«Adesso disegna quello che hai visto» diceva la nonna al piccolo Hugo, quando tornavano dal cinema, dopo aver visto un film d’avventura. È così – raccontava Hugo Pratt – che nasce la sua passione per il disegno.
L’ambiente familiare è stimolante e cosmopolita: un nonno anglo-francese, l’altro nonno poeta (e podologo), di origini marrane, una nonna di origini turche. La madre, appassionata di Tarocchi e Cabala, il padre, più tradizionalmente, è un militare.
A 10 anni, nel 1937, Hugo lascia Venezia e segue la famiglia in Abissinia, dove il padre lavora. Qui conosce diverse culture, frequentando persone del luogo ma anche i militari e le loro famiglie. Quella delle culture che si incontrano e si confrontano è una tema ricorrente nella vita e nelle storie di Pratt.
Dopo la perdita del padre, il ritorno a Venezia, e, a soli 18 anni, la creazione, con Mario Faustinelli e Alberto Ongaro, della rivista di fumetti Asso di Picche con storie avventurose, ispirate a quelle dei fumetti americani. Per Pratt è l’inizio di quella che diventerà la sua passione e la sua professione.
Asso di Picche verrà pubblicato con successo in Argentina e Pratt ventiduenne si trasferirà lì con Faustinelli e Ongaro. Conoscerà Héctor Oesterheld, (creatore e sceneggiatore de L’Eternauta), e su suoi testi realizzerà alcune serie importanti come Sgt. Kirk. Da Oesterheld apprenderà la tecnica e i segreti della narrazione. Pratt è pronto per realizzare le prime opere come autore completo: prima Anna nella giungla, poi Capitan Cormorant e Wheeling. Proprio in Wheeling, un romanzo storico, avventuroso, sull’amicizia, vediamo nascere il Pratt moderno e attraverso quest’opera ne seguiamo l’evoluzione.
Realizzato in tre parti, la prima e parte della seconda in Argentina negli anni 60, la continuazione della seconda in Francia nel 1980 e la terza in Francia e Italia nella prima metà degli anni 90. Il fumetto è completato da una serie di acquerelli che l’autore ha realizzato tra il 1969 e il 1972 per la prima edizione in volume di Wheeling. Vediamo già nella prima parte un mutamento nello stile dell’artista, con un bianco e nero quasi “impressionista”, ricco di suggestione nel quale leggiamo già quell’aspirazione alla sintesi che lo accompagnerà per tutta la vita.
Con la crisi economica argentina, torna in Italia. In quegli anni il Corriere dei Piccoli cambia linea editoriale, diventando un contenitore di proposte di qualità attento a giovani talenti: oltre a Pratt, infatti, ci lavoreranno autori come Toppi e Battaglia.
Tornando a realizzare disegni per storie scritte da altri autori, si sente un po’ ingabbiato ma, nel 1967, incontrerà il suo mecenate: l’imprenditore ed editore genovese Florenzo Ivaldi, il quale fonda la rivista Sgt. Kirk affinché Pratt ne faccia ciò che desidera. Tra storie già pubblicate in Argentina e lavori di altri autori, pubblicherà anche suoi inediti. È la nascita di un mito: nel 1° numero usciranno le prime tavole di Una ballata del mare salato, la prima opera con Corto Maltese.
Questo eroe dimostra da subito di essere diverso: non entra in scena trionfalmente ma legato su una zattera, affamato, sporco, bruciato dal sole. Un personaggio che non ha più nulla da perdere ma tutto da ricostruire e molto da raccontare. Senza bandiera, senza patria, segue il destino e decide di ricostruire sé stesso per scoprire nuove cose.
Con quest’opera il fumetto italiano cambia per sempre. Il segno moderno e disincantato, sintetico e prorompente, quasi espressionista, la profondità di livelli della narrazione, le citazioni letterarie, le atmosfere che richiamano quelle dei grandi romanzi d’avventura, la rendono un’opera epica.
Corto vive le sue avventure tra gli anni 10 e 20 del novecento, esplora i mari e poi diventa sempre più terrestre.
Le sue sono avventure di viaggio, ricche di esotismo, calate nella realtà storica dell’epoca in cui vive. La sua scoperta del mondo è prova di paura: curioso e aperto verso le altre culture, è un antieroe dotato di nobiltà d’animo e con una grande fede nell’amicizia.
Hugo Pratt è un autore prolifico e oltre alle 29 storie di Corto Maltese, che portano il personaggio a viaggiare in tutto il mondo, scrive e disegna la serie gli Scorpioni del deserto, ambientata nell’Africa Orientale, tra il 1940 e il 42, nella quale c’è molto della sua esperienza in quel luogo. Ci sono poi 4 storie, realizzate per la collana Un uomo un’avventura, pubblicate da Bonelli (allora Editoriale Cepim), alla fine degli anni ‘70. Qui prosegue la tendenza alla semplificazione grafica: “Vorrei arrivare, un giorno, a raccontare tutto con una semplice linea” diceva il maestro.
Nelle storie di Corto Maltese il tratto si semplifica sempre di più, diventa più essenziale. Il disegno ha, per Pratt, una funzione principalmente narrativa e poi estetica: niente abbellimenti, solo narrazione, il segno deve essere efficace più che preciso e veloce come la lettura. Anche l’amore per l’acquarello rispecchia questa tendenza: è una tecnica immediata non permette ripensamenti o titubanze.
Questa semplificazione non va a discapito del dialogo: abbandonate le tendenze didascaliche del fumetto tradizionale, il dialogo diviene un mezzo per caratterizzare i personaggi, anche con battute che non aggiungono niente alla storia, come nella letteratura ottocentesca. Come nel cinema, le battute, le pause, i silenzi i vuoti, si integrano nell’azione e danno spessore ai personaggi, ci aiutano a capirle il loro animo e i loro obiettivi.
Hugo Pratt scompare nel 1995, di Corto Maltese si perdono le tracce durante la guerra civile spagnola, ma è bello pensare che sia ancora lì fuori, sul ponte di una nave alla ricerca di nuovi luoghi da esplorare.
Lara Bartoli