Interference: le interferenze della tecnologia sull’uomo nell’era del post umano. Una mostra unica e rara quella visibile nella chiesa di San Pietro in Atrioa Como – fino al 4 agosto 2019 – curata da Roberta Gonella,fondatrice di Visionary Art Trends. Sette gli artisti internazionali esposti, provenienti da continenti diversi. L’unico artista italiano è il comasco Fabrizio Bellanca, che racconta dell’esposizione e dei suoi dipinti che pongono l’attenzione sulle telecamere di sorveglianza e sull’arrivo dei droni in città.
«Questa mostra è nata due anni fa come una sorta di love story tra una curatrice – Roberta Gonella– e questo bellissimo spazio espositivo che è l’ex-chiesa di San Pietro in Atrio a Como. Due anni fa ho incontrato Roberta, esattamente in questo posto, durante un’altra mostra: lei mi ha raccontato della sua idea e del suo progetto di realizzare una mostra legata al mondo delle nuove tecnologie. Tecnologie come droni, videocamere di sicurezza ma anche Facebook, Instagram e tutte le applicazioni che vengono utilizzate oggi, sostanzialmente, per controllarci; per controllarci in tutti i modi perché, come dice la curatrice, noi abbiamo creduto in quest’uomo molto carino, simpatico della Silicon Valley ma non è sempre stato così buono con noi, perché sostanzialmente prende tutti i nostri dati. Veniamo quindi catalogati, numerati, divisi, selezionati per diventare fondamentalmente un numero: un numero di carta di credito; per queste grandi aziende siamo un numero di carta di credito perché cercano di veicolare le nostre scelte, le nostre idee, i nostri acquisti, soprattutto chi siamo, cosa vogliamo e indurci loro il bisogno di cosa veramente vogliamo. Questa mostra è rappresentata da sette artisti di cui fortunatamente ne faccio parte; vengono da ogni parte del mondo, e si può vedere come ognuno abbia interpretato, a modo suo, l’idea di quello che può essere l’interferenza della tecnologia sull’uomo.
Abbiamo Julio Beltran– artista cubano – che ci propone appunto delle immagini in contrapposizione: ad esempio, vediamo un quadro dove c’è un astronauta che nuota insieme alle meduse; in un’altra opera, vediamo questo paesaggio notturno con una casa rossa che sembra quasi presa da una videocamera termica: ecco, tutte immagini in contrapposizione tra loro.
Un altro artista cubano – Duvier del Dago– ci propone delle immagini fruibili solo al buio, con questa luce al neon – a lampada Wood – dove vediamo la natura che cerca di riprendersi, di vincere sulla tecnologia: per esempio, c’è un’aquila che vince su un drone, con l’uomo in primo piano; immagini, anche queste, in contrapposizione anche in questo caso.
Nello specifico, il mio lavoro affronta, invece, un po’ il tema di queste videocamere di sorveglianza che sono presenti ovunque: anche qua siamo sotto controllo; c’è questo palo della luce con una videocamera e non capisci se la luce è per farci vedere meglio o per far vedere meglio alla videocamera dove siamo, cosa facciamo. In un altro lavoro, ho cercato invece di interpretare una scena di una stazione, con tutti questi droni che viaggiano sopra di noi e controllano tutti i nostri movimenti e, in un’altra opera – che ho portato sempre in questa mostra – ho trovato sempre questa affascinante immagine di questo palo, con quelle videocamere, che dal basso ricordava quasi una croce; e quindi ricordava quasi una nuova divinità: il padre, il figlio e lo spirito santo, i nuovi Dei. Ultimamente, vediamo un po’ la tecnologia come un nuovo dio che sta sopra di noi: è quasi un dio buono che ci controlla, però ci fa fare tante cose, ci fa divertire e non ci rendiamo conto che ogni giorno regaliamo un pezzettino della nostra libertà. Oggi può essere un’applicazione, domani un altro sito web che ti chiede se può mandarti questa notifica piuttosto che questa informazione pubblicitaria, sempre per essere costantemente più catalogati e controllati».
Daniela Gulino