Milano – Avere in eredità un cognome come Guevara implica, per moto indotto, militanza sociale e politica.
Elmer Guevara misura nel 1990, il peso dello sradicamento a seguito della fuga della sua famiglia dal Salvador insanguinato dalla guerra civile. Pur nascendo a Los Angeles, vive infanzia e adolescenza pervase dalle narrazioni di coloro che sono fuggiti dalla propria patria.
Nel suo intimo si alimentano e maturano due anime: quella del giovane cresciuto a South Central e quella alimentata dai ricordi familiari.
E’ la pittura a fornire equilibrio a tali opposti.
Le sue opere, in mostra negli spazi espositivi di F2T Gallery a Milano con il titolo “ Spaceship”, esprimono l’intimità e i silenzi spaesati di madri che, come chiuse in una navicella spaziale, così esplicita il titolo della personale, paiono intente ad allevare i propri figli, ma anche le percorrenze istintive di adolescenti attratti dalla trappola delle slot machine ed inoltre avvolti dall’immanenza di schermi televisivi sempre accesi in un continuo vomito di voci e immagini.
Di tali figure in bilico tra due mondi, quello delle storia d’origine e quello dell’attualità consumistica, Elmer Guevara ( vive e lavora tra Bicoastal, Los Angeles e New York) nega, con intensi tratti di pennello, l’identità dei volti, quasi a dire che chiunque, se vittima di un forzato esodo perde il senso del radicamento, con il rischio di divenire un automa nel mondo in cui gli avvenimenti della storia lo hanno catapultato.
Elmer Guevara “Spaceship”– Milano – F2T Gallery, Via Statuto 13. Fino al 14 gennaio. Orario: martedì-sabato 11-19
Mauro Bianchini