La "terapia" del Bello – Passando dalla "Nuova Scolastica", che fa da reception e prima accoglienza a tutto il complesso museale, all'interno della Collegiata in compagnia di Federica Armiraglio, si percepisce un sollievo e una gioia nel poter stare a tu per tu con le opere d'arte, rifugio dai tanti problemi che la giovane professionista deve affrontare nell'incarico di conservatore, assunto dallo scorso novembre.
Dunque, godendoci anche noi con lei quest'oasi quattrocentesca, la interpelliamo sugli affreschi alle pareti dell'abside, il cui restauro è terminato a maggio.
Ci può riassumere la storia di questi affreschi?
"In un periodo imprecisato, tra il 1440 e il 1800, gli affreschi furono ricoperti di calce, una misura adottata di frequente, per motivi igienici."
Quando furono riscoperti?
"Alla fine del XIX secolo si operò un discialbo della superficie dipinta, ma fu eseguito in modo violento. Si riportarono sì alla luce gli affreschi, ma con asportazioni notevoli della pittura, come si può ancora oggi notare."
A chi dobbiamo gli affreschi?
"La parte di destra, con le Storie di Santo Stefano, a Paolo Schiavo, quella di sinistra con le Storie di San Lorenzo al senese Vecchietta. Sono dedicati ai due Santi che, assieme alla Madonna, sono i patroni del Borgo, dunque l'iconografia è del tutto coerente, completando le vele superiori, dove Masolino illustrò Le Storie della Vergine."
Ci può riassumere la qualità stilistica di queste opere?
"Con tutta evidenza, c'è una grande disparità fra le due mani all'opera: Paolo Schiavo risulta un po' piatto nel colore e diligente nelle composizioni, lontano dalle idee innovative, dalla cultura classica e prospettica e dalle meravigliose tinte trasparenti del Vecchietta."
Che cosa si sa della presenza del senese a Castiglione?
"Ci venne assai giovane, poco più che ventenne, forse come aiuto di Masolino. Nella Collegiata, si affiancò a Paolo Schiavo e lo sovrastò e in parte soppiantò con una personalità artistica spiccata. Si sa anche che aveva nozioni di architettura, si ipotizza che potrebbe essere sua la Chiesa di Villa."
Perchè le scene dipinte dal Vecchietta appaiono più rovinate, a volte di difficile lettura?
"I recenti restauri, a cura di Pinin Brambilla Barcilon – che per intenderci restaurò il Cenacolo di Leonardo – hanno consentito di appurare le marcate differenze tecniche nella realizzazione, la maggior delicatezza di effetti nel Vecchietta, che subì la sorte peggiore dal violento intervento di fine Ottocento."
Il restauro ha cercato di ovviare a questo problema?
"Sui ponteggi, si è dibattuto molto con i sovrintendenti e con i restauratori, venendo al compromesso di non far risaltare eccessivamente le lacune. I colori sfumati sullo stesso tono rendono omogenea la lettura dell'insieme. Questo è il risultato più importante dell'ultimo restauro."
Al centro dell'abside c'è la lacuna più grande: che cosa ci doveva essere?
"Non è facile dirlo. Forse un'altra scena a fresco, oppure, più verosimilmente, una pala d'altare. Ma dati sicuri mancano, anche se Castiglione ottenne dagli Uffizi una pala che si credeva di Paolo Schiavo, dunque pertinente. E' ancora qui, ed è bene così, anche se è stata attribuita a un altro pittore toscano, Neri di Bicci."
L'abside è splendida, i tre pittori coinvolti in qualche modo si armonizzano, proprio perché diversi, in una mirabile "rassegna "del '400 toscano. Non è il caso di valorizzare al meglio questo patrimonio?
"Sì, l'abside della Collegiata è di alta qualità. Soprattutto le scene del Vecchietta andrebbero indagate a fondo, anche nei dettagli. Abbiamo in programma una giornata per presentare i restauri."
E la mostra che era stata annunciata, già pronta, documentaria, proprio sul Vecchietta?
Federica Armiraglio non se l'aspettava e si riscuote, quasi turbata.
"Lasciamo perdere. Doveva farsi, ma è saltata."
Altro, sull'argomento, non riusciamo a cavarle. E non vorremmo macchiare d'ombre, non sia mai, le meraviglie della Collegiata.