![Claudio Argentiero e Umberto Armiraglio ospiti di La6 Tv](/wp-content/uploads/2017/07/620a08325ea0fc4fb1da4a03b534034d.jpg)
ospiti di La6 Tv
Bisogno di muri – Se siamo tutti d'accordo a chiamare le università, la scuola e le accademie "luoghi di formazione", forse pare essere più complesso, oggi, definire i "luoghi della cultura". Sospesi tra virtualità e fisicità, tra ologrammi intangibili e stanze inaccessibili, i luoghi della cultura (che un tempo non troppo lontano si chiamavo centri o circoli) sembrano nascondersi nella nebbia, farsi sfuggenti. E forse una definizione univoca non esiste o è del tutto inutile cercarla. Eppure una sorta di disagio, talmente denso da potersi tagliare, si vede nell'aria: una costante difficoltà ad uscire di casa, una resistenza a lasciarsi coinvolgere, a partecipare, a confrontarsi, trovandosi e ritrovandosi magari in uno spazio espositivo o ad una mostra, ad un cineforum. La cultura prende forma nei calendari, nella programmazione di date, scadenze, appuntamenti. Ma deve prendere necessariamente forma per le strade ed entro luoghi
![Umberto Armiraglio](/wp-content/uploads/2017/07/0c1305b8a74efd0c67c0407931c824cd.jpg)
fisici che vivono di iniziative e di gente che si incontra.
Le strade del Festival – Parte ed arriva a queste ed altre considerazioni più ampie la chiacchierata con Claudio Argentiero e Umberto Armiraglio ospiti nei nostri studi per parlare di fotografia. E non solo. "Da quando è iniziato il Festival Fotografico, la gente gira per Busto con il programma delle mostre e gli itinerari della città, riscopre o scopre per la prima volta strade, antichi cortili, luoghi caratteristici che nemmeno pensava di poter incontrare", spiega Argentiero. "Siamo riusciti a coinvolgere tante istituzioni, tanti luoghi che tornano a vivere con e grazie al Festival Fotografico. Le persone si sentono chiamate in causa, iniziano a muoversi, a partecipare", precisa Armiraglio. "Iniziano ad abitare i luoghi della cultura", aggiungiamo noi.
Il Festival della Fotografia a Busto Arsizio è letteralmente partito col botto e propone per circa un mese intero una quantità strabiliante di mostre, eventi, incontri e woorkshop. Ma non è solo il numero ad
![Claudio Argentiero](/wp-content/uploads/2017/07/f34c99aa050896af2913e7163a090e0e.jpg)
impressionare: è la qualità, la statura e il vaglio dei nomi coinvolti e presenti: Carlo Bevilacqua, Lanfranco Colombo, Giovanni Sesia e Giancarlo Pagliara. E ne stiamo citando giusto qualcuno. "Il Festival Fotografico – ci confidano Argentiero ed Armiraglio – nasce guardando ad Arles, prende vita con un'aspirazione internazionale". Sotto il segno della fotografia, Busto Arsizio guarda e "pensa con il cuore" all'Europa. E nell'Italietta delle tante faziosità municipalistiche, questo è già un segno positivo.
"E tutto questo – prosegue Claudio Argentiero – senza spendere cifre esorbitanti, ma riuscendo a mettersi in dialogo e collaborazione con il liceo cittadino e con molte altre realtà che operano nel settore della cultura". "In rete, spiega Umberto Armiraglio – circola una quantità impressionante di immagini fotografiche, da Facebook a Flickr. Quello che tentiamo di proporre noi oggi è un luogo concreto, fisico, dove la fotografia sia un'immagine tangibile". In questo periodo di crolli e di serrate, il progetto firmato A.f.i. ci appare quale antidoto al pensiero secondo cui la cultura è un dessert da servire a fine pasto. Un accessorio al quale, in fin dei conti, si può rinunciare.