Palazzo Branda offre, questa volta più in sordina e con meno enfasi di comunicazione, una nuova occasione di piacere e di scoperta.
Il titolo della mostra collettiva, curata da Diego Pasqualin, colpisce e pare immediatamente intrigante e promettente: "Materia dell'Anima".
È un vero discorso spirituale e concettuale quello che si sviluppa per la sale dell'antica dimora nel cuore del borgo di Castiglione Olona: le opere e le istallazioni dialogano fra loro e con i visitatori, e questi ultimi diventano rapidamente parte integrante del discorso, interrogano le opere e sono interrogati dalle stesse in un incessante questionamento che rinvia ogni volta al problema dell' "essere", tra corpo e spirito, tra materia e anima.
Le opere coinvolgono lo spettatore nella promessa di incarnare la sensibilità spirituale e musicale. E lo fanno con una forza disturbante che fa aprire gli occhi e risveglia lo spettatore. Esse ricordano a ciascuno di noi, che la padronanza sul mondo, il godimento illimitato di ogni ricchezza, così come il controllo totale sul "reale", non sono possibili all'uomo.
Il visitatore cessa di essere spettatore, penetra attivamente nell'istallazione e contribuisce alla possibilità di diventare sempre "altra cosa": il nuovo incontra l'antico, non lo dissimula, al contrario lo valorizza.
Entriamo nel vivo della rassegna: è sulla materia stessa che si sviluppa il dubbio, la tempra della domanda.
La scultura di Pietro Coletta rassomiglia ad un sudario sospeso, gonfiato dal vento.
Il groviglio di cavi e di tastiere abbandonate apparecchiate da Carla Crosio continuano a turbare lo spettatore con le loro forme improbabili. Nell'opera, intitolata Requiem, il bianco del cemento si è insinuato nelle tastiere giacenti come lapidi contemporanee, cariche di un "reale" inquietante.
E ancora, in un registro più leggero e gioioso, Erica Tamborini affronta il tema della trasparenza, del duplicato, dell'ombra del profilo che si fa scultura. E sfida il riguardante, incredulo che la materia non sia quella che ci appare.
Il reliquairio di Diego Pasqualin contiene una scultura-calco, un doppio come ostia. L'opera per l'acuto iperrealismo punge lo sguardo, suscita l'inganno della materia, crea disagio e nello stesso tempo piacere del dubbio sulle nostre certezze.
Dentro barattoli di vetro, Beatrice Vecchio ha sigillato ermeticamente piccoli frammenti della propria esistenza, ha accumulato fiori, lettere e scarpe.
È il dubbio a produrre l'inquietudine e la sottile angoscia che attira e disturba lo spettatore? O è piuttosto l' "intranquillità" di queste istallazioni a produrre il dubbio?
Per Sartre l'angoscia è il prodotto della mancanza di conoscenza, il non sapere produce il dubbio. Per Lacan le cose non si situano nello stesso modo: l'angoscia non è mai dubbiosa, è quanto di più certo esista: essa non mente, non inganna, è terribilmente vera.
Cartesio aveva fatto del dubbio un metodo e un esercizio di conoscenza, il dubbio era per lui il perno stesso dell'esistenza. Il dubbio, tuttavia, procrastina l'azione, paralizza il pensiero ma può essere anche l'artifizio che ci permette di aprire un varco che porta a superare l'angoscia.
MATERIADELL'ANIMA
A cura di Diego Pasqualin
Dal 15 dicembre 2012 al 27 gennaio 2013
Palazzo Branda Castiglioni – Castiglione Olona
Orari: da martedì a sabato dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00
domenica dalle 15.00 alle 18.00
Prima domenica del mese: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00
lunedì chiuso
Per info.: Ufficio Cultura del Comune di Castiglione Olona
Tel. 0331 858301 – cultura@comune.castiglione-olona.va.it