Caterina Carletti ospite degli studi di La6 TvCaterina Carletti ospite degli studi
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Fare il punto – Si comincia da brevi considerazioni e da un generale consuntivo sull'attuale esposizione del Chiostro di Voltorre, ma la chiacchierata prende, sin da subito, sentieri decisamente più ampi. "Abbiamo un pubblico che ci segue e che comprende la scelta e la curatela espositiva che stiamo seguendo in questi anni – spiega Caterina Carletti, direttore artistico del Chiostro di Voltorre – quella che resterà aperta fino al 5 febbraio è una mostra nata dalla collaborazione con Cristina Taverna della Galleria Nuages, per offrire esempi di grandi dialoghi tra autori: scrittori classici della letteratura e autori delle arti visive".

La cultura, l'oroscopo e le spine – "Stiamo diventando tutti dei piccoli Paolo Fox e le previsioni sull'andamento culturale assomigliano sempre di più a oroscopi piuttosto che a serie programmazioni e valutazioni. Per fare bene le cose ci vogliono tempo (e dunque progetti lungimiranti e a lunga scadenza) e la certezza delle risorse disponibili. Per quanto riguarda l'attività al Chiostro, resta ancora da verificare la conferma del supporto da parte degli sponsor e degli enti territoriali locali". Quella che manca, secondo la Carletti, è la certezza della direzione, di un progetto duraturo e chiaro, quantomeno negli obiettivi, di un investimento che non sia precario, flessibile o temporaneo.

E i Classici ci vengono in soccorso più di una volta nella conversazione: "Non esiste un vento favorevole per un marinaio che non sa in quale porto deve andare", la

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Carletti cita Seneca e spiega che, a parer suo, la cultura deve avere innanzitutto la funzione di "segnalatore lungo la strada", di antidoto contro la confusione e l'inconsistenza attuali.

"Il più grande freno a livello locale è l'incapacità di pensare in grande ma anche quello di auto-rappresentarsi; il territorio della Provincia si identifica fortemente con la dimensione economica ed imprenditoriale. Il guaio è che si è del tutto scollato il legame tra impresa e cultura. I luoghi, intanto, diventano brand e sono riconoscibili secondo precise identità e vocazioni. Al Chiostro di Voltorre abbiamo scelto la strada della grafica e del design anche perchè ci sembrano le espressioni artistiche più prossime al mondo moderno delle imprese".

Guardarsi in cagnesco –
Pare che il problema di fondo sia che il business abbia smesso di credere nella cultura (e viceversa) e che i reazionari cattedratici siano incapaci di pensare che sia possibile collegare le due dimensioni, finendo con il confinare la cultura nella nicchia derelitta della "Cenerentola a vita" o del salotto sofisticato che si trasforma in un immenso buco nero che ingurgita risorse senza fine ed è incapace di auto-sostentarsi.