Formare una trama di connessioni fra natura e geometrie, fra architetture e memorie, verso un'immediatezza di coesione che considera il divenire dei luoghi e la percezione dei loro componenti essenziali: un percorso di ricerca, un tragitto che interseca strutture e regole, ripercorrendo ipotesi di lettura per cristallizzare invarianti nel libro della natura ed enucleare accenti, transizioni dal mondo dell'interpretazione al mondo della costruzione dello spazio.
Nelle opere di Claudia Canavesi convivono accelerazioni ed agglutinazioni di senso, sospensioni percettive ed identificazioni dichiarative, per avvalorare prospettive interrelate, nella dimensione fluida e molteplice di un punto di vista che può di volta in volta orientarsi all'analisi, a consolidare sequenze geometriche, ad accogliere la forza espressiva di un tempo vissuto e soggettivo.
Il viaggio, quello diretto e personale insieme a quello mutuato dalla conoscenza indiretta, è un elemento essenziale, per accumulare sensazioni ed approfondire scoperte, nella costante applicazione di un'osservazione che intende interloquire con la natura e con la variabilità dei processi di permanenza/trasformazione delle materie e della percezione. Il viaggio, la durata, la profondità delle sensazioni che si accumulano e si discernono in fili di sequenze concettuali: le esperienze si trasmettono in un diario in evoluzione e si concretano nel fare artistico, che consente di riconoscere principi geometrici ricorrenti e definire un universo di connessioni, per apprezzare mutui scambi fra invenzione architettonica ed invenzione artistica.
Nell'esperienza, si verificano piani di interconnessione, in uno spazio creativo che cresce nel porre interrogativi e proporre analogie: il tempo dell'osservazione trova i propri luoghi d'elezione, in cui dilatare la ricerca e dimostrare visivamente i frutti delle seduzioni geometriche e delle assimilazioni, procedendo a sovrapposizioni e ad inversioni di senso.
Approfondire i segni di una struttura geometrica della natura ed enucleare forme dell'architettura, inquadrando la tensione delle immagini accostate all'interno di regole di composizione armonica, attraverso l'uso di progressioni nello spazio dell'opera basate sulla sezione aurea; mutare il nesso fra le forme, invertendone i rapporti dimensionali, fra i microrganismi biologici o paleontologici e il mondo delle strutture architettoniche, la spirale della scala di Francesco di Giorgio Martini ad Urbino e le spirali "disegnate" dalla natura. Esperienze dirette, nei soggiorni ad Urbino tanto quanto in Giappone, esperienze trasposte dalla storia e dall'architettura, esperienze da cui ricavare astrazioni paesaggistiche: il colloquio sovrappone idee di coinvolgimento e di scavo, nella profondità delle forme, nella sottigliezza dei simboli, per ritrovare spazi vitali, per delucidare convincimenti.
Storia e contemporaneità, segni che si perpetuano, sollecitando la creazione di anfratti, di luoghi desunti dalla memoria e di luoghi intrisi di emozioni tangibili. Procedure creative: la casualità di un ritrovamento – nel viaggio, scoprire le materie e le loro seduzioni corporee, accanto alla traduzione che si cristallizza in tracce visibili e in "oggetti" d'arte -; la durezza delle architetture sezionate e riversate in contrapposizioni o connessioni con le forme di natura; l'impegno a scandagliare i simboli – gli alberi, le grotte -; il desiderio di estrapolare spazi attraverso frammenti d'architettura – le scale, le cupole, i volumi a volta, i dettagli emozionanti della Tomba Brion progettata da Carlo Scarpa -. Raccontare la vicinanza alla terra e al cielo, individuare gli spazi della sacralità, interrogare i raggi di luce.
Indagare natura e geometrie
26 aprile – 18 maggio 2014
inaugurazione: sabato 26 aprile ore 17.30
a cura di Francesco Pagliari
testo e presentazione di Francesco Pagliari
rinfresco a cura dell'Osteria del Castello – Verbania