, comunque, nelle piccole città accade perchè ci si conosce un po' tutti, quindi alla fine c'è quello privilegiato perchè conosce "Pinco Pallo", e l'altro invece che non lo conosce e quindi fa più fatica. Però, forse, non sono d'accordo fino in fondo con Campane, perchè il Comune di Varese dovrebbe farsi lui stesso carico di andare incontro e sentire le associazioni, di capire chi fa delle cose di qualità e chi non le fa. Insomma cercare di privilegiare la qualità, e magari anche le persone che da tanti anni tentano a Varese di fare cultura. Bisognerebbe guardarsi in faccia almeno una volta, fare delle riunioni periodiche tra tutti i "coltivatori di orticelli" e stilare un programma comune, cercare di mettersi insieme e fare una prova almeno per una stagione, e provare ognuno a proporre una cosa".
"Non si rischierebbe di tagliare le gambe alle associazioni più piccole in questo modo?"
"E' un discorso anche di qualità. Giustamente ci vorrebbe una commissione per valutare la qualità, ma ci sono le persone che possano dare questi giudizi? Io ho i miei dubbi a questo punto, perchè se ne vedono di ogni colore. Alla fine ognuno fa quello che può e quello che riesce a fare, però non tutte le proposte sono valide. Bisognerebbe riuscire per lo meno a fare un censimento. Una volta che si fa il censimento si capisce, appunto, chi è affidabile e chi no, perchè poi canta anche la carta, cioè quello che è stato fatto negli anni, i progetti di chi lavora sul territoro da magari 30 anni. Alla fine è questione di mettere da parte le invidie, i piccoli dissidi tra un gruppo e l'altro. Bisogna guardarsi in faccia, lasciare da parte queste cose e rimboccarsi le maniche e vedere di far decollare la cultura a Varese, perchè in questo momento è decisamente ferma. Io, di iniziative di qualità, non ne vedo!"
L'intervista prosegue poi con interessanti dichiarazioni sulle novità di Sala Veratti e del suo calendario 2010 e sui "nuovi padroni di casa", e qualche polemica (per la verità condivisa da molti) sulla mancanza di programmazione culturale nella nostra città. Appuntamento su La6 Tv domenica 27 alle 20,45.