Tuttò iniziò a Leningrado – Con una mostra collettiva a tre voci, dal titolo "Coincidenze Fotografiche Non Premeditate", l'Archivio Fotografico Italiano apre una finestra sul mondo della Lomografia, uno stile fotografico molto in voga tra le culture giovanili, e non solo. Il tutto nasce negli anni novanta, quando due studenti austriaci trovano in un mercatino alcune macchine fotografiche 35 mm compatte di marca Lomo. La sigla è un acronimo che identifica anche il luogo di origine: Leningradskoe Optiko-Mechaničeskoe Ob"edinenie. Le caratteristiche peculiari di questa macchinetta fotografica compatta sono racchiuse nell'obiettivo che, con la sua relativa luminosità, unita alle piccole dimensioni della lente, fornisce immagini estremamente sature e con una vignettatura da sottoesposizione tutto intorno, che crea una sorta di effetto "tunnel". Il resto è storia e oggi la Lomografia costituisce un fenomeno esteso in tutto il mondo che raccoglie sempre più adepti.
Lomovisions – Diana, Holga, Fish-Eye sono i tre modelli principali di questa cosiddetta "Toy Camera" che, grazie al suo design retrò accattivante e alla facilità d'utilizzo, continua ad alimentare il popolo di Lomografi in Italia e
nel mondo. In occasione della mostra presentata da Afi a Villa Pomini sarà infatti presentato l'importante raduno di lomografi che si terrà a Busto Arsizio il prossimo novembre all'interno del Festival Fotografico Italiano. Ad offrire la propria interpretazione della realtà attraverso l'occhio della Lomo saranno tre autori: Laura Mazza, Matteo Coltro, Claudio Argentiero, che si misurano sul tema del paesaggio, guardato in modi differenti ma avendo in comune il medesimo strumento di ripresa.
Toy camera, risultati d'arte – Le immagini esposte, circa trenta, vogliono inoltre dimostrare la possibilità di andare oltre ad un utilizzo puramente giocoso del mezzo e di adottare un approccio di ricerca artistica: "Ci si cimenta facilmente, ma solo attraverso una mirata sperimentazione si giunge a un risultato non banale, a tratti sorprendente, che sfida senza paure le più sofisticate attrezzature e tecnologie odierne" – spiega Claudio Argentiero – "Resta il fascino dell'attesa, dell'intuizione, che esalta le forme, si imbatte in giochi di luce e ombre non prestabiliti, ma neppure casuali, immaginati ma non certi. Contaminazioni e suggestioni danno luogo a nuove rappresentazioni visive, abbandonando le teorie per aprirsi a un'indagine sulle forme, con efficaci varianti interpretative e fantasiose. Alterazioni sottili e stranianti (…) Coincidenze non premeditate che ci invitano ad assaporare nuovi orizzonti".
Coincidenze Fotografiche Non premeditate
Ingresso libero