Marino e la Toscana – E' Pistoia la città che vede nascere nel 1901 Marino Marini, è l'Europa che lo vedrà crescere come uomo e come artista. Dopo la formazione d'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, e un primo periodo di attività nella sua terra, Marino si trasferisce nel 1929 a Milano. "Milano è la città italiana più legata all'Europa. Ha lo stesso colore dell'Europa, lo stesso modo di vivere, lo stesso modo di lavorare. Per me, essere a Milano è vivere nel cuore dell'Europa", affermava l'artista. 10 anni, dal 1929, che approfondiscono l'esperienza didattica dello scultore; in questo periodo Marino è infatti impegnato all'ISIA di Monza, dove prende il posto di Arturo Martini alla cattedra di scultura. Una delle sue serie fortunate nasce dopo il viaggio nel '34 in Germania dove vede la statua equestre di EnricoII (XIII secolo); un cavaliere che diventerà per lui fonte di ispirazione e modello fondamentale. Nel '42 viene distrutto dai bombardamenti il suo atelier di Monza e la casa di Milano. Marino si rifugia con la moglie a Locarno.
Dopo i 'Miracoli' – Dal 1943 prende vita il suo omaggio alla figura umana; le sue 'pomone' ricalcano quell'essenza primordiale di valori e pensieri che hanno poco a che fare con la contemporaneità, ma che riflettono sull'esistenza. Questo accade in un periodo profondamente segnato dal dramma della guerra. 'Arcangelo', è l'opera che segna l'inizio della serie dei 'Miracoli'. Al rientro a Milano, nel 1948 Marino ottiene notevole prestigio: alla Biennale di Venezia gli viene dedicata un'intera sala. Tra le altre grandi personalità che hanno segnato il suo cammino da artista, quest'anno avviene l'incontro con Henry Moore. Il lavoro dell'artista diventa in questo periodo interesse da parte del mercante Curt Valentin e di Peggy Guggenheim, che acquista un esemplare in bronzo dell''Angelo della città' istallandolo davanti al museo omonimo sul Canal Grande a Venezia. Negli anni a venire Marino Marini è impegnato in manifestazioni artistiche in Italia e all'estero, tra Germania, Inghilterra e Svizzera. Risale al 1977 l'ultima sua opera scultorea, il ritratto a Oskar Kokoschka, iniziato nel 1976. Marino Marini muore il 6 agosto 1977 a Viareggio, all'età di 79 anni.
Leggere la sua arte – Il titolo della mostra rispecchia l'anima intrinseca delle opere di Marino Marini. Un legame con le origini, non solo personali, ma dell'umanità intera. "La Toscana è per me un punto di partenza, cioè qualcosa che è in me, fa parte della mia natura e perciò, senza accorgermene, manifesto nel mondo qualcosa che a questa regione appartiene, perchè sono in questa terra", confessava l'artista. Quelle terre che un tempo appartenevano all'Etruria, quel senso lontano dell'arte che si legge ancora oggi nella materia utilizzata dallo scultore, nella terracotta in particolare. Il tutto è estremizzato in quel sapore di eternità delle sue figure di donna, quelle 'pomone' a significare la ciclicità delle stagioni, la fecondità della terra. Quel valore antico, ancestrale che si ritrova anche nel primo esempio scultoreo dedicato alla figura del cavallo; quel magnifico esemplare di 'San Giorgio e il drago', proveniente dai Musei Civici di Monza. Un soggetto che ripercorre le origini dell'iconografia cristiana e che diventa nel trascorso dell'artista figura simbolo dell'età contemporanea in cui vive.
Da tre a due dimensioni – Come per la mostra di Adolfo Wildt dello scorso anno, tornano anche con Marino Marini gli esperimenti grafici eseguiti dall'artista e che l'hanno accompagnato in tutto il cammino creativo. Come scriveva nel 1959 Douglas Cooper, 'uno dei rari artisti (…) che riuscì ad armonizzare l'espressione scultorea con i lavori a due dimensioni. E non soltanto per la scelta dei soggetti analoghi e temi ricorrenti. Ma per la trasposizione perfetta, dalla materia alla carta e viceversa, degli stessi ritmi compositivi, dello stesso straordinario senso di rappresentazione. Tutto ciò lasciando sempre e comunque che ogni creazione risultasse autosufficiente'. Sono i primi anni '40 quando il toscano sperimenta la litografia, partendo da prove fortemente elaborate, passando da linee pulite con un senso geometrico, per arrivare, sul finire della sua carriera, a soluzioni caratterizzate da ampie campiture cromatiche, a ricercare un gusto più decorativo seguendo le richieste del mercato d'arte. Come in passato, anche questa mostra trova sede in duplice luogo; a Milano, in Banca Ponti sono esposti solamente esempi grafici della serie 'Personnages du Sacre du Printemps', del 1974. A Gemonio esempi grafici legati ai temi principali dell'artista, 'cavallo', 'cavaliere', 'cavallo e giocolieri', 'miracolo'.
Per conoscere Marini – Il catalogo della mostra approfondisce tutti gli aspetti legati all'artista, grazie al contributo di esperti di storia dell'arte che hanno affrontato ognuno una sfaccettatura mariniana. A Daniele Astrologo il compito di dare uno sguardo generale dell'esposizione, definendo il titolo della mostra e l'aspetto che di Marino Marini si è voluto sottolineare. Alberto Montrasio, sempre vicino agli artisti, ha fornito una diretta testimonianza della poliedricità che caratterizzava Marini, nella Milano anni '60. Il periodo trascorso all'ISIA di Monza e la crescita artistica che ne deriva, è analizzato da Alberto Crespi. 'Dagli scritti di Marino: la sua figura umana, l'opera tra primordio e fine del mito', è il contributo dello storico Stefano Crespi, a evidenziare il profondo strato di artista che scaturisce non solo dalla materia, ma anche dalle parole di Marini. Altri due aspetti, quello delle commissioni pubbliche e monumentali, e quello prettamente grafico, sono analizzati da Sara Fontana e Chiara Gatti.